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  • Terremoti: È Dio a causarli?
    La Torre di Guardia 1983 | 1° novembre
    • israeliti a ricordare. Non avrebbero dimenticato facilmente il loro impegno, poiché Geova aveva messo in relazione questo importante accordo con avvenimenti solenni, fra cui un terremoto. — Esodo 19:7-19.

      Qualche tempo dopo si verificò un altro terremoto. Nelle famiglie di Datan, Abiram e Cora ci fu una ribellione contro il condottiero che Geova aveva costituito. Dopo che erano stati dati numerosi consigli, tutti ignorati, Geova si servì di un terremoto per liberare il suo popolo da questi ribelli. “La terra che era sotto di loro si fendeva. E la terra apriva la sua bocca e inghiottiva loro e le loro case e tutto il genere umano che apparteneva a Cora e tutti i beni”. — Numeri 16:31, 32.

      Ma non è stato Dio a causare i terremoti del nostro tempo. Perché allora la Bibbia li include nel segno della “fine”? E siamo veramente al “termine del sistema di cose”?

  • Terremoti: Un segno della fine?
    La Torre di Guardia 1983 | 1° novembre
    • Terremoti: Un segno della fine?

      QUATTRO uomini si trovavano con Gesù su un alto colle, circondati da olivi nodosi e con la città di Gerusalemme giù di fronte a loro. Erano perplessi perché in precedenza, quello stesso giorno, avevano sentito il loro Condottiero, Gesù Cristo, predire che Gerusalemme e il suo tempio sarebbero stati distrutti e che non sarebbe stata ‘lasciata pietra sopra pietra’. Sorpresi, avevano chiesto: “Quando avverranno queste cose?” La risposta di Gesù li interessava vivamente. Ma la sua risposta dovrebbe destare ancor più interesse oggi. — Matteo 24:1-3.

      La cosa che più importava agli apostoli era l’imminente distruzione di Gerusalemme. La loro curiosità però non si limitò a quell’unica domanda, poiché volevano sapere anche il tempo della futura presenza di Gesù nella gloria del Regno e quando aspettarsi la fine di un sistema malvagio. Gli chiesero: “Quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” La risposta che Gesù diede riguardo al “segno” soddisfece i suoi seguaci del primo secolo. Può soddisfare anche i suoi seguaci d’oggi che bramano vedere la fine della malvagità, poiché quel segno si adempie nel nostro giorno.

      Il segno che Gesù diede ha degli aspetti ben evidenti, che si possono osservare facilmente ovunque. Non si tratta di qualcosa di oscuro o di astratto. Si noti parte della risposta di Gesù in Matteo 24:7: “Poiché sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno penuria di viveri e terremoti in un luogo dopo l’altro”. Quando scoppiano guerre, le nazioni lo sanno. Quando la gente ha fame — quando muore di fame — se ne rende conto. E quando un terremoto fa tremare la terra sotto i vostri piedi, ve ne accorgete, perché un terremoto è uno dei più tremendi fenomeni naturali di cui si possa essere testimoni. Questi e altri aspetti ben visibili — di cui l’umanità avrebbe risentito nell’arco di una generazione — formano “il segno”. (Matteo 24:3, 34) Esaminiamo solo una parte di questo “segno”, i terremoti.

      Terremoti: cosa intese dire Gesù?

      Gesù non era un sismologo. Era un predicatore e un insegnante, e anche un profeta. Mentre era “pieno di spirito santo” e sotto la guida di questa invisibile forza attiva di Geova, Gesù profetizzò riguardo ai terremoti e ad altri aspetti del “segno”. — Luca 4:1; Giovanni 8:28.

      Le parole di Gesù si adempirono nel primo secolo? Sì. La storia biblica e quella secolare menzionano un gran numero di terremoti fra l’anno della sua profezia, il 33, e la distruzione di Gerusalemme nel 70. Due terremoti scossero Gerusalemme pochi giorni dopo che Gesù aveva pronunciato la sua profezia. (Matteo 27:51; 28:2) Diciassette anni più tardi ci fu un terremoto nella città di Filippi, come riporta lo scrittore biblico Luca. (Atti 16:26) Inoltre, storici non biblici parlano di almeno altri sei grandi terremoti avvenuti durante quel periodo in quella parte della terra. (Vedi Tabella 1).

