Processo da burla ai cristiani, vergogna del Portogallo!
VERSO la fine di giugno e i primi di luglio dello scorso anno il processo di quarantanove testimoni Geova e loro associati a Lisbona richiamò l’attenzione in tutto il Portogallo. Sebbene l’aula del tribunale potesse accogliere solo un limitato numero di persone, migliaia si radunarono ogni giorno per le sessioni. Non si era mai visto prima nulla di simile in Portogallo! Persino le persone in altri paesi seguirono attentamente le notizie dei corrispondenti all’estero presenti al processo.
Molti cittadini portoghesi possono pensare di sapere ciò che avvenne al processo. Ebbene, nel giro di due giorni soltanto, i giornali di Lisbona contennero 447 centimetri di pubblicità intorno ai testimoni di Geova e all’imminente processo. Ma queste notizie erano estremamente preconcette, contenendo spesso aperte menzogne. Solo la propaganda di quelli che cercavano la condanna fu presentata; la difesa dei testimoni di Geova non fu mai pubblicata. Un giornale disse a coloro che facevano domande che quando era stata preparata e composta una storia equa, i censori del Governo avevano impedito di stamparla.
I funzionari riscontrarono presto, comunque, che persino la pubblicità preconcetta aveva accresciuto l’interesse per i testimoni di Geova e le loro attività. Così anche questa venne grandemente diminuita. Perciò relativamente poche persone sanno in realtà ciò che accadde durante l’effettivo corso del processo. Troverete queste cose di vivo interesse.
ARRESTO E IMPRIGIONAMENTO
La sera del 10 giugno 1965, la Congregazione dei Testimoni di Geova di Feijó era pacificamente radunata in una casa privata in un sobborgo di Lisbona. Circa settanta erano i presenti, e studiavano la Bibbia fra loro, com’è pratica regolare dei testimoni di Geova. Quindi, verso le 22, l’azione della polizia diretta dal tenente Jorge Manuel Natividade Jacob interruppe l’adunanza e quarantanove persone furono messe agli arresti.
Sebbene non fosse mossa contro di loro nessuna accusa ufficiale, due ministri, Arriaga Cardoso e José Fernandes Lourenço, furono condotti nella prigione di Fort Caxias. Lì essi rimasero fino al 29 ottobre, quattro mesi e diciannove giorni, essendo loro negato materiale da leggere, compresa la Bibbia, durante oltre due mesi di quel tempo. Il Sig. Cardoso e il Sig. Lourenço furono anche tenuti in segregazione cellulare per undici giorni, evidentemente nel tentativo di farli cedere.
Durante il loro imprigionamento, il Governo redasse un fascicolo di 416 pagine. Questo conteneva, principalmente, le domande rivolte ai due detenuti e anche agli altri quarantasette accusati, e le risposte che essi diedero. Parte dell’accusa particolareggiata del pubblico ministero del Governo dichiarava:
“Dichiaro tutti gli accusati autori materiali di un reato contro la sicurezza dello Stato, di istigazione alla disubbidienza collettiva, previsto e punibile secondo l’Articolo 174 del Codice Penale. . . . Essi costituiscono un movimento politico, proveniente da vari paesi con mire di disubbidienza, agitazione e sovversione delle masse popolari e specialmente dei giovani di età popolare”.
Comunque nel fascicolo di 416 pagine non era contenuta nessuna evidenza per provare che i quarantanove fossero colpevoli di questi reati. Non fu prodotta assolutamente nessuna testimonianza di testi per sostenere le accuse! Le accuse erano semplici asserzioni, fatte senza alcuna evidenza. Il fatto è questo: Quarantanove cristiani furono trovati a studiare la Bibbia insieme; non trattavano di politica, e nessuna evidenza fu prodotta per sostenere la pretesa che costituiscano “un movimento politico”. Né nel fascicolo fu fatto alcuno sforzo per provare che queste persone avessero mai predicato pubblicamente intorno a qualche cosa, per non menzionare che avessero detto a qualcuno di disubbidire al governo portoghese, o agitassero e sovvertissero le masse popolari. Nessuna persona onesta potrebbe fare a meno d’essere colpita dalla totale mancanza di evidenza nel fascicolo. Ciò nonostante, si doveva tenere il processo.
Che cosa sarebbe accaduto in tribunale? L’accusa avrebbe presentato lì l’evidenza comprovante che gli imputati erano colpevoli dei reati di cui erano accusati? I convenuti avrebbero avuto piena libertà di presentare alla corte l’evidenza della loro innocenza? I giudici avrebbero ascoltato con mente imparziale per arrivare a una giusta decisione?
IL PROCESSO HA INIZIO ED È RINVIATO
Infine, il 14 giugno 1966 ebbe inizio il processo nel tribunale di Lisbona a Largo da Boa Hora, e i testimoni di Geova di ogni parte del Portogallo si riversarono in città, non per fare dimostrazioni davanti alla corte ma per dare sostegno morale ai loro fratelli e sorelle cristiani che erano processati. I poliziotti non avevano mai visto simile folla. Essendo impreparati a tanta gente, essi furono dapprima disorientati. Un poliziotto esclamò eccitato: “Che ne faremo di tutta questa gente? L’ingresso principale deve restare sgombro”. Udendo il commento, un testimone di Geova passò la voce e dopo pochi minuti l’ingresso era sgombro. Il poliziotto fu semplicemente sbalordito per la rapida cooperazione e l’ordine. A Lisbona non c’era mai stata prima una folla più facile da trattare, il che fece sembrare del tutto non appropriata l’accusa contro gli imputati di “disubbidienza alle leggi e ai regolamenti che governano l’ordine pubblico”.
