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  • “La Parola” — Chi è? Secondo Giovanni
    La Torre di Guardia 1963 | 1° marzo
    • Prima Parte

      “La Parola” — Chi è? Secondo Giovanni

      1, 2. Chi ci presenta per primo Giovanni nel suo racconto relativo alla vita di Gesù Cristo, e logicamente che cosa vogliono sapere i lettori?

      “NEL principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio”. Queste sono le parole dei primi due versetti del racconto dell’apostolo Giovanni relativo alla vita di Gesù Cristo, secondo la Versione Riveduta della Sacra Bibbia italiana.

      2 Notiamo così che fin dall’inizio del racconto di Giovanni il primo ad esserci presentato è qualcuno che ha nome “la Parola”. Dopo una così improvvisa presentazione della Parola, logicamente qualsiasi lettore vorrebbe sapere chi era o che cos’era questa Parola. Infatti, sin dal secondo secolo della nostra Èra Volgare vi è stata una grande controversia circa l’identità di questa Parola. E specialmente dal quarto secolo in poi una grande persecuzione religiosa si è abbattuta sul gruppo che nella controversia era sostenuto dalla minoranza.

      3. In quale lingua scrisse Giovanni il suo racconto, e perché troviamo difficoltà nel capire le dichiarazioni iniziali di Giovanni?

      3 L’apostolo Giovanni scrisse il suo racconto nel greco comune del primo secolo. Tale greco era allora una lingua internazionale. Coloro per i quali Giovanni scrisse sapevano parlare e leggere il greco. Perciò essi sapevano che cosa voleva dire con queste iniziali dichiarazioni o, come minimo, potevano venirne a conoscenza leggendo il resto del racconto di Giovanni nel greco originale. Ma quando si tratta di tradurre queste esplicite dichiarazioni in un’altra lingua, ad esempio nell’italiano moderno, sorge difficoltà per tradurle giustamente onde dare l’esatto significato.

      4. Usano forse tutte le traduzioni moderne le stesse espressioni delle vecchie versioni accettate della Bibbia, e quali esempi abbiamo per illustrarlo?

      4 Naturalmente, il lettore della Bibbia che usa le versioni o traduzioni generalmente accettate esclamerà immediatamente: “Ma non è affatto difficile sapere chi è la Parola. Viene detto chiaramente che la Parola è Dio; e Dio è Dio”. Tuttavia, in risposta, dobbiamo dire che non tutte le traduzioni moderne degli studiosi di greco dicono in questo modo, per intendere proprio ciò. Prendiamo come esempio alcune traduzioni inglesi della Bibbia: La Nuova Bibbia Inglese (The New English Bible), pubblicata nel marzo del 1961, dice: “E ciò che Dio era, la Parola era”. Il termine greco tradotto “Parola” è lògos; perciò nella Nuova traduzione della Bibbia (New Translation of the Bible) (1922) del dott. James Moffatt si legge: “Il Logos era divino”. La Bibbia completa — Una traduzione americana (The Complete Bible — An American Translation) (Smith-Goodspeed) dice: “La Parola era divina”. L’autentico Nuovo Testamento (The Authentic New Testament) di Hugh J. Schonfield dice la stessa cosa. Altre traduzioni (fatte da Tedeschi) dicono ciò che segue: Di Boehmer: “Era strettamente legata a Dio, sì, era essa stessa di essenza divina”.a Di Stage: “La Parola era essa stessa di essenza divina”.b Di Menge: “E Dio (= di essenza divina) era la Parola”.c Di Pfaefflin: “Ed era di importanza divina”.d E di Thimme: “E Dio in certo senso era la Parola”.e

      5. Qual è la traduzione più controversa, com’è indicato da due esempi, e perché la traduzione del professor Torrey può essere messa accanto a quella summenzionata?

      5 Tuttavia quella che segue è la più controversa traduzione di Giovanni 1:1, 2: “La Parola era nel principio, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio. Questa Parola era nel principio con Dio”. Questa traduzione la troviamo ne Il Nuovo Testamento in una versione migliorata (The New Testament in An Improved Version), pubblicato a Londra, in Inghilterra, nel 1808.f Simile a questa è la traduzione di un ex sacerdote cattolico romano: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era un dio. Questa era con Dio nel principio. Ogni cosa venne all’esistenza mediante la Parola, e senza di essa nulla di creato venne all’esistenza”. (Giov. 1:1-3)g Accanto a questa traduzione con l’espressione tanto discussa “un dio”, possiamo mettere la traduzione che troviamo ne I quattro Vangeli — Una nuova traduzione (The Four Gospels — A New Translation), del professor Charles Cutler Torrey, seconda edizione del 1947, cioè: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era dio. Quando egli era nel principio con Dio tutte le cose furono create per mezzo di lui; senza di lui nessuna cosa creata venne all’esistenza”. (Giov. 1:1-3) Notate che ciò che si dice sia la Parola è scritto senza l’iniziale maiuscola, cioè “dio”.

      6. Quali diverse espressioni troviamo nelle summenzionate traduzioni, quindi l’identità di chi dobbiamo ora stabilire?

      6 Perciò nelle traduzioni della Bibbia summenzionate troviamo espressioni come “Dio”, “divino”, “Dio in certo senso”, “dio” e “un dio”. Gli uomini che insegnano la dottrina di un Dio trino, una Trinità, si oppongono vigorosamente alla traduzione di “un dio”. Fra l’altro, essi dicono che ciò vuol dire credere nel politeismo. Oppure lo chiamano unitarismo o arianesimo. La Trinità è insegnata in tutte le parti della cristianità, in Europa, nelle Americhe e in Australia, dove abita la grande maggioranza dei 4.000.000 di lettori de La Torre di Guardia. I lettori che abitano nelle altre parti del mondo, cioè in Asia e in Africa, vengono a conoscenza dell’insegnamento della Trinità mediante i missionari della cristianità. In base a ciò, è chiaro che dobbiamo sapere con certezza non solo chi è la Parola o il Logos, ma anche chi è Dio.

      7, 8. Che cosa dice la cristianità che sia Dio, ma quale confusione si provoca applicando il termine corrispondente a Giovanni 1:1, 2?

      7 La cristianità crede che la dottrina fondamentale dei suoi insegnamenti sia la Trinità. Per Trinità essa intende un Dio trino o tre Dèi in un Dio. Ciò significa un Dio in tre Persone, cioè “Dio il Padre, Dio il Figlio, e Dio lo Spirito Santo”. Poiché si dice che questi non siano tre Dèi, ma semplicemente “un Dio in tre Persone”, il termine Dio deve significare la Trinità; e la Trinità e Dio devono essere termini che possano usarsi l’uno per l’altro. In base a ciò citiamo Giovanni 1:1, 2 (VR) e usiamo il termine corrispondente a Dio, e vediamo come dice:

      8 “Nel principio era la Parola, e la Parola era con la Trinità, e la Parola era la Trinità. Essa era nel principio con la Trinità”. Ma come può essere una cosa del genere? Se la Parola stessa era una Persona ed essa era con la Trinità, vi sarebbero state quattro Persone. Ma i sostenitori della Trinità dicono che la Parola sia la Seconda Persona della Trinità, cioè “Dio il Figlio”.h Ma anche in tal caso, come poteva dire Giovanni che la Parola, in qualità di Dio il Figlio, era la Trinità costituita di tre Persone? Come poteva una Persona essere tre?

