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  • È riconosciuta la predicazione all’aperto?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (di facile lettura) 2016
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/11 pp. 645-650

È riconosciuta la predicazione all’aperto?

È riconosciuta la predicazione all’aperto? La predicazione nelle cattedrali e negli edifici delle chiese è stata da molto tempo riconosciuta ed ammessa ad una posizione onorevole e privilegiata. Qual è la posizione della predicazione all’aperto?

I VISITATORI di Londra sono spesso impressionati dal frequente impiego della predicazione all’aperto. Spesso essi vedono un ecclesiastico, forse nel giardino di fronte alla chiesa, che predica all’aperto a una folla di persone che stanno in piedi nello spiazzo erboso o sul marciapiede. In America e altrove l’attività svolta dai predicatori dell’Esercito della Salvezza agli angoli delle strade è ben conosciuta. Alcuni padroni di casa hanno ricevuto la visita dei ministri mormoni o di missionari che sono andati alle loro porte. E chi non è stato visitato da un testimone di Geova che andava di casa in casa a predicare la buona notizia del regno di Dio? E poiché la predicazione all’aperto aumenta nello scopo e nell’impiego sorge un’interessante domanda.

È riconosciuta la predicazione all’aperto? Con questo intendiamo dire: Quale posizione occupa tale forma di predicazione sotto quattro aspetti vitali? (1) È storicamente riconosciuta e dimostrata efficace? (2) Perché è necessaria nei nostri giorni e nella nostra epoca, quando le chiese raramente sono distanti da qualsiasi persona? (3) È legalmente riconosciuta dalle istituzioni governative e dai tribunali? (4) E quale posizione occupa la predicazione all’aperto alla luce della Parola di Dio, la Bibbia?

Una comune e moderna veduta sulla predicazione all’aperto è che essa è piuttosto insolita. Un esame della storia tuttavia cambia l’opinione secondo cui essa sarebbe nuova. Edwin Hallock Byington scrisse in Open-Air Preaching: “La predicazione all’aperto non è un ‘metodo nuovo’”. “Fu il modo originale di diffondere fra gli uomini la rivelata volontà di Dio. Non solo esso è ‘vecchio quanto la predicazione stessa’ ma per secoli fu l’unica specie di predicazione. ‘Siamo pienamente liberi di credere’, dice Spurgeon, ‘che Enoc, il settimo da Adamo, quando profetizzava, non chiese miglior pulpito del pendio di una collina, e che Noè fu un predicatore di giustizia pronto a discutere con i suoi contemporanei mentre costruiva l’arca’”.1

PRATICATA NEL MEDIO EVO E DURANTE LA RIFORMA

Mentre uno studente di storia fa una più profonda investigazione sulla predicazione all’aperto si rende conto rapidamente che questo era un metodo adoperato in non piccola misura nel Medio Evo. Lo storico Byington richiama l’attenzione sul fatto che il S. Francesco della Chiesa Cattolica Romana cominciò la sua opera missionaria predicando nelle strade di Assisi. “Di S. Domenico”, Byington scrisse, “si dice che predicasse a qualunque persona incontrasse . . . lungo la strada”.2

La “Stella mattutina della Riforma”, il teologo inglese John Wycliffe, si interessò grandemente della predicazione all’aperto. Attirò molti uomini sinceri del suo tempo, li addestrò come predicatori e li mandò a predicare il vangelo. Il professor Lechler dice riguardo ai ministri di Wycliffe: “Essi vagavano di villaggio in villaggio, di città in città, e di contea in contea, senza sosta o riposo, predicando, insegnando, ammonendo, ovunque potessero trovare degli ascoltatori volenterosi, a volte in chiese o cappelle; a volte nel cortile della chiesa, quando trovavano la chiesa chiusa; e a volte nella pubblica via e nel luogo del mercato”.3

Un’altra autorità scrive di loro: “Vestiti con abiti di particolare semplicità e senza alcuna licenza delle autorità locali, essi predicavano la loro dottrina apertamente, non soltanto nelle chiese e nei cortili delle chiese, ma anche nei mercati e nelle fiere, e in effetti, in tutti i luoghi dove convenivano delle moltitudini”.4

