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  • Menzogne sulla condizione dei morti

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  • Menzogne sulla condizione dei morti
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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  • I MORTI SONO INCONSAPEVOLI
  • NON V’È RAGIONE DI CREDERE IN UN INFERNO DI FUOCO
  • VISIONI CELESTI
  • VERITÀ RIGUARDO AI MORTI
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/12 pp. 760-764

Menzogne sulla condizione dei morti

ALCUNI dicono che siano state dette più menzogne riguardo ai morti che ai vivi, tanto che non vi sono due autorità d’accordo sul soggetto. Un biologo dichiara che la morte sia un fattore necessario nell’ordine della natura, che sia una stoltezza dire che non esista la morte. Un medico dice: “Ci dev’esser la morte”, è naturale. D’altra parte, un ecclesiastico ha asserito che sia una stoltezza tanto dire che la morte dell’uomo sia naturale e necessaria, quanto dire che non esista la morte. Inoltre, non tutti gli ecclesiastici sono d’accordo su questo. Ora, a chi dobbiamo credere?

Nonostante l’universale realtà della morte, vi sono persone intelligenti che insistono nel dire che la morte non esista. Per esempio, l’ecclesiastico Norman Vincent Peale della città di New York dichiara apertamente: “Non esiste la morte. Non esiste!” Ma il Comitato di Fede Cristiana, formato da quarantatré teologi protestanti della Chiesa Unita del Canada, dopo cinque anni di intenso studio biblico, dice: “È uno sbaglio dire che ‘non esiste la morte’, poiché questa è una menzogna”. “La morte è uno dei maggiori fatti della vita”. Perciò quello che per uno è la verità per un altro è una menzogna.

La corruzione del corpo fisico è semplice materia d’osservazione. Questo sarà vero, dicono alcuni, ma la nostra anima sopravvive al corpo. L’opuscolo What Happens After Death?, pubblicazione cattolica romana, dice: “Uno dei principali insegnamenti della Fede Cattolica è che ‘l’uomo è una creatura formata di anima e corpo’ — due parti che non sono vagamente congiunte, ma unite per formare una natura umana individuale. . . . Quando l’uomo muore, la sua anima e il suo corpo si separano. Il suo corpo perde ciò che lo rese un corpo umano vivente. Si corrompe e si riduce agli elementi materiali di cui era composto. Ma l’anima umana non muore”. The Register del 16 agosto 1959 dichiara: “L’anima non può morire, perché non può disintegrarsi né scomporsi, essendo semplice, non formata da diverse parti”. Essa “è un essere reale. Può pensare, può volere”.

Parlando di questa divisione in anima e corpo, il Comitato di Fede Cristiana disse: “L’immortalità non è una qualità dell’anima umana come non è una qualità del corpo umano. In realtà, questa divisione dell’essere umano in un’anima immortale e in un corpo mortale non è nella Bibbia ed è effettivamente in contrasto con l’insegnamento cristiano che la vita dopo la morte è opera della grazia di Dio, e non una naturale continuazione dell’esistenza umana, e che la speranza cristiana è nella risurrezione, nell’esser risuscitati dai morti, piuttosto che in un’innata immortalità. Come abbiamo detto, l’idea che l’uomo sia formato di due parti che possano separarsi, l’anima e il corpo, non è nella Bibbia; ha origine dai filosofi greci”.

Le scoperte del comitato sull’anima e sui morti furono largamente rese note e considerate come nuove rivelazioni. È bene sapere che i testimoni di Geova da oltre ottant’anni sapevano, stampavano e predicavano ciò che questi ecclesiastici hanno scoperto solo ora! Certamente, che l’anima è mortale e che la speranza dell’uomo è nella risurrezione dei morti non sono nuove rivelazioni, poiché sono scritte nella Bibbia da migliaia d’anni! Ma per anni gli ecclesiastici hanno ostinatamente rifiutato di ammettere questi fatti. Hanno detto menzogne sulla condizione dei morti. Ora, dopo avere per anni mal informato il pubblico, alcuni di essi ammettono la verità biblica, e se ne rallegrano come se avessero appena trovato una gemma. Ma non è così.