      9. Quale difficoltà sorge, affermando che “Dio” significhi Dio il Padre?

      9 Tuttavia, dicano pure i sostenitori della Trinità che in Giovanni 1:1 Dio significa solo la Prima Persona della Trinità, cioè “Dio il Padre”, quindi la Parola era nel principio con Dio il Padre. In base a questa definizione di Dio, com’è possibile dire che la Parola, la quale secondo loro è “Dio il Figlio”, sia “Dio il Padre”? E che cosa c’entra in tutto questo il loro “Dio lo Spirito Santo”? Se Dio è una Trinità, non era la Parola con “Dio lo Spirito Santo” e anche con “Dio il Padre” nel principio?

      10. Quale altra difficoltà sorge se si dice che “Dio” significa le altre due Persone della Trinità, e quale tentativo di spiegarla non la spiega affatto?

      10 Supponiamo ora, essi dicono, che in Giovanni 1:1, 2 Dio significhi le altre due Persone della Trinità, per cui in principio la Parola era con Dio il Padre e con Dio lo Spirito Santo. In tal caso, sorge una difficoltà, cioè che, essendo Dio, la Parola era Dio il Padre e Dio lo Spirito Santo, le altre due Persone della Trinità. In tal modo si viene a dire che la Parola, o “Dio il Figlio”, la Seconda Persona della Trinità, sia anche la Prima Persona e la Terza Persona della Trinità. Non risolve il problema dire che la Parola era lo stesso che Dio il Padre ed era uguale a Dio il Padre, ma tuttavia non era Dio il Padre. Se le cose stessero così, ne conseguirebbe che la Parola era lo stesso che Dio lo Spirito Santo ed era uguale a Dio lo Spirito Santo, ma tuttavia non era Dio lo Spirito Santo.

      11, 12. Quale parte di Dio sarebbe la Parola, secondo la Trinità, e quale domanda dobbiamo fare circa la personalità di Dio?

      11 Eppure i sostenitori della Trinità insegnano che il Dio di Giovanni 1:1, 2 è un Dio solo, non tre Dèi! È dunque la Parola solo un terzo di Dio?

      12 Poiché non possiamo scientificamente calcolare che 1 Dio (il Padre) + 1 Dio (il Figlio) + 1 Dio (lo Spirito Santo) siano = 1 Dio, dobbiamo calcolare che 1/3 di Dio (il Padre) + 1/3 di Dio (il Figlio) + 1/3 di Dio (lo Spirito Santo) siano = 3/3 di Dio, o 1 Dio. Oltre a ciò, dovremmo concludere che il termine “Dio” di Giovanni 1:1, 2 cambia personalità, o che “Dio” cambia la sua personalità nella medesima frase. È vero questo?

      13, 14. (a) Che cosa causa l’insegnamento della Trinità in merito al significato di Giovanni 1:1, 2? (b) Qual era la condizione mentale di Giovanni in merito alla Parola e a Dio?

      13 Sono confusi ora i lettori de La Torre di Guardia? Indubbiamente! Qualsiasi tentativo di spiegare l’insegnamento della Trinità provoca confusione mentale. Quindi l’insegnamento della Trinità confonde il significato di Giovanni 1:1, 2; non lo semplifica né lo rende chiaro né facilmente comprensibile.

      14 L’argomento non era certamente confuso nella mente dell’apostolo Giovanni, quando scrisse queste parole nel greco comune di diciannove secoli fa per i lettori cristiani di parecchie nazioni. Quando iniziò il suo racconto sulla vita di Gesù Cristo, Giovanni non era confuso in merito a chi era la Parola o Logos e a chi era Dio.

      15. Da chi dobbiamo farci aiutare per stabilire l’identità di queste personalità, e quali scritti possiamo consultare per avere una spiegazione più estesa di queste cose?

      15 Dobbiamo quindi lasciare che l’apostolo Giovanni ci faccia sapere chi era la Parola e ci spieghi chi era Dio. Giovanni ce lo spiega nel resto del racconto della vita di Gesù Cristo e anche negli altri suoi scritti ispirati. Oltre al cosiddetto Vangelo di Giovanni, egli scrisse tre lettere o epistole e anche la Rivelazione o Apocalisse. Molti ritengono che Giovanni scrivesse prima il libro della Rivelazione, poi le sue tre lettere e infine il suo Vangelo. Il libro Biblical Archaeology, di G. Ernest Wright (1957), dice a pagina 238: “Giovanni è di solito messo in relazione con Efeso nell’Asia Minore e la maggioranza degli studiosi gli attribuiscono la data del 90 circa d.C.” Per il Vangelo di Giovanni La Torre di Guardia accetta la data del 98 d.C. Quindi per avere una spiegazione più estesa di ciò che è scritto nel Vangelo di Giovanni possiamo consultare i suoi scritti anteriori, cioè la Rivelazione o Apocalisse e le sue tre lettere o epistole.

      16. Con quale mira ci accingiamo a far questo, e perché?

      16 E li consulteremo. Faremo questo perché desideriamo giungere alla medesima conclusione a cui giunge l’apostolo Giovanni in merito a chi era la Parola o Logos. Riuscire in ciò significherà per noi ottenere la felice vita eterna nel giusto nuovo mondo di Dio ora tanto vicino. Giovanni, con tutta la conoscenza diretta e le compagnie che ebbe, poté giungere a una conclusione assolutamente giusta. Egli volle che noi, suoi lettori, arrivassimo alla giusta conclusione. Quindi nei suoi cinque diversi scritti presentò onestamente e fedelmente i fatti, per aiutarci ad arrivare alla sua stessa conclusione. Così, mentre accettiamo per verace la testimonianza di Giovanni, cominciamo con una giusta mira, che ci condurrà a infinite benedizioni.

      CHE DIRE DI 1 GIOVANNI 5:7, Ti; Di?

      17. Che cosa chiederanno coloro che credono nella Trinità, se non sono aggiornati, e che cosa si deve dire del versetto che citano nella loro Bibbia?

      17 Se coloro che credono nella Trinità non sono aggiornati, chiederanno: Ma non insegna Giovanni la Trinità, cioè che tre sono uno? Cercheranno 1 Giovanni 5:7 nella loro copia della Bibbia e leggeranno: “Son infatti tre che rendon testimonianza in Cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno solo”. Questo è ciò che dice 1 Giovanni 5:7 nella versione cattolica romana di Eusebio Tintori e la versione di Giovanni Diodati dice quasi la stessa cosa. Ma le parole “in Cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno solo” non compaiono nei manoscritti greci più antichi. Quindi le più moderne traduzioni della Bibbia omettono tali parole, e l’edizione della Bibbia pubblicata dal Comitato Episcopale Cattolico Romano della Confraternita di Dottrina Cristiana mette queste parole tra parentesi e in una nota in calce spiega quanto segue: “La Santa Sede si riserva il diritto di prendere l’ultima decisione in merito all’origine della presente traduzione”.

      18. Quale ammissione fa il cardinale Maius in merito a 1 Giovanni 5:7 nella sua edizione del Manoscritto Vaticano N. 1209?

