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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • di solido, sia con la mano, che col piede o con qualsiasi strumento (confronta Esodo 39:3; Ezechiele 6:11), in certi casi non è ragionevole escludere che sia usata in senso figurativo. Infatti in Giobbe 37:18 Eliu chiede a proposito di Dio: “Puoi battere [tarqìa’] con lui i cieli nuvolosi duri come uno specchio fuso?” Che non significhi battere letteralmente una solida volta celeste si capisce dal fatto che qui il termine “cieli nuvolosi” traduce un termine (shàhhaq) che significa “nubi” o “velo di polvere” (confronta Salmo 18:11; Isaia 40:15), e, data la nebulosità di ciò che è ‘battuto’, è chiaro che lo scrittore biblico paragona solo figurativamente i cieli a uno specchio metallico la cui superficie levigata riflette un’immagine luminosa. — Confronta Daniele 12:3.

      Lo stesso dicasi della “distesa” prodottasi nel secondo “giorno” creativo; non è descritta qualche sostanza solida che sia battuta ma, piuttosto, la creazione di uno spazio o divisione fra le acque che coprivano la terra e altre acque al di sopra della terra. Descrive dunque la formazione dell’atmosfera che circonda la terra, e indica che un tempo non c’era una netta divisione o spazio aperto, ma che l’intero globo era avvolto nel vapore acqueo. Ciò concorda anche con gli argomenti scientifici sui primi stadi della formazione del pianeta e con l’idea che un tempo l’acqua esistesse sulla terra solo sotto forma di vapore, a motivo dell’estremo calore della superficie terrestre.

      Gli ebrei che scrissero la Bibbia non concepivano il cielo formato in origine di lucido metallo come è evidente dall’avvertimento dato a Israele per mezzo di Mosè nel caso che avessero disubbidito a Dio: “I tuoi cieli che ti stanno sopra la testa devono pure divenire rame, e la terra che ti sta di sotto ferro”. Queste parole descrivono metaforicamente l’effetto dell’intenso calore e della grave siccità sui cieli e sulla terra della Palestina. — Deut. 28:23, 24.

      È pure ovvio che gli antichi ebrei non sostenevano alcun concetto pagano come l’esistenza di “finestre” letterali nella volta del cielo attraverso cui scendeva la pioggia. Molto accuratamente e scientificamente lo scrittore di Giobbe cita le parole di Eliu che descrivono il processo per cui si formano le nuvole: “Poiché egli attrae le gocce d’acqua; filtrano come pioggia per la sua nebbia, così che le nuvole [shehhaqìm] versano, gocciolano sul genere umano abbondantemente”. (Giob. 36:27,.28 Anche l’espressione “cateratte [ʼarubbòth] dei cieli’ è chiaramente figurativa. — Confronta Genesi 7:11; II Re 7:1, 2, 19; Malachia 3:10; vedi anche Proverbi 3:20; Isaia 5:6; 45:8; Geremia 10:13.

  • Distretto giurisdizionale
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Distretto giurisdizionale

      Divisione amministrativa di uno stato sotto l’autorità di un governo centrale. (Est. 1:16; 2:3, 18) La Bibbia menziona distretti giurisdizionali in relazione a Israele, Babilonia e Media–Persia. (I Re 20:14-19; Est. 1:1-3; Dan. 3:1, 3, 30) Il profeta Daniele era preposto a tutto il distretto giurisdizionale di Babilonia, forse quello principale che includeva la città di Babilonia. (Dan. 2:48) I suoi tre compagni ebrei, Sadrac, Mesac e Abednego, avevano anch’essi incarichi amministrativi in quel distretto. (Dan. 2:49; 3:12) Sembra che Elam fosse un altro distretto giurisdizionale babilonese. (Dan. 8:2) Forse perché avevano vissuto nel distretto giurisdizionale di Babilonia, gli esuli ebrei rimpatriati sono chiamati “figli del distretto giurisdizionale”. (Esd. 2:1; Nee. 7:6) Oppure questa designazione può alludere al fatto che erano abitanti del distretto giurisdizionale medo–persiano di Giuda. — Nee. 1:3.

      Almeno durante il regno di Assuero (Serse I) l’impero medo–persiano consisteva di 127 distretti giurisdizionali, dall’India all’Etiopia. Gli ebrei erano dispersi in tutto quel vasto territorio. (Est. 1:1; 3:8; 4:3; 8:17; 9:2, 30) Il paese di Giuda, col suo governatore e capi amministrativi subalterni, era uno dei 127 distretti giurisdizionali. (Nee. 1:3; 11:3) Pare tuttavia che Giuda facesse parte di una divisione amministrativa più grande retta da un funzionario superiore. Evidentemente questo funzionario faceva pervenire al re qualsiasi grave reclamo relativo ai distretti sotto la sua giurisdizione e aspettava l’autorizzazione reale prima di agire. Inoltre funzionari subalterni potevano richiedere che si facesse un’inchiesta sulle attività di un particolare distretto giurisdizionale. (Esd. 4:8-23; 5:17) Con l’autorizzazione del re i distretti giurisdizionali potevano ricevere contributi dal tesoro reale, e i decreti reali erano inviati per mezzo di corrieri nelle varie parti dell’impero. (Esd. 6:6-12; Est. 1:22; 3:12-15; 8:10-14) Perciò tutti gli abitanti dei distretti giurisdizionali erano a conoscenza delle leggi e dei decreti del governo centrale. — Confronta Ester 4:11.

