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  • Daniele
    La Torre di Guardia 1957 | 1° ottobre
    • personale di Daniele si riferisce alla visione di queste cose. (10:1) Essa è attribuita al terzo anno di Ciro il Persiano, che sarebbe il 535 a.C. Così il libro va da undici anni prima dei settant’anni di desolazione a due anni dopo tale epoca.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1957 | 1° ottobre
    • Domande dai lettori

      ◆ Una persona incontrata in predicazione insisteva nel dire che gli aeroplani esistono da molto tempo, e a prova di questo essa citò Ecclesiaste 1:9 che dice che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Qual è il giusto intendimento di questa scrittura? — D. M., Stati Uniti.

      Dopo anni di osservazione e profonda meditazione il re Salomone fu ispirato da Dio ad osservare il ripetersi dei fenomeni naturali: “Vanità delle vanità; tutto è vanità. Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che dura sotto il sole? Una generazione se ne va, un’altra viene, e la terra sussiste in perpetuo. Anche il sole si leva, poi tramonta, e s’affretta verso il luogo donde si leva di nuovo. Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non s’empie; al luogo dove i fiumi si dirigono, tornano a dirigersi sempre. Ogni cosa è in travaglio, più di quel che l’uomo possa dire; l’occhio non si sazia mai di vedere, e l’orecchio non è mai stanco d’udire. Quello ch’è stato è quel che sarà; quel che s’è fatto è quel che si farà; non v’è nulla di nuovo sotto il sole”. — Eccl. 1:2-9.

      Qui lo scrittore ispirato descrive il punto di vista, non di un giovane esuberante o di un riconoscente servitore di Geova, ma di un uomo attempato, allontanatosi da Dio. È il punto di vista che a poco a poco s’impossessa delle persone di questo vecchio sistema di cose quando il tempo le raggiunge, le indebolisce e le consuma. Esse vedono terminare la loro generazione e un’altra sopraggiungere per prendere il loro posto sulla terra che rimane per sempre. Quando erano giovani la vita davanti a loro sembrava lunga, ma ora che è quasi trascorsa ed essi guardano indietro nella loro vecchiaia sembra loro che sia passata in un soffio. La parola ebraica tradotta “vanità” significa letteralmente “soffio”, e viene usata per dimostrare che questa vita è così fuggevole e transitoria come un soffio e che la fatica dell’uomo allontanatosi da Dio è futile, priva di qualsiasi guadagno durevole per lui. La sua generazione è solo una delle tante, preceduta da indeterminate generazioni e seguita da altre ancora, solo una di un lungo susseguirsi di generazioni che vengono e vanno su una terra che rimane.

      Come analogia a questa ripetizione lo scrittore ispirato indica il sole che sorge, tramonta, e s’affretta al luogo di dove sorgerà di nuovo; i venti che soffiano e girano e poi tornano a seguire ripetutamente il loro giro; i fiumi che scorrono al mare non riempiendolo mai perché l’acqua evapora dal mare ed è trasportata all’interno dai venti e condensata in nuvole che riversano la pioggia per riempire i fiumi che continuano a scorrere verso il mare. Per tutta la loro vita le persone vedono questo ripetersi di fenomeni naturali, e quando diventano vecchie e le forze vengono loro meno, gli occhi si offuscano, gli orecchi diventano sordi, le giunture rigide e gli altri sensi più deboli, perdono la gioia di vivere che ebbero da giovani, e i giorni e le notti che si susseguono, le preoccupazioni e le fatiche, le colmano di un’indicibile stanchezza, un senso di delusione e futilità. I loro occhi non si saziano di vedere questa ripetizione senza fine, né i loro orecchi sono stanchi di udirla. È a proposito di questi fenomeni naturali, nei limiti di questi precisi cicli della natura, che viene fatta la dichiarazione che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Non è appropriato considerare questa dichiarazione fuori del contesto ed applicarla a ogni cosa. Si inventano e si fanno cose nuove ma esse seguono i princìpi che Dio ha già stabiliti e applicati nella natura e non c’è nulla di nuovo nei cicli della natura descritti da Salomone.

      Quando scrisse, Salomone era ispirato e non

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