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RisurrezioneAusiliario per capire la Bibbia
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rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma vi è una certa paurosa aspettazione del giudizio e vi è un’ardente gelosia che consumerà quelli in opposizione”. Quindi fa un esempio: “Chi ha trascurato la legge di Mosè muore senza compassione, sulla testimonianza di due o tre. Di quanto più severa punizione pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà stimato come di valore comune il sangue del patto mediante il quale fu santificato, e che avrà oltraggiato lo spirito dell’immeritata benignità con disprezzo? . . . È pauroso cadere nelle mani dell’Iddio vivente”. Il giudizio è più severo in quanto costoro non saranno semplicemente messi a morte e sepolti nello Sceol, come lo erano i violatori della legge di Mosè. Questi vanno nella Geenna, da cui non c’è risurrezione. — Ebr. 10:26-31.
L’apostolo parla inoltre di alcuni che “subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua forza, al tempo in cui verrà per essere glorificato riguardo ai suoi santi”. (II Tess. 1:9, 10) Questi non sopravvivranno entrando nel regno millenario di Cristo e, dal momento che la loro distruzione è “eterna”, non avranno risurrezione. Pietro scrive ai suoi fratelli facendo notare che il loro giudizio quale “casa di Dio” è in corso, e poi cita Proverbi 11:31 (LXX) avvertendoli del pericolo di disubbidire. Egli quindi intende dire che il loro presente giudizio poteva terminare per loro con un giudizio di distruzione eterna, proprio come aveva scritto Paolo. — I Piet. 4:17, 18.
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Ritirarsi dal servizioAusiliario per capire la Bibbia
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Ritirarsi dal servizio
Nell’affidare ai leviti (non della famiglia sacerdotale di Aaronne) l’incarico di prestare servizio presso la tenda di adunanza sotto la direttiva dei sacerdoti, Geova prese amorevoli provvedimenti per il loro bene. Comandò a Mosè: “Questo è ciò che si applica ai leviti: Dai venticinque anni in su egli verrà per entrare nella compagnia del servizio della tenda di adunanza. Ma dopo l’età di cinquant’anni si ritirerà dalla compagnia di servizio e non farà più servizio. E deve servire i suoi fratelli nella tenda di adunanza nell’aver cura dell’obbligo, ma non deve rendere servizio”. — Num. 8:23-26, NW; I Cron. 23:3; vedi LEVITI.
I leviti che si ritiravano all’età di cinquant’anni non cessavano di svolgere ogni servizio. Potevano sempre prestare servizio volontario e “servire i [loro] fratelli nella tenda di adunanza nell’aver cura dell’obbligo”. (Num. 8:26, NW) Probabilmente servivano come consiglieri e aiutavano a svolgere qualche lavoro più leggero incluso nell’obbligo dei leviti, ma era loro risparmiato il lavoro più pesante. E per il popolo erano sempre insegnanti della Legge. (Deut. 33:8-10; II Cron. 35:3) I leviti che vivevano nelle città di rifugio erano d’aiuto a quelli che vi trovavano rifugio. Un altro scopo del provvedimento che prevedeva il loro ritiro dal servizio era evidentemente quello di dare a tutti i leviti l’opportunità di avere incarichi di servizio presso il santuario, dato che il numero richiesto era limitato, specie finché fu in uso la tenda di adunanza o tabernacolo. Non era previsto che i sacerdoti, i leviti della casa di Aaronne, si ritirassero dal servizio.
Coloro che diventano “fratelli” spirituali di Gesù e seguono le sue orme sono definiti un “regal sacerdozio”. (Ebr. 2:10-12; I Piet. 2:9) Non è previsto che questi si ritirino dal servizio. L’apostolo Paolo fu attivo nel ministero anche in prigione e svolse regolare attività di ministero finché fu messo a morte. (Atti 28:30, 31; II Tim. 4:6, 7) Pietro fu attivo sino alla fine della sua vita. (II Piet. 1:13-15) Giovanni scrisse il suo Vangelo e tre lettere canoniche verso il 98 E.V., in età assai avanzata.
