Attenti all’eccessiva sicurezza di sé!
LA SICUREZZA ben riposta è cosa buona e utile, ma sia la storia secolare che quella sacra ci mettono in guardia contro il laccio dell’eccessiva sicurezza di sé. L’antica Babilonia fu troppo sicura di sé, solo per cadere dinanzi agli eserciti di Ciro. E Victor Hugo, il noto scrittore e storico francese dello scorso secolo, parla dell’eccessiva sicurezza di sé manifestata da Napoleone prima della battaglia di Waterloo:
“L’imperatore non era mai stato di così buon umore come oggi. . . . L’uomo che era stato serio ad Austerlitz [dove anni prima Napoleone aveva ottenuto la sua più significativa vittoria] era allegro a Waterloo. Nel momento in cui Wellington retrocedette, Napoleone si eccitò. Restava solo il compito di completare la ritirata con la distruzione. All’improvviso Napoleone mandò un dispaccio a Parigi per annunciare che la battaglia era vinta”.
Ma era stata vinta allora la battaglia? La vittoria era veramente in suo potere? L’eccessiva sicurezza di sé gli fece trarre affrettatamente tale conclusione, ma la storia avrebbe scritto il contrario. Tanto che, infatti, “Waterloo” è divenuta proverbiale per “una decisiva o disastrosa sconfitta o un rovesciamento di posizioni”.
C’è buona ragione per pensare che la sconfitta di Napoleone a Waterloo fosse almeno in parte causata dalla sua eccessiva sicurezza di sé. Pertanto, considerandola, un’autorità ci dice che “l’imperatore francese non mostrò la solita attenzione e accuratezza nel dare i suoi ordini, né il solito ampio giudizio nell’esecuzione”. Pur essendo sicuro di sé, doveva sempre ricordare che molte cose, come il tempo, non dipendevano da lui. E furono proprio queste cose a causare la sua caduta.
Anche la storia sacra addita le trappole dell’eccessiva sicurezza di sé. La Bibbia dice che una volta il re siro Ben-Adad chiese al re d’Israele: “Il tuo argento e il tuo oro . . . le tue mogli e i tuoi figli, i più belli”.
Il re d’Israele ritenne saggio cedere e così rispose: “Secondo la tua parola, mio signore il re, io sono tuo con tutto ciò che mi appartiene”. Ma non accontentandosi di avere più che a sufficienza, il re Ben-Adad divenne troppo sicuro di sé e accrebbe in notevole misura le sue richieste. Ora chiese di permettere ai suoi servitori di frugare attentamente le case del re e quelle dei suoi servitori e di portar via “ogni cosa desiderabile ai tuoi occhi”. Ma questo era decisamente troppo, per cui il re d’Israele mandò a dire: “Questa cosa non la posso fare”.
A ciò Ben-Adad si vantò di quello che avrebbe fatto a Samaria. A tale vanto, il re d’Israele rispose: “Non si vanti chi si cinge [l’armatura] come chi si slaccia” l’armatura dopo il vittorioso ritorno dalla battaglia. Quando i due re e i loro eserciti si scontrarono in battaglia, Geova Dio fece in modo che il re d’Israele ottenesse la vittoria nonostante le superiori forze nemiche. — 1 Re 20:1-21.
Il cristiano apostolo Pietro pure si trovò in difficoltà a causa dell’eccessiva sicurezza di sé. Gesù aveva detto ai suoi undici fedeli apostoli la sera che doveva essere tradito: “Questa notte inciamperete tutti riguardo a me”. Ma Pietro, troppo sicuro di sé, disse: “Benché tutti gli altri inciampino riguardo a te, io non inciamperò mai! . . . Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto”. Eppure come fu disastrosa l’eccessiva sicurezza di Pietro! Poco dopo rinnegò tre volte il suo Maestro. — Matt. 26:31-35, 69-75.
Non possiamo evitarlo, l’eccessiva sicurezza di sé è qualche cosa da cui guardarsi. Non solo perché il futuro è sempre incerto ma perché l’eccessiva sicurezza può farci agire con poco discernimento e condurci così in rovina. Per questo motivo l’apostolo Paolo, dopo aver citato esempi dei seri sbagli commessi dagli antichi Israeliti, prosegue notando che queste cose “furono scritte per avvertimento a noi . . . Quindi chi pensa di stare in piedi badi di non cadere”. — 1 Cor. 10:5-12.
Anziché essere eccessivamente sicuri riguardo al futuro, la sapienza ci suggerisce di dire: “Se Geova vuole, vivremo e faremo anche questo o quello”. In ogni tempo e in tutte le nostre vie dobbiamo riconoscere Geova. — Giac. 4:15; Prov. 3:6.
Dovete svolgere un nuovo compito, un nuovo lavoro o una nuova parte? Quindi guardatevi dalla tendenza a essere eccessivamente sicuri di voi stessi assumendo l’attitudine che “È facile!” o che sapete quello che si deve fare molto meglio di coloro che vi hanno avuto grande esperienza. Proprio verace è il proverbio: “La sapienza è coi modesti”. Siate dunque modesti. — Prov. 11:2.
Specialmente i giovani devono guardarsi dal laccio della troppa sicurezza di sé. Forse hanno acquistato una certa conoscenza, ma sono in grado di metterla sempre in pratica? Sono ansiosi di guidare automobili, ma hanno buon giudizio? La loro premura di sposarsi può essere dovuta, almeno in parte, all’eccessiva sicurezza di sé. Molti di essi considerano alla leggera le responsabilità e i pesi che accompagnano il matrimonio. E questi aumentano quando c’è immaturità emotiva. Nessuna meraviglia che un matrimonio di adolescenti su due finisca col divorzio!
In particolare bisogna guardarsi dall’eccessiva sicurezza di sé quando si tratta di predicare al pubblico la Parola di Dio dal podio. L’eccessiva sicurezza di sé fa trascurare la debita preparazione. Come risultato l’oratore può cadere in dichiarazioni evidentemente generiche e imprecise. Specialmente coloro che hanno la “parlantina sciolta” devono stare attenti e tenere presente che parlano non semplicemente per intrattenere ma per edificare spiritualmente gli ascoltatori. L’apostolo Paolo diede un buon esempio a questo riguardo, poiché chiese ai suoi fratelli cristiani di pregare per lui, affinché potesse dichiarare la buona notizia com’era suo dovere, con ogni libertà di parola. — Efes. 6:18-20.
Indubbiamente, l’eccessiva sicurezza di sé è sempre sconsiderata. Cautela e modestia e il rivolgersi a Geova per avere aiuto sono la condotta della sapienza. Questo è confermato, come abbiamo visto, sia dalla storia secolare che da quella sacra.