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  • Le donne invadono il mercato del lavoro
    Svegliatevi! 1978 | 22 febbraio
    • Le donne invadono il mercato del lavoro

      SE UNA generazione addietro aveste chiesto a una ragazzina cosa voleva fare da grande, probabilmente avrebbe risposto: “La mamma”. Se faceste oggi la stessa domanda negli Stati Uniti, con tutta probabilità la risposta sarebbe: “Il presidente”, o: “L’astronauta e anche la mamma”.

      Un tempo le donne che avevano figli piccoli e che lavoravano erano compatite o criticate. Ma c’è stato un tale cambiamento di vedute che ora un crescente numero di donne si scusano se sono delle “semplici casalinghe”.

      Oltre il 47 per cento di tutte le donne adulte negli Stati Uniti lavora fuori di casa, e il loro numero è in rapido aumento. Le donne costituiscono circa il 40 per cento delle forze di lavoro negli U.S.A. Solo nel 1976, un altro folto gruppo di un milione e mezzo di donne cercarono e trovarono lavoro.

      Questa invasione femminile del mercato del lavoro ha sorpreso gli economisti e gli esperti del Dipartimento del Lavoro. L’hanno definita una cosa “straordinaria”, e “il fenomeno più notevole del nostro secolo”. Non si prevedeva che oltre il 40 per cento delle forze di lavoro sarebbe stato costituito dalle donne, almeno non prima del 1985.

      In altri paesi la situazione è pressappoco la stessa. In Belgio, un funzionario del Ministero della Sanità ha attribuito il denunciato aumento di pidocchi, pulci e scarafaggi al fatto che le donne lavorano fuori di casa. “Ora è più frequente che marito e moglie vadano a lavorare insieme la mattina”, ha detto, “e spesso sono troppo stanchi quando tornano a casa la sera per mettersi a pulire la casa”.

      In Israele, le donne sono impiegate come istruttori militari. “Gli uomini hanno maggiore incentivo”, spiega una, poiché “quando finisco una corsa di tre chilometri alla testa del mio plotone, nessuno si ritira”.

      Ciò che sorprende gli osservatori statunitensi non è solo il numero di donne che all’improvviso desiderano lavorare, ma l’età di queste donne. Specialmente negli ultimi due anni, gli aumenti più netti si sono avuti fra le donne dai venticinque ai quarantaquattro anni, età a cui per tradizione le donne stanno a casa ad allevare la famiglia. Molte di queste donne decidono di lavorare non perché non abbiano il marito che le mantiene, ma perché preferiscono lavorare fuori di casa “piuttosto che essere semplici casalinghe”.

      Il pendolo oscilla

      La presenza della donna sul mercato del lavoro è stata negli ultimi anni come un pendolo oscillante. Prima della prima guerra mondiale, di rado le donne lavoravano fuori di casa, e anche allora in genere svolgevano solo attività considerate adatte alle donne. Fin verso il 1890 anche il lavoro di dattilografo e segretario era considerato un lavoro esclusivamente maschile. Ma durante la prima guerra mondiale la necessità spinse un gran numero di donne sul mercato del lavoro. Poi, durante il crac finanziario del 1929, le donne furono le prime a essere licenziate nell’ondata di disoccupazione che sommerse gli Stati Uniti.

      La situazione fu anche più drammatica durante la seconda guerra mondiale quando un numero senza precedenti di donne si unirono in quella nazione alle file dei lavoratori. Fecero ogni tipo di lavoro in precedenza ritenuto adatto solo agli uomini, producendo gran parte del materiale bellico. Ma con la pace, un gran numero di donne tornarono ai fornelli, allorché gli stabilimenti di armi chiusero e le donne furono licenziate per far posto a milioni di soldati che tornavano a casa.

