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Giosafat, bassopiano diAusiliario per capire la Bibbia
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Nel simbolico “bassopiano di Giosafat” Geova giudica le nazioni condannandole per aver maltrattato il suo popolo. Il bassopiano stesso funge da immenso strettoio simbolico per schiacciare le nazioni come grappoli d’uva. È poco plausibile identificare letteralmente il “bassopiano di Giosafat” con la valle del Chidron o la valle di Innom, come è stato fatto. Nessuna delle due valli sarebbe abbastanza grande per accogliere “tutte” le nazioni. — Gioe. 3:1-3, 12-14; confronta Rivelazione 14:18-20.
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GiosiaAusiliario per capire la Bibbia
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Giosia
(Giosìa) [che Geova conceda; oppure, Geova sana].
Figlio di Amon re di Giuda e di Iedida figlia di Adaia. (II Re 22:1) Giosia ebbe almeno due mogli, Amutal e Zebida. (II Re 23:31, 34, 36) Dei suoi quattro figli menzionati nella Bibbia, solo il primogenito Ioanan non diventò re di Giuda. — I Cron. 3:14, 15.
Dopo che suo padre fu assassinato e i cospiratori furono giustiziati, Giosia diventò re di Giuda a soli otto anni. (II Re 21:23, 24, 26; II Cron. 33:25) Circa sei anni più tardi Zebida diede alla luce il secondo figlio di Giosia, Ioiachim. (II Re 22:1; 23:36) Nell’ottavo anno del suo regno, Giosia si accinse a imparare e fare la volontà di Geova. (II Cron. 34:3) Più o meno in quel tempo nacque Ioacaz (Sallum), figlio di Giosia e di Amutal. — II Re 22:1; 23:31; Ger. 22:11.
Nel dodicesimo anno di regno, Giosia diede inizio a una campagna contro l’idolatria che evidentemente si protrasse fino al diciottesimo anno del suo regno. Altari usati per la falsa adorazione furono abbattuti e sconsacrati bruciandovi sopra ossa umane. Furono distrutti anche i pali sacri, le immagini scolpite e le statue di metallo fuso. Giosia estese la sua opera fino alla parte settentrionale di quello che era stato il regno delle dieci tribù, desolato in seguito alla conquista assira e al successivo esilio. (II Cron. 34:3-8) Le denunce dell’idolatria da parte di Sofonia e di Geremia avevano avuto senz’altro un buon effetto. — Ger. 1:1, 2; 3:6-10; Sof. 1:1-6.
Quando il re Giosia aveva già terminato di purificare il paese di Giuda e mentre faceva riparare il tempio di Geova, il sommo sacerdote Ilchia trovò “il libro della legge di Geova per mano di Mosè”, senza dubbio la copia originale. Safan il segretario, a cui Ilchia affidò la sensazionale scoperta, riferì il progresso fatto nel lavoro di riparazione del tempio e poi lesse il libro a Giosia. All’udire la parola di Dio, questo re fedele si strappò le vesti e quindi incaricò una delegazione di cinque uomini di interrogare Geova a favore suo e del popolo. La delegazione andò dalla profetessa Ulda, che allora dimorava a Gerusalemme, e tornò con un messaggio di questo genere: ‘A motivo della disubbidienza alla legge di Geova verrà la calamità. Ma poiché tu, re Giosia, ti sei umiliato, sarai raccolto in pace nel sepolcro e non vedrai la calamità’. — II Re 22:3-20; II Cron. 34:8-28; vedi ULDA.
Allora Giosia radunò tutto il popolo di Giuda e Gerusalemme, inclusi gli anziani, i sacerdoti e i profeti, e lesse loro la legge di Dio. Dopo di che conclusero davanti a Geova un patto di fedeltà. Seguì poi una seconda e più intensa campagna contro l’idolatria. Si fece cessare l’attività dei sacerdoti di dèi stranieri in Giuda e Gerusalemme, e i sacerdoti leviti che sugli alti luoghi avevano partecipato a un’adorazione scorretta furono privati del privilegio di servire presso l’altare di Geova. Gli alti luoghi costruiti secoli prima durante il regno di Salomone furono resi del tutto disadatti all’adorazione. Adempiendo una profezia pronunciata circa tre secoli prima da un innominato uomo di Dio, Giosia abbatté l’altare costruito a Betel da Geroboamo re d’Israele. Non solo a Betel ma anche in altre città della Samaria gli alti luoghi furono eliminati, e i sacerdoti idolatri furono sacrificati sugli altari su cui avevano officiato. — I Re 13:1, 2; II Re 23:4-20; II Cron. 34:33.
