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  • g80 22/8 pp. 20-23
  • Un ex mendicante è ora felice di dare

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  • Un ex mendicante è ora felice di dare
  • Svegliatevi! 1980
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Svegliatevi! 1980
g80 22/8 pp. 20-23

Un ex mendicante è ora felice di dare

CAMMINAVO a fatica. Stavo andando a visitare i miei vicini quando uno stracciato mendicante gridò: “Jorge, non chiedi più l’elemosina? Sei diventato ricco?”

Sì, io sono Jorge. Ho fatto il mendicante per 15 anni ma non chiedo più l’elemosina. Risposi: “Sì, adesso sono più ricco del padrone dello zuccherificio”. Nel Brasile nordorientale, i proprietari di zuccherifici sono fra le persone più ricche.

Mi guardò sbalordito. Approfittando del suo silenzio, aggiunsi: “Ed ecco perché: ‘La benedizione di Geova, questo è ciò che rende ricco, ed egli non vi aggiunge nessuna pena’”. (Prov. 10:22) Spiegai che, anche se avevo ancora pochi beni di questo mondo, mi consideravo ricco. Perché? Perché avevo conosciuto il vero Dio, vedevo le sue benedizioni nella mia vita, mi ero fatto dei veri amici, e avevo un lavoro e abbastanza da mangiare.

Il mio ex collega rimase senza parola. “Come hai potuto smettere di mendicare?” domandò. Ma forse voi vi domandate perché mai ero stato un mendicante. Ecco la mia storia.

Infanzia tragica

Nacqui nel 1930, paralizzato a entrambe le gambe. A quell’epoca la mia famiglia abitava in una cittadina dello stato di Paraíba, in Brasile. I nostri mezzi per vivere provenivano dal lavoro in un podere. Per aiutare i nostri genitori, anch’io e i miei 11 fratelli e sorelle dovevamo lavorare la terra. Accovacciato per terra, e sorreggendomi con le mani, lavoravo come meglio potevo. Papà doveva lavorare dalla mattina presto fino a tarda sera tutti i giorni della settimana. Non aveva domeniche libere né feste. E alla fine della mietitura, pagato l’affitto, quello che rimaneva non era sufficiente per comprare abiti o medicine.

Una cosa positiva era che avevo ereditato dal nonno l’amore per la musica. Imparai a suonare il violino e la fisarmonica e per vari anni suonai ad allegre feste regionali. Ma quando avevo 14 anni papà si ammalò. Per comprare le medicine dovemmo vendere tutti i nostri averi. Come piansi quando il mio violino cambiò mano. Mi aveva dato tante ore di felicità. Purtroppo papà morì poco dopo e nel giro di cinque giorni la mamma lo seguì. Lasciarono dodici orfani, poveri, affamati, che non sapevano cosa fare o dove andare.

Persone sincere che non conoscevano la Bibbia ci dissero: “Accettate la vostra sorte, ragazzi. È la volontà di Dio”. Con questa triste prospettiva ci separammo e ciascuno se ne andò per la sua strada.

Come avrei fatto a vivere? Mi trasferii a Santa Rita e ricominciai a suonare alle feste locali. Ma dovevo noleggiare gli strumenti e molte volte non mi rimaneva abbastanza per pagare l’affitto della casupola dove abitavo, handicappato e senza speranza.

Un giorno fui invitato a suonare a una festa folcloristica. Il mio aspetto fisico dovette suscitare qualche commento, per cui raccontai la mia penosa storia. Parecchie persone espressero la loro compassione e mi dissero: “Passa da casa mia. Ti darò una mano”. E così feci. Cominciai a ricevere regali e pensai che dopo tutto la vita del mendicante non era così brutta. Dopo non molto avevo un itinerario regolare. In seguito andai a convivere con una donna. Gli abiti, le scarpe, il cibo e altre cose che mi regalavano nel mio “itinerario” erano sufficienti per il nostro mantenimento.

Ero effettivamente menomato, come lo sono molti altri mendicanti. Ma scoprii presto che molti che vivono di elemosina sono forti e sani.

Trucchi

Alcuni mendicanti diventano maestri nell’arte di assumere un aspetto triste e pietoso per suscitare compassione. Per citare un esempio, uno dei miei ex “colleghi” è riuscito ad allevare la sua numerosa famiglia esclusivamente con le elemosine. Molte volte andava a “lavorare” a Rio de Janeiro, distante più di 1.800 chilometri, perché lì i guadagni erano più alti. Una volta percorse a piedi tutta la strada, fingendosi cieco, guidato da uno dei suoi figli, chiedendo l’elemosina di città in città. Ogni tanto, quando mi imbattevo in lui, diceva: “Jorge, non sono menomato. Sto bene, proprio bene”.

