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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1976 | 1° dicembre
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unti sopravvivranno sulla terra all’esecuzione che si abbatterà su questa generazione. (Ezec. 9:4, 8, 11) Un’indicazione relativa a ciò è pure il fatto che il profeta Ezechiele stesso continuò a vivere a Babilonia dopo la distruzione dell’antica Gerusalemme.
Inoltre, la moglie di Noè (che raffigura la classe degli unti sposati col Noè più grande, Gesù) sopravvisse al diluvio. (Matt. 24:37-42; Efes. 5:25-30) Considerate pure Eliseo, che sopravvisse alla distruttiva opera compiuta da Ieu, come il rimanente degli odierni unti spera di sopravvivere all’opera distruttiva del più grande Ieu, Gesù Cristo. (Vedi “Nuovi cieli e nuova terra”, pagine 88 e 297, e “Sia santificato il tuo nome”, [inglese], pagine 351-365). Di conseguenza, il rimanente dei cristiani unti potrà vivere sulla terra oltre la fine di questo malvagio sistema di cose per completare la predicazione e l’insegnamento alla generazione terrena, forse anche ad alcuni risuscitati. — Sal. 71:18; 91:16.
Se questo intendimento è corretto, i cristiani unti che nel Nuovo Ordine saranno sulla terra dovranno giungere alla fine della loro vita terrena per prendere il loro posto nel “regno celeste”. — 2 Tim. 4:18.
Molti cristiani ritengono che sia improbabile che nel Nuovo Ordine tali unti continuino a invecchiare e infine muoiano come muoiono oggi molte persone. Quelli che ragionano in questo modo pensano che non sia appropriato che ciò avvenga ai fratelli spirituali di Cristo in un tempo in cui il genere umano superstite progredirà verso la perfezione fisica. Perciò si son chiesti se Dio potrebbe miracolosamente interrompere la vita terrena degli unti, come fece evidentemente per Enoc, così che Enoc non provò le doglie della morte. (Gen. 5:24; Ebr. 11:5) Dio, naturalmente, potrebbe farlo. Ma semplicemente non c’è nessuna chiara dichiarazione delle Scritture che le cose andranno in questo modo. Né la Bibbia suggerisce alcun’altra risposta alla domanda.
Di conseguenza, dobbiamo confidare in Dio. Non c’è ragione di speculare sui particolari. Se Geova avesse ritenuto tale informazione necessaria l’avrebbe per certo inclusa nella sua Parola. Ma non la incluse. In qualsiasi tempo e in qualsiasi modo gli unti finiranno la loro vita terrena, saranno istantaneamente risuscitati con un corpo spirituale immortale. Questa sarà una vittoria sulla morte. (1 Cor. 15:51-57) Essi potranno così unirsi al resto della “sposa” di Cristo, regnando con lui nel suo regno di mille anni. — Riv. 20:6.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1976 | 1° dicembre
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Domande dai lettori
● La descrizione della “Sapienza” contenuta in Proverbi 8:22-31 si applica veramente a Gesù, il Figlio di Dio?
Chi accetta solo le Scritture Ebraiche o chi non crede in Gesù Cristo spesso spiega Proverbi 8:22-31 come se si applicasse alla Sapienza personificata solo in senso figurativo. Questa applicazione dei versetti, però, non è in armonia con quello che si sa di Dio. Inoltre, chi accetta la ragionevole veduta che tutta la Bibbia, incluso Proverbi, è ispirata, capisce che la descrizione della “Sapienza” di Proverbi corrisponde a ciò che la Bibbia dice altrove del Figlio di Dio. Leggiamo:
“Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa. . . . Prima che fossero fondati gli stessi monti, avanti dei colli, fui data alla luce con dolori di parto . . . Quando preparò i cieli io ero lì; . . . allora io ero accanto a lui come un artefice, ed ero colui del quale di giorno in giorno egli si deliziava, allietandomi io dinanzi a lui in ogni tempo, . . . e le cose che mi dilettavano erano presso i figli degli uomini”. — Prov. 8:22-31.
