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StefanoAusiliario per capire la Bibbia
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fosse già un “anziano” o “sorvegliante”, insieme agli altri sei incaricati di occuparsi della distribuzione di viveri. Questi erano uomini “pieni di spirito e sapienza”, come richiedeva quella particolare emergenza; infatti non si trattava solo della meccanica distribuzione di viveri (forse cereali e altri generi alimentari di prima necessità), ma era anche una questione amministrativa. Può darsi che dovessero occuparsi degli acquisti, tenere la contabilità, ecc. Quindi anche se un lavoro del genere, in proporzioni più ridotte o in altre circostanze, poteva essere svolto da un diàkonos, da un “servitore di ministero” non da un “sorvegliante” o da un “anziano”, ora la situazione era delicata: nella congregazione c’erano già difficoltà e contrasti. Perciò ci volevano uomini dotati di notevole giudizio, discrezione, intendimento ed esperienza. La difesa di Stefano davanti al Sinedrio indica che era qualificato.
Pur occupandosi di queste mansioni ministeriali, Stefano continuava con vigore la predicazione cristiana. Lo storico Luca riferisce che “Stefano, pieno di grazia e potenza, compiva grandi portenti e segni fra il popolo”, suscitando l’aspra opposizione degli ebrei della cosiddetta Sinagoga dei Liberti e di altri provenienti dall’Asia e dall’Africa. Ma Stefano parlò con tale sapienza e spirito che non poterono tenergli testa. Come era avvenuto nel caso di Gesù, quei nemici si procurarono segretamente falsi testimoni per accusare Stefano di bestemmia davanti al Sinedrio.
LA SUA DIFESA DAVANTI AL SINEDRIO
Stefano riferì intrepidamente ciò che Dio aveva fatto per gli ebrei dal tempo del loro antenato Abraamo, e concluse con poderose accuse contro il suo stesso uditorio composto di capi religiosi. Mentre essi rimasero profondamente colpiti dalla verità delle accuse e cominciarono a digrignare i denti contro di lui, Stefano ebbe da Dio una visione della gloria di Dio e di Gesù in piedi alla Sua destra. Alla sua descrizione della visione, i presenti proruppero in grida, si precipitarono su di lui di comune accordo e lo trascinarono fuori della città. Poi, deposti i loro mantelli ai piedi di Saulo, lo lapidarono. Prima di ‘addormentarsi nella morte’ Stefano pregò: “Geova, non imputare loro questo peccato”. Alcuni uomini riverenti vennero a dargli sepoltura e a piangerne la morte. Allora scoppiò una grande persecuzione contro i cristiani, che si dispersero (gli apostoli però rimasero a Gerusalemme), e questo favorì la diffusione della buona notizia. — Atti 6:8-8:2; 11:19; 22:20.
Nel discorso pronunciato da Stefano davanti al Sinedrio sono inclusi diversi episodi della storia ebraica non menzionati nelle Scritture Ebraiche: la cultura egiziana di Mosè, il fatto che aveva quarant’anni quando fuggì dall’Egitto, e rimase quarant’anni in Madian prima di tornare in Egitto, e il ruolo degli angeli nel promulgare la legge mosaica. — Atti 7:22, 23, 30, 32, 38.
Stefano fu il primo a testimoniare di aver visto, in una visione speciale, Gesù tornato in cielo e alla destra di Dio, come profetizzato in Salmo 110:1. — Atti 7:55, 56.
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StellaAusiliario per capire la Bibbia
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Stella
[ebr. kohkhàv; gr. astèr, àstron].
Sia il termine ebraico che quelli greci si riferiscono genericamente a qualsiasi corpo luminoso nello spazio, tranne il sole e la luna, per i quali vengono usati altri nomi.