      Cosa ci fu di particolare in quei terremoti del primo secolo? E la notizia di un terremoto era qualcosa di insolito per i cristiani del primo secolo? La risposta a queste domande può aiutarci a capire il significato dei terremoti d’oggi.

      Dato che la crosta terrestre attorno al Mediterraneo, inclusa Gerusalemme, si trova in una zona sismica moderatamente attiva, e perciò soggetta a instabilità, le scosse di terremoto non erano nulla di eccezionale per gli abitanti della zona nel primo secolo. Per esempio, la Great Rift Valley, la grande depressione del Giordano e del Mar Morto, e le faglie trasversali che formano la pianura di Esdrelon (Izreel) fra la Galilea e la Samaria erano colpite da terremoti anche prima del primo secolo. — Amos 1:1; Zaccaria 14:5.

      I terremoti in se stessi non avrebbero dato nessun significato speciale al “segno” profetico di Gesù circa l’imminente fine di Gerusalemme, non più di quanto la febbre alta sarebbe indice di una specifica malattia se non ci fosse nessun altro sintomo. Perciò, quello che diede speciale significato alla predizione di Gesù relativa ai terremoti fu il fatto che avvennero insieme a tutti gli altri aspetti del “segno”. E i cristiani del primo secolo furono testimoni di questo “segno” composito di avvenimenti predetti, segno a cui prestarono attenzione.

      I terremoti nel nostro tempo

      La predizione di Gesù in merito ai terremoti trova un adempimento nel XX secolo? In altre parole, ci sono stati grandi terremoti indicanti che viviamo nel “termine del sistema di cose”? I fatti provano che questo secolo è stato sconvolto dai terremoti. Se ne verificano più di un milione all’anno sulla terra, e di questi un migliaio causano danni.

      Alcuni sismologi credono che la terra stia attraversando un periodo di attività sismica. Per esempio il professor Keiiti Aki (della facoltà di geofisica e astronomia del Massachusetts Institute of Technology) parla dell’“evidente aumento di intensità e di frequenza dei grandi terremoti negli scorsi cento anni”, pur affermando che il periodo dal 1500 al 1700 fu altrettanto attivo.

      Nel giornale Il Piccolo dell’8 ottobre 1978 Geo Malagoli fece questi commenti:

      “La nostra generazione vive in un periodo di elevata pericolosità sismica, come dimostrano le statistiche. Infatti, in un periodo di 1059 anni (dall’856 al 1914) fonti attendibili elencano solo 24 grandi terremoti, con 1 milione 973.000 morti. Ma confrontando queste cifre con un’altra lista parziale, troviamo che 1 milione 600.000 persone morirono in soli 63 anni, in 43 terremoti, verificatisi dal 1915 al ’78. . . . È un aumento drammatico, questo, che conferma un dato di fatto scontato: la nostra generazione è vissuta e vive in un’era poco felice”.

      Gesù profetizzò che il “termine del sistema di cose” sarebbe stato contrassegnato da “terremoti in un luogo dopo l’altro”, e, secondo il racconto di Luca, da “grandi terremoti”. (Matteo 24:3, 7; Luca 21:11) La generazione vivente nel 1914, di cui sopravvivono ancora molti rappresentanti, ha visto queste cose? I fatti rispondono di sì! (Vedi Tabella 2). E non solo coloro che restano di quella generazione, ma anche il più gran numero di persone della storia sono tuttora testimoni di terremoti. (Matteo 24:34) Oggi inoltre l’umanità è più consapevole dell’attività sismica mondiale e dei suoi effetti che non le persone di qualsiasi altro secolo.

      Cos’è che rende ‘grande’ un terremoto? La sua intensità, o magnitudo, determinata in base alla scala Mercalli o alla scala Richter? O non sarebbe piuttosto il livello di distruttività e la sua notorietà? Come indica la Tabella 3, dal 1914 il numero di vite umane perse nei terremoti è aumentato enormemente. È vero che alcuni terremoti di massima intensità si sono verificati nelle profondità oceaniche, che pochi ne sono a conoscenza, e che hanno avuto poco o nessun effetto sui beni o sulla vita dell’uomo. Ma nel determinare il moderno adempimento della profezia di Gesù, dobbiamo basarci non tanto sulla magnitudo delle scosse sismiche calcolata in base alla scala Richter o a qualche altra scala del genere, quanto sull’entità dei danni alle cose e della perdita di vite umane.

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