I commentatori giudei, obiettando che questo passo non si applica a Gesù quale Messia, hanno di solito affermato che si tratti di una semplice personificazione letteraria della sapienza. Infatti, W. Gunther Plaut, nella sua opera Book of Proverbs — A Commentary, dice che questi versetti si applicano alla Sapienza “personificata solo in modo figurativo”. Questo passo, però, non può parlare solo della sapienza divina o della sapienza in senso astratto. Perché no? Perché la “Sapienza” descritta lì fu “creata” o “prodotta” (ebraico, qanáh)a come principio della via di Geova. Le Scritture mostrano che Geova Dio stesso è sempre esistito. (Sal. 90:2; 1 Tim. 1:17) Poiché è eterno ed è sempre stato saggio, la sua sapienza è sempre esistita; non fu mai creata o prodotta; non fu “data alla luce con dolori di parto”. (Giob. 9:2, 4; 12:9, 13; 28:20, 23; Rom. 11:33-36) La sapienza non esiste indipendentemente da una personalità capace di possederla e rifletterla. Perciò, questa “Sapienza” dev’essere una personificazione raffigurante qualcuno che fu creato ‘come il principio della via di Dio’.
Le Scritture Greche Cristiane aiutano a capire a chi si riferisce evidentemente questo passo. Esse attestano ripetutamente il fatto che il Messia ebbe un’esistenza preumana come Figlio di Dio in cielo con Geova. (Giov. 17:5; 6:62) In quell’esistenza preumana lavorò con Geova creando tutte le altre cose. Giovanni 1:3 dice di lui: “Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza”. — Confrontare Colossesi 1:15, 16.
È comprensibile che si potesse descrivere il Figlio di Dio come “Sapienza” creata. Per mezzo di lui fu reso manifesto il saggio proposito di Geova, incluso il ruolo del Messia lungamente atteso dai Giudei. L’apostolo Paolo disse di Gesù: “Attentamente occultati in lui son tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. (Col. 2:3) Il re Salomone fu famoso per la sapienza datagli da Dio, ma Gesù fu “più di Salomone”. (1 Re 4:30-34; Matt. 12:42) Quelli che accettarono Gesù Cristo ed ebbero fede in lui compresero che era “potenza di Dio e sapienza di Dio”. — 1 Cor. 1:24, 30.
Perciò, quello che sappiamo del nostro Dio eternamente saggio e le informazioni contenute nelle Scritture Greche Cristiane in merito a Gesù fanno capire che è appropriato applicare Proverbi 8:22-31 al Figlio di Dio che divenne il Messia. Questo passo corrisponde in modo sorprendente all’origine e alle attività di colui che fu spinto dal suo amore per l’umanità a morire come sacrificio di riscatto. — 1 Tim. 2:5, 6; Giov. 3:16.
[Nota in calce]
a In passato, i commentatori e i traduttori che accettavano la dottrina della Trinità sostenevano che in questo caso qanáh dovrebbe rendersi “possedette”. Qanáh può avere sia il senso di “acquistare (possedere)” o “produrre”. (Gen. 4:1; Deut. 32:6; Sal. 139:13; Nee. 5:16) Ma gli studiosi ammettono che qui il contesto fa capire che si deve rendere “produsse” o “creò”, poiché i versetti 24 e 25 dicono che la Sapienza fu “data alla luce con dolori di parto”. Questa versione è confermata dalla Settanta greca, dalla Versione Peshitta siriaca e dai Targum. Quindi ora anche le traduzioni dei trinitari, come la versione cattolica a cura di Salvatore Garofalo, rendono questa parola “produsse” o “creò”.
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Studi “Torre di Guardia” per le settimaneLa Torre di Guardia 1976 | 1° dicembre
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Studi “Torre di Guardia” per le settimane
del 2 gennaio: Come puoi rafforzare altri. Pagina 720. Cantici da usare: 63, 66.
del 9 gennaio: L’umiltà può salvaguardarvi. Pagina 726. Cantici da usare: 42, 106.
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Ottenete la vita nella libertà e nella paceLa Torre di Guardia 1976 | 1° dicembre
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Ottenete la vita nella libertà e nella pace
Questo è impossibile all’uomo ma non a Dio. È il Suo espresso proposito per l’umanità. Apprendete come potete trarne profitto personalmente.
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