      Molte donne furono contente di potersi dedicare di nuovo alla casa, e lo spirito prevalente nella nazione non incoraggiava affatto le donne a far carriera nel lavoro. Il numero record di donne che avevano lavorato nel periodo della guerra — circa il 37 per cento delle donne — fu sostituito dal più elevato tasso di matrimoni e nascite del ventesimo secolo. Ma intorno al 1950, il numero delle donne che avevano un’occupazione fuori di casa riprese a salire, e nel 1962 erano di nuovo il 36 per cento, poco meno del record raggiunto durante la seconda guerra mondiale; e ora, pur avendo superato il 47 per cento, continua a salire.

      Questo ha suscitato una controversia molto accesa: Dov’è il posto della donna? A casa? Al lavoro? O in entrambi? Ma prima di considerare queste domande, vediamo le ragioni per cui un così gran numero di donne va a lavorare.

  • Perché le donne cercano un lavoro
    Svegliatevi! 1978 | 22 febbraio
    • Perché le donne cercano un lavoro

      I SOCIOLOGI citano parecchie ragioni per cui le donne cercano un lavoro fuori di casa. In particolare, la donna moderna ha meno da fare nella casa che non la sua bisnonna. Avendo la vita più lunga, meno figli, tanti elettrodomestici che le fanno risparmiare tempo, e nuovi cibi già pronti, la donna moderna può trovarsi a trentacinque anni con il figlio più piccolo che va a scuola e chiedersi come riempire le ore della giornata.

      Molte donne hanno trovato la soluzione lavorando fuori di casa quando i figli sono tutti a scuola o quando sono grandi. Per questa ragione, nel 1962 l’età media delle donne che lavoravano negli U.S.A. era quarantun anni, rispetto ai ventisei anni del 1900 e ai trentasette anni del 1950.

      Anche il rapido aumento dei divorzi — solo negli Stati Uniti oltre un milione di donne divorziano ogni anno — spinge le donne a trovarsi un lavoro. Spesso devono lavorare per vivere. Un recente studio ha mostrato che anche quando la donna riceve regolarmente le somme stabilite dal tribunale per il mantenimento dei figli, in genere esse ammontano a meno della metà di quello che costa allevare i figli. Questo spiega in parte perché le donne divorziate e separate costituiscono ora quasi i due terzi delle donne che lavorano.

      Inoltre, vedendo amiche, vicine e anche parenti che divorziano, molte donne moderne si chiedono se non sia più prudente considerare la possibilità che anch’esse debbano mantenersi da sole in futuro. È realistico, chiedono alcune donne, contare che un uomo ci mantenga per tutta la vita? Quindi certe considerano il lavoro, nonostante siano sposate, come una forma di assicurazione nell’eventualità che, a quarant’anni, si trovino con un divorzio alle spalle e i figli da mantenere, e senza alcuna esperienza di lavoro o referenze su cui fare assegnamento.

      Un’altra ragione per cui molte donne sposate cercano un lavoro è per arrotondare le entrate del marito. Con l’elevato tasso inflazionistico, alcune famiglie hanno bisogno di denaro extra per le necessità della vita. Altre vogliono acquistare oggetti di lusso che altrimenti la famiglia non potrebbe permettersi, o elevare il tenore di vita, ma per questo il solo guadagno del marito non basterebbe.

      Se il lavoro del marito è stagionale o va soggetto a periodiche sospensioni, il guadagno della moglie può dare una certa stabilità alla situazione economica della famiglia, permettendo di superare i momenti difficili. Questo in particolare perché la maggioranza delle donne lavora nei servizi, campo che va meno soggetto a essere duramente colpito dalla disoccupazione rispetto a quelli tradizionalmente dominati dai maschi, come l’edilizia e l’industria.

      Influenza predominante

      Benché i suddetti fattori abbiano spinto molte donne a trovare un lavoro, sembra che questa tendenza sia dovuta in gran parte al movimento di liberazione della donna. I concetti che il movimento ha portato alla ribalta hanno indotto molte donne, anche quelle che non vi erano direttamente legate, a esprimere la loro insoddisfazione nei riguardi dei lavori domestici e a cercare un’identità personale e l’indipendenza. Desiderano essere impegnate in un mondo al di fuori della famiglia.