Una donna che abitava vicino a me si fingeva vedova e vestiva sempre di nero. In realtà aveva marito, due figli e possedeva una casa. Oltre a denaro e cibo, le davano anche stoffe nuove per fare abiti, che vendeva subito. Mentre lei “lavorava”, la famiglia se la spassava a casa.

Un’altra mendicante usava un trucco diverso. Sceglieva un bambino sporco e in lacrime nel vicinato e lo portava per le strade, lamentandosi: “Abbiate pietà, per amor di Dio. Aiutatemi a comprare il latte per il mio bambino”. Naturalmente, il bambino in lacrime ispirava pietà, e molti passanti erano pronti a darle un po’ di denaro. Tornava poi a casa e consegnava il bambino ai suoi veri genitori, dando loro qualcosa per il “noleggio”.

Alcuni mendicanti usano cartoncini stampati con su scritto: “Il Tal dei Tali, abitante in via [che non esiste], è cieco e ha bisogno di aiuto per provvedere ai suoi figli”. Il mendicante sale su un autobus, porge un cartoncino a ogni passeggero, poi fa il giro e raccoglie i cartoncini e qualsiasi offerta unita ad esso. Altri ostentano ferite e piaghe e chiedono denaro per pagarsi un’operazione. Ripetono la stessa storia un anno dopo l’altro e non si fanno mai operare.

Anche la vita intima del mendicante in genere è piuttosto immorale. Io non ero un’eccezione. Non appena mi stancavo di una compagna o quando mi infastidiva le facevo fare fagotto e me ne prendevo un’altra.

Una vita così dissoluta può recare vera felicità? A me non ne recava di certo.

Desideravo una via d’uscita

Molte volte mi vergognavo di me stesso e scoppiavo a piangere. Continuavo a ripetere: “Un giorno troverò il modo di abbandonare la vita del mendicante, con l’aiuto di Dio”. Ma allora non conoscevo il vero Dio.

Certi episodi mi facevano pensare seriamente. A Campina Grande, il mio compagno si ubriacò e gli uomini che erano nel bar gridarono: “Va a lavorare, pigro vagabondo, ubriaco cialtrone buono a nulla”. Questo mi ferì, dato che consideravo l’accattonaggio il solo modo per guadagnare da vivere nelle mie condizioni fisiche.

Quando ero giù di morale, alcuni che mi aiutavano regolarmente dicevano: “Per noi, Jorge, tu non sei un mendicante. Noi vogliamo aiutarti”. Nondimeno il più delle volte l’accoglienza era esattamente l’opposto. Un uomo mi gridò: “Va all’inferno a chiedere l’elemosina”. Questo mi rattristò. Avrei dovuto continuare così per tutta la vita?

Un giorno presi l’autobus per tornare a casa dopo essere stato a mendicare nella capitale dello stato. Un giovane seduto accanto a me avviò la conversazione. Tirò fuori una Bibbia e mi fece vedere che Dio si propone di porre fine a malattie, debolezze, fame e perfino morte. (Isa. 33:24; 35:6; Sal. 72:16; Isa. 25:8) Non avevo mai sentito nulla del genere. “Dio si propone di trasformare l’intera terra in un paradiso”, disse. Un paradiso? Questo mi incuriosì. Pensai fra me: “Ecco l’opportunità di smettere questa vita di accattonaggio”. Disponemmo che venisse a trovarmi. All’ora fissata il giovane venne nella mia umile casa per continuare la conversazione.

Mentre stava per andarsene fissammo un altro appuntamento. Ma dopo che se ne fu andato ricordai che alla stessa ora dovevo assistere a un rito nel centro vudù che frequentavo. Per tutta la settimana riflettei: “Cosa devo fare: studiare la Bibbia o andare al rito vudù?” Presi la mia decisione: avrei studiato la Parola di Dio. E non mi sono mai rammaricato di questa decisione. Infatti, dopo alcune settimane di studio appresi che il Creatore condanna ogni forma di spiritismo. (Deut. 18:9-13; Riv. 21:8) Volendo avere l’approvazione di Dio, troncai subito ogni legame col vudù e cominciai ad associarmi alla congregazione dei testimoni di Geova frequentata dal giovane.

