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  • Era predetto nella Bibbia?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1968
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1968
w68 1/2 pp. 67-68

Era predetto nella Bibbia?

AI PRIMI di giugno dell’anno scorso i titoli dei giornali annunciavano i rapidi sviluppi della guerra nel Medio Oriente: “Israele avanza su tutti i fronti”, “Gli Israeliani mettono in rotta gli Arabi; si avvicinano a Suez”. Nel giro di pochi giorni era finita. I soldati israeliani occuparono tutta Gerusalemme, tutto il territorio giordano a ovest del Giordano e l’intera penisola del Sinai.

Nel frattempo si facevano molte speculazioni sul significato di questi avvenimenti. Potrebbe darsi che si stiano adempiendo le antiche profezie della Bibbia? chiedono molti. Per esempio, queste parole di Geova Dio scritte oltre 2.500 anni fa: “Li ricondurrò al paese che diedi ai loro antenati, e lo possederanno”. — Ger. 30:3; vedere anche Ezechiele 37:21.

Non prive di significato su questo soggetto sono le vedute e gli atteggiamenti degli stessi Israeliani. È finita la dispersione ebraica? Asseriscono gli Israeliani di avere in alcun senso uno stato teocratico o governato da Dio, e confidano in Dio per la protezione? Considerate alcuni fatti.

Nell’anno successivo a quello in cui Israele fu dichiarato Stato indipendente, un eminente rabbino tedesco, Ignaz Maybaum, fece questa pertinente ammissione: “Sion non è ancora. Dobbiamo ancora pregare perché sia stabilita. Il Messia non è ancora venuto, solo è stato stabilito uno Stato ebraico. Il mondo non è ancora redento. Dobbiamo ancora aspettare, sperare e pregare. Siamo ancora nel galut [esilio]; anche i cittadini d’Israele”. — The Christian Century del 3 aprile 1963.

L’ex primo ministro David Ben-Gurion si è sempre opposto all’idea di formare un moderno stato teocratico. Ed è degno di nota che riesaminando i primi dieci anni di storia d’Israele come stato egli non ebbe nulla da dire circa la direttiva e l’aiuto di Dio. Egli dichiarò: “Israele è deciso a rafforzare la sua preparazione militare e a perseverare nella sua opera di ricostruzione e redenzione; a ricondurre gli Ebrei dai paesi dell’oppressione e della miseria; a conquistare il deserto e a farlo fiorire con il potere della scienza e lo spirito di pioniere”. — Times Magazine di New York del 20 aprile 1958.

L’attivo settore militante d’Israele non ha fede nei racconti biblici sui miracolosi atti di Dio coi loro antenati. Non li accettano come storia. Insistono che il loro è uno stato secolare governato da leggi secolari emanate dal loro proprio Knesset (parlamento) e non dalle leggi della Tora. Essi non sono d’accordo col principio scritturale: “Salvo che Geova stesso edifichi la casa [o lo stato], non serve a nulla che vi abbiano lavorato duramente i suoi edificatori”. (Sal. 127:1) Essi confidano nella loro propria forza e capacità per il successo.

Ma che cosa dice la Bibbia, la scritta Parola di Dio, riguardo al fatto che Dio tratti con gli Ebrei? Essa rivela che egli permise la loro dispersione nel 607 a.E.V. quando i Babilonesi distrussero Gerusalemme e portarono in esilio la popolazione giudaica. Dopo settant’anni, e in armonia con la profezia di Geremia, i Giudei furono ristabiliti nel loro paese. — Ger. 29:10; Dan. 9:1, 2.

Ma è possibile che ci sia ancora un maggiore adempimento delle profezie sulla restaurazione, questa volta sul moderno stato d’Israele? Che cosa mostrano le Scritture e i fatti? È certo che quando il predetto Messia arrivò 1.900 anni fa i Giudei lo rigettarono, ed egli, a sua volta, dichiarò di loro: “Ecco, la vostra casa vi è abbandonata”. “Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti”. (Matt. 23:38; 21:43) Il colpo finale fu dato nell’anno 70 E.V. quando i Romani distrussero il tempio di Gerusalemme e dispersero i Giudei. — Luca 19:43, 44.

Da quel tempo Dio non tratta più con un sistema di cose giudaico. (Col. 2:14; Gal. 3:24, 25) In realtà, dal tempo del versamento dello spirito di Dio sui seguaci di Gesù Cristo alla Pentecoste del 33 E.V., egli ha trattato con la congregazione cristiana, riguardo alla quale l’apostolo Paolo scrisse: “Non c’è né Giudeo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; poiché siete tutti una persona unitamente a Cristo Gesù. Inoltre, se appartenete a Cristo, siete realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa”. — Gal. 3:28, 29.

L’apostolo Paolo identificò quelli che avrebbero ricevuto protezione e salvezza quando scrisse: “Se pubblicamente dichiari quella ‘parola della tua bocca’, che Gesù è il Signore, ed eserciti fede nel tuo cuore che Dio lo ha destato dai morti, sarai salvato. Poiché ‘chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato’”. — Rom. 10:9, 13.

Oggi è ovvio che il moderno Israele non confessa Gesù Cristo come Signore né invoca il nome di Geova. Non è uno stato religioso, bensì politico. Sebbene i singoli Ebrei possano accettare Cristo ed essere portati nella congregazione dei suoi seguaci, è evidente che Dio non tratta più con gli Ebrei come nazione. Né la letterale città di Gerusalemme ha più alcun significato relativamente alla vera adorazione, poiché quelli che servono Dio e Cristo, il suo Re costituito, sono in tutte le parti della terra. — Giov. 4:21.

Come dobbiamo dunque considerare gli attuali sviluppi della situazione nel Medio Oriente? Come parte di una condizione mondiale, predetta dalla Bibbia, in cui lotta internazionale, delitto e violenza avrebbero contrassegnato i nostri tempi come “ultimi giorni” di questo sistema di cose malvagio. (2 Tim. 3:1-5) Sì, questi avvenimenti costituiscono la definita evidenza dell’approssimarsi della fine di questo sistema di cose. Mentre tutte le nazioni cercano inutilmente la pace armandosi contemporaneamente per la guerra, ignorano il decreto del Sovrano che domina l’universo che diede a Cristo il potere e l’autorità di calpestarle tutte nella completa sconfitta. (Dan. 2:44; 1 Cor. 15:24, 25) ‘Sottoponetevi al Figlio di Dio!’ è l’urgente invito rivolto a uomini di tutte le nazioni che vogliono sopravvivere alla più grande di tutte le tribolazioni. — Sal. 2:12.

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