      Per certe donne il matrimonio stesso sembra superato, non essendo più un’istituzione vitale nel mondo moderno con la sua nuova moralità. Inoltre, un crescente numero di donne ripudia il proprio ruolo tradizionale, quello di allevare i figli. Negli U.S.A. la natalità è scesa al livello più basso, da 3,7 figli per famiglia nel 1957 a 1,8 nel 1975, e nel 1976 questa tendenza è continuata in modo drammatico.

      Mentre le madri degli anni cinquanta preferivano stare a casa coi figli appena nati, andando a lavorare fuori di casa solo quando i figli cominciavano a frequentare la scuola, molte donne d’oggi non vogliono aspettare. La vita di casalinga e madre, col suo grado di isolamento e il fatto di doversi dedicare al servizio d’altri, a molte donne d’oggi appare antiquata, noiosa e restrittiva.

      “Dopo la nascita della mia prima figlia, mi sentii come se avessi dato la vita a lei e la morte a me stessa”, dice una giovane donna con due figlie, laureata e abituata a lavorare. “La mia vita di persona indipendente legata al mondo esterno ebbe fine”.

      Per questa donna fu deprimente adattarsi al ruolo di casalinga e madre a tempo pieno. “Decisi di tornare a lavorare quando mi accorsi che compravo riviste femminili che davano consigli su come risparmiare”, disse. “Mi resi conto che potevo guadagnare di più lavorando”. Quindi, affidate le due bambine, una delle quali aveva solo pochi mesi, alle cure di una bambinaia, tornò a lavorare.

      L’idea che la condizione sociale della casalinga sia la più bassa ha indotto molte donne a cercare un impiego. “Se stai a casa, la gente pensa che sei troppo stupida per avere un lavoro”, spiega una giovane donna. Più mariti, inoltre, spingono la moglie a trovare un lavoro. Uno incoraggiò la moglie riluttante a riprendere il lavoro poco dopo la nascita del loro primo figlio. Perché?

      “In parte per un motivo egoistico”, egli dice. “Non mi piace tornare a casa per sentirmi dire che il prezzo delle carote è raddoppiato”. Teme che la moglie finirà per annoiarlo se sta a casa. “Penso a sua madre”, spiega. “Era una donna intelligente ma ora non riesco a ricordare che abbia mai detto qualcosa di vagamente interessante. Non ha mai fatto altro che badare alla casa, e come risultato la sua mente si è intorpidita. Non voglio che mia moglie divenga come lei. La maggior parte delle cose che mia moglie fa per il bambino sono di natura strettamente meccanica, come preparargli e cucinargli la pappa, ecc. Si può essere fieri di un lavoro ben fatto, ma non penso che questo sia molto divertente o interessante”.

      Confrontando i risultati di due sondaggi si vede l’effetto di tali vedute sul ruolo tradizionale della donna. Nel sondaggio effettuato negli anni sessanta, prima che il movimento femminista avesse tale impatto sulla donna media, il 72 per cento delle donne interrogate disse di apprezzare veramente il lavoro di massaia. Alla maggioranza di loro piaceva anche il lavoro definito ingrato, come pulire la casa, o per lo meno dissero che non dispiaceva loro. Ma in un recente sondaggio, appena metà delle donne interrogate ha detto di provare anche solo un “occasionale piacere” a sbrigare le faccende domestiche.

      Ma quali sono i sentimenti delle donne sposate e delle madri che si assumono la responsabilità di svolgere un lavoro e badare alla casa? Ne sono soddisfatte e felici?