      18 Il più antico manoscritto greco delle Scritture Cristiane, a giudizio di molti, è il Manoscritto Vaticano N. 1209, scritto nella prima metà del quarto secolo. Nella nostra copia di questo manoscritto greco, edito dal cardinale Angelus Maius nel 1859, egli inserì le parole greche nella copia del manoscritto ma aggiunse un segno di nota in calce alla fine del versetto precedente. La nota in calce è in latino e, tradotta, dice:

      Da qui in avanti, nel più antico codice Vaticano, che riproduciamo in questa edizione, dice quanto segue: “Poiché sono tre che rendono testimonianza, lo spirito, e l’acqua, e il sangue: e i tre sono per uno. Se la testimonianza” ecc. Manca quindi l’illustre testimonianza di Giovanni in merito alle tre persone divine, fatto noto ai critici già da lungo tempo.i

      19. Che cosa dice in merito a 1 Giovanni 5:7 il dott. E. J. Goodspeed, quindi su quale base non possiamo proseguire per stabilire chi sono la Parola e Dio?

      19 Il traduttore biblico Edgar J. Goodspeed dice in merito a 1 Giovanni 5:7: “Questo versetto non è stato trovato in greco in alcun manoscritto del Nuovo Testamento o d’altro anteriore al tredicesimo secolo. Non compare in alcun manoscritto greco di 1 Giovanni prima del quindicesimo secolo, in cui lo si trova in un manoscritto in corsivo; la frase ricorre anche in uno del sedicesimo secolo. Questi sono i soli manoscritti greci del Nuovo Testamento in cui sia stata trovata. Ma non ricorre in alcun antico manoscritto greco né è usata da alcuno scrittore cristiano greco né da alcuna versione orientale. . . . È universalmente rigettato dagli studiosi di greco e dagli editori del testo greco del Nuovo Testamento”.j Quindi nel nostro esame degli scritti di Giovanni per stabilire chi sono la Parola e Dio, non possiamo proseguire sulla base di ciò che dicono le parole spurie di 1 Giovanni 5:7.

      NASCITA UMANA SULLA TERRA

      20, 21. (a) Quando lasciò la Parola l’effettiva presenza di Dio, e quali domande sorgono circa il modo in cui la Parola lo fece? (b) Che cosa dice Giovanni del modo in cui la Parola fece questo, e che cosa significa ciò?

      20 Vi fu un tempo in cui la Parola o Logos lasciò l’effettiva presenza di Dio col quale era stato nel principio. Ciò ebbe luogo quando venne sulla terra e stette tra gli uomini. Giovanni 1:10, 11 (VR) dice: “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto”. Quando venne sulla terra, fece la Parola come alcuni angeli celesti, rimanendo sempre una persona spirituale ma rivestendo semplicemente un visibile corpo umano e operando tramite questo corpo vivendo tra gli uomini? O divenne la Parola un miscuglio di ciò che è spirito e di ciò che è carne? Anziché cercare di indovinare, lasciamo che Giovanni ce lo dica:

      21 “E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre”. (Giov. 1:14, VR) Altre traduzioni della Bibbia sono d’accordo sul fatto che la Parola ‘si è fatta carne’. (Ti; Ri; PB) V’è molta differenza tra questo e il dire che si rivestì di carne come se si fosse materializzata o se fosse un’incarnazione. Significa che divenne quello ch’è l’uomo, carne e sangue, affinché fosse una creatura umana come noi. Per quanto investighiamo negli scritti di Giovanni, non troviamo un solo caso in cui Giovanni dica che la Parola divenne un Dio-uomo, cioè una combinazione di Dio e dell’uomo.

      22. Come si chiamò la Parola, in riferimento alla sua umanità, e in effetti che cosa significò il fatto che divenne carne?

      22 L’espressione Dio-uomo è un’invenzione dei sostenitori della Trinità e non ricorre mai nella Bibbia. Quando fu sulla terra, la Parola si chiamò “il Figliuol dell’uomo”, qualcosa di assai diverso da un Dio-uomo. Quando incontrò per la prima volta il giudeo chiamato Natanaele, gli disse: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figliuol dell’uomo”. (Giov. 1:51, VR) Al Fariseo giudaico Nicodemo egli disse: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna”. (Giov. 3:14, 15, VR) Negli scritti di Giovanni l’espressione “Figliuol dell’uomo” è applicata sedici volte alla Parola. Ciò indica che ‘si è fatta carne’ mediante la nascita umana sulla terra. Il fatto che divenne carne non significò null’altro che smise di essere una persona spirituale.

      23, 24. Che cosa divenne la Parola riguardo ai sensi dell’uomo, divenendo carne, e con quali parole riferisce Giovanni la sua esperienza con la Parola?

      23 Divenendo carne, la Parola, che era prima uno spirito invisibile, divenne visibile, udibile, tangibile per gli uomini sulla terra. Gli uomini di carne potevano così essere in diretto contatto con la Parola. L’apostolo Giovanni ci parla della sua esperienza con la Parola quando questa esistette nella carne, per poter condividere con noi tale benedizione. Giovanni dice:

      24 “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiam veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (e la vita è stata manifestata e noi l’abbiam veduta e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quello, dico, che abbiam veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi, affinché voi pure abbiate comunione con noi, e la nostra comunione è col Padre e col suo Figliuolo, Gesù Cristo”. — 1 Giov. 1:1-3, VR.

      25, 26. (a) In che modo si riferisce Giovanni al tutore terreno di Gesù? (b) In che modo parla Giovanni della madre umana di Gesù, dopo che fu affidata a lui?

      25 Giovanni richiama la nostra attenzione sulla madre umana di questo Figlio dell’uomo, ma non la chiama mai col suo nome personale. Giovanni non chiama mai il di lei Figlio primogenito “Figlio di Maria”. Giovanni chiama per nome il suo tutore umano subito dopo l’inizio del racconto, quando Filippo disse a Natanaele: “Abbiam trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, ed i profeti: Gesù figliuolo di Giuseppe, da Nazaret”. (Giov. 1:45, VR) In seguito, quando Gesù ebbe nutrito cinquemila uomini in modo miracoloso mediante cinque pani e due pesci, i Giudei che cercarono di disprezzare l’ambiente di Gesù dissero: “Non è costui Gesù, il figliuol di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre?” (Giov. 6:42, VR) Perciò, mentre chiama altre donne col loro nome, Giovanni non chiama per nome la madre di Gesù. Ogni volta che ne parla, non dice mai “Maria”, o “Madre”, ma sempre “Donna”.

      26 Per esempio, con le ultime parole che ci è riferito Gesù le rivolse, mentre stava per morire come un criminale su un palo, sul Golgota, mentre la sua madre terrena e il prediletto discepolo Giovanni lo guardavano, egli “disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua”. (Giov. 19:25-27, VR) Per quanto tempo Giovanni avesse cura di Maria, la madre di Gesù, egli non lo dice; ma non cerca mai di glorificarla né di esaltarla, e nemmeno di chiamarla per nome, perché fu la madre di Gesù.

      27, 28. Di chi divenne madre Maria, secondo i sostenitori della Trinità, e quale domanda sorge quindi?

      27 Tuttavia, secondo gli insegnanti della Trinità, quando la ‘Parola fu fatta carne’, Maria divenne la madre di Dio. Ma poiché dicono che Dio è una Trinità, ne consegue che la vergine giudea Maria divenne la madre solo di un terzo di Dio, non “la madre di Dio”. Divenne la madre di una sola Persona di Dio, della Persona che è messa al secondo posto nella definizione “Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo”. Quindi Maria fu semplicemente la madre di “Dio il Figlio”; non fu la madre di “Dio il Padre” né la madre di “Dio lo Spirito Santo”.

      28 Ma se i cattolici romani e altri insistono nel dire che Maria fu “la madre di Dio”, siamo costretti a chiedere: Chi era il padre di Dio? Se Dio aveva una madre, chi era suo padre? Comprendiamo dunque nuovamente che l’insegnamento della Trinità conduce al ridicolo.

