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  • Zoppo
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • ‘piedi per lo zoppo’. (Giob. 29:15) Gesù e i discepoli ebbero compassione per i malati e gli zoppi, e ne sanarono molti. — Matt. 11:4, 5; 15:30, 31; 21:14; Atti 3:1-10; 8:5-7; 14:8-10.

      USI ILLUSTRATIVI E FIGURATIVI

      I gebusei illustrarono la vanagloriosa fiducia che avevano nella sicurezza della loro cittadella quando schernirono Davide: “‘Tu non entrerai qui, ma i ciechi e gli zoppi certamente ti respingeranno’, pensando: ‘Davide non entrerà qui’”. Può darsi che effettivamente avessero messo persone del genere a difendere le mura, come afferma Giuseppe Flavio, e questa poteva essere la ragione per cui Davide disse: “Chiunque colpisca i gebusei, si incontri, per mezzo del tunnel dell’acqua, sia con gli zoppi che con i ciechi, odiosi all’anima di Davide!” Questi zoppi e ciechi erano il simbolo dell’affronto fatto dai gebusei a Davide e, peggio ancora, del loro scherno nei confronti degli eserciti di Geova. Davide odiava i gebusei, con tutti i loro zoppi e ciechi, per questa arroganza. Può darsi che per derisione chiamasse gli stessi condottieri gebusei ‘zoppi e ciechi’. — II Sam. 5:6-8, NW.

      Il fatto di zoppicare e inciampare è usato figurativamente per indicare esitazione o incertezza nel corso della vita o in ciò che uno si prefigge, oppure nel parlare. Bildad, per avvertire Giobbe dei pericoli cui andava incontro, disse di chi segue una via malvagia: “Il disastro è pronto a farlo zoppicare”. (Giob. 18:12) In modo simile Davide e Geremia dissero che i loro nemici aspettavano che facessero un passo falso, osservando se zoppicavano, così che, come dissero i nemici di Geremia, “prevarremo contro di lui e ci vendicheremo su di lui”. (Ger. 20:10; Sal. 38:16, 17) I nemici di Gesù Cristo volevano vederlo inciampare o zoppicare in ciò che diceva per intrappolarlo. — Matt. 22:15.

      Uso proverbiale

      “Chi mutila il suo piede [azzoppandosi], come chi beve semplice violenza, è colui che mette le faccende nella mano di qualche stupido”, disse il saggio re Salomone. Davvero, l’uomo che si rivolge a uno stupido perché si occupi di qualche progetto per lui va contro i propri interessi. Certo vedrà crollare quello che si propone di fare, a suo proprio danno. — Prov. 26:6.

      Segue un’illustrazione simile: “Hanno le gambe dello zoppo attinto acqua? Allora c’è un proverbio nella bocca degli stupidi”. (Prov. 26:7) Anticamente, specie nelle città costruite su alture, era spesso necessario scendere per una scala a pioli o per una lunga scalinata per attingere acqua da un pozzo. C’è altrettanta probabilità che parole sagge, chiare e veraci escano dalla bocca di uno stupido quanta che uno zoppo porti su acqua da un pozzo del genere; e uno stupido che cerchi di pronunciare o applicare un proverbio è altrettanto impacciato e inefficace quanto uno zoppo che cerchi di portare dell’acqua su per una scala.

      L’antica nazione di Dio

      Parlando della restaurazione del suo popolo, Geova promise di rafforzarlo per lasciare Babilonia e intraprendere il rischioso viaggio di ritorno nella desolata Gerusalemme. Nessuno sarebbe più stato spiritualmente zoppo, esitante o indeciso. Per mezzo del profeta Isaia, Dio incoraggiò: “In quel tempo lo zoppo salterà proprio come fa il cervo”. (Isa. 35:6) La nazione di Dio aveva zoppicato ed era caduta in cattività, ma “in quel giorno”, disse Geova, “per certo raccoglierò colei che zoppicava; ... e per certo farò di colei che zoppicava un rimanente, e di colei che era rimossa lontano una nazione potente”. — Mic. 4:6, 7; Sof. 3:19.