Sempre nel diciottesimo anno del suo regno Giosia dispose che il 14 nisan si celebrasse la Pasqua. Fu una Pasqua che superò tutte le altre celebrate sin dai giorni del profeta Samuele. Giosia stesso diede come contribuzione trentamila vittime pasquali e tremila bovini. — II Re 23:21-23; II Cron. 35:1-19.
Circa quattro anni dopo nacque Mattania (Sedechia) figlio di Giosia e di sua moglie Amutal. - II Re 22:1; 23:31, 34, 36; 24:8, 17, 18.
Verso la fine dei trentun anni del regno di Giosia (659-ca. 629 a.E.V.) il faraone Neco affrontò col suo esercito il “re d’Assiria”, cioè il conquistatore babilonese dell’Assiria, a Carchemis. Per una ragione che la Bibbia non rivela, il re Giosia “non ascoltò le parole di Neco dalla bocca di Dio” e cercò di respingere l’esercito egiziano a Meghiddo, ma fu ferito mortalmente. Riportato a Gerusalemme su un carro da guerra, morì per via o appena arrivato. La morte di Giosia addolorò molto i suoi sudditi. “Tutto Giuda e Gerusalemme furono in lutto per Giosia. E Geremia cantava su Giosia; e tutti i cantori e le cantatrici continuano a cantare di Giosia nei loro canti funebri fino ad oggi”. - II Cron. 35:20-25; II Re 23:29, 30.
Tre figli e un nipote di Giosia diventarono re di Giuda, ma nessuno di loro imitò il suo ottimo esempio volgendosi a Geova con tutto il cuore, l’anima e la forza vitale. (II Re 23:24, 25, 31, 32, 36, 37; 24:8, 9, 18, 19) Questo indicava che, anche se Giosia era riuscito a eliminare esteriormente l’idolatria, il popolo in generale non era tornato a Geova con cuore completo. Perciò una calamità futura era certa. - Confronta II Re 23:26, 27; Geremia 35:1, 13-17; 44:15-18.
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GiosuèAusiliario per capire la Bibbia
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Giosuè
[Geova è salvezza].
1. Figlio di Nun; efraimita che serviva Mosè e fu poi nominato suo successore. (Eso. 33:11; Deut. 34:9; Gios. 1:1, 2) Le Scritture descrivono Giosuè come un condottiero intrepido e ardimentoso, che confidava sempre nelle sicure promesse di Geova, ubbidiente agli ordini di Geova Dio e deciso a servirlo fedelmente. In origine il suo nome era Oshea, ma Mosè lo chiamava Giosuè. (Num. 13:8, 16) La Bibbia però non dice quando Oshea cominciò a essere chiamato Giosuè.
ASSUME IL COMANDO CONTRO GLI AMALECHITI
Nel 1513 a.E.V., quando gli israeliti si accamparono a Refidim poco dopo la miracolosa liberazione dalla potenza militare egiziana al Mar Rosso, gli amalechiti senza essere provocati sferrarono un attacco contro di loro. Giosuè fu allora incaricato da Mosè di assumere il comando nel combattimento contro gli amalechiti. Sotto la sua abile direttiva gli israeliti, con l’aiuto di Dio, sconfissero il nemico. Successivamente Geova decretò il completo sterminio degli amalechiti, ordinando a Mosè di mettere per iscritto il decreto e di trasmetterlo a Giosuè. — Eso. 17:8-16.
SERVITORE DI MOSÈ
In seguito, al monte Sinai, Giosuè, quale servitore
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