Durante la stessa Riforma la predicazione all’aperto divenne di largo uso. Dal libro Open-Air Preaching, apprendiamo che si racconta che Martin Lutero ebbe un uditorio di 25.000 persone nel luogo del mercato di Zwickau. Giovanni Huss fu un altro che si servì della piazza del mercato della città per predicare. In tutta l’Europa durante la Riforma i missionari predicavano al lato della strada. Come deve essere stata efficace tutta questa predicazione all’aperto! Per neutralizzare l’effetto della predicazione protestante all’aperto la Chiesa Cattolica intraprese una propria predicazione all’aperto. “Roma inviò i propri predicatori all’aperto”, scrisse Byington, “i quali vinsero la loro influenza opponendosi loro davanti alle persone nella strada e nel luogo di mercato. . . . Vi fu Robert, fondatore dell’ordine dei monaci cistercensi, che ricevette dal papa Urbano II il permesso di predicare ovunque. Mentre egli viaggiava di città in città e di provincia in provincia, non considerava il suo permesso limitato alle chiese, e predicava nelle strade e nelle foreste”.5

E i Gesuiti? Conoscevano il vantaggio della predicazione all’aperto. Uno storico scrisse: “I suoi membri erano una specie di monaci dei campi, pronti ad essere predicatori, insegnanti, missionari, commercianti, esploratori o politicanti. L’ordine adoperava qualsiasi mezzo per vincere, ogni metodo per governare, sia le nazioni che le chiese”.6

Dopo la Riforma i protestanti non dimenticarono il valore della predicazione all’aperto. Il fondatore della Chiesa Metodista, John Wesley, fu un attivo predicatore all’aperto. Egli predicò nei parchi e nelle strade. In realtà, egli considerò il mondo come sua parrocchia.7 Wesley organizzò infine un grande corpo di predicatori, sia locali che viaggianti. Essi predicarono fuori delle porte, nelle case private e ovunque trovassero ascoltatori. Uno storico dice di loro: Il paese era diviso in circoscrizioni, nelle quali i predicatori viaggiavano, ciascuna per un dato tempo. Nel 1765 vi erano venticinque circoscrizioni in Inghilterra, due nel Wales, quattro in Scozia e otto in Irlanda, e il numero aumentò rapidamente in mezzo a non poca persecuzione. I tumulti non erano rari e la vita di Wesley fu spesso in pericolo”.8

Non soltanto i metodisti ma, come dice l’opuscolo Preaching in the Open Air, anche i battisti, i presbiteriani, gli episcopali ed altre chiese hanno da tempo immemorabile impiegato la predicazione nelle strade e nei parchi.9

Quale testimonianza storica vi è dunque, che il tempo ha confermato, sull’impiego e sull’efficacia della predicazione all’aperto! Eppure molte persone hanno pensato che fosse qualcosa di nuovo.

PERCHÉ È NECESSARIA OGGI?

È ammesso che la predicazione all’aperto si è dimostrata efficace nel volgere le persone alla religione, ma che necessità ve ne è in questi giorni quando vi è il campanile di una chiesa allo sguardo di quasi ogni persona della Cristianità? E perché è necessaria quando, almeno in America, le chiese sono spesso traboccanti? Ciò suscita alcune penetranti domande.

Qual è il motivo per il quale ministri e sacerdoti di religioni ortodosse sono ricorsi alla tombola, alle fiere e ad altre imprese di beneficenza non spirituale? Perché i ministri sono così ansiosi di avere nella loro città una crociata di Billy Graham? Per quale ragione Billy Graham, all’inizio della sua crociata di New York, disse: “I ministri sono stati scoraggiati e frustrati . . . Parlando con molti di loro abbiamo trovato quasi un senso di disperazione. Ministri che potrebbero non essere d’accordo con noi teologicamente . . . sono pronti a cooperare semplicemente perché sembra non vi sia null’altro in vista”?10

Perché più della metà degli 8.000.000 di abitanti di New York, o il 54,9 per cento, non sono membri di alcuna religione? Perché un funzionario metodista d’alto grado dichiarò che l’Induismo, il Buddismo e l’Islamismo considerano tutti l’America un fertile bersaglio per l’opera di evangelizzazione? Perché il recente libro The New Ordeal of Christianity dice: “Il fatto più sorprendente circa le chiese protestanti in Inghilterra oggi . . . è che la maggior parte di esse è vuota. . . . La situazione è anche più triste, se ciò è possibile, in Scozia che in Inghilterra. E nella Scandinavia essa è deplorevole”?11