Sono state dette menzogne anche sul fatto che l’uomo è mortale. Per esempio, l’attrice cinematografica Deborah Kerr scrive: “L’uomo è immortale. Non muore mai. Egli semplicemente È”. “Il vero io”, ella dice, “continuerà a vivere. Piuttosto, ritornerà ad essere in unità con Dio. Questa è vera immortalità”. Tuttavia, la Parola di Dio, la Bibbia, non è d’accordo con l’attrice. Essa dice che l’uomo è mortale. “Questo che è mortale deve rivestire l’immortalità”, disse l’apostolo Paolo. Se le creature fossero già immortali, come potrebbero “rivestire l’immortalità”? La dichiarazione di Paolo sarebbe inutile, non necessaria, sbagliata. — Giob. 4:17; 1 Cor. 15:53.

I MORTI SONO INCONSAPEVOLI

Altri credono che i morti siano in vita, coscienti, che abbiano avuto comunicazione con gli uomini viventi. Il dott. Leslie Weatherhead, ministro di City Temple a Londra, in Inghilterra, disse: “Sono convinto che i morti vivano e in alcuni casi — relativamente pochi — siano state stabilite con loro delle comunicazioni”. Com’è possibile questo, quando la Bibbia dice che i morti “non sono consapevoli di nulla”? Sicuramente le anime inconsce non possono comunicare. — Eccl. 9:5.

L’evangelista Gavin Hamilton dichiara: “La credenza che l’anima dorma nella morte, e sia del tutto insensibile sia alle beatitudini che alle pene, è basata sull’errata supposizione che sia necessario il corpo fisico per essere attivi e consapevoli. . . . Sappiamo che esse sono eternamente attive e coscienti”. Non solo la succitata scrittura, Ecclesiaste 9:5, indica che questa dichiarazione è una menzogna, ma lo mostra anche Gesù Cristo, il principale Insegnante, poiché egli parlò spesso della morte come di un sonno. Un certo capo andò da Gesù e disse: “La mia figliuola è morta or ora, ma vieni a mettere la tua mano su di lei, e vivrà”. Quando Gesù entrò in casa di quell’uomo, le persone stavano facendo cordoglio per la morte della fanciulla. Gesù disse loro: “Tiratevi in disparte, perché la fanciulla non è morta, ma dorme”. Quindi Gesù risuscitò la fanciulla dal sonno della morte. — Matt. 9:18, 23-25, Ri.

In un’altra occasione Gesù disse che andava a casa di Lazzaro “a svegliarlo”. I discepoli pensarono che Gesù parlasse di un sonno naturale. Allora Gesù disse loro: “Lazzaro è morto”. Senza dubbio fu con questo pensiero che il Times di New York del 7 dicembre 1959, in un articolo editoriale, dichiarò che i 1.102 uomini morti nell’affondata nave da guerra Arizona “dormono per sempre”. Generalmente, però, la morte è chiamata sonno a causa della speranza di essere risuscitati nella promessa risurrezione dei morti. — Giov. 11:11-14, Ri.

NON V’È RAGIONE DI CREDERE IN UN INFERNO DI FUOCO

Molti protestanti e cattolici credono che i morti che non sono andati in cielo siano o in purgatorio o nei fuochi dell’inferno a soffrire atroci pene. Una pubblicazione cattolica distribuita dai Cavalieri di Colombo dice: “Non può esservi dubbio che il purgatorio sia reale, che in esso la sofferenza sia reale”. Quanto a quelli che sono nell’inferno, essa dice che sono perduti e senza speranza. Hell and the Lake of Fire, un opuscolo protestante, dichiara: Un uomo godrà le beatitudini del cielo per sempre. “Un altro uomo soffrirà pene eterne e rimarrà nell’inferno e nel lago di fuoco in sempiterno”.