Il giorno seguente il giornale O Seculo di Lisbona riferì: “Chiunque arrivasse ieri a Largo da Boa Hora avrebbe visto un sorprendente spettacolo . . . Le finestre del secondo e terzo piano e anche lungo i corridoi, che sono molte, erano piene di persone. Nel portico le persone erano pigiate. . . . L’ordine non fu alterato. . . . Si calcolò che ci fossero più di 2.000 persone presenti dentro e fuori dell’edificio. Era la prima volta che si vedevano lì tante persone. Erano, nella maggioranza, simpatizzanti degli accusati e della loro religione”.
I procedimenti della corte, comunque, furono molto limitati quel primo giorno, poiché uno degli imputati era malato e non poté essere presente. Perciò, il pubblico ministero fece una mozione per rinviare il processo, e questa venne accettata. Così l’inizio del processo fu spostato al 23 giugno 1966.
PRIMA SESSIONE DEL PROCESSO
Alle 14,30 di giovedì 23 giugno 1966 il processo cominciò, e la sessione continuò fino alle 19,30 di quella sera. Era presente una folla anche maggiore di prima, calcolata da alcuni a circa 5.000 persone. La maggioranza di queste stettero fuori nella strada per tutt’e cinque le ore, attendendo con ansia notizie di ciò che avveniva dentro.
I tre giudici che dovevano udire la causa erano il giudice presidente António de Almeida Moura e i giudici assistenti Saudade e Silva e Bernardino de Sousa. Il pubblico ministero era il dott. Lopes de Melo, e l’avvocato difensore che rappresentava gli accusati era il dott. Vasco Almeida e Silva.
Il primo imputato chiamato a testimoniare fu Arriaga Cardoso. Egli era uno dei due che erano stati tenuti in prigione oltre quattro mesi senza che fossero presentate accuse contro di lui.
All’inizio, il giudice presidente cercò di dare l’impressione che in Portogallo ci sia libertà religiosa. “Lei non è accusato per illecita associazione”, egli disse a Cardoso. “Lei non è giudicato perché adora Geova. Lei può adorare Geova come può adorare Maometto o Budda. La religione di ciascuno è rispettata, cioè quando essa non va oltre stretti limiti religiosi. La Costituzione portoghese garantisce libertà di adorazione”.
Comunque, il giudice cercò quindi di mostrare, evidentemente, che le garanzie costituzionali della libertà di adorazione non si applicano a tali religioni come quella dei testimoni di Geova. Il Diário Popular di Lisbona riferì le sue osservazioni a Cardoso: “Non c’è libertà per chiunque inventi una religione e faccia ciò che vuole in nome di Dio o qualsiasi cosa possa essere. Egli dev’essere subordinato agli uomini che governano le cose sulla terra. . . . Il principio di cui lei è accusato è la disubbidienza, di una specie generale alle leggi della Nazione”.
A questo punto Cardoso, cittadino cinquantaquattrenne nativo del Portogallo, fece per prendere una copia della Bibbia. Egli intendeva mostrare che, in armonia con il comando scritturale di essere sottoposti alle terrestri “autorità superiori”, i testimoni di Geova sono ubbidienti a leggi di tutti i governi. (Rom. 13:1) Essi non disubbidiscono alle leggi di nessun governo, quando esse non sono in conflitto con le leggi di Dio. (Atti 5:29) Né i testimoni di Geova sono agitatori politici, perché, ubbidendo a Gesù Cristo che disse che i suoi seguaci non sarebbero stati “parte del mondo”, non si impegnano mai in attività politiche di alcuna specie. (Giov. 17:16) Ma il giudice presidente interruppe subito, come riferì il Diario Popular:
“‘Non usi la Bibbia! Per lei la Bibbia è ciò che conta, per la corte è la legge che conta. La Bibbia non governa l’attività civile. Non si appelli ad essa, ciascuno la interpreta a modo suo e secondo i suoi interessi. La Bibbia non è la costituzione dello Stato. La corte non deve accettare la Bibbia come Costituzione politica della Repubblica Portoghese quando è interpretata da qualche Americano’”.
L’imputato non era un Americano; egli è cittadino portoghese. E contrariamente a ciò che insinuò il giudice, egli desiderava presentare, non le vedute di un Americano, ma le sue proprie credenze basate sulla Bibbia. Ma il giudice impedì la sua testimonianza. Egli non voleva udire dalla Bibbia!
PRIORITÀ DELLA LEGGE DI DIO
Malgrado ciò, la Bibbia non si può mettere da parte quando è in gioco l’ubbidienza alla legge umana. Questo avviene perché le leggi bibliche sono il fondamento stesso da cui sono state tratte giuste leggi di governi umani, e l’ubbidienza ad esse è anche più imperativa per le persone dell’ubbidienza alle leggi umane. Questa è stata l’opinione di famosi giuristi durante i secoli fino al nostro giorno.
Uno di questi giuristi, William Blackstone, espresse la cosa molto bene quando disse: La legge di Dio “è, naturalmente, superiore per obbligo a qualsiasi altra. È vincolante in tutto il globo, in tutti i paesi, e in ogni tempo: nessuna legge umana ha alcuna validità, se contraria a questa; e quelle di esse che sono valide traggono tutta la loro forza e tutta la loro autorità, indirettamente o direttamente, da questa originale”. (Blackstone’s Commentaries on the Laws of England, Chase, New York, Baker, Voorhis and Company, 1938, pagg. 5, 6) Non è dunque fuori posto fare appello al Libro della legge di Dio, la Sacra Bibbia. I testimoni di Geova non possono escluderla dalla loro vita.
