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  • “Più felicità nel dare”
    La Torre di Guardia 1972 | 15 gennaio
    • o dono per il tempio. Nessuno le fece far questo. La maggioranza delle persone non si accorsero nemmeno di ciò che aveva fatto. Lo fece perché volle farlo, perché realmente amava Dio. Fu felice di poter dare. — Luca 21:1-4.

      Ci sono dunque molti modi in cui possiamo dare, non è vero? E il grande Insegnante sapeva che se diamo perché vogliamo dare, saremo felici. Ecco perché ci dice: “Praticate il dare”. Cioè, prendete l’abitudine di dare ad altri. Se facciamo questo, non saremo tristi per essere stati ad aspettare che qualcun altro ci facesse qualche cosa di bello. Saremo occupati a rendere felici altri. E quando faremo ciò, saremo i più felici di tutti! — Luca 6:38.

  • Dove prese Mosè le sue informazioni?
    La Torre di Guardia 1972 | 15 gennaio
    • Dove prese Mosè le sue informazioni?

      LA TESTIMONIANZA dello stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo, addita Mosè come lo scrittore del primo libro della Bibbia, Genesi. (Luca 24:27, 44) Poiché gli avvenimenti narrati in quel libro avvennero prima della nascita di Mosè, sorge la domanda: Dove prese le sue informazioni?

      Già nel diciottesimo secolo l’erudito olandese Vitringa rifletté su questa domanda. Basandosi sull’uso dell’espressione “questa è la storia”, Vitringa concluse che ogni volta che questa espressione ricorreva nel libro di Genesi identificava un documento già esistente. In anni più recenti altri sono pervenuti a una conclusione simile. Per esempio, l’archeologo P. J. Wiseman, commentando l’espressione “questa è la storia” (o, “queste sono le origini”), scrive: “È il periodo conclusivo di ciascuna sezione, e indica perciò una narrazione già riportata. . . . Di norma si riferisce allo scrittore della storia, o al proprietario della tavoletta che la contiene”. — New Discoveries in Babylonia About Genesis, pag. 53.

      Un esame del contenuto di queste storie, comunque, fa considerevole luce sulla correttezza di questa veduta. Per esempio, secondo questa veduta, la sezione che comincia con Genesi, capitolo 36, versetto 10, si concluderebbe con le parole di Genesi 37:2: “Questa è la storia di Giacobbe”. Ma quasi l’intero racconto si riferisce alla progenie di Esaù e fa solo incidentalmente riferimento a Giacobbe e alla sua famiglia. Per giunta, se la teoria fosse corretta, questo significherebbe che Ismaele ed Esaù fossero gli scrittori o i possessori dei più estesi documenti intorno al modo in cui Dio agì con Abraamo, Isacco e Giacobbe. Questo non sembra ragionevole, poiché renderebbe quelli che non ebbero nessuna parte nel patto abraamico i più interessati a quel patto. Sarebbe difficile concepire che Ismaele avesse tale preoccupazione per gli avvenimenti relativi alla casa di Abraamo da compiere sforzi per ottenerne un racconto particolareggiato, un racconto che si estendesse

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