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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • quella del cuore mediante lo spirito”. — Rom. 2:28, 29.

      Per ulteriori particolari su argomenti relativi alla congregazione, vedi ANZIANO; MINISTRO; SORVEGLIANTE.

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  • Conoscenza
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    • Conoscenza

      Essenzialmente, conoscenza significa nozione di fatti acquisita per esperienza personale, osservazione o studio. La Bibbia esorta calorosamente a ricercare e tesoreggiare la giusta conoscenza, raccomandandola più dell’oro. (Prov. 8:10; 20:15) Gesù sottolineò l’importanza di acquistare conoscenza, e ciò è ripetutamente messo in risalto nei libri delle Scritture Greche Cristiane. — Giov. 17:3; Filip. 1:9; II Piet. 3:18.

      LA FONTE DELLA CONOSCENZA

      Geova in effetti è la fonte della conoscenza. Da lui ha avuto origine la vita, e la vita è indispensabile per acquistare conoscenza. (Sal. 36:9; Atti 17:25, 28) Inoltre Dio ha creato tutte le cose, perciò la conoscenza umana si basa sullo studio delle opere di Dio. (Riv. 4:11; Sal. 19:1, 2) Dio ha pure ispirato la sua Parola scritta, da cui l’uomo può imparare a conoscere la volontà e i propositi di Dio. (II Tim. 3:16, 17) Perciò Geova è il punto focale di ogni vera conoscenza, e chi la cerca dovrebbe avere riverente timore di Dio, timore che è il principio della conoscenza. (Prov. 1:7) Tale devoto timore permette di acquistare accurata conoscenza, mentre chi vuole escludere Dio dai suoi pensieri è incline a trarre da ciò che osserva conclusioni errate.

      La Bibbia ripetutamente collega Geova con la conoscenza, chiamandolo “un Dio di conoscenza” e dicendo che è “perfetto nella conoscenza”. — I Sam. 2:3; Giob. 36:4; 37:14, 16.

      Il ruolo che Geova ha affidato a suo Figlio nell’attuazione dei suoi propositi è di tale importanza che di Gesù si può ben dire: “Attentamente occultati in lui son tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. (Col. 2:3) Solo esercitando fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si può afferrare il vero significato delle Scritture e capire come i propositi di Dio si svolgono in armonia con quanto Egli ha predetto.

      SIGNIFICATO DEL TERMINE

      Nelle Scritture Ebraiche i diversi sostantivi che si possono tradurre “conoscenza” derivano dal verbo fondamentale yadhàʽ, che significa “conoscere (mediante informazione)” “conoscere (mediante osservazione)”, “saper fare una cosa” o “avere esperienza”. La sfumatura esatta, e spesso il modo in cui si dovrebbe tradurre ciascun termine, dev’essere determinato dal contesto. Per esempio, Dio disse che ‘conosceva’ Abraamo e perciò era sicuro [‘sapeva bene’, Ri] che quell’uomo di fede avrebbe istruito correttamente la sua progenie. Geova non stava semplicemente dicendo che era informato dell’esistenza di Abraamo, ma piuttosto che conosceva bene Abraamo, dato che per molti anni ne aveva osservato l’ubbidienza e l’interesse per la vera adorazione. — Gen. 18:19; 22:12.

      Come la radice yadhàʽ (conoscere), il principale sostantivo ebraico tradotto “conoscenza” (dàʽath) dà fondamentalmente l’idea di nozioni o informazioni acquisite, ma a volte ha significato più ampio. Per esempio, in Osea 4:1, 6 si legge che c’era un tempo in cui non esisteva “conoscenza di Dio” in Israele. Questo non significa che il popolo non sapesse che Geova era Dio e aveva liberato e guidato gli israeliti in passato. (Osea 8:2) Ma compiendo omicidi e furti e commettendo adulterio dimostravano di rifiutare la vera conoscenza, perché non agivano di conseguenza. — Osea 4:2.

      Dopo che Adamo ed Eva ebbero mangiato il frutto proibito (Gen. 2:17; 3:5, 6), Geova aveva detto a colui che aveva associato a sé nell’opera creativa (Giov. 1:1-3): “Ecco, l’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male”. (Gen. 3:22) Questo evidentemente non significava solo sapere quello che era bene e quello che era male per loro, perché il primo uomo e la prima donna avevano tale conoscenza grazie ai comandi dati loro da Dio. E non voleva neanche dire che ora conoscessero meglio il bene e il male, perché, in tal caso, si sarebbero pentiti. Né le parole di Genesi 3:22 potevano riferirsi al fatto che ora conoscevano per esperienza il male, perché Geova aveva detto che erano diventati come lui, ed egli non ha imparato cos’è il male facendolo. (Sal. 92:14, 15) Evidentemente Adamo ed Eva avevano acquistato conoscenza del bene e del male nel senso speciale che ora giudicavano da sé ciò che era bene e ciò che era male. In modo idolatrico misero il proprio giudizio al di sopra di quello di Dio, disubbidirono divenendo legge a se stessi, per così dire, anziché ubbidire a Geova, il quale ha sia il diritto che la sapienza necessaria per distinguere il bene dal male. — Ger. 10:23.

      Nelle Scritture Greche Cristiane ci sono due termini comunemente tradotti “conoscenza”: gnòsis ed epìgnosis. Entrambi derivano dal verbo ginòsko, che significa venire a sapere, riconoscere o rendersi conto. L’uso che si fa di questo verbo nella Bibbia dimostra però che può indicare una relazione di favore fra il soggetto e colui che “conosce”. (I Cor. 8:3; II Tim. 2:19) Nelle Scritture Greche Cristiane si parla della conoscenza (gnòsis) sotto una luce molto favorevole. Comunque non si deve ricercare tutto quello che gli uomini possono chiamare “conoscenza”, perché esistono filosofie e opinioni ‘falsamente chiamate “conoscenza”’. (I Tim. 6:20) La conoscenza raccomandata è quella intorno a Dio e ai suoi propositi. (II Piet. 1:5) Questa implica più che una semplice nozione dei fatti, che molti atei hanno; richiede devozione personale a Dio e a Cristo. (Giov. 17:3; 6:68, 69) Mentre l’aver conoscenza (l’essere semplicemente informati) potrebbe produrre un senso di superiorità (I Cor. 8:1), la conoscenza che conduce alla vita eterna include l’amore di Cristo, che “sorpassa la [semplice] conoscenza”, integra la conoscenza e le dà senso. — Efes. 3:19.

      Epìgnosis, forma intensiva di gnòsis (epì, “inoltre”), spesso dal contesto si comprende che significa conoscenza piena, accurata o esatta. Infatti Paolo scrisse di alcuni che imparavano (acquistavano conoscenza) ma “non [erano] mai in grado di venire all’accurata conoscenza [“piena conoscenza”, Co; “perfetta conoscenza”, Ga; “conoscenza perfetta”, NVB] della verità”. (II Tim. 3:6, 7) Inoltre pregava affinché quelli della congregazione di Colosse, che ovviamente avevano una certa conoscenza della volontà di Dio essendo diventati cristiani, fossero “ripieni dell’accurata conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e discernimento spirituale”. (Col. 1:9) Tutti i cristiani dovrebbero cercare tale accurata conoscenza (Efes. 1:15-17; Filip. 1:9; I Tim. 2:3, 4), perché è indispensabile per rivestire la “nuova personalità” e avere pace. — Col. 3:10; II Piet. 1:2.

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