Il giudice presidente asserì: “Dobbiamo adattare la legge divina alle leggi terrene. Dobbiamo interpretare le cose con logica. A volte le leggi divine sono aberranti”. Ma i testimoni di Geova non sono d’accordo che le leggi di Dio siano a volte “aberranti” cioè lontane dalla verità, erronee. Essi credono che Dio e la Sua Parola sono veraci, e con tutto il loro cuore e tutta la loro forza vitale cercano di vivere in armonia con la Bibbia. È male questo? È immorale o non cristiano mettere la legge di Dio prima di quella dell’uomo quando le due sono in conflitto?
I primi apostoli cristiani non credettero che fosse così. Quando furono processati davanti a un tribunale giudaico, Pietro e gli altri apostoli risposero all’ordine di smettere le loro attività di predicazione dicendo: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. Sì, Dio aveva dato agli apostoli istruzioni di predicare, ed essi avrebbero continuato a ubbidire a Dio indipendentemente da ciò che dicevano o facevano gli uomini! Il racconto biblico prosegue quindi spiegando: “E ogni giorno, nel tempio e di casa in casa, continuavano senza posa a insegnare e a dichiarare la buona notizia”. — Atti 5:27-29, 42.
Oggi i testimoni di Geova non sono i soli a rispondere in questo modo. In un recente libro portoghese intitolato “La nostra storia divina” di A. Amaral, che è pubblicato dal Segretariato Nazionale di Catechesi e porta l’imprimatur della Chiesa Cattolica Romana, a pagina 230 è posta la domanda: “Quando non dovremmo ubbidire alle Autorità?” E vien data la risposta: “Non dovremmo ubbidire alle Autorità quando ci ordinano di fare qualche cosa che è contro la volontà di Dio. (Atti 5,:29; Matt. 10,:37)” Quindi, se i testimoni di Geova sono accusati di disubbidienza criminale perché fanno conoscere questa veduta biblica delle cose, allora tutti i cattolici in Portogallo dovrebbero essere processati dietro la stessa accusa. Nulla che i testimoni di Geova abbiano pubblicato è più evidente di questa ufficiale veduta cattolica basata sulla Bibbia. Quindi, giacché i testimoni di Geova in Portogallo sono ora vittime di persecuzione ufficiale in base a questo, che cosa riserva il futuro ai loro vicini cattolici?
Che il popolo portoghese in generale sia d’accordo che l’ubbidienza a Dio dovrebbe venire prima è indicato dal loro popolare motto: “Dio, patria e famiglia”. Dio è giustamente messo al primo posto. Quando lo Stato ignora ciò, e quando le giuste leggi di Dio sono beffate e messe da parte, come fu fatto nella Germania nazista, risultano orribili crimini contro Dio e l’umanità.
PREGIUDIZIO DEI GIUDICI
Sin dal medesimo inizio del processo fu evidente che i giudici non erano interessati nell’udire la testimonianza presentata dagli accusati. Non si preoccupavano di ottenere l’evidenza su cui basare una giusta decisione, poiché interrompevano regolarmente e facevano tacere i testimoni per impedir loro di rendere testimonianza. Era chiaro che avevano già deciso! Evidentemente avevano preso la loro decisione ancor prima che cominciasse il processo. Simile amministrazione della giustizia è una vergogna per il Portogallo!
Il pregiudizio contro i testimoni di Geova fu evidente durante i tre interi giorni delle sessioni. Anche il debito decoro della corte fu ignorato dai giudici. Secondo le parole di un avvocato portoghese, il processo fu “una beffa, una vergogna e una mostruosa dimostrazione del basso stato in cui è caduta la giurisprudenza portoghese”. Un altro avvocato di Lisbona chiamò l’intera causa “mistificazione”.
I giudici abbandonarono la loro onorevole funzione di magistrati di un’alta corte e assunsero il ruolo di interrogatori, accusatori e schernitori degli imputati e delle loro credenze. Spesso il giudice stesso che faceva una domanda a un imputato, se la risposta non gli piaceva, interrompeva l’imputato prima che potesse dire qualche cos’altro. In parecchie occasioni l’avvocato difensore fu costretto a intervenire e a protestare vigorosamente per il modo poco dignitoso in cui i giudici parlavano. Egli rammentò loro che non era loro compito fare accuse, ma, in base all’evidenza presentata, giudicare se gli imputati fossero colpevoli delle accuse.
Quando l’imputato Afonso Costa Mendes, di 54 anni, era al banco dei testimoni verso la fine del primo giorno, il giudice Bernardino de Sousa si lasciò andare a una fila di incontrollate dichiarazioni pietose a udirsi. Nel tentativo di mostrare che le attività di predicazione dei testimoni di Geova creavano ostilità, affermò che un uomo gli aveva detto: “Avrei voluto dare un calcio nello stomaco a quel Testimone che venne alla mia porta”. Il giudice asserì che la loro religione causava violenza, e divideva famiglie e li metteva violentemente gli uni contro gli altri. L’avvocato della difesa cercò di protestare contro queste accuse, ma fu interrotto dal giudice che chiamò il successivo imputato.
Comunque, l’interrogatorio di questo imputato mostrò che il giudice preconcetto si sbagliava. L’avvocato difensore chiese:
“È sposata?”
“Sì”.
“Suo marito è testimone di Geova?”
“No”.
“Che specie di rapporti esistono in casa fra lei e suo marito?”
“Da quando sono divenuta testimone di Geova ho cercato di essere una brava moglie cristiana e questo ha aiutato a rendere felice il nostro matrimonio”.
L’avvocato si volse quindi al giudice e indicò che questo rispondeva all’accusa infondata che egli aveva appena mosso contro i testimoni di Geova.
Al successivo imputato chiamato al banco dei testimoni fu chiesto dal giudice se era mai stato prima in tribunale.
“Sì”, rispose l’imputato.
“Dietro quali accuse?” chiese il giudice.
