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  • Testimoni di Geova: Non mondani o antisociali?

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  • Testimoni di Geova: Non mondani o antisociali?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
w66 15/1 pp. 37-39

Testimoni di Geova: Non mondani o antisociali?

RIVOLUZIONE, assassinii, rivolte scuotono il globo. Ma fra i ribelli si troveranno dei testimoni di Geova? Partecipano essi a questo comportamento antisociale e dimostrano d’essere una minaccia per il loro simile, per il suo benessere e la sua sicurezza?

Se si dedicassero ad attività che causassero distruzione di vita umana o violazione della legge e dell’ordine, questo sarebbe di certo antisociale. Ma i testimoni di Geova non cercano di rivoluzionare questo sistema di cose e deporne i governanti o abbatterne e sostituirne i governi. Ad attestare la pacifica natura di questi cristiani testimoni di Geova sono le parole di una risoluzione che essi hanno adottato qualche tempo fa:

“Parlando figurativamente, abbiamo trasformato le nostre spade in vomeri e le nostre lance in falci e, benché di molte diverse nazionalità, non alzeremo la spada l’uno contro l’altro perché siamo fratelli cristiani e membri della stessa famiglia di Dio, né impareremo più a far la guerra l’uno contro l’altro, ma cammineremo sulle vie di Dio nella pace”. Questo pacifico atteggiamento distingue i loro rapporti con l’intera razza umana.

Ma poiché i testimoni di Geova sotto certi aspetti sono diversi dai loro simili, spesso vengono erroneamente interpretati. Questo accade non perché cerchino di essere non conformisti ma semplicemente perché cercano di seguire il modello di condotta dei cristiani del primo secolo.

I PRIMI CRISTIANI FURONO ANTISOCIALI?

I primi cristiani non furono mondani; cioè non fecero parte di questo mondo; non si dedicarono ad alcune occupazioni e alcuni piaceri popolari. Come risultato, un libro di storia dice: “Il cristianesimo primitivo era poco compreso ed era considerato con poco favore da quelli che governavano il mondo pagano. Gli scrittori pagani si riferirono ai . . . cristiani come ‘creature mal guidate’ . . . creature colpevoli di ‘odio verso la razza umana’”. — On the Road to Civilization, A World History di Heckel e Sigman, 1937, pag. 237.

Perché furono mosse queste accuse ai primi cristiani? Perché essi, come disse Gesù Cristo, non erano “parte del mondo”, non erano mondani. Essi non partecipavano coi loro vicini alla celebrazione delle feste dell’antica Roma. Mentre la gente decorava gaiamente le case in tali giorni, i cristiani non lo facevano. Unirsi ai loro vicini nell’osservare feste dedicate agli dèi di Roma avrebbe significato per essi violare la loro lealtà al vero Dio. La loro non partecipazione alle celebrazioni indusse molti, compresi i governanti, a considerarli erroneamente antisociali. — Giov. 17:16.

Gli antichi Romani provavano grande piacere nell’assistere a spettacoli teatrali moralmente degradanti, sanguinosi combattimenti di gladiatori e barbare battaglie fra bestie selvagge nelle arene, e alle spietate corse dei carri nel circo. Ma i cristiani evitarono tali degradanti trattenimenti. Non condivisero il popolare entusiasmo per gli sport violenti che erano contrari agli insegnamenti cristiani di amore del prossimo e pace, ma piuttosto il comando scritturale contro l’assassinio. Questo li rese impopolari.

Riguardo alla posizione non mondana dei primi cristiani verso i trattenimenti dell’antica Roma, Tertulliano, scrittore cristiano del secondo e terzo secolo E.V., scrisse: “Tra noi non si dice, né si vede, né si ode mai nulla che abbia qualcosa in comune con la pazzia del circo, l’indecenza del teatro, le atrocità dell’arena, gli inutili esercizi del campo di lotta. Perché vi offendete a causa nostra per il fatto che siamo diversi da voi riguardo ai nostri piaceri?”

Malgrado il fatto che i primi cristiani non partecipassero con le persone del mondo a celebrazioni di feste e trattenimenti, non erano antisociali. Non erano nemici dello Stato. Al contrario, erano un prezioso bene per ogni comunità in cui vivevano. Più cristiani c’erano in una città più sicuri erano i governanti, e minori i problemi a cui andavano incontro quelli che governavano. Quando quei cristiani si sforzavano di aiutare altri nella comunità a vivere una vita moralmente decente e pacifica, rendevano un servizio di inestimabile valore per il benessere pubblico e il bene comune. Si noti l’argomento che Tertulliano presentò alle autorità romane a difesa dei cristiani:

“Donde quelli che assalirono Cesare fra i due boschetti di lauro? Donde quelli che si esercitavano nella lotta, per poter acquistare la capacità di strozzarlo? Donde quelli che armati da capo a piedi irruppero nel palazzo? . . . Se non erro, erano Romani; cioè non erano cristiani. . . . Uniti come siamo, sempre pronti a sacrificare la nostra vita, quale singolo caso di vendetta per danno potete additare? . . . Eppure preferite chiamarci nemici della razza umana, anziché dell’errore umano. . . . Confesserò, comunque, senza esitazione, che alcuni possono in un certo senso deplorare che i cristiani sono una razza sterile: in quanto, ad esempio, a mezzani, e lenoni, e acquaioli; assassini, e avvelenatori, e stregoni; indovini, anche, divinatori, e astrologi. Ma è un nobile frutto dei cristiani, che non abbiano nessun frutto per questi. Eppure, qualunque perdita subiscano i vostri interessi a causa della religione che professiamo, la protezione che avete da noi compensa ampiamente per ciò”. — Apology, tradotta da Alexander Roberts, in The Ante-Nicene Christian Fathers, Vol. III.