La “grande folla” vista da Giovanni dopo la visione dei 144.000 “suggellati”, viene detto che ‘rende sacro servizio a Dio giorno e notte’, cioè di continuo. Non è dunque previsto che un cristiano si ritiri dal servizio che rende a Dio. — Riv. 7:4, 9, 15.
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RivelazioneAusiliario per capire la Bibbia
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Rivelazione
Il sostantivo greco (apokàlypsis) così tradotto significa appunto ‘scoprimento, rivelazione’, e spesso è usato a proposito di rivelazioni di natura spirituale o della volontà e dei propositi di Dio. (Luca 2:32; I Cor. 14:6, 26; II Cor. 12:1, 7; Gal. 1:12; 2:2; Efes. 1:17; Riv. 1:1; Int) L’azione dello spirito di Dio rende possibili rivelazioni del genere. A proposito della rivelazione del “sacro segreto” l’apostolo Paolo scrisse: “In altre generazioni questo segreto non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, cioè che persone delle nazioni sarebbero stati coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo Gesù per mezzo della buona notizia”. — Efes. 3:1-6; Rom. 16:25.
Il libro di Atti conferma decisamente che questa rivelazione del sacro segreto era il risultato dell’azione dello spirito di Dio. Guidati dallo spirito, Pietro, Paolo e Barnaba predicarono ai non ebrei. Credenti non ebrei, “persone delle nazioni”, benché incirconcise, ricevettero lo spirito santo e divennero così un popolo per il nome di Dio. (Atti 10:9-48; 13:2-4) Il profeta Amos, sotto ispirazione, aveva predetto questo e, nel I secolo E.V., l’adempimento della sua profezia fu reso evidente grazie all’azione dello spirito di Dio. — Atti 15:7-20; confronta Amos 9:11, 12, LXX.
La Bibbia parla inoltre della “rivelazione del giusto giudizio di Dio” (Rom. 2:5), della “rivelazione dei figli di Dio” (Rom. 8:19) e della “rivelazione di Gesù Cristo” e “della sua gloria”. (I Piet. 1:13; 4:13) Un esame del contesto e di versetti attinenti aiuta a determinare quando hanno luogo queste rivelazioni. In ogni caso la rivelazione è un tempo in cui i giusti ricevono particolari ricompense e benedizioni o in cui i malvagi subiscono la distruzione.
DEL GIUSTO GIUDIZIO DI DIO
In Romani 2:5 la “rivelazione del giusto giudizio di Dio” viene posta in relazione con il “giorno dell’ira” di Dio. Perciò il giusto giudizio di Dio si rivela quando ‘egli rende a ciascuno secondo le sue opere’: vita eterna a quelli che perseverano nell’opera eccellente e distruzione a quelli che ubbidiscono all’ingiustizia. — Rom. 2:6-8.
DEI FIGLI DI DIO
Nella sua lettera ai romani l’apostolo Paolo identifica i “figli” di Dio come coloro che hanno ricevuto uno spirito di adozione. Essendo coeredi di Cristo, questi figli di Dio saranno glorificati. (Rom. 8:14-18) Il Signore Gesù Cristo rimodellerà il loro corpo umiliato conforme al suo corpo glorioso (Filip. 3:20, 21), ed essi regneranno con lui. (II Tim. 2:12) Quindi la “rivelazione dei figli di Dio” segna il tempo in cui sarà evidente che sono realmente stati glorificati e regnano con Cristo Gesù. La gloria che sarà rivelata in loro sarà così grande da far sembrare nulla tutta la sofferenza avuta sulla terra. (Rom. 8:18, 19) Questa rivelazione è accompagnata da grandi benedizioni, e infatti l’apostolo Paolo scrive: “La
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