“Per ratto”.
Immediatamente il giudice approfittò di questo. “Vedete che specie di religione hanno i testimoni di Geova!” esclamò.
L’avvocato della difesa chiese allora all’accusato se era testimone di Geova al tempo in cui aveva violentato la ragazza.
“Oh, no!” rispose. “Se lo fossi stato, non avrei mai fatto una cosa simile. A quel tempo ero cattolico praticante”.
Il secondo giorno del processo i giudici fecero ogni sforzo per calunniare gli imputati, e asserirono che le loro credenze venivano dall’America. I testimoni della difesa, comunque, mostrarono che le cose stavano diversamente, presentando l’evidenza che ciò che credevano si basava sulla Bibbia portoghese. Comunque, quando veniva presentata la testimonianza dalle Scritture, i giudici cambiavano soggetto, interrompevano e infine uno di loro gridò nella corte: “Trasformeremo forse questo luogo in una Sala del Regno? Siamo interessati solo nel trattare la legge qui!”
Durante questa stessa sessione della corte, quando il testimone della difesa Armando Monteiro spiegava con efficacia la posizione cristiana di neutralità seguita dai testimoni di Geova in Portogallo, il giudice fu molto seccato. Egli disse che nulla di ciò interessava alla corte e non avrebbe permesso a Monteiro di continuare la sua testimonianza. L’avvocato della difesa fece obiezione a questo violento, arbitrario trattamento del teste. Seguì una discussione. Il risultato di questa sessione fu che non erano più permessi testimoni della difesa al processo; solo quelli che si chiamano “dichiaranti”. La testimonianza di questi poteva essere fermata legalmente in qualsiasi momento, e l’avvocato della difesa poteva interrogarli solo per mezzo del giudice. Con ciò i giudici cercavano di impedir di parlare alla difesa.
Malgrado la testimonianza presentata durante tutto il processo per mostrare che gli accusati erano indiscutibilmente cittadini portoghesi osservanti della legge, i giudici mantennero un’attitudine dura, preconcetta. Il secondo giorno, quando l’avvocato della difesa portò all’attenzione del giudice che la sua dichiarazione ne contraddiceva una che aveva fatto in precedenza, il giudice gli disse, in maniera sprezzante: ‘Lei è vecchio e dovrebbe fare attenzione ad ascoltare meglio le cose’. Quando fu chiesto di tenere una registrazione dei procedimenti della corte, ciò fu negato. Era evidente che i funzionari non volevano che si facesse pubblicità a quanto accadeva nella corte! Perché?
Perché qualsiasi persona onesta che esamini l’evidenza non potrebbe fare a meno d’essere sopraffatta dal madornale errore giudiziario. Nessuna mente esente da pregiudizi potrebbe immaginare come i giudici giunsero alla decisione che presero in base all’evidenza presentata. C’è poco da meravigliarsi che non si permettesse di tenere alcuna registrazione dei procedimenti della corte!
ERRORE GIUDIZIARIO
La pubblica accusa non produsse un solo testimone durante gli interi tre giorni del processo! Inoltre, non fece nessun tentativo di interrogare alcun imputato o testimone della difesa! non fu fatta nessuna confutazione! In effetti, non presentò nessun argomento di alcuna sorta! Durante l’intero processo non fu presentato un solo fatto o una sola evidenza per provare che i testimoni di Geova erano colpevoli dei reati di cui erano accusati! Infatti, il pubblico ministero non disse quasi una parola.
L’illegalità del processo e l’ingiustizia delle condanne alla prigione è chiaramente evidente in considerazione di ciò che dichiara l’Articolo 359 del Codice di Procedura Penale, numero 3, riguardo alla preparazione della querela contro gli accusati:
“[La querela dovrebbe avere]: ‘Il discriminante e preciso racconto dei fatti che costituiscono l’infrazione indicata, se possibile, il luogo e il tempo in cui avvennero, la ragione per cui furono commessi, il grado di partecipazione degli accusati ad essi, e le circostanze che precedettero, accompagnarono o seguirono l’infrazione e che avrebbero potuto aggravare o attenuare la loro partecipazione’”.
Comunque, i soli fatti provati nel fascicolo di 416 pagine e al processo, in riferimento agli accusati, sono che essi erano radunati insieme in uno studio biblico a una certa ora e in un certo luogo. Non fu presentata nessuna prova che gli accusati avessero predicato ad altri, per non dire ciò che avevano predicato. Non fu neppure stabilito ciò che si disse a questa adunanza! È chiaro che la richiesta della legge portoghese di un “preciso racconto dei fatti che costituiscono l’infrazione indicata” e “il luogo e il tempo in cui avvennero” non fu mai soddisfatta! Non c’è da meravigliarsi che gli avvocati portoghesi chiamassero il processo “una beffa”, “una mistificazione” e un “errore giudiziario”.
La testimonianza degli imputati, e dei testimoni e “dichiaranti” a loro favore, occupò praticamente tutt’e tre i giorni: 23 giugno, 30 giugno e 7 luglio 1966. L’ultimo giorno, l’avvocato degli accusati, riassumendo la causa per la difesa, mostrò che gli imputati non avevano fatto nulla di criminoso. Piuttosto, essi erano cristiani, che facevano la stessa opera che fecero Gesù e i suoi primi seguaci. Egli richiamò vigorosamente all’attenzione della corte che non era stata prodotta assolutamente nessuna prova che essi ‘costituiscano un movimento politico’, incoraggino l’“agitazione e sovversione delle masse” o predichino la disubbidienza alle leggi e ai regolamenti che governano l’ordine pubblico. Toccava ora al pubblico ministero parlare. Egli si alzò; ma, sorprendentemente, tutto quello che disse fu: “Chiedo che sia fatta giustizia”.