      Il sistema dei distretti giurisdizionali esistente in alcune nazioni dell’antichità spesso rendeva più dura la sorte dei popoli soggetti. Questo fatto è riconosciuto dal saggio scrittore di Ecclesiaste: “Se vedi alcuna oppressione di chi ha pochi mezzi e togliere con violenza il giudizio e la giustizia in un distretto giurisdizionale, non ti sbalordire della cosa, poiché uno che è più alto dell’alto guarda, e ci son quelli che sono alti sopra a loro”. (Eccl. 5:8) Non c’era da meravigliarsi per l’oppressione degli umili quando gli amministratori di grado inferiore erano controllati da funzionari superiori, gran parte dei quali cercava il proprio vantaggio a spese dei sudditi.

  • Dito
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Dito

      1. Essendo la parte terminale della mano e del braccio le dita determinano il modo di svolgere un lavoro nei minimi particolari. Poiché fanno parte della mano, le dita sono a volte sinonimo di “mano”.

      In senso figurativo si dice che Dio opera col suo “dito” o con le sue “dita”, come nello scrivere i Dieci Comandamenti su tavole di pietra (Eso. 31:18; Deut. 9:10), nel compiere miracoli (Eso. 8:18, 19) e nel creare i cieli. (Sal. 8:3) Che le “dita” di Dio impiegate nell’opera creativa si riferiscano al suo spirito santo o forza attiva è indicato dalla descrizione della creazione che troviamo in Genesi, dove viene detto che la forza attiva (rùahh, “spirito”) di Dio si muoveva sulla superficie delle acque. (Gen. 1:2) Comunque le Scritture Greche Cristiane forniscono la chiave che permette di capire bene questo uso simbolico, infatti Matteo spiega che Gesù espelleva demoni per mezzo dello ‘spirito santo di Dio’ e Luca dice che lo faceva per mezzo del “dito di Dio”. — Matt. 12:28; Luca 11:20.

      Fra gli orientali i gesti sono particolarmente espressivi e un piccolo movimento spesso può avere molta importanza. (Prov. 6:12; Isa. 58:9, 10) Le dita hanno un posto preminente agli occhi di chiunque e sono indispensabili per fare quello che ci si propone di fare, perciò il popolo di Dio doveva figurativamente ‛legarsi i suoi comandamenti alle dita’ come costante rammemoratore e guida in tutto quello che faceva. — Prov. 7:2, 3; confronta Salmo 144:1.

      Quando una delegazione chiese al re Roboamo di rendere più leggero il peso del servizio che suo padre Salomone aveva imposto loro, il re fu consigliato dai suoi compagni di rispondere che ‘il suo dito mignolo sarebbe stato più pesante dei fianchi di suo padre’, metafora indicante che avrebbe posto su di loro un giogo molto più duro. (I Re 12:4, 10, 11) Il termine ebraico tradotto qui “dito mignolo” significa “piccolo, insignificante, trascurabile“.

      Gesù Cristo ricorse a una simile figura retorica per illustrare il duro e arrogante dominio esercitato da scribi e farisei. Indicando che quei capi religiosi non erano disposti ad aiutare minimamente il popolo oppresso, Gesù disse che ‘legavano gravi pesi sulle spalle degli uomini, ma essi stessi non li volevano muovere neanche con un dito’. — Matt. 23:2-4.

      2. La più piccola misura lineare menzionata nella Bibbia. Un dito equivaleva alla quarta parte di una mano o a un ventiquattresimo di un cubito (cm 1,85 ca.). In Geremia 52:21 è precisato che lo spessore del rame usato per fare le colonne Iachin e Boaz era di quattro dita (cm 7,4 ca.). — I Re 7:15, 21.

  • Divano
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Divano

      Vedi LETTO

  • Divinazione
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Divinazione

      Dal latino divus, “divino”, a indicare che le informazioni provenivano dagli dèi. La “divinazione” abbraccia in genere l’intera gamma della conoscenza segreta, specie relativa ad avvenimenti futuri, acquisita con l’aiuto di poteri spiritici occulti.

      ORIGINE

      La divinazione ha avuto origine in Babilonia, il paese dei caldei, e di là con le migrazioni umane queste pratiche occulte si sono propagate in tutta la terra. (Gen. 11:8, 9) Si dice che della parte della biblioteca di Assurbanipal finora scoperta, un quarto sia costituito da tavolette contenenti presagi che pretendevano di interpretare tutti i fenomeni osservati nei cieli e sulla terra, e anche tutti gli avvenimenti prevedibili e imprevedibili della vita di ogni giorno. Il re Nabucodonosor prese la decisione di attaccare Gerusalemme dopo esser ricorso alla divinazione, infatti è scritto: “Egli ha scosso le frecce. Ha interrogato per mezzo dei terafim; ha guardato nel fegato. Nella sua destra la divinazione fu per Gerusalemme”. — Ezec. 21:21, 22.