      29. Come descrive Giovanni il Signore Dio in Apocalisse 4:8, 11, e quale domanda sorge circa il fatto che Maria l’avesse in seno?

      29 Oltre a ciò, l’apostolo Giovanni vide in visione alcune creature celesti che dicevano a Dio seduto sul suo trono: “Santo, santo, santo è il Signore Iddio, l’Onnipotente, che era, che è, e che viene” e altre che dicevano: “Degno tu sei, o Signore e Iddio nostro, di ricever la gloria e l’onore e la potenza: poiché tu creasti tutte le cose e per la tua volontà esistettero e furon create”. (Apoc. 4:8, 11, VR) La Bibbia è esplicita nel dire che i cieli dei cieli non potevano contenere il Signore Iddio Onnipotente; e il meraviglioso tempio del re Salomone non poteva contenere il solo Signore Iddio Onnipotente. Come poteva dunque una cosa così microscopica come l’ovocellula nel seno di Maria contenere Dio, affinché ella divenisse “la madre di Dio”? Stiamo dunque attenti a quello che insegnamo per non sminuire Dio.

      SUO LUOGO DI NASCITA

      30, 31. (a) Quale domanda si fecero i Giudei in merito a questo Gesù che veniva apparentemente da Nazaret in Galilea? (b) In che modo la gran folla menzionò il luogo di nascita di Gesù, quando egli fece il suo ingresso trionfale in Gerusalemme?

      30 Tra i Giudei sorse una controversia circa il luogo di nascita di Gesù che veniva da Nazaret, nella provincia di Galilea. I Giudei in genere non sapevano che egli era nato a Betleem. Quindi Giovanni ci dice: “Altri dicevano: Questi è il Cristo. Altri, invece, dicevano: Ma è forse dalla Galilea che viene il Cristo? La Scrittura non ha ella detto che il Cristo viene dalla progenie di Davide e da Betleem, il villaggio dove stava Davide? Vi fu dunque dissenso fra la moltitudine, a motivo di lui”. (Giov. 7:41-43, VR) Comunque, quando Gesù fece il suo ingresso trionfale in Gerusalemme nella primavera del 33 d.C., molti Giudei furono pronti ad acclamarlo come promesso Re di Dio, il Figlio del re Davide di Betleem. Giovanni 12:12-15 (VR) ci dice:

      31 “Il giorno seguente, la gran folla che era venuta alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese de’ rami di palme, e uscì ad incontrarlo, e si mise a gridare: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d’Israele! E Gesù, trovato un asinello, vi montò su, secondo ch’è scritto [in Zaccaria 9:9]: Non temere, o figliuola di Sion! Ecco, il tuo Re viene, montato sopra un puledro d’asina!” — Vedere Salmo 118:25, 26.

      32. (a) In che modo Natanaele additò la discendenza reale di Gesù? (b) Come indicò Gesù la sua discendenza reale in Apocalisse, e com’è il suo regno in paragone con quello del suo antenato?

      32 Comunque, tre anni prima che ciò accadesse, allorché Gesù cominciò il suo ministero pubblico nel paese d’Israele, Natanaele ammise la parentela di Gesù col re Davide, dicendogli: “Maestro, tu sei il Figliuol di Dio, tu sei il Re d’Israele”. (Giov. 1:49, VR) E nella visione dell’apostolo Giovanni la discendenza reale di Gesù è messa in risalto varie volte. In Apocalisse 3:7 (VR) Gesù dice: “Queste cose dice il santo, il verace, colui che ha la chiave di Davide”. In Apocalisse 5:5 (VR) uno degli anziani dice di Gesù: “Ecco, il Leone che è della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide, ha vinto”. Infine, in Apocalisse 22:16 (VR), leggiamo: “Io Gesù ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina”. Benché quando era sulla terra Gesù si chiamasse “Gesù il Nazareno”, in effetti egli era nato nella città natale del re Davide, Betleem, ma era stato allevato a Nazaret. (Giov. 18:5-7, VR; Giov. 19:19) In tale città il suo tutore Giuseppe venne considerato suo padre. Il suo antenato Davide aveva un regno terrestre; ma il regno celeste di Gesù è qualcosa di più grande e benefico per tutta l’umanità.

      33, 34. (a) Come sostengono gli ecclesiastici che il modo in cui è scritto Giovanni 1:14 indica implicitamente l’incarnazione della Parola? (b) Come è questo confutato dall’uso che Pietro fa della parola chiave e dall’uso che ne viene fatto in altri casi?

      33 Colui che fu la Parola o Logos rimase solo breve tempo tra gli uomini, meno di trentacinque anni dal tempo del suo concepimento nel seno della vergine giudea che discendeva dal re Davide. Infatti Una traduzione americana (An American Translation) traduce Giovanni 1:14 come segue: “Quindi la Parola divenne carne e sangue e visse per un po’ di tempo tra noi”. Gli ecclesiastici che credono nell’incarnazione e in un Dio-uomo richiamano l’attenzione sul fatto che il verbo greco tradotto “visse per un po’ di tempo” ha per radice una parola che significa “tenda” o “tabernacolo”. Infatti, il dott. Robert Young rende questa espressione proprio in tal modo, traducendola così: “E la Parola divenne carne, e soggiornò in un tabernacolo tra noi”. Poiché coloro che vivono accampati dimorano nelle tende, gli ecclesiastici sostengono che Gesù fosse ancora una persona spirituale e soggiornasse semplicemente nel tabernacolo del corpo carnale e quindi fosse un’incarnazione, un Dio-uomo. Ma l’apostolo Pietro usò un’espressione simile, quando disse in merito a sé: “Stimo cosa giusta finché io sono in questa tenda, di risvegliarvi ricordandovele, perché so che presto dovrò lasciare questa mia tenda”. (2 Piet. 1:13, 14, VR) Con queste parole Pietro non volle certamente dire di essere un’incarnazione. Pietro volle dire soltanto che sarebbe rimasto su questa terra come creatura carnale ancora per un po’ di tempo.

      34 La parola greca usata in Giovanni 1:14 è usata anche in riferimento ad altri che non sono incarnazioni, in Apocalisse 12:12; 13:6. Quindi le parole di Giovanni 1:14 non sostengono la teoria dell’incarnazione.

  • Esistenza preumana
    La Torre di Guardia 1963 | 1° marzo
    • Seconda Parte

      Esistenza preumana

      35, 36. (a) A quale esistenza si riferisce Giovanni 1:1, e quale uomo richiamò per primo l’attenzione su ciò? (b) In che modo Gesù era un uomo che veniva dietro a Giovanni eppure esisteva prima di lui, e a che cosa si riferì Giovanni chiamandolo l’Agnello di Dio?

      L’APOSTOLO Giovanni cominciò il suo racconto dicendo: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio”. Con ciò non intese riferirsi al principio del ministero pubblico di Gesù sulla terra diciannove secoli fa. Intese dire che la Parola aveva avuto un’esistenza preumana, molto tempo prima che fosse “fatta carne” sulla terra. Giovanni lo rende chiaro in tutto il suo racconto. Oltre un mese dopo che Gesù era stato battezzato nel fiume Giordano, Giovanni Battista richiamò l’attenzione su Gesù e sulla sua precedente vita, dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: Dietro a me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me. E io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato ad Israele, son io venuto a battezzar con acqua”. — Giov. 1:29-31, VR.