Ma è chiaro che non fu fatta giustizia. Il processo fu davvero una burla! Due giorni dopo tutt’e quarantanove furono condannati alla prigione. Ora il verdetto è stato presentato in appello alla Suprema Corte di Giustizia del Portogallo.
INSEGNAMENTI NON SOVVERSIVI
Recentemente, con l’accresciuta attività militare del Portogallo in Africa, il rifiuto coscienzioso di certi giovani di prendere le armi e uccidere i loro simili è stato usato per descrivere i testimoni di Geova come agitatori, sovversivi, persone che sfidano la legge. Durante il processo, comunque, queste accuse non si poterono dimostrare fondate. Solo uno dei quarantanove processati aveva personalmente rifiutato il servizio militare. In realtà, trentacinque di essi erano donne! Né alcuno di loro aveva incoraggiato altri a rifiutare di prendere le armi.
La difesa presentò l’evidenza per provare che i testimoni di Geova non consigliano né incoraggiano alcuno a violare la legge o regolamento di alcun governo! Infatti, le loro pubblicazioni spiegano che è male che una persona dica a un’altra di rifiutarsi di compiere servizio militare, salutare la bandiera o svolgere qualsiasi altro dovere chiesto dal governo. Il secondo giorno del processo, il testimone della difesa Jose Maria Lanca poté mostrare questo leggendo alla corte dalla pubblicazione ufficiale dei testimoni di Geova, La Torre di Guardia, del 15 dicembre 1957. A pagina 756 (in italiano, 1º gennaio 1958, pagina 21) tale pubblicazione dice:
“Nella sapienza di Geova Dio le sue ispirate Sacre Scritture non offrono alcun consiglio diretto. Le sue Scritture semplicemente dichiarano i princìpi teocratici che dovrebbero guidare i cristiani e quindi lasciano ai dedicati cristiani . . . [di] mantenere l’integrità verso Dio. Eccetto che spiegare quali sono i veri princìpi scritturali e cristiani della Parola di Dio, nessun cristiano individualmente o gruppo di cristiani ha il compito o la responsabilità divina di dire ad un altro cristiano direttamente ciò che si dovrebbe fare a questo riguardo. Ognuno deve decidere per proprio conto ciò che vuol fare”.
“Sia Dio riconosciuto verace”, il libro di testo biblico dei testimoni di Geova distribuito più largamente, dichiara pure esplicitamente a pagina 239: “Se un cittadino vuol salutare la bandiera o arruolarsi nelle forze armate di qualche nazione, egli ne ha il diritto, e i testimoni di Geova ritengono che farebbero un errore se si opponessero agli sforzi di tale persona o se la condannassero. Essi non tentano di convertire il mondo affinché rifiuti di salutare le bandiere o di usare le armi”.
Quindi, se alcuni dei quarantanove imputati avessero fatto ciò di cui erano accusati, cioè predicare la disubbidienza alle leggi e ai regolamenti governativi relativi al prendere le armi o salutare la bandiera, avrebbero anche violato gli insegnamenti della congregazione cristiana dei testimoni di Geova. Perciò, non c’è da meravigliarsi che non si potesse produrre l’evidenza in tribunale per provare gli imputati colpevoli dei reati di cui erano accusati!
Il governo portoghese può esser certo che non troverà mai i testimoni di Geova a partecipare ad attività sovversive, poiché i testimoni di Geova seguono una condotta cristiana di completa neutralità verso i governi del mondo. Questo fu chiaramente mostrato alla corte, malgrado un tentativo dopo l’altro da parte dei giudici di ostacolare la deposizione dei testi. Giacché non fu tenuta nessuna registrazione del processo, e giacché non fu permesso di rendere note in Portogallo le ragioni del loro atteggiamento neutrale, è solo giusto che udiate un breve riassunto dei fatti in causa che furono soppressi.
DIFESA DELL’ATTEGGIAMENTO DI NEUTRALITÀ
Come gli imputati in causa hanno ripetutamente spiegato ad altri, Gesù e i suoi discepoli diedero dei princìpi mediante i quali i singoli cristiani dovevano guidare la loro condotta rispetto ai governi del mondo. Per esempio, Gesù non prese posizione nelle dispute politiche fra Roma e certi Giudei nazionalistici, ma rispose a quelli che lo interrogarono sulla questione del pagare le tasse: “Mostratemi un denaro. Di chi è l’effige e l’iscrizione che porta?” “Risposero: ‘Di Cesare’. Ed egli a loro: ‘Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio’”. — Luca 20:24, 25, Versione cattolica di Garofalo.
Ovviamente il denaro delle tasse è dovuto ai governi del mondo (rappresentati da Cesare), e i testimoni di Geova pagano senza lamentarsi le tasse, ma che dire delle cose di Dio? Quali cose gli sono dovute? Gli imputati credono che quando si considera la cosa onestamente si deve ammettere che nessun uomo né governo terreno ha dato al cristiano la vita! È data da Dio! Così essi chiedono: Non è dunque ragionevole che il cristiano decida dovutamente che la sua adorazione e vita siano riservate e rese a Dio? Se il cristiano sacrificasse la sua vita nei conflitti militari di qualche governo politico, quale vita gli resterebbe da rendere a Dio?
Fu mostrato alla corte che fra i testimoni di Geova in tutti i paesi la decisione se prendere o no le armi è personale. Non è un atteggiamento assunto a motivo di diretta istruzione dell’organizzazione dei testimoni di Geova. Persone di altre organizzazioni religiose hanno assunto un atteggiamento simile, fra cui rimarchevole è quello del cattolico romano Franz Jägerstätter. Durante la seconda guerra mondiale questo giovane si rifiutò di combattere nelle forze armate di Hitler, e accettò l’esecuzione mediante decapitazione per la sua risoluta decisione. Alcuni cattolici lo considerano un santo a motivo delle sue forti convinzioni religiose.
