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Lo “spirito natalizio” è cristiano?Svegliatevi! 1980 | 8 dicembre
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se non crediamo in ciò che egli insegnò o se non esercitiamo fede nel valore del suo sacrificio di riscatto? Non ci vuole molta fede per credere che Cristo nacque; ce ne vuole molta di più per credere nel valore del suo sacrificio di riscatto e nella sua posizione di re del regno istituito da Dio. Se lo “spirito natalizio” è veramente cristiano, perché riesce appena a incrementare l’affluenza alle chiese per Natale, ma non riesce a spingere i fedeli a compiere vere opere di fede imitando Cristo per tutto l’anno?
Riassumendo, se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato dal frutto dello spirito di Dio. Lo è? Galati 5:22, 23 ci dice che “il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. Da quanto abbiamo visto, è questo lo spirito del Natale? Oppure, come abbiamo notato, ciò che effettivamente accade durante il periodo natalizio corrisponde più probabilmente alle opere della carne decaduta descritte nello stesso capitolo della Bibbia, ai versetti 19-21? “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili. . . . Quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”.
Cosa riscontriamo osservando questa festa da un punto di vista generale, anziché dal punto di vista di chi forse è sincero e tiene un comportamento decente quando la celebra? È evidente che il più delle volte sono manifeste le “opere della carne” mentre manca il “frutto dello spirito”.
Forse ora potete capire meglio perché chi desidera manifestare il frutto dello spirito di Dio ed evitare le opere della carne cerca di non farsi coinvolgere dallo “spirito natalizio”. Speriamo che questi fatti, considerati in preghiera, vi aiutino a decidere di passare il Natale in un modo che sia approvato da Cristo, il Fondatore del cristianesimo.
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L’arte di essere nonniSvegliatevi! 1980 | 8 dicembre
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L’arte di essere nonni
QUANDO nostro figlio divenne padre, ebbe inizio un nuovo tipo di rapporto, quello che si ha tra genitori e figli; ma non dimentichiamo il nonno e la nonna. In Proverbi 17:6 il saggio disse: “La corona dei vecchi sono i nipoti, e la bellezza dei figli sono i loro padri”.
Un esempio pratico di questa scrittura si poteva vedere in un grande istituto di maternità a Sydney, in Australia. L’ascensore che ci riportava al pianterreno era pieno di un’interessante varietà di nonni che evidentemente avevano la responsabilità d’aver cura dei nipoti in famiglie dov’era nato un altro bambino. La pazienza, le attenzioni e l’affetto, oltre che i capelli grigi, distinguevano i nonni e le nonne. Quel giorno dovevano badare ai nipotini, ed era evidente che la maggioranza ne era soddisfatta.
Tuttavia, esser nonni non significa solo badare ai nipoti una volta ogni tanto. I nonni devono tener conto della profonda influenza che avranno sul nipote le cose che dicono e fanno, e non devono trascurare la posizione dei genitori. Come può dirsi di tutte le relazioni nella nostra epoca, possono esserci problemi, trappole e, a volte, dispiaceri. È una sfida essere nonni rispettati (poiché non si può essere amati dietro richiesta).
Consideriamo insieme l’arte di essere nonni.
Che dire dei regali?
Quante volte avete sentito dire a cuor leggero: “Oh, i nonni li viziano”? Desiderando provare la felicità che deriva dal dare, la maggioranza dei nonni è lieta di regalare giocattoli o altre cose ai nipoti, ma alcuni lo fanno troppo spesso. Nei paesi ricchi, non è raro entrare nella stanza di un bambino e trovare un vero e proprio paese dei balocchi, pieno di giocattoli meccanici o di animali di pezza, e addirittura il televisore. Più tardi verrà la bicicletta, la moto, e, man mano che i ragazzi crescono, la macchina. Col passar del tempo è evidente in molti di questi casi che sì, c’è felicità nel dare, ma che tristezza vedere i ragazzi viziati!
Un padre ha detto riguardo ai doni che i nonni fanno ai suoi figli: “Mi sento in imbarazzo, e spesso sono seccato, perché i ragazzi hanno la tendenza ad aspettarsi giocattoli ogni volta che i miei genitori vengono a trovarci”.
Certo, una vita senza doni sarebbe molto vuota. Ma quando facciamo doni, facciamo bene a cercare di regalare qualcosa che duri, qualcosa che contribuisca alla formazione mentale ed emotiva del ragazzo e, nella maggioranza dei casi, qualcosa di non troppo costoso. Può darsi che, oltre a fare regali, dobbiamo dedicare loro più tempo. Per riuscirci bene è necessario comunicare.
Sapete comunicare?
È necessario comunicare sin dai primi anni, e non è troppo difficile, poiché non ci si aspetta molto in risposta dai bambini piccoli. Diventa più difficile comunicare man mano che passano dall’adolescenza all’età adulta.
Per comunicare è molto importante “donare” tempo. Noi nonni dobbiamo trovare il tempo di ascoltare i quotidiani problemi e le preoccupazioni dei nostri nipoti. Questo è importante per lo sviluppo della loro personalità e vorremo sapere quando dare il nostro benevolo aiuto. Proverbi 20:11 ci consiglia: “Pure mediante le sue pratiche il ragazzo fa riconoscere se la sua attività è pura e retta”.
Che fare se veniamo a sapere che nostro nipote ha combinato qualche guaio? Non gli saremo certo d’aiuto se complotteremo con lui per nascondere la cosa ai genitori. D’altra parte, se ci arrabbiamo, gridiamo e lo rimproveriamo non saremo aiutati a comunicare. Farà sbagli — forse gravi a volte — come li abbiamo fatti noi. Possiamo cogliere queste occasioni per ragionare con lui, per correggere il suo modo di pensare, per aiutarlo a crescere?
Comunicate con i vostri nipoti? Chiedetevi: Parlo con i miei nipoti, anziché ai miei nipoti? La mia conversazione consiste più che altro di “devi” o “non devi”, o sono un buon ascoltatore e dico le ragioni e le spiegazioni? Quando è il caso, racconto ai miei nipoti le mie esperienze,
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