      36 Giovanni Battista nacque circa sei mesi prima che la Parola fosse “fatta carne” o nascesse come Figlio della vergine giudea. Per tale ragione Giovanni disse in merito a Gesù: “Dietro a me viene un uomo”. Ma poi, a causa di ciò che accadde a Gesù dopo che Giovanni l’ebbe battezzato, Giovanni poté chiamare Gesù “un uomo che mi ha preceduto”. Perciò, quando Giovanni disse di Gesù: “Egli era prima di me”, Giovanni volle dire senza dubbio che Gesù aveva avuto un’esistenza preumana. Giovanni accennò anche al fatto che Gesù doveva essere un sacrificio a Dio, poiché nell’antico Israele gli agnelli erano sacrificati a Dio dai sacerdoti giudei ogni giorno. Affinché Gesù, quale “Agnello di Dio”, togliesse il peccato del mondo, occorreva che il suo sangue fosse sparso in sacrificio, poiché senza lo spargimento del sangue di una vittima innocente non era possibile ottenere da Dio il perdono dei peccati. — Ebr. 9:22.

      37. Perché Gesù poté parlare a Nicodemo di cose celesti?

      37 In vari casi Gesù stesso rese testimonianza alla sua esistenza nel cielo prima di divenire carne sulla terra. In tal modo Gesù poté parlare delle “cose celesti”, perché, come disse al governante giudeo Nicodemo, “nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo”. — Giov. 3:12, 13, VR.

      38. In che modo Gesù, parlando della manna, attestò la sua precedente esistenza nel cielo?

      38 Gesù si riferì a se stesso come a manna simbolica venuta dal cielo e disse ai Giudei: “Non Mosè vi ha dato il pane che vien dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo”. “Son disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. “Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo”. “Chi mi mangia vivrà anch’egli a cagion di me. Questo è il pane che è disceso dal cielo”. Nell’udire queste parole di Gesù, molti Giudei mormorarono, ed egli li sbalordì ancora di più quando disse: “Questo vi scandalizza? E che sarebbe se vedeste il Figliuol dell’uomo ascendere dov’era prima?” — Giov. 6:32, 33, 38, 51, 57, 58, 61, 62, VR.

      39, 40. (a) Da quale luogo disse Gesù di provenire, in un’altra occasione? (b) Quindi che cosa poté chiedere Gesù a Dio in preghiera?

      39 Quindi, in seguito, quando parlò agli increduli Giudei della sua partenza, Gesù disse: “Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo”. “Se Dio fosse vostro Padre, amereste me, perché io son proceduto e vengo da Dio, perché io non son venuto da me, ma è Lui che mi ha mandato”. (Giov. 8:23, 42, VR) Per tale ragione Gesù poté pregare Dio e dire, mentre i suoi fedeli apostoli ascoltavano:

      40 “Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di te avanti che il mondo [dell’umanità] fosse. E io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, essi che tu m’hai dati, affinché siano uno, come noi. . . . Io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la fondazion del mondo”. — Giov. 17:5, 11, 24, VR.

      41. Di che cosa parlò o a che cosa rese dunque testimonianza Colui che veniva dall’alto?

      41 Quando era nel cielo Gesù, la Parola o Logos, aveva avuto gloria accanto al Padre suo ed era stato amato dal Padre. Ciò accadeva prima che il mondo fosse. L’apostolo Giovanni udì queste parole di Gesù, quindi Giovanni poté giustamente fare le seguenti osservazioni: “Colui che vien dall’alto è sopra tutti; colui che vien dalla terra è della terra e parla come essendo della terra; colui che vien dal cielo è sopra tutti. Egli rende testimonianza di quel che ha veduto e udito”. (Giov. 3:31, 32, VR) Non v’è dubbio che Gesù ebbe una vita preumana. Come Parola o Logos era stato “nel principio” con Dio.

      COME LO CHIAMARONO I CREDENTI GIUDEI

      42. In che credevano i dodici prima che Gesù li chiamasse per essere apostoli, e quali domande sorgono in merito?

      42 Quando era sulla terra, Gesù Cristo chiamò e scelse dodici apostoli. Essi erano tutti Giudei di nascita ed erano stati allevati nella “religione dei Giudei” o giudaismo, e credevano in un solo Dio, Geova. (Gal. 1:13, 14, VA) Il loro Insegnante Gesù parlò forse di una Trinità? Li convertì perché credessero in una Trinità di cui egli era la Seconda Persona o “Dio il Figlio”? Cominciarono gli apostoli e altri discepoli a considerare Gesù come “Dio il Figlio” e a chiamarlo con tale nome? Come lo chiamarono? Notiamo ciò che dice Giovanni.

      43, 44. A quale fatto relativo a Gesù rese testimonianza Giovanni, dopo averlo battezzato?

      43 Dopo che Gesù fu battezzato, Giovanni Battista presentò i suoi discepoli a Gesù. Giovanni era stato mandato da Dio a battezzare e Dio aveva detto a Giovanni quello che doveva cercare. Come si riferì dunque Giovanni a Gesù quando presentò Gesù ai Giudei suoi discepoli?

      44 Per avere la risposta leggiamo Giovanni 1:32-34 (VR): “E Giovanni rese la sua testimonianza, dicendo: Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo, a guisa di colomba, e fermarsi su di lui. E io non lo conoscevo; ma Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio”.

      45. Chi s’aspettava Giovanni che andasse da lui per il battesimo e quindi chi negò d’essere Giovanni?

      45 Lo stesso Giovanni Battista era ripieno di spirito santo sin dal seno di sua madre. Attestò forse Giovanni che Gesù era Geova o che Gesù era Dio? No! Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Questi è il Figliuol di Dio”. Giovanni non disse “Dio il Figlio”, ma il “Figliuol di Dio”, espressione che ha un significato assolutamente diverso. Giovanni non s’aspettava che Geova Dio andasse da lui per farsi battezzare in acqua. Giovanni aspettava colui che doveva divenire il Cristo, il Messia, o l’Unto, colui che Dio avrebbe unto con lo spirito santo. Quindi Giovanni non permise ad alcuno di pensare ch’egli fosse il Cristo. Egli disse ai suoi discepoli: “Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Io non sono il Cristo; ma son mandato davanti a lui. . . . Bisogna che egli cresca e che io diminuisca”. (Giov. 3:28-30, VR) Da ciò che vide, Giovanni seppe che Gesù era il Cristo, l’Unto di Dio.

      46. Che cosa mostra se, dopo che Giovanni ebbe mandato i suoi discepoli da Gesù, essi cambiarono opinione in merito a chi Giovanni diceva che Gesù fosse?

      46 Giovanni Battista ammaestrò i suoi discepoli e li mandò da Gesù Cristo perché lo seguissero quale “Figliuol di Dio”. Questi discepoli mutarono forse opinione in merito a Gesù dopo aver udito, osservato ed esser rimasti con lui? Come lo chiamarono questi discepoli, dal primo all’ultimo? Quando Gesù incontrò per la prima volta Natanaele e lo stupì per la sua prescienza, “Natanaele gli rispose: Maestro, tu sei il Figliuol di Dio, tu sei il Re d’Israele”. (Giov. 1:49, VR) In 1 Giovanni 4:15; 5:5 (VR), l’apostolo dice: “Chi confessa che Gesù è il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui, ed egli in Dio”. “Chi è colui che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figliuol di Dio?” In 2 Giovanni 3 (VR) egli parla della ‘pace che viene da Dio Padre e da Gesù Cristo, il Figliuolo del Padre’.