Non v’è assolutamente nulla nella Bibbia che sostenga l’una o l’altra di queste dottrine. La parola “purgatorio” non si trova né nelle Bibbie cattoliche né in quelle protestanti. Quanto alla parola “inferno”, ha origine dalla parola greca ades e dalla parola ebraica sceol. La parola originale in ciascuna lingua significa la comune tomba del genere umano, la fossa, il luogo dove i morti e sepolti sono nascosti alla vista. La Bibbia dice che Giona e Gesù furono nell’inferno. Di Gesù, Pietro disse: Egli non fu “abbandonato nell’Ades [inferno, Na]”, cioè nell’inferno della Bibbia, la tomba. L’Apocalisse dichiara profeticamente che “la morte e l’Ades [inferno, Na] resero i morti che erano in essi”. L’Apocalisse dichiara a questo punto che i morti che sono nell’Ades o inferno sono morti, non viventi, e hanno la speranza della liberazione. La Bibbia conclude l’argomento, dicendo che i morti “non sono consapevoli di nulla”. Se non sono consapevoli, non possono soffrire. Inoltre: “Non c’è lavoro, né disegno, né conoscenza, né sapienza nello Sceol [soggiorno dei morti, Na], nel luogo dove vai”. Coloro che insegnano diversamente mentono riguardo ai morti. — Atti 2:31; Apoc. 20:13; Eccl. 9:5, 10.

VISIONI CELESTI

Alcuni sostengono che il morente abbia delle visioni celesti prima di morire. Si dice che il dott. Norman Vincent Peale abbia parlato con la moglie del famoso inventore Thomas A. Edison della sua opinione sulla vita nell’aldilà. Peale scrive: “Quando Edison stava per morire, il suo medico vide che tentava di dirgli qualcosa. Si chinò su di lui e udì distintamente che il moribondo diceva: ‘È molto bello lassù’. L’esperienza di uomini e donne che vanno nella cosiddetta valle delle ombre è stata osservata”, dice Peale, “ed indica che nell’aldilà vi sono sia la vita che la bellezza”. Egli continua: “Un’infermiera che ha visto morire molte persone mi disse: ‘Molti pazienti hanno detto, quando stavano per morire, di aver “visto” qualche cosa, e spesso hanno parlato di luci e musiche meravigliose. Alcuni hanno detto di aver visto e riconosciuto dei visi. Vi era spesso nei loro occhi uno sguardo di meraviglia e incredulità’”.

Che cosa vedono? Negare che queste persone vedano qualche cosa significa rigettare la testimonianza di testimoni fidati che non hanno nulla da guadagnare dicendo il falso in tali occasioni. Ma non tutte le persone morenti vedono qualche cosa. Morgan e Wyatt Earp, famosi fratelli americani, si promisero a vicenda che quando uno dei due sarebbe stato in punto di morte avrebbe cercato di dire all’altro la verità su ciò che avrebbe visto. Wyatt considerava tutto ciò un mucchio di sciocchezze, mentre Morgan vi credeva in parte. Quando Morgan giunse agli ultimi istanti della sua vita, dice Wyatt, gli chiese di avvicinarglisi. “Penso che tu avessi ragione, Wyatt”, sussurrò. “Non vedo proprio niente”. Questo è tutto ciò che disse prima di morire.

Che cosa possiamo dunque concludere riguardo a coloro che vedono qualche cosa? La Bibbia dichiara in modo conclusivo che i morti sono morti, che sono inconsapevoli, che sono nella tomba in attesa della risurrezione. L’unica conclusione logica a cui possiamo giungere è che quello che tali persone vedono non è la realtà ma ciò che l’immaginazione crea nella mente. Molte di queste persone hanno desiderato il cielo e temuto l’inferno; ora, prima di morire, la mente crea per loro un’immagine del cielo; altre dicono di sentirsi nei tormenti. Come l’uomo assetato nel deserto vede l’oasi, come l’uomo che muore di fame vede e sente l’odore del cibo, e come l’uomo che sta per annegare vede passare dinanzi agli occhi la sua vita passata, così queste persone ora hanno “visioni” del cielo, di luoghi quieti o anche di tormenti. Nulla è reale. Non possiamo assolutamente trascurare la testimonianza della Parola di Dio per quella dell’uomo. Rigettare la Parola di Dio vuol dire mentire riguardo ai morti.