Perciò, che dire dei cattolici in Portogallo che sono coscienziosamente contrari alla guerra e all’uccisione? Vi sono sempre stati alcuni che hanno interpretato insegnamenti biblici cattolici come: “Non ucciderai”, e: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, come se volessero dire che è male uccidere. (Eso. 20:13; Matt. 22:39) Saranno intere congregazioni cattoliche in Portogallo, perciò, invase dalla polizia e sottoposte a imprigionamento perché alcuni uomini cattolici con forti convinzioni religiose fanno coscienziosamente obiezione alla guerra? Donne con bambini minorenni e uomini anziani saranno forse processati, condannati e gettati in prigione perché alcuni nella loro congregazione rifiutano di compiere servizio militare? Questo è ciò che accade ai testimoni di Geova! Presto potrebbe toccare ad altre persone religiose soffrire. Approvate questo?
AMBASCIATORI DEL REGNO DI DIO
I testimoni di Geova si sforzano con tutto il cuore di imitare l’esempio di Gesù Cristo e i suoi seguaci del primo secolo. Fu mostrato in tribunale che questi cristiani sono identificati nella Bibbia come ambasciatori del celeste governo di Dio. “Noi siamo perciò ambasciatori in sostituzione di Cristo”, spiegò l’apostolo Paolo. In seguito, quando era in una prigione romana, Paolo parlò di sé come di “ambasciatore in catene”. — 2 Cor. 5:20; Efes. 6:20.
L’ambasciatore ha l’obbligo di rimanere separato dalle attività politiche del paese in cui presta servizio. Fu fatto uno sforzo per spiegare alla corte che è una cosa simile per l’ambasciatore cristiano. Come vero cristiano egli non può giustamente immischiarsi nelle questioni politiche o nel combattimento di un altro governo. Né potrebbe egli impegnarsi in qualche opera d’importanza nazionale in sostituzione del servizio militare.
La testimonianza di Gesù Cristo è la base di questa conclusione. Spiegando ai suoi discepoli il principio della separazione dal mondo, egli disse loro: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; invece, siccome non siete del mondo ma io vi ho scelti dal mondo, perciò il mondo vi odia”. È chiaro che i discepoli di Gesù dovevano stare separati dal mondo. I testimoni di Geova in Portogallo si sforzano semplicemente di imitare il loro esempio. — Giov. 15:17-19, Ga; Giac. 4:4; 1 Giov. 2:15-17.
Ma il Portogallo permetterà ai moderni cristiani di seguire senza essere molestati le orme di Gesù e dei suoi primi discepoli? O si identificherà come moderno combattente contro Dio continuando a perseguitare i testimoni di Geova? I funzionari portoghesi farebbero bene a dare ascolto al saggio consiglio dell’insegnante di Legge Gamaliele del primo secolo, che disse: “Non vi intromettete con questi uomini, ma lasciateli stare; (perché, se questo progetto o quest’opera è dagli uomini, sarà rovesciata; ma se è da Dio, non li potrete rovesciare); altrimenti, potete trovarvi a combattere effettivamente contro Dio”. — Atti 5:38, 39.
DIMOSTRAZIONE D’AMORE SIMILE A QUELLO DI CRISTO
Il principio dell’amore simile a quello di Cristo fu pure richiamato all’attenzione della corte come ragione dell’atteggiamento neutrale delle persone processate. Gesù Cristo disse ai suoi seguaci: “Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri. . . . Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. (Giov. 13:34, 35, Ga) L’amore che Gesù mostra non si limita solo a certe nazionalità: a Tedeschi, a Francesi, a Portoghesi, a Giapponesi o ad Americani. Egli ama tutte le persone dalla giusta disposizione, indipendentemente dalla loro nazionalità o dal loro luogo di nascita.
A motivo di questo, gli imputati chiedono: Se Cristo fosse oggi sulla terra, in quale esercito si arruolerebbe? Combatterebbe egli e ucciderebbe persone di diversa razza o nazionalità? Indipendentemente da ciò che pensa la corte portoghese, quei testimoni di Geova non credono che Gesù impugnerebbe il fucile per sparare a qualcuno di diversa razza o nazionalità, né gli conficcherebbe la baionetta nell’addome. Essi non possono in nessun modo mettere in armonia tale attività con il comando stesso di Gesù ai suoi seguaci di amarsi gli uni gli altri. Perciò, essi chiedono: Come potrebbe il vero cristiano partecipare a una disposizione in base alla quale gli sarebbe chiesto di recarsi sul campo di battaglia a uccidere i suoi fratelli cristiani in un altro paese?
Benché siano ubbidienti alle leggi del paese, quando i comandi della nazione sono in diretto conflitto con i giusti princìpi della Parola di Dio, essi assumono l’atteggiamento apostolico: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”. Come abbiamo visto, questa è la stessa posizione che la Chiesa Cattolica Romana in Portogallo sostiene come cristiana. Poiché i testimoni di Geova sono ora perseguitati perché la seguono, c’è qualche assicurazione che altri pure non saranno presto perseguitati perché insegnano la stessa cosa? — Atti 5:29, Ga.
VEDUTA DEI PRIMI CRISTIANI
È il suddetto atteggiamento indicato nell’insegnamento cattolico e praticato dai testimoni di Geova senza precedenti? Come considerarono i primi cristiani l’ingerenza nelle cose politiche? Servirono essi negli eserciti delle nazioni mondane? Che cosa mostrano i sicuri fatti della storia?