      47. Che cosa disse Marta in merito alla sua fede in Gesù, e per quale ragione dissero i suoi nemici che Gesù meritava di morire, secondo la loro legge?

      47 Prima di risuscitare Lazzaro, ch’era morto da quattro giorni Gesù chiese alla sorella di Lazzaro, Marta, se credeva in ciò che egli aveva appena detto. Rispondendo, Marta disse: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio che dovea venire nel mondo”. (Giov. 11:27, VR) Pure degna di nota è la testimonianza degli spietati nemici di Gesù. Quando il governatore romano era intenzionato a scaricare sui Giudei lo sgradevole compito di giustiziere, dal momento che egli non aveva trovato nessuna colpa in Gesù, i Giudei risposero al governatore: “Noi abbiamo una legge, e secondo questa legge egli deve morire, perché egli s’è fatto Figliuol di Dio”. (Giov. 19:7, VR) In tal modo Giovanni Battista, gli apostoli di Gesù, la sorella di Lazzaro, Marta, e perfino i nemici erano tutti concordi nel testimoniare che Gesù era il “Figliuol di Dio”, non Dio stesso!

      48, 49. (a) Quale paragone fece Giovanni per illustrare che mandava con gioia i suoi discepoli dietro a Gesù? (b) Chi pensa di sposare la Sposa?

      48 Quando Giovanni Battista spiegò che doveva diminuire quanto al numero dei discepoli, mentre Gesù doveva crescere quanto al numero di battezzati seguaci, Giovanni paragonò Gesù a uno sposo. Giovanni disse: “Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, si rallegra grandemente alla voce dello sposo. Questa allegrezza che è la mia è perciò completa”. (Giov. 3:29, VR) Giovanni provò molta gioia nel mandare i suoi battezzati discepoli dietro a Gesù Cristo.

      49 Poiché simbolicamente parlando Gesù è lo Sposo, l’intero gruppo dei suoi battezzati, unti seguaci dev’essere la sua Sposa. Essi hanno la speranza di essere uniti al Signore Gesù Cristo come loro Sposo nel cielo. Non pensano che saranno sposati con Dio, mentre sarebbe proprio così se Dio fosse una Trinità. Né pensano che saranno sposati a una particolare Persona di tale Trinità, cioè alla Seconda Persona della Trinità, il cosiddetto Dio il Figlio. Non possono immaginare di essere sposati a una Trinità e nemmeno alla terza parte di questa Trinità. Le ispirate Sacre Scritture non insegnano ciò, come qualcuno che sposasse un gemello siamese!

      50. Chi sposa lo Sposo, e quanti sono secondo Apocalisse?

      50 Lo Sposo Gesù Cristo sposa, non l’intera famiglia umana composta di miliardi di persone, ma solo un limitato numero di individui tratti dalla famiglia dell’umanità. Nell’Apocalisse l’apostolo Giovanni ebbe una visione dello Sposo e della Sposa insieme nella celeste sede del governo, chiamata monte Sion, prefigurata dal monte Sion di Gerusalemme, dove governava il re Davide. Giovanni dice: “Poi vidi, ed ecco l’Agnello che stava in piè sul monte Sion, e con lui erano centoquarantaquattromila persone che aveano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti. . . . E cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti alle quattro creature viventi ed agli anziani; e nessuno poteva imparare il cantico se non quei centoquarantaquattromila, i quali sono stati riscattati dalla terra. Essi son quelli che non si sono contaminati con donne, poiché son vergini. Essi son quelli che seguono l’Agnello dovunque vada. Essi sono stati riscattati di fra gli uomini per esser primizie a Dio ed all’Agnello”. — Apoc. 14:1-4, VR.

      51. In che senso si può dire che la classe della Sposa è vergine, ha un segno in fronte ed è acquistata?

      51 La classe della Sposa è così paragonata a una classe di vergini, che non si sono contaminate con persone od organizzazioni colpevoli di adulterio spirituale facendo amicizia con questo mondo immorale. Portano scritto in fronte il nome del loro Sposo e quello di suo Padre, e nessun altro nome, nemmeno quello di una terza Persona della Trinità, chiamata Dio lo Spirito Santo. Questa classe della Sposa composta di 144.000 membri è stata presa dalla terra per il cielo, sì, presa di mezzo all’umanità di carne e sangue per avere la vita eterna come creature spirituali. In che modo? Essi sono comprati mediante il sacrificio del loro Sposo, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

      52. In che senso la classe della Sposa è come “primizie a Dio”, e che cosa significa questo per l’umanità in generale?

      52 Sono come le primizie che gli Israeliti sceglievano dai loro raccolti e offrivano a Geova Dio mediante i suoi servitori del tempio, come nel giorno di Pentecoste, allorché il sommo sacerdote presentava a Dio due pani di grano lievitati come “primizie offerte all’Eterno”. (Lev. 23:15-20, VR) Poiché la classe della Sposa è costituita solo dalle “primizie a Dio ed all’Agnello”, dev’esservi un numero molto più grande di persone dell’umanità che saranno salvate e riceveranno la vita eterna, non in cielo, ma sulla terra. Perché? Per il fatto che l’Agnello di Dio toglie “il peccato del mondo” e non solo quello della classe della sua Sposa. — Giov. 1:29, VR; 1 Giov. 2:1, 2.

      53, 54. Di chi sono queste le nozze, a chi appartiene la Sposa e per chi è la cena di nozze, secondo Apocalisse 19:6-9?

      53 L’apostolo Giovanni non ci lascia dubbi in merito a chi sposa nel cielo la classe della Sposa, la congregazione di unti cristiani. In Apocalisse 19:6-9 Giovanni scrive: “Poi udii come la voce di una gran moltitudine e come il suono di molte acque e come il rumore di forti tuoni, che diceva: Alleluia! poiché il Signore Iddio nostro, l’Onnipotente, ha preso a regnare. Rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui la gloria, poiché son giunte le nozze dell’Agnello, e la sua sposa s’è preparata; e le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro: poiché il lino fino son le opere giuste dei santi. E l’angelo mi disse: Scrivi: Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello. E mi disse: Queste sono le veraci parole di Dio”. — VR.

      54 Il matrimonio è quello dell’Agnello Dio, non è il matrimonio del Signore Iddio nostro Onnipotente. La Sposa è la Sposa dell’Agnello di Dio, non la Sposa dell’Iddio Onnipotente. La cena delle nozze è quella dell’Agnello di Dio; e le parabole profetiche di Gesù indicano che suo Padre, il Signore Iddio nostro Onnipotente, prepara la cena delle nozze per l’Agnello, suo Figlio.

      55. Chi è l’Agnello di Dio, in base ad Apocalisse 19:11-16, e di chi diventano dunque la Sposa i 144.000?

      55 In alcuni versetti più avanti, in Apocalisse 19:11-16, l’apostolo Giovanni indica che l’Agnello di Dio è la Parola o Logos, poiché Giovanni vede l’Agnello che muove cavalcando alla battaglia contro i nemici di suo Padre. Descrivendolo, Giovanni dice: “Era vestito di una veste tinta di sangue, e il suo nome è: la Parola di Dio. . . . Sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signor dei signori”. (VR) Quindi i suoi 144.000 fedeli seguaci diventano la Sposa della Parola di Dio, non la Sposa di Dio.

      56, 57. Tra chi vien fatta una distinzione circa la classe della Sposa, in Apocalisse 21, e come?