      [Immagine a pagina 5]

      Le donne vogliono la parità

  • I problemi della donna che lavora
    Svegliatevi! 1978 | 22 febbraio
    • I problemi della donna che lavora

      I TITOLI dei giornali parlano spesso di donne che hanno impieghi interessanti e redditizi, in precedenza esclusivo dominio dei maschi. Alcune sono elette presidenti del loro paese, entrano a far parte del consiglio dei ministri, diventano giornaliste della TV, agenti di cambio, ecc. Ma è pur sempre vero che la stragrande maggioranza delle donne sono pagate male, hanno impieghi poco prestigiosi, e con pochissime probabilità di avanzamento.

      Il fatto è che, nonostante le vittorie legali e le leggi federali che vietano in America la discriminazione contro le donne nel lavoro, a quanto pare la situazione della donna che lavora, invece di migliorare, peggiora. “Progresso? Quale progresso?” ammise l’anno scorso l’Organizzazione Nazionale della Donna. “Stiamo andando indietro. Le cose non sono neppure come prima”.

      Recenti statistiche governative indicano che negli scorsi vent’anni il divario fra il guadagno medio dell’uomo e quello della donna si è allargato, invece di restringersi. Più dell’80 per cento delle donne che lavorano negli U.S.A. guadagna meno di 10.000 dollari all’anno, mentre questo è il guadagno del 38 per cento soltanto degli uomini. Secondo l’Ufficio del Censimento statunitense, alcune laureate guadagnano solo il 60 per cento di quello che guadagnano i laureati. Inoltre, uno studio effettuato da un’organizzazione di ricerche nuovayorchese comunica che oltre i due terzi di coloro che da qui al 1985 andranno a ingrossare le file delle lavoratrici svolgeranno modesti lavori impiegatizi, e che gli stipendi continueranno a essere sensibilmente inferiori a quelli degli uomini.

      Tutto questo significa che la donna che spera di trovare un lavoro interessante e che le renda abbastanza da garantirle l’indipendenza economica rimarrà probabilmente delusa. Non solo il suo lavoro sarà probabilmente di natura meccanica e materiale, ma se paga qualcuno perché badi ai suoi figli mentre è al lavoro, finirà alla pari, se mai. Infatti, di solito va incontro ad altre spese: trasporto, pranzo fuori casa, abiti da lavoro, cibi già pronti più costosi, tintoria, parrucchiere: tutto questo può portare via una grossa fetta della paga.

      Problemi sul lavoro

      Inoltre, l’ambiente di lavoro mette spesso a dura prova i nervi di una donna. A molte non piacciono le maldicenze, le manovre, la competizione e talvolta la disonestà dello spietato mondo commerciale. Né il clima morale è sempre edificante. Molte donne sono state sessualmente molestate sul lavoro da colleghi o dal principale.

      Il Cornell Human Affairs Program ha effettuato un sondaggio su questo soggetto e, secondo il 92 per cento delle donne interrogate, il problema era grave, e niente meno che il 70 per cento hanno detto d’essere state personalmente importunate. Secondo il sondaggio, questo tipo di molestie, che includevano sguardi bramosi e insistenti, strizzatine d’occhio, abbracci e pizzicotti, lo sfiorare continuamente il corpo di una donna, proposte immorali accompagnate dalla minaccia di licenziamento, e, in casi estremi, relazioni sessuali forzate, era qualcosa che capitava alle donne indipendentemente da tipo di lavoro, età, stato civile o guadagno.

      E la casa?

      Molte donne che lavorano hanno un altro problema, e cioè che il lavoro le esaurisce. Tuttavia, quando arrivano a casa ci sono ancora molte cose a cui devono pensare. In molti casi, anche se si sono assunte l’onere extra di lavorare fuori di casa, il marito non le aiuta nelle faccende domestiche più di quanto non facesse prima che la moglie andasse a lavorare.

      Per esempio, prendete il sondaggio effettuato nel 1976 fra alcune dottoresse della zona di Detroit, nel Michigan. Risultò che oltre a esercitare la professione medica a tempo pieno, tre su quattro sbrigavano tutto il lavoro di cucinare, fare la spesa, badare ai figli e amministrare il denaro. I due terzi di loro avevano un aiuto uno o due giorni la settimana per il bucato e le pulizie, ma il restante terzo si occupava personalmente di tutte le faccende domestiche.