No, quei primi cristiani, sebbene fossero considerati antisociali, non erano contro il bene comune. In effetti, erano semplicemente persone non mondane, ma non erano antisociali. Erano considerati mal guidati, ma, in effetti, erano guidati dai più alti princìpi, i comandamenti di Gesù Cristo e dei suoi apostoli.

GLI INSEGNAMENTI DELLA BIBBIA LI GUIDANO

Così avviene oggi ai testimoni di Geova; essi seguono la condotta che Gesù Cristo comandò ai suoi seguaci di tenere. Questo non li rende antisociali. Per esempio, in risposta a una domanda circa il pagare le tasse, Gesù Cristo disse: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matt. 22:21) Poiché il denaro è coniato da Cesare o dal governo, il cristiano dovrebbe renderlo a Cesare in cambio dei molti servizi provveduti dal governo. Questa prontezza a pagare tutte le tasse rende i testimoni di Geova un bene per la comunità, non li rende antisociali.

Ovunque abitino, i testimoni di Geova seguono gli insegnamenti biblici circa l’essere sottoposti ai governanti di qualunque società in cui vivono. Il comando biblico ai cristiani è: “Ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori”. (Rom. 13:1) Le Sacre Scritture li esortano a “esser sottoposti e . . . ubbidienti ai governi e alle autorità quali governanti”. (Tito 3:1) Essi non sono certamente antisociali ubbidendo a questo comando biblico. Invece, anche in tempi di estesa agitazione, rifiutano di partecipare a insurrezioni contro il governo o di incoraggiare la disubbidienza civile.

Né il fatto che i testimoni di Geova mettono Dio al primo posto nella loro vita li rende antisociali. Se un governante chiede a un testimone di Geova di fare qualcosa che viola una legge di Dio, il Testimone è di fronte a un conflitto di autorità e non può far altro che ubbidire a Colui che è superiore. Questo è ciò che fecero i primi cristiani quando i governanti dell’antica Roma chiesero loro di bruciare incenso a Cesare. La condotta che seguirono fu espressa da Gesù Cristo: “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”. (Matt. 4:10) Oggi i testimoni di Geova fanno dunque come fecero Pietro e gli altri apostoli di Gesù Cristo quando si trovarono di fronte a un conflitto di autorità. Essi ubbidirono “a Dio quale governante anziché agli uomini”. (Atti 5:29) Questo gran riguardo per la legge di Dio da parte loro dà un salutare esempio agli altri nella comunità.

Anziché essere antisociali, i testimoni di Geova sono non mondani; e questo avviene perché Gesù Cristo stesso disse dei suoi seguaci: “Se faceste parte del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”. — Giov. 15:19.

Che cosa significa non fare “parte del mondo”? Significa che i testimoni di Geova non fanno parte della società umana che non è dedicata a Dio e a compiere la sua volontà; significa che sono separati dalla politica, dalle guerre, dai tumulti, dalla falsa religione, dalla dissolutezza, dall’immoralità e da altri sregolati piaceri di quella società. Eppure, poiché fuggono queste cose che sono tanto comuni fra il mondo del genere umano che mostra poco riguardo verso Dio e le sue leggi, essi non sono antisociali o odiatori del genere umano; piuttosto, cercano di fare del bene a tutti gli uomini.

I testimoni di Geova ubbidiscono dunque al comando biblico: “Realmente, dunque, finché ne abbiamo il tempo favorevole, operiamo ciò che è bene verso tutti”. (Gal. 6:10) Questi testimoni cristiani assistono lietamente altri, come fece Gesù Cristo. Egli andava attorno facendo del bene e assistendo altri. Nella sua parabola del buon Samaritano, parlò di un uomo che fu percosso, derubato e abbandonato mezzo morto. Un sacerdote e un Levita passarono lì vicino, senza offrire aiuto. Ma un certo Samaritano passò lì vicino e aiutò a fasciare le ferite dell’uomo e lo condusse persino a una locanda e gli pagò il conto. Gesù Cristo disse: “Va e fa anche tu lo stesso”. (Luca 10:29-37) I testimoni di Geova cercano dunque di fare del bene a tutti. Se trattenessero il bene dagli altri, non agirebbero come Dio.

Geova Dio amò il mondo del genere umano così tanto che diede il suo unigenito Figlio affinché quelli che mostrano fede ottenessero la vita eterna; perciò quando i testimoni di Geova aiutano altri a valersi di quel provvedimento, non sono odiatori del genere umano! Piuttosto, riflettono la stessa specie di amore che mostrò Dio. — Giov. 3:16.

Comunque, per il fatto che non sono mondani, non facendo “parte del mondo”, i testimoni di Geova, come i primi cristiani, sono spesso male interpretati; ma la verità è che essi non sono antisociali. La loro ubbidienza agli insegnamenti biblici li rende migliori, non mondani, e tuttavia operano il bene verso tutti gli uomini. Anziché essere antisociali, essi seguono il consiglio biblico di continuare “a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. (1 Tim. 2:2) Ovunque le persone possono contare che i testimoni di Geova seguano questa condotta pacifica, per il bene comune del genere umano.

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