Perché lo storico Arnold Toynbee dichiarò: “Nel mondo vi è un vuoto spirituale”?12 Perché il sacerdote John O’Brien, scrivendo nel Catholic Herald Citizen, incoraggia “ogni cattolico, clericale o laico” a trascorrere “almeno un’ora alla settimana, andando di ‘casa in casa’”?13 E perché Marcus Bach scrive, riguardo ai testimoni di Geova, sulla rivista The Christian Century: “Quale dovrà essere il nostro consiglio a coloro che insistono nel dire che ‘qualcuno dovrebbe fermarli’? . . . Non vi è che una risposta: i Testimoni di Geova non sono una minaccia, ma una sfida che esorta ancora una volta la chiesa tradizionale a testimoniare!”?14

Ora la risposta è ovvia: Milioni di persone hanno mancato di ricorrere alla religione! Hanno mancato di andare ai tradizionali edifici religiosi, e i capi della chiesa comprendono la necessità di impiegare tali metodi per attrarle alla religione, oltre alla convenzionale predicazione nelle chiese. Descrivendo opportunamente lo stato di cose, J. Benson Hamilton scrive: “Per motivi che non hanno bisogno di spiegazione un grande gruppo della nostra gente ha pregiudizi contro le nostre chiese. Non assiste in esse alle funzioni religiose qualunque sia l’attrazione. Ad esso il vangelo deve essere predicato lungo la strada, all’angolo della via, sulla spiaggia, sulle montagne e nei boschi”.15

Quale impellente necessità vi è dunque oggi di usare i più efficaci mezzi per raggiungere le persone! La necessità per ciò che è stato chiamato dagli ecclesiastici “aggressivo Cristianesimo”, è anche più intensa ora di quando un eminente predicatore nelle strade di New York, il dott. John W. Kennion, riferì al sindaco della città di New Work queste parole: “Mi sono impegnato nell’esaltare Cristo nelle strade della nostra città . . . e durante questo tempo il pubblico in generale ha quasi unanimemente accettato che la sua necessità, la sua utilità e il suo valore lo rendono il modo più adatto a soddisfare le esigenze delle ‘masse’ che sono prive del glorioso Vangelo di Gesù Cristo, e che non sono in grado di frequentare quei luoghi in cui si ode regolarmente il suono della tromba della salvezza. Questi servizi nelle strade raggiungono quella classe di persone nel substrato della vostra comunità che non è avvicinata o raggiunta da alcuno dei nostri comitati, delle nostre associazioni, dei nostri missionari”.16

Sì, sia la predicazione all’aperto fatta nelle strade, nei parchi o di casa in casa, la necessità di questo efficace metodo è riconosciuta. “È il metodo più facile e più efficace per espandere il Cristianesimo in nuovi territori”, scrisse E. H. Byington. “Senza di esso l’opera missionaria sarebbe paralizzata, e tutto il progresso sarebbe lento e incerto. È sempre stato il metodo più rapido per raggiungere coloro che sono al di fuori dell’influenza della chiesa”.17

RICONOSCIUTA LEGALMENTE E GIUDIZIARIAMENTE

La predicazione all’aperto, che è così vitale, merita riconoscimento legale. Essa lo ha. Dei molti casi in cui i predicatori all’aperto sono stati riconosciuti legalmente, pochi sono così vigorosi come la decisione espressa dalla Leva Militare degli Stati Uniti:

Il concetto ordinario di ‘predicazione e insegnamento’ è che essa deve essere orale e fatta dal pulpito o dalla piattaforma. Questo non è una prova. La predicazione e l’insegnamento non sono limitati né dal luogo né dal modo di esprimerli. Il metodo di trasmissione della conoscenza non ne determina il valore o non influisce sul suo proposito o sulla sua meta. Un individuo può predicare o insegnare dal pulpito, dal marciapiede, nei campi, o di fronte alle abitazioni. Può gridare il suo messaggio ‘dai tetti’ o scriverlo ‘su tavolette di pietra’. Può pronunciare il suo ‘sermone sul monte’. . . . Può camminare per le strade conversando quotidianamente con coloro che gli sono accanto, comunicando loro quegli ideali che sono la base delle sue convinzioni religiose, o può trasmettere il suo messaggio mediante lo scritto o la stampa, ma è un ministro di religione anche se ha adottato tali metodi come mezzi efficaci per inculcare nella mente e nei cuori degli uomini i princìpi della religione”.18