      Lo sforzo fisico può diventare un problema grave se la donna cerca di portare tale carico sovrumano per un periodo troppo lungo. Le donne che han cercato di farlo ammettono francamente che la casa ne soffre per forza. Una madre che lavora ammise di togliere gli asciugamani dall’asciugatrice e di gettarli letteralmente nell’armadio per risparmiare il tempo di piegarli. Un’altra disse che prima suo marito si lamentava se non gli stirava i fazzoletti; ora che essa lavora è contento se solo li tira fuori dell’asciugatrice e glieli mette nel cassetto.

      Che ne è dei figli?

      Sebbene oggigiorno molti mariti siano disposti a passar sopra a molte cose che un tempo esigevano dalle mogli, c’è un’altra faccenda che è più difficile trascurare per la madre che lavora: le necessità dei figli. Esse diranno che è la qualità del tempo trascorso coi figli che conta, non la quantità, e in un certo senso è vero. Tuttavia la madre che lavora può essere così esausta che sia la quantità che la qualità del tempo dedicato ai figli ne soffriranno.

      Riconoscendo questo problema delle madri che lavorano, gli autori di un libro che incoraggia le casalinghe a lavorare danno loro questo suggerimento per quando arrivano a casa, dove sono accolte dai figli che vogliono raccontar loro come hanno passato la giornata: “Dite a quegli adorabili visini pieni di fossette di tenere la bocca chiusa finché la mamma non abbia trascorso 15 minuti da sola nella sua stanza per riordinare le idee, cambiarsi d’abito e forse bere in fretta un martini. Chiudete la porta a chiave se necessario, perché, per quanto ci riguarda, questa è una parte importantissima nel programma di qualsiasi madre che lavora”.

      Il guaio di questo consiglio è che la madre che lavora potrebbe scoprire, com’è accaduto ad alcune, che quando è pronta per i figli, essi si sono allontanati da lei. Il desiderio di raccontare alla madre le cose che sono importanti per loro è svanito, sostituito dalla barriera del silenzio.

      Uno psichiatra esperto di conflitti emotivi che affliggono le donne dedite alla carriera dice che i figli non vogliono che la propria madre lavori, punto e basta. “Sebbene i figli si lamentino di rado che il padre è lontano da casa, esprimono vivamente la loro ira alla madre che sta fuori”, afferma. “Essi ritengono che la madre dovrebbe essere tutta per loro”.

      Questo psichiatra afferma che le donne dedite alla carriera, incitate dal movimento di liberazione della donna, sono divenute insofferenti di qualsiasi tipo di dipendenza. “Per quelle che hanno figli”, dice, “significa che si aspettano che i figli crescano appena nati. Vogliono che assomiglino di più a loro, che siano pieni di risorse e indipendenti. E i figli non vi sono preparati”.

      Né i figli piccoli sono i soli bisognosi di cure, come fa notare una madre e massaia, che ha due figli grandi e uno di sedici anni ancora in casa. “Bisogna spronare i figli”, essa dice, “mostrare veramente che ci si interessa di loro, di ciò che è accaduto loro quel giorno. Non lo dicono spontaneamente. E se non si è a casa a parlare di queste cose con loro, troveranno qualcun altro con cui confidarsi. Come sapete se non sceglieranno di confidarsi con qualche persona immorale o immatura?”

      Questa madre aggiunse: “Due ragazze del quartiere, le cui madri lavorano, vengono spesso a trovarmi dopo le lezioni finché non ci sia qualcuno a casa loro. Mi dicono cose che non dicono mai alle madri. Quando glielo suggerisco, dicono che le loro madri non hanno tempo per loro”.

