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  • Hanno trovato uno scopo per cui vivere!
    Svegliatevi! 1982 | 8 ottobre
    • desiderano. Eppure non vedevo nessun particolare senso nella vita. Infatti ho scritto un romanzo intitolato ‘La vita non ha scopo’.

      “Ero stato allevato come buddista rigoroso, però avevo perso la fede in quella religione. Abbandonato il buddismo, mi volsi alla filosofia, ma scoprii subito che per ogni filosofo c’era un ‘anti-filosofo’. In che cosa dovevo credere? Mi chiedevo ripetutamente: Che ci sto a fare al mondo?

      “Negli anni settanta la Cambogia precipitò nella guerra civile. Fui testimone di esecuzioni. Vidi tombe collettive e fiumi e laghi pieni di cadaveri e letteralmente rossi di sangue. Duemila anni di tradizione cambogiana sono stati spazzati via quasi da un giorno all’altro. Nessun cambogiano l’avrebbe ritenuto possibile!

      “Le autorità mi cercavano. Così, insieme ad altri, fuggii nella boscaglia, sperando di raggiungere la Thailandia. Durante quel viaggio pensai molto all’esistenza di Dio. Com’è meravigliosa e intricata la creazione! Per qualche motivo non me la sentivo di attribuirne il merito al semplice caso o a cieche forze naturali. Perché non attribuirlo a un Creatore saggio?

      “Meditai a lungo su questa domanda. Poi, per la prima volta in vita mia, lo pregai di cuore. Per la prima volta mi resi conto che dev’esserci un Creatore. Ma qual era il suo proposito per l’uomo? Perché permette la sofferenza e il male, dei quali ero stato testimone nel mio stesso paese? Quale religione adora il vero Dio? Compresi che se riuscivo a venir fuori dalla foresta, la cosa più importante della mia vita sarebbe stata la ricerca delle risposte a queste domande. Dopo dieci giorni arrivammo in Thailandia, esausti e quasi morti di fame.

      “Nel campo profughi in Thailandia mi procurai una Bibbia nella mia lingua madre e appresi che l’Iddio che si era rivelato agli antichi ebrei era anche l’Iddio dei cristiani. Dalla Bibbia appresi che egli ha un nome, Geova. Volevo conoscere meglio questo Dio.

      “Dopo cinque mesi in Thailandia emigrai in Austria. Un giorno trovai un invito ad andare in una Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Il nome Geova mi diceva qualcosa, ma chi erano i suoi testimoni? A che cosa potevano rendere testimonianza? Scettico e curioso mi recai alla loro Sala del Regno.

      “Poiché non avevo ancora imparato bene il tedesco, non capii tutto il discorso, ma compresi che stavo imparando la buona notizia del regno di Dio. Per mezzo del regno di Geova la terra doveva diventare un paradiso, dove gli uomini non verseranno più lacrime di dolore e sofferenza e in cui Dio ‘farà ogni cosa nuova’. (Rivelazione 21:3-5) Questo era proprio quello che mi aspettavo da un Dio potente e giusto! Ma perché Geova non aveva creato un mondo simile tempo fa?

      “I Testimoni cominciarono a fare regolari conversazioni bibliche con me, rispondendo alle mie domande”, dice Khem. Durante quelle conversazioni apprese che Dio creò il mondo perché fosse senza dolori, sofferenze e male. Queste cose, che avevano indotto Khem a chiedersi quale senso avesse la vita, non rientravano affatto nell’originale proposito di Dio. Tali guai cominciarono solo quando l’umanità respinse il dominio di Geova. Ma esistono inequivocabili prove che la triste storia dell’umanità, una storia di ribellione e di allontanamento da Dio, presto finirà!

      “Fui lieto di avere trovato una religione che dimostrava le sue credenze con la Bibbia, e che non chiedeva fede cieca”, dice ora Khem. “Come mi piacerebbe far conoscere la buona notizia del regno di Dio ai miei afflitti connazionali in Cambogia! Dato che al presente questo non è possibile, proclamo la buona notizia ai miei simili in Austria. Che privilegio essere un collaboratore di Dio e partecipare a questa opera vivificante! Ora posso dire, pieno di gioia, che la vita ha uno scopo!”

  • L’importanza di riconoscere i propri bisogni spirituali
    Svegliatevi! 1982 | 8 ottobre
    • L’importanza di riconoscere i propri bisogni spirituali

      ANCHE se l’italiano Biagio e il cambogiano Khem sono diversi sotto molti aspetti, hanno in comune qualcosa di molto importante. Entrambi compresero che la loro vita era in un certo qual senso vuota, non realizzata. I loro bisogni materiali erano soddisfatti, ma quelli spirituali no. Volevano la risposta a domande come ‘Perché esiste il male?’ e ‘Qual è lo scopo della mia vita?’

      Gesù diede inizio al suo più famoso sermone dicendo: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. (Matteo 5:3) L’esperienza di Khem e quella di Biagio lo illustrano. Quando udirono dai testimoni di Geova la buona notizia del regno di Dio, l’accettarono con gioia, perché, in qualche angolo del loro cuore, sapevano che essa appagava il loro bisogno spirituale. Poiché l’apprezzano, fanno ora conoscere questa “buona notizia” ad altri. Dopo tutto, cosa potrebbe essere più soddisfacente che aiutare altri ad appagare il loro bisogno spirituale e ottenere la speranza della vita eterna? L’aver compreso l’importanza della “buona notizia” diede a Biagio e a Khem uno scopo nella vita.

      Purtroppo a volte capita che giovani figli di genitori cristiani conoscano la “buona notizia” ma non l’apprezzino. “Viene il momento in cui un giovane deve far sua ‘la verità’”, ha detto un Testimone adolescente. “Egli deve chiedersi: Ci credo veramente?” Alcuni giovani permettono che l’importanza data dal mondo alla ricerca della ricchezza e dei piaceri impedisca loro di vedere i propri bisogni spirituali. Ma li condurrà questo alla felicità? “Il mondo fa paura”, ha proseguito il giovane Testimone. “I giovani sono turbati. Non sanno cosa succederà, e loro stessi non sanno quello che vogliono. Ma io so che Geova lascerà arrivare le cose solo fino ad un certo punto. Ho una sicurezza che altri non hanno”. Non è molto meglio provare questo senso di sicurezza e avere una meta ben precisa anziché semplicemente ‘spassarsela’? Certo Biagio la pensava così, come anche altri che hanno conosciuto la verità in merito al regno di Dio.

      C’è un altro vantaggio a prendere sul serio la verità. “Ho veri amici”, dice questo giovane Testimone. “I ragazzi a scuola non ne hanno e mi dispiace per loro. Anche alle loro feste non provano piacere a conversare e stare insieme a meno che non si droghino o non si ubriachino”. Biagio aveva avuto qualche esperienza del genere prima di diventare un testimone di Geova. Parlando di sé e di altri come lui egli rammenta: “Credo che fossimo felici solo le sere in cui potevamo

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