      56 Quelli che sono sposati vengono nuovamente raffigurati nella successiva visione, che Giovanni descrive dicendo: “E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E venne uno dei sette angeli che aveano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe; e parlò meco, dicendo: Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello. E mi trasportò in ispirito su una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo d’appresso a Dio, avendo la gloria di Dio. . . . E il muro della città avea dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. E non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore Iddio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. E la città non ha bisogno di sole, né di luna che risplendano in lei, perché la illumina la gloria di Dio, e l’Agnello è il suo luminare”. — Apoc. 21:2, 9-11, 14, 22, 23, VR.

      57 Ci è sempre mostrato che viene fatta una distinzione tra l’Agnello e il Signore Iddio nostro, l’Onnipotente, e che la Sposa di 144.000 membri è sposata con l’Agnello. Essa diventa la moglie dell’Agnello. Se esistesse la Trinità, i 144.000 non potrebbero fare a meno di sposare Dio in una delle sue Persone e divenire così uno con Dio. Ma la Bibbia non lo insegna.

      SI IDENTIFICA DA SÉ

      58. Chi affermò d’essere Gesù, mentre parlava a Nicodemo?

      58 Nell’interesse della classe della Sposa, Giovanni mostrò che lo Sposo era l’Agnello di Dio. Come si identificò tuttavia lo Sposo per la classe della sua Sposa e per altri? Quale relazione con Dio affermò egli di avere? Asserì mai di essere più di quello che Giovanni Battista disse che era, cioè Figlio di Dio? Per avere la risposta ascoltiamo anzitutto le sentite parole di Gesù Cristo a Nicodemo: “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti, Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figliuol di Dio”. — Giov. 3:16-18, VR.

      59. Dopo che Gesù ebbe guarito l’uomo nato cieco, chi ammise questi di credere che Gesù era?

      59 Una volta Gesù guarì un uomo cieco dalla nascita. Secondo diverse versioni della Bibbia, in seguito Gesù gli disse: “Credi tu nel Figliuol di Dio? Colui rispose: E chi è egli, Signore, perché io creda in lui? Gesù gli disse: Tu l’hai già veduto; e quei che parla teco, è lui”. Gesù non chiese a quell’uomo di credere che egli, Gesù, fosse più che il Figlio di Dio. L’uomo ammise di credere solo questo. — Giov. 9:35-37, VR; Ri; Ti; PB; Di; Co.

      60. Chi doveva essere glorificato, secondo ciò che egli disse prima di risuscitare Lazzaro, e in seguito chi disse Marta di credere che Gesù era?

      60 Prima di recarsi nella città di Betania per il suo amico malato, Lazzaro, Gesù disse ai suoi apostoli: “Questa malattia non è a morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo d’essa il Figliuol di Dio sia glorificato”. Prima che Gesù arrivasse alla tomba dove ora Lazzaro giaceva morto, sua sorella Marta ammise di credere a ciò che Gesù aveva affermato d’essere, poiché ella disse: “Sì, o Signore. Io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio che dovea venire nel mondo”. — Giov. 11:4, 27, VR.

      61. Chi disse di essere Gesù, quando inviò un messaggio alla congregazione di Tiatiri?

      61 Anche in cielo il glorificato Gesù parla di se stesso come del Figlio di Dio. In Apocalisse 2:18 (VR), allorché invia un messaggio alla congregazione cristiana della città di Tiatiri, il glorioso Gesù dice a Giovanni: “All’angelo della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste cose dice il Figliuol di Dio, . . . E a chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine io darò potestà sulle nazioni, ed egli le reggerà con una verga di ferro frantumandole a mo’ di vasi d’argilla; come anch’io ho ricevuto potestà dal Padre mio”. — Apoc. 2:18, 26, 27, VR.

      62. In quale relazione con Dio disse di essere Gesù mentre pregava?

      62 Essendo in tale relazione con Dio, Gesù si rivolse a Lui come un figlio e pregò: “Padre, l’ora è venuta; glorifica il tuo Figliuolo, affinché il Figliuolo glorifichi te, poiché gli hai data potestà sopra ogni carne, onde egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dato. E questa è la vita eterna: Che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:1-3, VR) Quindi Gesù non asserì d’essere “il solo vero Dio”.

      63. Perché i Giudei volevano lapidare Gesù, e che cosa citò Gesù dai Salmi per mostrare se la loro azione era giustificata?

      63 Nel dir queste parole, non dimentichiamo noi Giovanni 10:31-39, secondo cui i Giudei volevano lapidare Gesù perché aveva detto: “Io ed il Padre siamo uno”? No, non lo dimentichiamo. I Giudei, che credevano in un solo Dio il cui nome è Geova, volevano lapidare Gesù. Perché? Non perché avesse insegnato una cosa come la Trinità e ch’egli fosse un terzo d’essa, ma perché si era definito il Figlio di Dio, il Figlio del loro Dio Geova. Gesù disse loro, mentre essi avevano in mano delle pietre: “Molte buone opere v’ho mostrate da parte del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate voi? I Giudei gli risposero: Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. (VR) Quindi Gesù citò ai Giudei le loro Sacre Scritture, il Salmo 82:6, e disse: “Non è egli scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi? Se chiama dèi coloro a’ quali la parola di Dio è stata diretta (e la Scrittura non può essere annullata), come mai dite voi a colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo, che bestemmia, perché ho detto: Son Figliuolo di Dio? Se non faccio le opere del Padre mio, non mi credete; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre”. — VR.

      64. (a) Che cosa affermò Gesù di essere, in quel caso? (b) Chi erano quelli che il Salmo 82 chiamava “dèi”?

      64 L’argomento che Gesù tratta in questo caso indica che egli non affermava di essere Dio. Se avesse affermato di essere Dio, i Giudei avrebbero avuto ragione di lapidarlo per bestemmia. Ma Gesù sostiene di aver affermato di essere inferiore a Dio. Per darne la prova, Gesù cita loro il Salmo 82:1, 2, 6, 7 (VR), dove leggiamo: “Iddio [Elohím] sta nella raunanza di Dio; egli giudica in mezzo agli dèi [elohím]. Fino a quando giudicherete ingiustamente, e avrete riguardo alle persone degli empi? . . . Io ho detto: Voi siete dii [elohím], siete tutti figliuoli dell’Altissimo. Nondimeno morrete come gli altri uomini, e cadrete come qualunque altro de’ principi”. In questo salmo l’Altissimo Dio parla agli ingiusti giudici della terra, a semplici uomini, e li chiama “dèi”, o elohím in ebraico, e dice loro di correggere le loro pratiche legali. Poiché tali giudici vengono meno al loro dovere, è necessario che l’Altissimo Dio si levi e giudichi i popoli della terra.

      65. Che cosa accadrà a quei giudici, malgrado siano “dèi”, e della morte di chi furono responsabili alcuni “dèi” giudei di questo genere?

      65 Il fatto che sono chiamati “dèi” non salverà questi giudici, né li salverà il fatto che si considerano “figliuoli dell’Altissimo” o figli di Dio. Questo non conferisce loro l’immortalità. Sono ancora mortali e moriranno come gli altri uomini. Scenderanno nella morte come gli altri prìncipi e giudici della terra, e questo mediante l’esecuzione del giudizio di Dio. La parola di Dio è stata pronunciata contro di loro in giudizio avverso. Furono dèi umani come questi, tra i Giudei, che fecero mettere a morte Gesù per mano dei Romani. — Eso. 22:28, VA.

      66, 67. Che cosa non affermò di essere Gesù, e che cosa non disse ai Giudei in merito a suo Padre e a se stesso?