Questa è una ragionevole e logica veduta della predicazione all’aperto. Come sarebbe irragionevole pensare altrimenti! Quanti di noi potrebbero pensare che Cristo Gesù mettesse limitazioni di luogo alla predicazione? Pronunciò forse Cristo il più famoso sermone di tutti i tempi in una cattedrale o in un edificio religioso? No! Egli fece il sermone sul monte, naturalmente all’aria aperta.

Non disse forse Cristo: “Ecco! io sto alla porta e busso”?19 Ma oggi, fra il clero delle religioni ortodosse, sono pochi, se non nessuno, quelli che predicano di porta in porta. Nessuna meraviglia che vi sia un bisogno così acuto di ministri che vadano di casa in casa.

È una fortuna per le persone che i giudici delle alte corti abbiano giudiziariamente riconosciuto i ministri che vanno di casa in casa. In una importante decisione del 1943 l’opinione della maggioranza dei componenti della Corte Suprema degli Stati Uniti fu:

“Questa forma di attività religiosa, secondo il Primo Emendamento, occupa la stessa elevata posizione dell’adorazione nelle chiese e della predicazione dai pulpiti. Essa ha lo stesso diritto di essere protetta degli altri esercizi religiosi più ortodossi e convenzionali. . . . Noi sosteniamo soltanto che la predicazione delle proprie credenze religiose o la predicazione del Vangelo mediante la distribuzione di pubblicazioni religiose e mediante le visite personali è un antico sistema di evangelizzazione che ha lo stesso elevato diritto alla protezione costituzionale dei sistemi più ortodossi. . . . Il semplice fatto che la letteratura religiosa sia ‘venduta’ dai predicatori viaggianti invece che ‘donata’ non trasforma l’evangelizzazione in un’impresa commerciale. Se lo fosse, passare il piatto della colletta in chiesa renderebbe dunque il servizio della chiesa un progetto commerciale. . . . Possiamo restaurare alla loro elevata e costituzionale posizione le libertà degli evangelisti viaggianti, che diffondono le loro credenze religiose e i dogmi della loro fede per mezzo della distribuzione di letteratura”.20

IL RICONOSCIMENTO CHE CONTA

Anche se la predicazione all’aperto non avesse il riconoscimento legale degli uomini, ciò che conta realmente in ultima analisi è quello che la Parola di Dio ha da dire al riguardo. Dallo studio della Bibbia apprendiamo che il Fondatore del Cristianesimo usò ogni metodo possibile per diffondere la buona notizia del Regno. A volte predicava nelle sinagoghe; più spesso era all’aperto, poiché “andava attorno nei villaggi della circoscrizione, insegnando”.21 Ovunque Cristo trovava persone, qui predicava: “Quando vide le folle, salì sulla montagna; e dopo essersi seduto i suoi discepoli vennero a lui; ed aprì la bocca e cominciò a insegnar loro”.22

In un’altra occasione “Gesù, uscito di casa, sedeva vicino al mare; e numerose folle si radunarono intorno a lui, tanto che egli salì su una barca e si mise a sedere, e tutta la folla era in piedi sulla spiaggia. Quindi egli disse loro molte cose”.23

Gesù inviò i suoi apostoli e discepoli a predicare com’egli faceva. Di Paolo leggiamo: “Cominciò a ragionare nella sinagoga con i Giudei e con le altre persone che adoravano Dio e ogni giorno nel luogo di mercato con quelli che gli capitavano vicini”.24 “Non mi ritrassi dall’esporvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’istruirvi pubblicamente e di casa in casa”.25 E degli apostoli è scritto: “Ogni giorno nel tempio e di casa in casa continuavano senza sosta a insegnare e a dichiarare la buona notizia intorno a Cristo Gesù”.26