Un esame di accurata storia in merito al cristianesimo primitivo rivela che i primi cristiani mantennero stretta neutralità rispetto alle cose politiche delle nazioni. Si notino i commenti solo di alcuni di questi libri di testo:
“Gli zelanti cristiani non servivano nelle forze armate né accettavano cariche politiche”. — World History, The Story of Man’s Achievements (River Forest, Ill.; 1962), Habberton, Roth e Spears, pag. 117.
“I cristiani erano estranei e pellegrini nel mondo che li circondava; la loro cittadinanza era in cielo; il regno a cui guardavano non era di questo mondo. La conseguente mancanza d’interesse per le cose pubbliche divenne così sin dall’inizio una notevole caratteristica del cristianesimo”. — Christianity and the Roman Government (Londra; 1925), E. G. Hardy, Direttore del Jesus College, Oxford, pag. 39.
Lo storico inglese C. J. Cadoux riassunse molto bene l’atteggiamento senza compromessi dei primi cristiani nel suo libro The Early Christian Attitude on War, alle pagine 245 e 246:
“I primi cristiani presero Gesù in parola, e capirono i suoi insegnamenti di gentilezza e non resistenza nel loro senso letterale. Essi identificarono strettamente la loro religione con la pace; condannarono vigorosamente la guerra per lo spargimento di sangue che comportava; si appropriarono la profezia del Vecchio Testamento che prediceva la trasformazione delle armi da guerra in strumenti agricoli [Isa. 2:4] . . . Con una o due possibili eccezioni nessun soldato si unì alla Chiesa e rimase soldato fino al tempo di Marc’Aurelio (161-180 A.D.) Anche allora, il rifiuto di prestare servizio era noto quale normale condotta dei cristiani, come attestano i rimproveri di Celso (177-180 A.D.). . . . L’applicazione dell’insegnamento di Gesù alla questione del servizio militare era in un modo inequivocabile”.
È vero che l’atteggiamento del cristiano di separazione dalle cose mondane non era capito dai governanti pagani, poiché questi uomini non avevano alcun intendimento degli insegnamenti di Gesù Cristo, ma il loro atteggiamento non dovrebbe essere difficile da capire ai funzionari di una nazione che si professa cristiana.
È chiaro che l’atteggiamento assunto dai testimoni di Geova in Portogallo non è senza precedente. Gesù stabilì i princìpi che i suoi discepoli dovevano seguire, e i primi cristiani furono fedeli ad essi, come attestano i fatti della storia. I testimoni di Geova in Portogallo desiderano semplicemente seguire il loro esempio. Tutto quello che vogliono è praticare il vero cristianesimo. Essi fanno appello alle autorità portoghesi perché permettano loro di praticarlo senza essere molestati. Le autorità portoghesi non subiranno alcun danno, ma avranno solo del bene, permettendo tale libertà di adorazione nel loro paese.
QUALE CONDOTTA HANNO SEGUÌTO ALTRI
I testimoni di Geova sono attivi in circa 197 paesi della terra, e contano ben oltre un milione di proclamatori del regno di Dio. Quindi le nazioni in tutto il mondo conoscono il loro atteggiamento di neutralità. Molti di questi paesi hanno, in un modo o nell’altro, provveduto alla loro esenzione dal servizio militare, perché riconoscono che sono eccellenti persone e un bene per la comunità. Per esempio, il modo in cui trattare i testimoni di Geova è stato di recente un problema considerato davanti al Parlamento svedese. Qual è stata la decisione?
Dopo parecchie ore di dibattito è stato approvato il decreto legge contenente l’importante provvedimento che riguarda i testimoni di Geova. Il giornale svedese Freden, nel suo numero del 10 giugno 1966, faceva commenti in merito nell’editoriale, dicendo: “Così i testimoni di Geova saranno esentati in futuro, dopo investigazione individuale, dal servizio obbligatorio col semplice metodo che non saranno chiamati affatto. Il Riksdag svedese merita congratulazioni per questa decisione che risolve un problema che finora era stato considerato insolubile. Sotto questo aspetto la Svezia può essere d’esempio ad altri paesi”.
Quale condotta seguirà il Portogallo? Spetta ai funzionari governativi del Portogallo decidere questo. Il mondo osserverà con interesse, ma, sopratutto, è a Dio stesso che essi devono rispondere per il modo in cui trattano i suoi servitori.
PERSONE INNOCUE, PACIFICHE
Sarà solo a merito e a beneficio del Portogallo se esso tratterà giustamente i testimoni di Geova. Poiché questi servitori cristiani di Dio hanno l’eccellente reputazione in tutto il mondo di persone oneste, laboriose e pacifiche. È risaputo che non partecipano a tumulti, dimostrazioni o altri disordini. Né si ubriacano, praticano fornicazione o adulterio, partecipano a furti, né compiono altri atti immorali o criminosi di questo genere. Come spiegò in tribunale l’imputato che precedentemente aveva violentato una ragazza: ‘Se fossi stato testimone di Geova non avrei mai fatto una cosa simile!’ La loro stretta adesione ai princìpi biblici li ha resi persone eccellenti, rette; un vero contributo per una migliore comunità.
Anziché essere “antisociali”, come furono accusati in tribunale, i testimoni di Geova sono noti a quelli che abitano vicino a loro in Portogallo come buoni vicini, pronti a dare una mano soccorrevole quando altri sono nel bisogno. Sono anche noti per i loro sinceri sforzi di aiutare altri a capire meglio la Bibbia. La loro opera caritatevole ha avuto un ottimo effetto sulla vita di molte persone, e questo avviene in Portogallo come in molti altri paesi del mondo.