      L’epatoscopia alla ricerca di presagi si basava sulla credenza che ogni vitalità, sentimento e affetto fossero concentrati nel fegato, dove si trova un sesto del sangue umano. Le variazioni presenti nei lobi, condotti, legamenti, vene, solchi e segni particolari erano interpretate come auspici o presagi provenienti dagli dèi. (Vedi ASTROLOGI). Fra i numerosissimi modelli d’argilla di fegati che sono stati scoperti, i più antichi sono quelli babilonesi, contenenti presagi e formule in cuneiforme usati nella divinazione. Gli antichi sacerdoti assiri erano chiamati baru, che significa “colui che legge” o “colui che vede” per l’importanza data all’interpretazione dei segni desunti dal fegato nella loro religione basata sulla divinazione.

      CONDANNATA DALLA BIBBIA

      Tutte le varie forme di divinazione, indipendentemente da come vengono chiamate, sono in netto contrasto e aperto antagonismo con la Sacra Bibbia. Per mezzo di Mosè, più volte Geova avvertì con la massima severità Israele di non seguire queste usanze di altre nazioni. (Deut. 18:9-12; Lev. 19:26, 31) I sognatori che praticavano la divinazione non si sottraevano alla condanna anche se i loro segni e portenti profetici si avveravano. (Deut. 13:1-5; Ger. 23:32; Zacc. 10:2) L’estrema avversione della Bibbia per chi pratica la divinazione è manifestata dal decreto che senz’altro dovevano essere messi tutti a morte. — Eso. 22:18; Lev. 20:27.

      Quando gli uomini si allontanano da Geova e si alienano il Solo che conosce la fine dal principio, cadono facilmente vittime di influenza spiritica demonica che pretende di rivelare il futuro. Saul è un esempio lampante; infatti prima si rivolgeva a Geova per acquistare conoscenza di avvenimenti futuri, ma poi, dopo essersi precluso ogni contatto con Dio a motivo della propria infedeltà, si rivolse ai demoni invece che alla guida divina. — I Sam. 28:6, 7; I Cron. 10:13, 14.

      Esiste perciò una netta differenza fra la verità rivelata da Dio e le informazioni ottenute mediante la divinazione. Coloro che ricorrono a quest’ultima sono spesso colti da violente convulsioni prodotte da invisibili forze demoniche, a volte nel delirio provocato da musica strana e da certi stupefacenti. Il termine greco per “indovino” deriva dalla forma verbale màznesthai, che significa “infuriare, vaneggiare”, ed è usato per descrivere uno che ha la schiuma alla bocca e i capelli incolti e scarmigliati. Origene (III secolo E.V.), nel rispondere al filosofo pagano Celso che accusava ‘i cristiani di non dare alcuna importanza agli oracoli della sacerdotessa pitica’ dichiarava: “Così dunque suol narrarsi della Pizia, il cui oracolo sembra oscurare col suo splendore tutti gli altri, che seduta all’imbocco della caverna Castana la sacerdotessa di Apollo accoglie uno spirito attraverso il suo grembo femminile, ... Per di più, non è certo opera d’uno spirito divino il fatto che la detta profetessa pervenga in uno stato di estasi e di follia tale, da perdere completamente la coscienza;.. Se la Pizia perde la coscienza e non è più in sé, quando pronuncia gli oracoli, che razza di spirito dobbiamo pensare che sia questo, che diffonde le tenebre sulla sua mente e sui suoi pensieri? Non è forse simile per natura a quella specie di demoni, che non pochi Cristiani scacciano ...?” (Contro Celso, Libro VII, 3, 4, a cura di Aristide Colonna, ed. U.T.E.T.) Simili deformazioni fisiche o mentali non sono certo quello che provano i veri servitori di Geova quando sono spinti a parlare dallo spirito santo. (Atti 6:15; II Piet. 1:21) I profeti di Dio per senso del dovere parlavano liberamente senza farsi pagare; gli indovini pagani invece esercitavano il loro mestiere per egoistico guadagno personale.

      Geova rende vana la divinazione

      L’illimitata potenza di Geova in paragone col limitatissimo potere manifestato dagli indovini che praticavano la magia fu drammaticamente evidente quando Mosè e Aaronne si presentarono al faraone. Quando la verga di Aaronne si trasformò in un serpente i maghi egiziani riuscirono a ripetere il fenomeno. Ma che onta subirono poi quando la verga di Aaronne inghiottì quelle degli stregoni! Apparentemente i sacerdoti d’Egitto trasformarono l’acqua in sangue e fecero salire le rane su tutto il paese. Però quando Geova fece sì che la polvere diventasse culici, gli stregoni con le loro arti occulte dovettero ammettere che era avvenuto per mezzo del “dito di Dio”. — Eso. 7:8-12, 19-22; 8:5-11, 16-19; 9:11.

      Per ordine del malvagio Aman “qualcuno [evidentemente un astrologo] gettò il Pur, cioè la Sorte,... di giorno in giorno e di mese in mese”,

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