      Il problema del successo

      Alcune donne hanno vero successo nel mondo commerciale. Guadagnano un mucchio di soldi, esercitano considerevole influenza e sono rispettate dai colleghi di lavoro. Ma il loro lavoro richiede spesso che facciano lo straordinario e che viaggino. In tal caso, una donna deve lasciare non solo i figli ma anche il marito. Tuttavia, se rifiutano di fare lo straordinario e di viaggiare possono perdere l’impiego.

      Una donna che ha mansioni dirigenziali nella Borsa Valori americana, lavoro che fino a poco tempo fa era tradizionalmente ‘per soli uomini’, deve dedicare più del 30 per cento del tempo ai viaggi. Ha anche due gemelline. Come ha risolto il problema? Di giorno ha un aiuto e, quando viaggia, è il marito a badare alle bambine una volta tornato a casa dal lavoro. Quando viaggia, in media la sua giornata lavorativa va dalle 6 del mattino alle 11 di sera, un programma che le impedirebbe di aver cura dei figli anche se fosse loro fisicamente vicina.

      Per la donna che fa carriera, quindi, la casa e la famiglia devono avere un’importanza secondaria; infatti, l’antropologa Margaret Mead dice: “Le cure continue dedicate ai figli piccoli, al marito e alla casa di solito sono incompatibili con la dedizione alla carriera. Il tipo di vita della brava moglie e madre è in netto contrasto con quello di brava scienziata, artista o dirigente”.

      Frequentemente i tentativi di conciliare la carriera con la cura della famiglia sono disastrosi. Una donna il cui matrimonio fallì spiega: “Il mio lavoro era diventato quasi un amante per me. Se dico che la mia carriera ha un posto importantissimo nella mia vita, è perché essa è proprio la mia vita”.

      Tuttavia anche le donne che non lavorano per fare carriera devono riconoscere che la loro occupazione può influire profondamente sulla relazione coniugale. Una donna che dopo vent’anni di matrimonio tornò a lavorare fa queste osservazioni: “Penso che Lew senta molto la mia mancanza a casa . . . E ora mi irrito quando mi dice ‘Aiutami a preparare la borsa’. Penso: ‘Preparatela da solo!’ Prima non mi sentivo mai così. Ero sempre lieta di aiutarlo perché pensavo che quello fosse il mio ruolo”.

      Torniamo così alle domande: Dov’è il posto della donna? Nella casa? Al lavoro? Qual è il suo giusto ruolo?

  • La donna dovrebbe lavorare . . . o no?
    Svegliatevi! 1978 | 22 febbraio
    • La donna dovrebbe lavorare . . . o no?

      IL POSTO tradizionale della donna era nella casa, non fuori. In passato aveva molto da fare nella casa, secondo il detto che l’uomo lavora dall’alba al tramonto, mentre la donna non finisce mai.

      Alcuni sostengono che il posto della donna sia ancora nella casa, sebbene in molti luoghi la situazione sia drasticamente cambiata. Per esempio, negli Stati Uniti, in oltre il 47 per cento delle coppie di coniugi il marito e la moglie lavorano entrambi.

      In molti casi lavorano anche le donne che hanno figli. Infatti, in America lavorano quasi metà delle mogli che hanno figli al di sotto dei diciotto anni. E circa un terzo di quelle che hanno figli di età prescolastica hanno un’occupazione fuori di casa. Di solito lasciano i figli all’asilo.

      Riferendosi all’enorme cambiamento avvenuto, il Dipartimento del Lavoro americano afferma: “Il concetto della famiglia con figli in cui il marito è il solo a guadagnare il pane, mentre la moglie bada alla casa, può essere utile per molti scopi illustrativi, ma non rappresenta la famiglia americana tipica della metà degli anni settanta”.

      È questo un fatto positivo? È meglio che la donna abbia un lavoro? Che dire se è sposata con figli?

      A volte è necessario che la donna lavori

      Al giorno d’oggi molte donne hanno bisogno di lavorare fuori di casa. Per esempio, milioni d’esse sono divorziate o separate dal marito; alcune hanno figli da mantenere. Forse l’unico modo di far fronte alle spese è quello di lavorare. Molte altre donne sono nubili, forse sono in attesa di sposarsi, e spesso devono lavorare per mantenersi. Ma che dire delle donne che hanno il marito e, forse, dei figli?