Di particolare interesse è il commento del giornale africano The Northern News (Ndola), riguardo all’attività dei testimoni di Geova nell’Africa meridionale: “Secondo ogni resoconto le aree in cui i testimoni di Geova sono più forti tra gli Africani sono ora aree più esenti da difficoltà della media. Certo essi sono stati attivi contro agitatori, stregoneria, ubriachezza e violenza di ogni sorta”. Chiaramente, è contro i migliori interessi del Portogallo perseguitare queste persone cristiane.
LA PERSECUZIONE CONTINUA
Perché dunque c’è tale persecuzione in Portogallo? Certi rappresentanti della Chiesa Cattolica sono principalmente responsabili. Essi hanno diffuso cattiva propaganda sui testimoni di Geova. Per esempio, già nell’estate nel 1963 il sacerdote cattolico João de Sousa presentò una serie di programmi televisivi a Lisbona contenenti ogni specie di errata rappresentazione dei testimoni di Geova. In seguito egli pubblicò un libro con altre cose del genere. Come risultato quasi immediatamente si verificarono irruzioni della polizia contro i Testimoni. Commentando l’arresto in massa dei testimoni di Geova, il 27 novembre 1965 anche la radio danese menzionò la responsabilità della Chiesa. Il commentatore di notizie disse: “In Portogallo come pure in Spagna i testimoni di Geova sono da lungo tempo perseguitati perché la Chiesa Cattolica non approva l’attività della setta”.
Istigando i funzionari e incitando i suoi seguaci, questi ecclesiastici cattolici hanno dato inizio contro i testimoni di Geova a una persecuzione di tipo inquisitoriale. Da un capo all’altro del paese, e nelle Province d’Oltremare, case e luoghi di raduno sono stati invasi, possedimenti confiscati, e testimoni di Geova arrestati e gettati in prigione. Lì sono stati trattenuti per giorni, settimane, e persino mesi senza accusa. A Lisbona, Luanda, Aveiro, Porto, Setúbal, Caldas da Rainha, sì, praticamente in ogni città di qualsiasi grandezza in Portogallo e nelle sue province, è accaduto questo.
E anziché diminuire, questa specie di persecuzione da parte delle autorità portoghesi aumenta. Ebbene, il giorno stesso in cui i quarantanove accusati furono condannati, il 9 luglio 1966, parecchie case di testimoni di Geova furono invase dalla polizia e la loro letteratura biblica fu confiscata. Alcuni giorni dopo, quando centinaia di Testimoni si preparavano a partire per un’assemblea biblica in Francia, furono negati passaporti a 150 d’essi. Nessuna ragione fu data per ciò. Intende il Portogallo togliere ogni libertà ai suoi cittadini, persino la libertà di movimento?
Questa è una situazione pericolosa. Poiché quando oppressive autorità cominciano a togliere le libertà a un gruppo, manca poco a togliere le libertà anche ad altre persone. Sì, le false accuse, gli arresti in massa e l’imprigionamento di testimoni di Geova sono l’avvertimento che, non solo la libertà di religione, ma altre libertà che i cittadini portoghesi hanno a cuore possono essere in pericolo.
CHE COSA POTETE FARE
Questa è un’opportunità per esprimere i vostri sentimenti in merito a questo flagrante errore giudiziario. Al tempo in cui è stato scritto questo articolo, i quarantanove accusati erano liberi, poiché la causa è stata presentata in appello a una corte superiore. Ma essi vanno tutti incontro a condanne alla prigione, e anche a multe che sono molto al di là delle loro possibilità economiche. Se queste pene dovessero esser messe in vigore, ne risulterebbero grandi difficoltà. Coi mariti e padri in prigione, le famiglie saranno private del necessario appoggio finanziario, e con le madri in prigione, figli minorenni saranno privati della cura e della sorveglianza di cui hanno tanto bisogno.
I funzionari portoghesi possono pensare che il trattamento dei cristiani nel loro paese sia una questione privata. Non crediamo che sia così, e abbiamo fiducia che milioni di persone oneste in Portogallo e in tutto il mondo sono profondamente preoccupate per ciò che accade a questi sinceri cristiani in Portogallo. Tali persone detestano la persecuzione delle minoranze religiose, e desiderano esprimere la loro protesta. Se siete una di tali persone, vi esortiamo a scrivere ai funzionari portoghesi riguardo a tale questione, e a rendere noti i vostri sentimenti.
Indirizzate la vostra protesta al Primo Ministro:
Exmo. Sr.
Prof. Doutor António de Oliveira Salazar
Rua da Imprensa, 8
Lisbona, Portogallo
Anche al Presidente della Repubblica:
Exmo. Sr.
Contra-Almirante Américo Deus Rodrigues Tomás
Rua Almirante António Saldanha, lote 402
Lisbona, Portogallo
Anche al Ministro dell’Interno:
Exmo. Sr.
Dr. Alfredo Rodrigues dos Santos Júnior
Rua General Sinel de Cordes, 11-2
Lisbona 1, Portogallo
Anche al Ministro della Giustizia:
Exmo. Sr.
Prof. Doutor João de Matos Antunes Varela
Avenida António Augusto Aguiar, 27-4 Dt.
Lisbona 1, Portogallo
Anche al Ministro delle Relazioni con l’Estero:
Exmo. Sr.
Dr. Alberto Marciano Gorjão Franco Nogueira
Largo do Rilvas
Palácio das Necessidades
Lisbona, Portogallo
Anche al Ministro di Stato:
Exmo. Sr.
Dr. António Jorge Martins da Mota Veiga
Rua Castilho, 71-4 Dt.
Lisbona 2, Portogallo
Anche al Direttore della Polizia Internazionale e della Difesa dello Stato:
Exmo. Sr.
Fernando Eduardo da Silva Pais
Rua António Maria Cardoso, 8
Lisbona 2, Portogallo
Anche all’ambasciatore e ai consoli del Portogallo nel vostro paese