Con tutti questi autorevoli riconoscimenti dati alla predicazione all’aperto, è veramente strano che un numero non piccolo di persone creda che la religione debba essere confinata o limitata alle cattedrali e agli edifici delle chiese. Perché dovrebbe essere la Parola di Dio confinata, quando il Figlio di Dio disse: “L’uomo non deve vivere soltanto di pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova”?27 Il cibo spirituale è essenziale. Anche il cibo materiale lo è, e il cibo materiale è dispensato in ogni luogo, nei negozi, all’aperto, nei luoghi di mercato, agli angoli delle strade e di casa in casa. Dovrebbe forse il vitale cibo spirituale essere dispensato con mezzi meno efficaci, specialmente quando ci troviamo faccia a faccia con ciò che un ecclesiastico chiamò “vuoto religioso in misura mai vista prima”?28 E dovrebbe qualcuno, indipendentemente da quanto sia elevata la sua condizione sociale, disprezzare un metodo che ha ottenuto tale schiacciante riconoscimento? Dalle parole di A. F. Schauffler viene l’inconfutabile conclusione:

“Ora se questa questione della predicazione all’aperto fosse cosa nuova o antiscritturale potremmo ben soffermarci e pensarvi molto attentamente prima di esperimentarla. Ma poiché essa risale ai tempi più antichi, ed ha numerose prove scritturali, e l’autorizzazione personale del nostro Padrone, perché dovrebbe qualcuno esitare?

“Immagino di vedere l’apostolo Paolo in un’adunanza di moderni ministri . . . le sue osservazioni . . . ‘Ho fatto un grande sbaglio, e se dovessi fare di nuovo la mia opera non predicherei dagli scalini della Torre di Antonia, o dal Colle di Marte!’ Neanche per sogno! Immagino piuttosto che egli avrebbe pronunciato ardenti parole circa il letargo della chiesa moderna nel non approfittare di ogni opportunità per far conoscere il vangelo del benedetto Signore. . . . Questo faccio con tutto il cuore . . . raccomando la pratica a tutti quelli che desiderano ubbidire alle ingiunzioni del Padrone e ‘andare nelle vie e nelle campagne e costringerli a venire’”.29

[Riferimenti bibliografici]

1 Open-Air Preaching di Edwin Hallock Byington (Hartford, Connecticut, 1892: Hartford Theological Seminary), pag. 9.

2 Ibid., pag. 30.

3 John Wyclif, del professor Lechler (Londra, 1878: Kegan Paul & Co.), Vol. 1, pag. 310.

4 Life of John Wycliffe, di Robert Vaughan (Londra, 1881: Holdsworth e Vaughan), Vol. II, pag. 163.

5 Open-Air Preaching, pagg. 29, 30.

6 History of the Christian Church, Blackburn (New York, 1879: Cranston & Stowe).

7 Open-Air Preaching, pag. 71.

8 History of the Christian Church, pag. 629.

9 Preaching in the Open Air, opuscolo di George Charles Smith (Londra, 1829: W. K. Wakefield), pagg. 4, 9, 10, 12, 25-28.

10 The Nation, 11 maggio 1957.

11 The New Ordeal of Christianity, di Paul Hutchinson (New York, 1957: Association Press).

12 The Christian Century, 20 febbraio 1957.

13 Catholic Herald Citizen, 5 gennaio 1957.

14 The Christian Century, 13 febbraio 1957.

15 Empty Churches and How to Fill Them, di J. Benson Hamilton (New York, 1879: Phillips e Hunt), pag. 64.

16 Report of Four Years’ Labor of Love and Deeds of Mercy, opuscolo del dott. John W. Kennion (Brooklyn Job and Book Printing Department, 1880), pag. 3 dell’introduzione.

17 Open-Air Preaching, pag. 25.

18 Selective Service in Wartime, Secondo Rapporto del Direttore della Leva Militare, 1941-42, pagg. 239-241, sotto il titolo “Speciali problemi di classificazione”.

19 Apoc. 3:20.

20 Murdock v. Pennsylvania, 319 U.S. 105 (3 maggio 1943)

21 Mar. 6:6.

22 Matt. 5:1, 2.

23 Matt. 13:1-3.

24 Atti 17:17.

25 Atti 20:20.

26 Atti 5:42.

27 Matt. 4:4.

28 Times di New York, 21 gennaio 1957, ministro presbiteriano David H. C. Reed.

29 Open-Air Preaching, introduzione al libro di A. F. Schauffler.

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