Termina una vita di accattonaggio

Compresi che non potevo essere cristiano e nello stesso tempo fare il mendicante. La norma biblica è questa: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. (II Tess. 3:10) Ma come potevo trovare lavoro? In questa parte del paese è difficile trovare lavoro per chi ha il corpo sano. Tanto più lo è per chi non ha l’uso delle gambe! Cosa potevo fare? Amorevolmente, un Testimone mi insegnò a fare dolci di noce di cocco. Nonostante i miei sforzi, però, quello che vendevo non bastava per tirare avanti. Così continuai a chiedere l’elemosina. Mi sentii mancare. Era tutto perduto?

Un giorno mi fu mostrato ciò che la Bibbia dice nel Salmo 37:25: “Fui giovane, sono anche invecchiato, eppure non ho visto nessun giusto lasciato interamente, né la sua progenie cercare il pane”. Questo mi colpì. Aveva ragione il salmista? Dovevo appurarlo personalmente. Dovevo smettere di commiserarmi. Pertanto dissi alla mia compagna: “Dalla prossima settimana non andrò più a chiedere l’elemosina”. Rimase sbalordita. “Come faremo a vivere? Moriremo di fame!”

“Ho fiducia che Geova provvederà in qualche modo alle nostre necessità”, risposi. “Sa di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo”. Pensai a Matteo 6:31-34, la promessa che Dio benedirà i nostri sforzi di ottenere le cose materiali necessarie se cerchiamo prima il suo regno e la sua giustizia.

Da allora Geova è stato molto buono con noi. Non ho mai più steso la mano per chiedere il pane! Sono riuscito a provvedere alle nostre necessità col lavoro. Il salmista aveva ragione. Cos’era accaduto? I Testimoni della congregazione locale mi diedero altri consigli e aiuto per procurarmi il necessario con cui fare dolci, che continuo a vendere. Inoltre, varie volte la settimana raccoglievo carta straccia in città e la vendevo. Poco più tardi, i Testimoni mi aiutarono a fare domanda di una piccola pensione mensile di invalidità. Geova ha dimostrato d’essere veramente un amorevole provveditore, tramite l’assistenza della congregazione cristiana.

In seguito venni a conoscenza della norma divina del matrimonio e legalizzai la mia unione con la donna con cui vivevo da parecchi anni. Quindi, il 13 aprile 1975, fui battezzato per simboleggiare la mia dedicazione a Geova Dio, mediante Cristo Gesù. Mi impegnai sempre più nelle attività della congregazione, conducendo anche ogni settimana uno studio biblico di congregazione. La possibilità di fare qualcosa per altri mi ha recato grande felicità. — Atti 20:35.

Dapprima mia moglie fu un po’ preoccupata per tutta questa attività. Ma con mia grande gioia anch’essa cominciò a prendere seriamente lo studio della Bibbia, e ora partecipa con me all’opera di dire ad altri le cose buone che impariamo. Pure la nostra figlia adottiva di 10 anni vi partecipa insieme a noi.

A volte incontro i miei ex compagni di accattonaggio. Quando mi chiedono perché ho smesso di chiedere l’elemosina glielo dico senza esitazione. Anche a tutte quelle care persone che mi hanno aiutato quando avevo bisogno ho spiegato cosa mi ha liberato dall’inutile vita del mendicante. In effetti, prima chiedevo agli altri, adesso sono io a dare, e incoraggio altri a prendere “l’acqua della vita gratuitamente”. — Riv. 22:17.

Sapendo che nell’attuale sistema di cose è impossibile risolvere i problemi che si presentano ai mendicanti i quali si trovano davvero in tristi situazioni, mi sforzo di aiutarli a capire ciò che Dio si riserva di fare nel prossimo futuro. Alcuni ascoltano attentamente. Altri scherniscono. Ma sono convinto che le promesse della Bibbia sono degne di fiducia.

L’entusiasmante possibilità di avere un corpo sano nel nuovo ordine di Dio mi riempie di indescrivibile gioia. È mio desiderio impegnarmi completamente con tale corpo non per mendicare, ma per contribuire alla realizzazione di quella speranza che mi provvide lo stimolo per abbandonare la vita di accattone: la prospettiva di aiutare a fare della terra un paradiso, dove “ci sarà gran quantità di grano” per tutti. (Sal. 72:16) Allora nessuno avrà motivo di mendicare.

[Testo in evidenza a pagina 21]

Quando morirono, papà e mamma lasciarono 12 orfani poveri, affamati, che non sapevano cosa fare.

[Testo in evidenza a pagina 22]

‘Cosa dovevo fare: studiare la Bibbia o andare al rito vudù? Presi la mia decisione’.

[Testo in evidenza a pagina 23]

“Compresi che non potevo essere cristiano e nello stesso tempo fare il mendicante”.

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