IL NUMERO DELLE STELLE
Rivolgendosi all’uomo, Dio ricorse alle stelle per indicare qualcosa di innumerevole, paragonabile ai granelli di sabbia sulla riva del mare. (Gen. 22:17; 15:5; Eso. 32:13; confronta Neemia 9:23; Naum 3:15, 16; Ebrei 11:12). Poiché le stelle ben visibili a occhio nudo sono solo poche migliaia, in passato questo paragone è stato considerato sproporzionato. Ma oggi è evidente che il numero delle stelle è davvero paragonabile a tutti i granelli di sabbia esistenti in tutta la terra.
È interessante notare che, per quanto Mosè abbia detto che Israele vide un indubbio adempimento di quella promessa abraamica, i censimenti della popolazione di cui parla la Bibbia non menzionavano mai il numero totale della popolazione. (Deut. 1:10; 10:22; 28:62) Viene poi menzionato che Davide si astenne espressamente dal calcolare il numero di quelli “dai vent’anni in giù, perché Geova aveva promesso di rendere Israele così numeroso come le stelle dei cieli”. (I Cron. 27:23) Questo concetto dell’innumerabilità dei corpi celesti distingue nettamente gli scritti biblici dai contemporanei concetti dei popoli antichi.
IL LORO ORDINE
Inoltre in diversi brani viene messo in risalto l’ordine della disposizione di questi corpi celesti, facendo riferimento a “statuti”, “regolamenti” e “orbite” (“corso”, VR). (Ger. 31:35-37; Giud. 5:20; confronta Giuda 13). L’enorme forza necessaria per tenere insieme certe costellazioni secondo le leggi fisiche è messa in risalto dalle domande rivolte da Dio a Giobbe: “Puoi tu attaccare i legami della costellazione di Chima, o puoi sciogliere le medesime corde della costellazione di Chesil? Puoi tu far apparire la costellazione di Mazzarot al suo tempo fissato? ... Hai conosciuto gli statuti dei cieli o ne potresti porre l’autorità sulla terra?” (Giob. 38:31-33; vedi AS; CHESIL; CHIMA; MAZZAROT). Infatti un dizionario biblico dice: “Affermiamo dunque che la Bibbia coerentemente presume un universo pienamente razionale, e di enormi dimensioni, a differenza della tipica idea secolare contemporanea, secondo la quale l’universo non era razionale, e non era più grande di quanto si potesse effettivamente constatare con i soli sensi”. — The New Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, p. 1215.
L’osservazione dell’apostolo Paolo circa la diversità fra le singole stelle può essere ancor più apprezzata alla luce dell’astronomia odierna, che mostra il contrasto esistente in quanto a colore, grandezza, luminosità, temperatura e anche densità relativa delle stelle. — I Cor. 15:40, 41.
ADORAZIONE DELLE STELLE
Mentre l’adorazione delle stelle si diffondeva fra le antiche nazioni del Medio Oriente, il concetto scritturale condiviso dai fedeli servitori di Dio era che quegli astri fossero semplici corpi materiali soggetti alle leggi e al dominio di Dio, che non dominavano l’uomo, ma servivano come luminari e indicatori di tempo. (Gen. 1:14-18; Sal. 136:3, 7-9; 148:3) Nell’esortare Israele a non fare alcuna rappresentazione del vero Dio Geova, Mosè comandò di non lasciarsi indurre a adorare il sole, la luna e le stelle, “che Geova tuo Dio ha ripartiti a tutti i popoli sotto tutti i cieli”. (Deut. 4:15-20; confronta II Re 17:16; 21:5; 23:5; Sofonia 1:4, 5). Le nazioni pagane identificavano particolari dèi con alcune stelle e quindi avevano un concetto nazionalistico di quei corpi stellari. Saccut e Caivan, menzionati in Amos 5:26 come dèi adorati dall’Israele apostata, si ritiene siano nomi babilonesi del pianeta Saturno, chiamato Refan nella citazione del versetto da parte di Stefano. (Atti 7:42, 43) L’adorazione delle stelle era particolarmente rilevante a Babilonia, ma risultò vana al momento della sua distruzione. — Isa. 47:12-15; vedi ASTROLOGI.
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