      In parecchi casi, dato il vertiginoso aumento dell’inflazione, anch’esse devono lavorare. Forse il marito non riesce a guadagnare abbastanza per mantenere la famiglia. (Giac. 5:4) Quindi la moglie può essere costretta a trovare un lavoro fuori di casa. Ma molte famiglie hanno veramente bisogno di due stipendi?

      Alcuni pensano di sì. La situazione esistente nel 1970 è descritta da un opuscolo del U.S. Public Affairs: “Circa 21 milioni di donne lavoravano perché esse e la loro famiglia avevano bisogno di quel denaro per vivere, per il vitto, il vestiario e l’alloggio”. L’autore aggiungeva: “Queste cifre dovrebbero demolire il mito, in cui alcuni credono ancora, che un significativo numero di donne in questa nazione lavori solo perché lo desidera o perché voglia denaro extra”.

      Non c’è dubbio che alcune madri, anche quelle che hanno il marito, sono costrette a lavorare per aiutare a provvedere i mezzi di sussistenza. E quello che fanno queste donne sposate è in armonia con il proposito di Dio che la moglie sia un “aiuto” per il marito. (Gen. 2:18) Ma una seria domanda che il marito e la moglie devono considerare insieme, specie se hanno figli, è se la moglie deve proprio lavorare fuori di casa.

      Le madri hanno realmente bisogno di lavorare?

      Questa domanda è molto importante, perché i figli hanno più bisogno della madre di quanto non si pensi. Il Creatore fece le donne in modo tale che potessero partorire figli. Ma fece di più. Istituì anche il matrimonio e la famiglia, preparando le madri per allevare i figli e circondarli delle tenere cure di cui hanno veramente bisogno. (Matt. 19:4-6; 1 Tess. 2:7) Se mariti e mogli comprendessero bene questo fatto, forse modificherebbero il loro modo di vivere per far stare a casa la madre coi figli.

      Ripensando al passato, una giovane donna è vivamente convinta che avrebbe fatto volentieri a meno di molte cose materiali se avesse avuto l’attenta guida e la compagnia di sua madre. Essa spiega:

      “Quando me ne andai da casa vagabondai per un po’ con una ragazza cresciuta in una casa molto più povera, ed essa mi insegnò veramente la differenza che c’è tra i bisogni veri e quelli presunti. Era felice coi fagioli e le focacce di granturco e abiti usati. Io non c’ero abituata. Mi insegnò a fare più economia e mi fece capire che la mia famiglia spendeva più denaro di quanto non fosse veramente necessario.

      “Forse se ci fossimo accontentati di meno cose materiali, mia madre avrebbe potuto stare a casa. Due mie sorelle si misero in seri guai: una prendeva la droga. Io mi chiedevo: Come sarebbero andate le cose se ci fosse stato qualcuno a casa per vedere quello che faceva mia sorella? Queste ragazze sono esposte tutto il giorno al mondo nella scuola. Come possono i genitori combattere tutto questo se non sono a casa a parlare con loro in modo naturale mentre lavorano insieme, per esempio cucinando o facendo qualche altra cosa?”

      Questa è una cosa su cui i genitori devono riflettere seriamente. Di questi tempi vi sono più ragazzi che si mettono nei guai, e senz’altro un fattore che vi contribuisce parecchio è che le madri lavorano fuori di casa. Una donna che faceva un lavoro interessante, la giornalista, spiega: “Non ero una femminista militante, ma avevo accettato l’idea del movimento femminista che qualsiasi lavoro è più importante che badare ai figli. Era considerato un lavoro ingrato”. Nondimeno, questa donna rinunciò al suo lavoro per badare al figlio e, dopo un periodo di adattamento, ora preferisce fare la casalinga.

