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Una città guardata da GeovaLa Torre di Guardia 1979 | 1° settembre
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Geova si servì di questi uomini fedeli, ma egli stesso fu in realtà Colui che fece prosperare la città e la custodì, così che, malgrado tutti gli sforzi nemici per distruggere Gerusalemme, la città era ancora in piedi circa quattrocento anni più tardi, al tempo del Messia e dei suoi apostoli. Gerusalemme fu infatti la città da cui si cominciò a offrire, ‘ai giudei prima e quindi ai greci’, la splendida opportunità di divenire coeredi di Cristo. — Rom. 2:10.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1979 | 1° settembre
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Domande dai lettori
● Genesi 3:22 sembra indicare che in cielo vi fossero altri oltre a Geova dotati di una speciale conoscenza del bene e del male. È così?
Sembra che non solo Geova ma anche il suo unigenito Figlio avesse la conoscenza del bene e del male nel senso indicato da Genesi.
Dopo che Adamo ed Eva ebbero peccato, Geova emise su di loro il giudizio. Dopo di che Dio disse: “Ecco, l’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male, e ora onde non stenda la mano ed effettivamente prenda anche il frutto dell’albero della vita e mangi e viva a tempo indefinito, . . .” — Gen. 3:22.
La prima coppia umana non era priva di conoscenza del bene e del male. Dio aveva detto loro che era sbagliato o male mangiare del frutto di un particolare albero; viceversa, ubbidire a Dio era bene. (Gen. 2:16, 17) Quindi la particolare conoscenza rappresentata dall’“albero della conoscenza del bene e del male” implicava il fatto di determinare da sé ciò che era bene e ciò che era male. A questo riguardo, il prof. T. J. Conant scrisse: “Trascurando la volontà divina e decidendo ed agendo per conto proprio, l’uomo scelse di conoscere da sé ciò che è bene e ciò che è male”. Sì, Adamo ed Eva rigettarono quanto Dio aveva stabilito e decisero di determinare con criteri propri ciò che era bene e ciò che era male.
Ma che dire dell’affermazione di Dio: “L’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male”?
Alcuni pensano che Dio stesse usando il plurale di maestà, come potrebbe fare un re umano dicendo: “Noi siamo dispiaciuti” pur riferendosi solo a se stesso. C’è comunque un’altra possibilità che sembra avere solide basi scritturali.
In Genesi 1:26 Geova disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. Le Scritture fanno capire che Dio stava parlando al suo unigenito Figlio, che in seguito venne sulla terra col nome di Gesù. Questi, la Parola, fu l’artefice di Dio attraverso il quale tutte le altre cose furono fatte. (Giov. 1:1, 3; Col. 1:15, 16; Prov. 8:22-31) L’espressione simile in Genesi 3:22 fa pensare che Geova stesse di nuovo parlando a chi gli era più vicino, il suo unigenito Figlio.
In tal caso, questo indicherebbe che la Parola aveva già “conoscenza del bene e del male”. Dalla sua lunga e intima esperienza con Geova, il Figlio aveva certamente imparato a conoscere bene il modo di pensare, i princìpi e le norme del Padre. Non avendo dubbi che il Figlio li conoscesse e fosse ad essi leale, Geova poté anche concedergli una certa libertà di trattare determinate questioni senza bisogno di consultarsi direttamente col Padre in ciascun caso. Perciò fino a quel punto il Figlio sarebbe stato capace e autorizzato a determinare ciò che era bene e ciò che era male. Tuttavia, così facendo, egli non stabiliva una norma in contrasto con quella di Geova.
Nel caso di Adamo ed Eva, conoscere il bene e il male significò violare il comando di Geova e respingere le sue norme. Per aver fatto questo meritavano la morte e ricevettero tale condanna.
Nella Traduzione del Nuovo Mondo e in alcune altre versioni Genesi 3:22 termina con i puntini di sospensione o con un trattino. Questo per indicare che Dio non fece scrivere nel racconto una dichiarazione di ciò che si doveva fare. Piuttosto, le sue parole terminano e il versetto successivo descrive l’azione stessa; egli cacciò Adamo ed Eva fuori del giardino. Quindi la loro norma indipendente del bene e del male non fu come quella di Geova e di suo Figlio. Li condusse all’infelicità. — Ger. 10:23.
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