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  • Dovete credere alle dicerie?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
w65 15/2 pp. 99-100

Dovete credere alle dicerie?

CHI non ha udito una diceria? Spesso, più una diceria è fantastica, eccitante o scandalosa, più in fretta vi si crede e si sparge. Le dicerie eccitano, turbano, causano ansietà, suscitano false speranze e possono calunniare. Ovviamente, quindi, le dicerie sono qualcosa da considerare. Come si può evitare d’essere ingannati, turbati inutilmente o falsamente incoraggiati?

Anzitutto, sarete aiutati tenendo presente la definizione del termine diceria: “Storia o dichiarazione detta come notizia senza prova che sia verace”. Abbia o no un fondamento nella realtà, la diceria è priva di accettevole autorità. Quindi potete individuare una diceria non solo dalle ovvie parole “si dice che . . .” ma anche perché il suo aspetto caratteristico è che manca una prova ragionevole. La diceria non ha una sicura norma di evidenza. Perché dunque credere alle dicerie?

Poiché una diceria, quando è controllata, molto spesso rassomiglia alla verità come uno specchio rotto rassomiglia a uno specchio intero, è saggio accettarla come un’informazione autentica? Nella maggioranza dei casi, no, specialmente se la diceria non vi riguarda personalmente o se non è ragionevole o contraddice ragionevoli fatti che conoscete. Ricordate che se accettate ciecamente una diceria per vera, ripetendola, potete esserne considerati responsabili.

Per proteggervi dalle false storie, è bene soppesare ciò che udite, mettere alla prova le dicerie con le fonti autorevoli che avete. Dovreste anche desiderare di proteggere i vostri amici. Purtroppo, molti non fanno questo. Odono una diceria e la ripetono come fosse verità se l’informazione è abbastanza interessante, anche se può danneggiare qualcuno. È sorprendente con quanta rapidità si spargono le dicerie. Possono diffondersi in una fabbrica, in un ufficio o in una comunità molto più rapidamente di tanti altri metodi di comunicazione.

La diceria che Nerone incendiasse Roma nel 64 d.C., per esempio, dev’essersi sparsa come un incendio. Tale diceria fu messa in giro dai nemici di Nerone, e la maggioranza degli studiosi moderni dubitano che Nerone fosse in qualche modo responsabile dell’incendio. Lo considerano accidentale. Ma la diceria che Nerone avesse incendiato la città è giunta fino ai nostri giorni. Per controbattere la falsa notizia, Nerone ne mise in giro una propria: Che i cristiani avessero incendiato la città. Ne seguì una terribile persecuzione per i cristiani.

Nei nostri giorni le dicerie sono straordinariamente diffuse. Una delle più recenti su scala mondiale si diffuse il 13 aprile 1964, quando corse voce nel mondo che il capo sovietico Nikita Krusciov era morto. Era una notizia falsa, cominciata apparentemente per burla. Un ufficio della televisione di Amburgo, nella Germania Occidentale, ricevette un telegramma della stampa che diceva che Krusciov era morto di “hephacapaly tirosis”. Ma tale ufficio, evidentemente sospettoso, non prese alcun provvedimento in base al messaggio. Un altro telegramma simile era stato inviato a un ufficio della radio di Colonia. Tale ufficio lo ripeté alla sede centrale di Amburgo dell’agenzia giornalistica tedesca, terminando con le parole: “Potete confermarlo?” Ma il telescriventista strappò eccitato il messaggio prima che comparissero le ultime parole. Come risultato, fu inviato un breve comunicato stampa telegrafico che diceva: “Morto Krusciov”. Quando fu ritrovata la riga smarrita “Potete confermarlo?” era troppo tardi. Una falsa notizia si era sparsa nel mondo.

Quando udite delle dicerie, quali ragionevoli misure potete prendere per proteggervi? Se mancano le prove, di solito è saggio trascurare la diceria. È ragionevole riconoscere che non sapete. Perciò, quando mancano le prove, badate di non eccitarvi, non turbarvi, non adirarvi, non rallegrarvi, non scoraggiarvi e non provare qualsiasi emozione che la diceria può suscitare.

E se una diceria riguarda direttamente la vostra salute o sicurezza? Il fatto che una notizia non proviene da una fonte autorevole conosciuta non significa che sia invariabilmente falsa. Potrebbe essere vera. Se qualcuno vi dicesse di aver sentito che si avvicina un brutto temporale, potreste chiedere da chi lo ha saputo. Forse lo ha solo “sentito dire”. Ma questo può influire sulla vostra sicurezza, quindi desiderate confermarlo; e spesso si può far questo semplicemente accendendo la radio o chiamando l’ufficio meteorologico.

Ma se le dicerie non vi riguardano personalmente? Ebbene, ne vale proprio la pena o avete realmente l’obbligo di confermarle? Se non hanno grandi conseguenze, vale la pena sciupare il vostro tempo e il tempo di altri possibili interessati, per averne la conferma o la smentita? Perché interessarsene se la cosa non ha importanza?

Se una diceria non vi riguarda personalmente ed è una cosa di cui non è facile avere la conferma, come consultando un giornale o una rivista o accendendo la radio, perché rischiare di mettere in giro una voce che può non corrispondere a verità?

Se avete le prove indicanti che una notizia è falsa, sgonfiate il pallone della diceria prima che vada oltre.

Se una falsa notizia riguarda un’organizzazione a cui siete associati, forse siete particolarmente in grado di smentirla. Per esempio, se un’organizzazione che si interessa di ricerche bibliche pubblica regolarmente informazioni nelle sue pubblicazioni ufficiali e qualcuno mette in giro una diceria che contrasta con quanto si legge nelle pubblicazioni ufficiali, che fare? Metterete una diceria al di sopra di ciò che è ufficiale? Non sarebbe saggio. Se siete incerti, esaminate quanto è pubblicato ufficialmente. Un’organizzazione stimata diffonderà forse importanti informazioni per mezzo di persone che mettono in giro dicerie? No, tale organizzazione usa portavoci ufficiali e pubblicazioni ufficiali.

Specialmente i cristiani devono riconoscere una diceria per quello che è, poiché sono sotto il comando divino: “Ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo, . . . qualsiasi parola che sia buona per edificare secondo il bisogno, onde impartisca ciò che è favorevole agli uditori”. — Efes. 4:25, 29.

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