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Potenza e presenza del nostro Signore Gesù CristoLa Torre di Guardia 1953 | 15 gennaio
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Potenza e presenza del nostro Signore Gesù Cristo
1. Quali grandi verità questi tre testimoni avrebbero ricordato in seguito meditando sulla trasfigurazione?
QUESTI tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, erano bene informati riguardo alle Scritture, non solo nella conoscenza delle profezie, ma i loro cuori erano in armonia col grande Iddio del cielo ed essi avevano imparato molto da Gesù. Pertanto quando videro la sua trasfigurazione essa non fu come una figura passeggera. Essi avevano scalato un alto monte ed erano stanchi e assonnati. Ma, furono del tutto svegli e rivolsero lo sguardo a quella scena meravigliosa e inoltre udirono parte della conversazione. Quanto spesso questi tre uomini avrebbero ricordato quello splendore di gloria, quella fulgidezza che non avrebbe potuto mai esser dimenticata, e avrebbero considerato il suo significato collegando profezia con profezia, promessa con promessa, e, per coronare tutto ciò, la voce di Dio! In Mosè essi videro rappresentata la legge, il patto, l’organizzazione teocratica, il Regno, la liberazione della nazione e il trasferimento alla Terra Promessa. Per loro, Mosè significava questo e più ancora. In Elia avrebbero visto il fedele difensore della pura e vera adorazione, un vero odiatore della falsa adorazione, un difensore per il servizio di Geova, un riprensore di re, distruttore di falsi sacerdoti, restauratore dei morti e uno preso dal servizio terreno senza la determinazione degli uomini. Poi videro il Figlio di Dio in gloria, e tale gloria capirono che apparteneva al Cristo di Dio. Certamente la visione, poiché tale essa era, ritrasse per loro in miniatura, quasi come un quadro, benché non privo di vita, il Figlio dell’uomo nella gloria, con la sua potenza del Regno. In qual modo o forma migliore avrebbero essi potuto vederlo, poiché tutto era compreso in quella visione!
2. È la conversazione del trio della visione informativa? Perché?
2 Quindi vi fu la conversazione tra Mosè, Elia e Gesù. E di che cosa parlavano? Probabilmente di molte cose non raccontate, ma noi sappiamo che discutevano della dipartita di Gesù a Gerusalemme. (Luca 9:31) Perciò c’interessa sapere che cosa vi era implicato. È necessario che ricordiamo che solo una settimana prima Gesù aveva detto apertamente ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo deve subire molte sofferenze ed esser rigettato dagl’influenti anziani e dai capi sacerdoti e dagli scribi ed essere ucciso e il terzo giorno esser risuscitato”. (Luca 9:22, NW) L’uso della parola “dipartita” è molto significativa, e importantissima. Nella Versione di Diodati è adoperata la parola “fine”, che non rende il completo significato. Quando si adopera la parola “fine” noi pensiamo solo alla morte, mentre dipartita esprime il pensiero di partenza, di andare in qualche luogo. La parola greca dalla quale son tradotte le parole italiane “dipartita” e “fine” è éxodos. Quando si manifesta il pensiero dell’esodo esso vuol dire più che “fine”.
3. Come Mosè fece una dipartita? e vi furono compresi altri?
3 Mosè e la nazione teocratica tipica fecero un esodo ed esso fu compiuto conforme alla promessa di Geova, la morte dei primogeniti d’Egitto, l’agnello ucciso e il sangue spruzzato. La morte era implicata nei primogeniti d’Egitto e nell’agnello ucciso che rappresentò Mosè. Esso fu la loro fine, ma anche la dipartita di Mosè, che prefigurava Cristo. La liberazione fu recata non soltanto a Mosè ma almeno a due milioni di altre persone. Era la loro uscita, il loro andarsene, un esodo, una dipartita. Il libro ebraico di Esodo fa il racconto dei primi passi nell’adempimento della promessa pronunziata da Geova ai fedeli vissuti prima del tempo di Mosè in riferimento alla crescita d’Israele, in realtà da una famiglia a una nazione. Il loro esodo fu l’avveramento della liberazione, nel quale tempo essi non ebbero città permanente ma erano in cammino dal mondo di Satana alla loro eredità. Geova invitò il suo popolo a uscire dall’Egitto e li rese infine un regno.
4. In che modo Elia fece una dipartita, ed è egli vivo nel cielo?
4 Elia compì un esodo, benché la sua dipartita fosse molto diversa. Il racconto dice: “E com’essi continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un carro di fuoco e de’ cavalli di fuoco che li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì al cielo in un turbine. E Eliseo lo vide e si mise a gridare: ‘Padre mio, padre mio! Carro d’Israele e sua cavalleria!’” (2 Re 2:11, 12) Questa dipartita non si deve ritenere che significhi che Elia è in cielo ancora attivo in forma corporea, perché Paolo dice in Ebrei 11:13 (NW): “In fede tutti questi morirono, benché non ottenessero l’adempimento delle promesse, ma le videro di lontano”. Il Signore Gesù disse: “Oltre a ciò, nessun uomo è asceso al cielo eccetto colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo”. (Giov. 3:13, NW) Geova dispose la dipartita di Elia in questo modo allo scopo di riprodurre e prefigurare qualche cosa di più grande circa l’Elia ch’era ancora futuro.
5, 6. S’attendeva Gesù solo la morte a Gerusalemme? Come lo sappiamo?
5 Il Mosè e l’Elia della visione discutevano della dipartita di Gesù, non semplicemente la sua morte, lasciare l’opera terrena con la morte e farla finire allora, ma un andare verso qualche altra cosa, un futuro, sì, l’eternità dinanzi a lui. Egli aveva detto che sarebbe stato risuscitato il terzo giorno, e in un’occasione dichiarò: “Che direste, dunque, se vedeste il Figlio dell’uomo ascendere dov’era prima?” (Giov. 6:62, NW) La sua fu una morte vittoriosa ed essa significò la salvezza per quelli del mondo che odono la sua voce. La dipartita di Cristo Gesù significa mettere in libertà moltitudini di prigionieri. Quindi Paolo cita: “Quando ascese in alto egli condusse prigioniera una moltitudine; diede doni negli uomini”. (Efes. 4:8, NW) Il re Davide aveva scritto profeticamente: “I carri di Dio si contano a miriadi e miriadi, a migliaia di migliaia; il Signore viene dal Sinai nel santuario. Tu sei salito in alto, hai menato in cattività dei prigioni, hai preso doni dagli uomini, anche dai ribelli, per far quivi la tua dimora, o Eterno Iddio”. (Sal. 68:17, 18) Notate qui anche le parole dell’apostolo: “È secondo l’operazione della potenza della sua forza [di Dio], con la quale egli operò nel caso del Cristo quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei luoghi celesti, molto al disopra d’ogni
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