      Per confortare ulteriormente gli israeliti, Geova loro Re promise di proteggerli dagli aggressori. Descrisse l’impotenza dei nemici di Sion come una nave con le gomene allentate, l’albero maestro vacillante e senza vele. Quindi disse: “In quel tempo si dovranno pure dividere le spoglie [del nemico] in abbondanza; gli stessi zoppi prenderanno effettivamente grossa preda”. Anche coloro che abitualmente non sono in grado di partecipare al saccheggio in quel tempo sarebbero stati abbastanza forti da prendervi parte. — Isa. 33:23.

      Riguardo per chi è zoppo spiritualmente

      Lo scrittore cristiano della lettera agli ebrei fece notare che fra loro c’erano molti spiritualmente immaturi, che avrebbero dovuto fare più progresso. (Ebr. 5:12-14) Poi, dopo aver parlato della disciplina, aggiunse: “Continuate a fare sentieri diritti per i vostri piedi, affinché ciò che è zoppo non si sloghi, ma anzi sia sanato”. (Ebr. 12:13) Anche i più forti dovevano stare attenti a come camminavano nel corso della loro vita cristiana, affinché i più deboli, spiritualmente ‘zoppi’ non inciampassero e si facessero male. Se chi era più forte nella fede usava la sua libertà spirituale per fare cose che erano legittime, i più deboli nella fede potevano inciampare a motivo delle loro azioni. — Rom. 15:1.

      Per illustrare il principio l’apostolo Paolo fa un esempio della questione del mangiare e del bere. (Rom. 14:13-18, 21) In questo brano fra l’altro consiglia: “Sia piuttosto questa la vostra decisione, di non mettere davanti al fratello pietra d’inciampo o causa per incespicare”. E dice: “È bene non mangiar carne né bere vino né fare alcuna cosa nella quale il tuo fratello inciampa”. — Confronta I Corinti 8:7-13.

      D’altra parte l’apostolo mostra che il cristiano dovrebbe rafforzare le proprie ‘gambe’ spirituali per non zoppicare o inciampare a motivo di ciò che accade o che qualcun altro fa. Dovrebbe rafforzarsi per rimanere saldo nel corso della sua vita cristiana. Paolo dice: “Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio l’ha accolto”. (Rom. 14:3) Questo principio fu espresso dal salmista: “Abbondante pace appartiene a quelli che amano la tua legge, e per loro non vi è pietra d’inciampo”. (Sal. 119:165) Coloro che amano la legge di Dio non zoppicheranno in senso spirituale alla minima cosa.

      GUARIGIONE COMPLETA

      Molte lacrime sono state versate da persone zoppe. Ma come Gesù Cristo guarì molti zoppi e invalidi quando era sulla terra, e persino sanò arti rattrappiti o amputati (Mar. 3:1, 5; Luca 22:50, 51), così mediante “un nuovo cielo” il Figlio di Dio compirà di nuovo guarigioni simili. Lo farà in modo definitivo quale Re e Sommo Sacerdote di Dio, asciugando ogni lacrima dagli occhi umani. — Matt. 8:16, 17; Riv. 21:1, 4.

  • Zorobabele
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    • Zorobabele

      (Zorobabèle) [seme di Babilonia].

      Primo governatore degli ebrei rimpatriati (Agg. 2:21); discendente del re Davide e antenato di Gesù Cristo; probabilmente era in realtà figlio di Pedaia ma era legalmente considerato figlio di Sealtiel. (I Cron. 3:19; Matt. 1:12, 13; Luca 3:27; vedi GENEALOGIA DI GESÙ CRISTO [Problemi nella genealogia di Gesù in Matteo]). Nell’elenco genealogico di I Cronache (3:19, 20) compaiono sette figli di Zorobabele (Mesullam, Hanania, Asuba, Oel, Berechia, Asadia, Iusab-Esed) e una figlia (Selomit). Sembra che Sesbazzar fosse il nome ufficiale o babilonese di Zorobabele. — Esd. 1:8, 11; 5:14, 16; confronta Esdra 3:8.