      Sebbene non tutte le madri possano smettere completamente di lavorare, forse possono venire a un compromesso e trovare un lavoro a mezza giornata. In questo modo saranno fuori di casa solo quando i figli sono a scuola. Si suggerisce alle donne che cercano un lavoro a mezza giornata di rivolgersi a piccole ditte, organizzazioni non lucrative, banche, negozi, studi di commercialisti, agenzie temporanee e qualsiasi ditta assuma donne in gran numero.

      Decidere il da farsi

      Quindi, se una moglie non ha figli deve forse trovare un lavoro fuori di casa, se lo desidera? Non necessariamente. È una questione che le coppie devono risolvere fra loro. Alcuni uomini non sono contenti che la moglie lavori, preferendo essere i soli a provvedere alla famiglia. Forse per loro è importante che la moglie abbia buona cura della casa, e questo in genere le impedisce di lavorare a tempo pieno.

      Una donna che una volta cresciuti i figli era andata a lavorare, aveva il marito che la pensava così. Essa spiega: “Mi resi conto che la situazione lo irritava. Eravamo sposati da troppi anni perché non me ne accorgessi. E così ne parlammo e dovetti valutare i vari aspetti. Volevo fare questo lavoro solo per soddisfazione personale? Quasi tutto quello che guadagnavo se ne andava per pagare qualcuno che mi aiutasse quotidianamente nelle faccende domestiche, quindi dal lato finanziario non ci ricavavo gran che. . . . Non mi dispiacque rinunciare al lavoro. Hal ha bisogno di molto appoggio — chi non ne ha bisogno — per portare il suo peso”.

      Ma perché tante donne non si sentono realizzate se non lavorano? Gran parte della colpa è della propaganda moderna. Come si è già notato, il governo della casa è un lavoro che ha perso il suo prestigio agli occhi del mondo. La casalinga è spesso considerata una persona non abbastanza intelligente da trovare un lavoro. Ma non è così; ci vuole vera abilità per governare bene la casa.

      Soffermatevi per un momento: La moglie deve avere il talento di una arredatrice, insegnante, segretaria, infermiera, cameriera, lavandaia e cuoca! Parlando delle “difficoltà di mandare avanti una casa”, un esperto dice: “È innegabilmente una delle più complesse e poliedriche operazioni che una persona sia chiamata a svolgere”. I mariti che hanno dovuto badare alla casa in momenti di necessità riconoscono che non è cosa facile riuscirvi bene.

      Tuttavia, le mogli hanno bisogno di sentirsi dire che il loro lavoro in casa è veramente apprezzato e importante. Infatti, una donna disse: “Quando si è in casa ci si ripete di continuo: ‘Io valgo qualcosa’. Ma non c’è nessuno a dirti: ‘Sì, vali qualcosa’”. Quindi un buon marito, specialmente oggi, fa bene a lodare sua moglie perché tiene la casa pulita, rendendola un luogo confortevole a cui tornare. E che non sia facile governare una casa è evidente dalla lunga descrizione contenuta nella Bibbia sul lavoro della buona moglie. — Prov. 31:10-31.

      Ovviamente i tempi sono cambiati; le circostanze sono alquanto diverse dal passato, per cui più donne sono costrette a lavorare fuori di casa. Nondimeno, quando le donne danno ascolto all’incoraggiamento delle Scritture, quello d’essere “casalinghe”, la vita familiare sarà probabilmente più equilibrata e felice. — Tito 2:3-5.

  • Un giuramento valido?
    Svegliatevi! 1978 | 22 febbraio
    • Un giuramento valido?

      Nell’antica Grecia, Ippocrate, chiamato a volte il ‘padre della medicina’, esigeva un giuramento dai suoi studenti. Per oltre duemila anni in molti paesi i laureandi in medicina lo hanno ripetuto. Ma che valore ha oggi questo voto se consideriamo che include la promessa: “Non darò a una donna uno strumento per abortire”?

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