      66 Gesù disse a quelli che volevano lapidarlo di non aver preteso di essere Dio o un dio, anche se il Salmo 82:6 aveva chiamato “dèi” alcuni uomini, alcuni giudici israeliti. Gesù aveva parlato ai Giudei di Dio come del proprio Padre, e questo significava che egli, Gesù, era il Figlio di Dio. Gesù disse loro: “Nessuno le rapirà [le mie pecore] dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno può rapirle di mano al Padre. Io ed il Padre siamo uno”.

      67 Dopo che Gesù ebbe dette queste parole, l’argomento che presentò fu la prova che non affermava d’essere Dio, né che diceva che egli e il Padre celeste erano un solo Dio, un Dio trino di cui egli e suo Padre erano due Persone insieme a una terza Persona, “Dio lo Spirito Santo”. Gesù non disse: Io e il Padre e lo Spirito Santo siamo uno. Non menzionò neppure lo “Spirito Santo”. — Giov. 10:28-30, VR.

      68. Usando il Salmo 82:6, come mostrò Gesù di non aver affermato di essere Dio dicendo: “Io ed il Padre siamo uno”?

      68 Gesù dimostrò che la sua affermazione: “Io ed il Padre siamo uno” non significava asserire d’essere Dio. In che modo? Perché Gesù disse a quei Giudei che si riteneva minore del Dio e Padre suo. Disse a quei Giudei che la loro legge nel Salmo 82:6 chiamava “dèi” in segno di biasimo gli uomini contro i quali era stata rivolta la parola di Dio, e che i Giudei non potevano annullare questa scrittura che dava il titolo di “dèi” a certi giudici umani; né essi poterono negare che tale scrittura lo dicesse, né poterono togliere dalle Scritture ispirate questo versetto. Eppure, quando Gesù Cristo, che aveva compiuto tra i Giudei tante opere meravigliose, chiamò Dio suo Padre e se stesso solo Figlio di Dio, essi dissero che aveva bestemmiato e furono pronti a lapidarlo come un bestemmiatore. Ed egli era superiore agli uomini che il Salmo 82 aveva chiamati “dèi”, perché egli, Gesù, era colui che il Padre celeste aveva santificato e mandato nel mondo. Se non fu una bestemmia per Asaf comporre un salmo in cui chiamava “dèi” i giudici umani d’Israele, a maggior ragione non era una bestemmia per Gesù chiamare semplicemente se stesso Figlio di Dio e non un dio. — Salmo 82, soprascritta.

      69. (a) Che cosa non abbiamo trovato circa Gesù Cristo nei versetti degli scritti di Giovanni considerati fino ad ora? (b) Perché il lettore è invitato a seguirci nella considerazione che faremo di altri versetti degli scritti di Giovanni?

      69 In tutti i versetti degli scritti di Giovanni che abbiamo considerato non abbiamo trovato un solo caso in cui Gesù Cristo si chiamasse Dio o lasciasse che altri parlassero di lui come di Dio. Ma, un momento, diranno i sostenitori della Trinità, non sono stati ancora considerati tutti i versetti pertinenti degli scritti di Giovanni, versetti scritturali che dimostreranno sicuramente che Gesù si chiamò Dio e lasciò che altri si rivolgessero a lui come a Dio, e questi dimostreranno che molte traduzioni della Bibbia sono corrette nel rendere Giovanni 1:1 come segue: “E la Parola [o il Logos] era Dio”. Quindi nelle successive tre parti dell’articolo relativo a “La Parola” considereremo questi versetti. Il lettore ci segua in tale considerazione.

  • Scambiano il cibo materiale per quello spirituale
    La Torre di Guardia 1963 | 1° marzo
    • Scambiano il cibo materiale con quello spirituale

      Un testimone di Geova fu invitato a frequentare la Scuola di Ministero del Regno della Società Torre di Guardia, il corso che sarebbe cominciato prima della fine della campagna de La Torre di Guardia. “Ero deciso a fare tutto quello che potevo per raggiungere la mia quota di pioniere speciale di trenta abbonamenti”, affermò questo Testimone. “Poiché in inverno il lavoro è scarso, misi in pratica il suggerimento del Ministero del Regno di accettare cibo in cambio dell’abbonamento. In un’occasione scambiai un abbonamento con trecentoventicinque lire e una dozzina di uova, e un’altra volta chiesi centosessantacinque lire e mezza dozzina di uova per un abbonamento di sei mesi. Spessissimo ricevevo in cambio farina gialla, patate o galline. Prima di partire l’11 aprile, lavorai intensamente per rivisitare tutti quelli che avevano promesso di abbonarsi. L’ultima settimana ottenni tre abbonamenti, e in tutto ne ottenni ventisei”.

  • Amore per la verità
    La Torre di Guardia 1963 | 1° marzo
    • Amore per la verità

      Narrato da David Wiedenmann

      NON è forse vero che quelli che amano per natura la verità sono più pronti a mostrare interesse per la verità della Bibbia? Più si sforzano con questa mira, più approfondiscono il loro amore per essa, e un giorno, con l’aiuto di Geova, si rendono conto che la verità li ha liberati dai legami di questo effimero, empio mondo. (Giov. 8:32) Naturalmente devono fare attenzione e lottare duramente per restare in questa felice condizione e approfondire il loro apprezzamento per la verità. Avendo questa mira è indispensabile proteggere e sviluppare l’amore per la verità. Io ho provato tutto questo, e quando ripenso agli scorsi venticinque anni rivedo il passato come in una pellicola proiettata davanti agli occhi della mia mente.

      Non lontano da una vecchia cittadina svizzera, con il suo superbo castello e quattrocento abitanti, mio padre, ritiratosi dagli affari, si era sistemato per trascorrere in una bella casa di campagna gli ultimi anni della sua vita. Poiché ero il figlio più giovane ed ero sposato da poco, abitavo nella casa di mio padre e contribuivo a sostenere le spese della famiglia. La nostra confortevole casa era circondata da aiuole di fiori, da un orto, dal prato con alcuni alberi da frutto e un limpido ruscelletto scorreva lungo il limite orientale.

      LA VERITÀ BUSSA ALLA MIA PORTA

      Un sabato pomeriggio, mentre ero profondamente assorto nei lavori di giardinaggio, la mia attività preferita, dalla strada un uomo si avvicinò alla siepe del nostro giardino e scambiò con me alcune amichevoli parole: “Questo è un posto bello e pacifico, e che meraviglia quando tutta la terra sarà come questo giardino, e quando tutti godranno delle meraviglie della creazione di Geova in pace, unità e felicità senza fine”. “La sua fantastica descrizione non è brutta”, risposi, “ma per quanto possa sembrare bella, preferisco una prospettiva realistica, e mi piace la verità come ci viene presentata”. La parola principale “verità” fu immediatamente presa come spunto da questo uomo, che aprì la borsa e tirò fuori un libro, sì, proprio la Bibbia, e lesse Giovanni 17:17. Naturalmente accettai la spiegazione che mi diede di questo versetto, perché ero uno zelante protestante e andavo in chiesa.

      Durante la conversazione toccò un argomento scottante. “Lei ammetterà senz’altro che questa è la verità. Anche i circoli protestanti riconoscono che i protestanti hanno smesso quasi completamente di protestare contro gli insegnamenti antiscritturali del cattolicesimo”, egli disse. Alquanto agitato, cercai di difendere la mia “chiesa” e involontariamente alzai la voce. I vicini cominciarono ad affacciarsi alle finestre e a sussurrare tra loro, e

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