VERITÀ RIGUARDO AI MORTI

L’unico modo sicuro per giungere alla verità riguardo all’origine e alla condizione della morte è quello di accettare ciò che dice la Bibbia. Essa ha resistito alla prova per migliaia d’anni. Essendo la Parola di Dio, parla con autorità della morte e della vita. In breve, ecco ciò che essa insegna.

Quando tutte le funzioni vitali di un organismo umano, sia esso piccolo o grande, semplice o complesso, cessano del tutto, quell’organismo è morto. Che cosa succede alla morte? La Bibbia dichiara semplicemente: “Poiché tu sei polvere e in polvere ritornerai”. Nessuna persona informata vorrà contraddire queste parole. — Gen. 3:19.

Qual è la causa della morte? Soltanto la Bibbia può darci una risposta ragionevole. L’apostolo Paolo dichiara: “Il salario che il peccato paga è la morte”. La morte non è semplicemente un frutto naturale del peccato, ma è la giusta punizione per esso, un’espressione della giustizia divina. È il salario del peccato. Che cos’è il peccato? La Bibbia risponde: “Ogni ingiustizia è peccato”. Il peccato è la violazione della legge di Dio, il venir meno alla perfezione. Il primo caso di peccato si trova in Genesi, quando Adamo ed Eva mangiarono del frutto proibito. La loro disubbidienza volontaria fu un peccato, e il salario del peccato è la morte. Adamo ed Eva morirono entrambi a causa del peccato. — Rom. 6:23; 1 Giov. 5:17; Gen. 2:16, 17; 3:17-19.

I discendenti di Adamo, concepiti nel peccato, nacquero peccatori. Non ebbero altra scelta che il salario del peccato. Perciò le Scritture dichiarano: “Chi può produrre qualcuno puro da qualcuno impuro? Nessuno”. “Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato”. — Giob. 14:4; Rom. 5:12.

Qual è la condizione dei morti? Abbiamo già considerato questo punto. La Bibbia dice che i morti sono addormentati, che riposano e sono inconsapevoli. Quanto all’anima, la Bibbia attesta che “l’uomo divenne un’anima vivente”. (Gen. 2:7) Anima e uomo sono usati nella Bibbia come sinonimi. Una creatura viva, che respira e che sente, animale o umana, è un’anima. In nessun punto la Bibbia dice che l’anima sia immortale. Dice chiaramente che l’anima è mortale. In Ezechiele 18:4 (Ri) leggiamo: “L’anima che avrà peccato, quella morirà”. Non Dio ma il Diavolo disse ad Eva: “Voi non morrete certamente”. Fino ad oggi molti si sono attenuti a quella menzogna. — Gen. 3:4.

Dove sono i morti? Sono tornati alla polvere da cui furono tratti. La Bibbia parla di una risurrezione sia “dei giusti che degli ingiusti”. Quanto agli empi, non v’è per loro speranza di risurrezione. Sono paragonabili “alle bestie che sono state distrutte”. I giusti riceveranno una benedizione, mentre gli empi non la riceveranno. “La memoria del giusto è in benedizione”, dicono gli ispirati Proverbi, “e il nome degli empi marcirà”. — Atti 24:15; Sal. 49:20; Prov. 10:7, Ri.

Ad un funerale un gruppo di persone scettiche ch’erano presenti chiesero quale speranza vi fosse per i morti. “Amici miei”, rispose un amico del defunto, “non so che cosa credevate ieri e non so che cosa crederete domani, ma oggi speriamo in Dio”. Quelli che conoscono la verità riguardo ai morti e al proposito di Dio di risuscitarli nel suo nuovo mondo di giustizia non disperano. Essi ripongono la loro speranza, non in un’anima immortale che non esiste, ma nel vero e vivente Dio, che ha risuscitato suo Figlio Gesù e lo ha “costituito giudice de’ vivi e de’ morti”. — Atti 10:42, Ri.

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