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Serviamo in vista della vita eternaLa Torre di Guardia 1967 | 1° febbraio
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Gesù sono veraci. Nel loro lavoro fatto per vero amore hanno trovato e nutrito gli agnellini di Geova, e ora le case di questi sono aperte a quei pionieri, come se fossero membri della famiglia. Essi hanno veramente centinaia di case e madri e fratelli, e ancora, la speranza della vita eterna.
24. Come ci incoraggiano le Scritture a continuare a servire in vista della vita eterna?
24 Indipendentemente dal fatto che siate nell’organizzazione di Geova da sei mesi o da sessant’anni (come alcuni), c’è ancora bisogno di continuare a servire, ancora bisogno di perseveranza. A volte, persecuzione, infermità, opposizione familiare, o solo apatia e indifferenza da parte di quelli ai quali predicate possono mettere a dura prova le vostre facoltà di perseveranza. Ricordate le parole di Giacomo: “Felice l’uomo che continua a sopportare la prova; perché, essendo approvato, riceverà la corona della vita, che Geova ha promessa a quelli che continuano ad amarlo”. (Giac. 1:12) Anche Paolo ci incoraggia a continuare a servire Geova con perseveranza: “Non smettiamo dunque di fare ciò che è eccellente, poiché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. (Gal. 6:9) Mantenendo luminosa la nostra visione delle promesse di Geova e non permettendo mai che nulla ci faccia sviare dal sentiero della vita potremo continuare a servire in vista della vita eterna, finché Geova ce lo chiederà. E quale grande risultato ci sarà per noi. “Con la vostra perseveranza guadagnerete le vostre anime”. — Luca 21:19.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1967 | 1° febbraio
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Domande dai lettori
● In 1 Re 7:23 e 2 Cronache 4:2 ci è detto che il mare fuso circolare nel cortile del tempio di Salomone era di dieci cubiti da un orlo all’altro e che “per circondarlo tutto intorno ci voleva una corda di trenta cubiti”. Non è questo inesatto, giacché è impossibile avere un cerchio con questi due valori? — H. S., U.S.A.
Non c’è ragione di concludere che gli scrittori fossero colpevoli di serio errore. Geremia, che scrisse Primo Re, ed Esdra, che redasse Secondo Cronache, furono uomini fidati che scrissero questi racconti sotto divina ispirazione.
Oggi, nei calcoli matematici, è abitudine usare pi, che indica il rapporto fra la circonferenza del cerchio e il suo diametro. Secondo la pratica generale, è una quantità equivalente a 3,1416. Comunque, nei tempi antichi, le persone non davano i decimali fino all’ultima frazione. Per quanto riguarda ciò, pi medesimo non è solo 3,1416. Coloro che insistono sulla scrupolosa accuratezza e considerano che la Bibbia sia in errore nel dare le misure del mare fuso farebbero bene a capire che, per essere essi stessi più accurati, dovrebbero portare pi fino ad almeno otto decimali, che sarebbe 3,14159265, sebbene si potesse usare anche la cifra in eccesso di 3,1415926535.
Il commentatore biblico Cristopher Wordsworth cita un certo Rennie, che fece questa interessante osservazione riguardo alle misure del mare fuso: “Fino al tempo di Archimede [terzo secolo a.E.V.], la circonferenza del cerchio si misurava sempre in linee rette col raggio; e Hiram avrebbe naturalmente descritto il mare come di trenta cubiti tutt’intorno, misurandolo, com’era allora invariabilmente la pratica, mediante il suo raggio, o semidiametro, di cinque cubiti, che essendo applicato sei volte attorno al perimetro, od ‘orlo’, dava i trenta cubiti dichiarati. Evidentemente nel versetto non c’era intenzione che di dare le dimensioni del Mare, nell’usuale linguaggio che tutti avrebbero capito, misurando la circonferenza nel modo in cui tutti gli abili lavoratori, come Hiram, misuravano effettivamente i cerchi a quel tempo. Egli, naturalmente, doveva comunque sapere perfettamente bene che, mentre il poligono esagonale così iscritto nel cerchio mediante il raggio era di trenta cubiti, l’effettiva curva della circonferenza sarebbe stata un po’ di più”.
Secondo 1 Re 7:23 e 2 Cronache 4:2, il mare
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