      Dopo la liberazione dall’esilio in Babilonia, nel 537 a.E.V., Zorobabele ricondusse un rimanente ebraico a Gerusalemme e in Giuda. (Esd. 2:1, 2; Nee. 7:6, 7; 12:1) Quale governatore nominato dal re Ciro, a Zorobabele furono affidati i sacri vasi d’oro e d’argento che anni prima erano stati portati via dal tempio da Nabucodonosor. (Esd. 5:14, 15) A Gerusalemme, sotto la direttiva di Zorobabele e del sommo sacerdote Iesua, nei settimo mese (etanim o tishri, settembre-ottobre) fu eretto l’altare del tempio (Esd. 3:1, 2) e, nel secondo mese del secondo anno (ziv o iyyar, aprile-maggio del 536 a.E.V.) ebbe inizio l’effettiva ricostruzione del tempio. (Esd. 3:8) Riconoscendo il motivo sbagliato dei non ebrei che volevano prendere parte ai lavori di ricostruzione, Zorobabele, Iesua e i capi delle case paterne dichiararono: “Voi non avete nulla da fare con noi nell’edificare una casa al nostro Dio, poiché noi stessi insieme edificheremo a Geova Iddio d’Israele, proprio come Ciro re di Persia ci ha comandato”. — Esd. 4:1-3.

      Quei non ebrei però continuarono a scoraggiare i ricostruttori del tempio e infine riuscirono a far vietare ufficialmente i lavori. Più tardi, stimolati dai profeti Aggeo e Zaccaria, Zorobabele e Iesua (Giosuè) ripresero con coraggio la ricostruzione del tempio nonostante il divieto. (Esd. 4:23, 24; 5:1, 2; Agg. 1:1, 12, 14; Zacc. 1:1) In seguito un’investigazione degli archivi persiani rivendicò la legittimità del loro lavoro. (Esd. 6:1-12) In tutto quel tempo i profeti Aggeo e Zaccaria continuarono a incoraggiare Zorobabele, rafforzandolo per il lavoro e assicurandogli il favore di Dio. (Agg. 2:2-4, 21-23; Zacc. 4:6-10) Finalmente (probabilmente nel 515 a.E.V.) il tempio fu ultimato. (Esd. 6:13-15) Inoltre durante il governatorato di Zorobabele si provvide alle necessità dei leviti, e cantori e portinai ricevettero la loro parte “secondo il bisogno quotidiano”. — Nee. 12:47.

  • Zucca
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    • Zucca

      [ebr. qiqayòhn].

      Termine riferito in ebraico alla pianta che Geova fece miracolosamente crescere nottetempo per far ombra al profeta Giona che se ne stava seduto in una capanna in attesa dei risultati della sua profezia contro Ninive. La pianta recò grande sollievo a Giona finché Geova la fece attaccare da un verme così che si seccò lasciando il profeta esposto ai raggi battenti del sole. — Giona 4:5-11.

      Due piante sono generalmente suggerite come possibile traduzione dell’ebraico qiqayòhn. Alcune traduzioni della Bibbia (Ge; Di; VR) propendono per il “ricino” (Ricinus communis), pianta sempreverde con foglie larghe che cresce rapidamente raggiungendo un’altezza di 3 m o più; e ciò per la presunta relazione di questo termine ebraico col nome greco-egiziano della pianta del ricino: kiki. Altri studiosi e traduttori propendono per un tipo di “zucca” (AT, NW; vedi Brown, Driver e Briggs, Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, p. 884), pianta a foglia larga dal nome botanico di Cucurbita lagenaria. La Settanta e la Pescitta sostengono in certo qual modo questa traduzione. Le piante di zucca non solo crescono in fretta ma hanno anche la caratteristica di seccarsi immediatamente quando sono danneggiate. Quanti propendono per identificare questa pianta con un tipo di zucca ritengono che il contesto del libro di Giona indichi una pianta rampicante che ‘salì sopra’ la capanna costruita da Giona, piuttosto che una pianta arborea, come il ricino. Nei paesi del Medio Oriente spesso si piantano zucche presso capanne del genere.

      Il termine ebraico paqqu‘òth, reso “cucurbite selvatiche” ricorre nella Bibbia solo a proposito di un episodio avvenuto durante una carestia ai giorni di Eliseo. Può darsi che si trattasse dei frutti velenosi della coloquintide (Citrullus colocynthis). — II Re 4:38-41.

      Gli ornamenti a forma di cucurbita o zucca (ebr. peqa‘ìm) che adornavano il mare fuso e i pannelli di cedro all’interno del tempio di Salomone potevano essere tondeggianti come il frutto della coloquintide. — I Re 6:18; 7:24; II Cron. 4:3.

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