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Qual è la responsabilità del cristiano verso i bisognosi e i malati?La Torre di Guardia 1966 | 15 agosto
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scritturale della generosità obbliga forse il cristiano a dare qualche cosa a tali persone? Una guida per la generosità cristiana è fornita in 2 Tessalonicesi 3:10: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”.
Oggi nella maggioranza dei paesi è provveduta assistenza pubblica mediante le tasse alle persone bisognose. In questi paesi, quelli che chiedono l’elemosina spesso la chiedono, non perché non potrebbero trovare lavoro se realmente lo volessero e non perché il governo non abbia preso nessun provvedimento per aver cura di coloro che non possono trovare lavoro, ma perché hanno riscontrato che possono ricavare più denaro in questo modo.
QUELLI CHE HANNO VERAMENTE BISOGNO
Nella congregazione cristiana del primo secolo, fu preso il provvedimento d’aver cura delle vedove bisognose che vi erano le quali non avevano nessun mezzo di sostentamento né parenti che le aiutassero. Riguardo ad esse l’apostolo Paolo disse: “Se qualche donna credente ha delle vedove, le soccorra, e non sia sotto il peso la congregazione. Quindi essa potrà soccorrere quelle che sono effettivamente vedove”. (1 Tim. 5:16) Queste vedove sarebbero le parenti vedove come madri e nonne. I figli e i nipoti hanno la responsabilità di aiutare tali parenti, come dice la scrittura: “Se qualche vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la santa devozione nella loro propria casa e a rendere dovuto compenso ai loro genitori e nonni, poiché questo è accettevole dinanzi a Dio. Certo se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. (1 Tim. 5:4, 8) Il cristiano adempirà la sua responsabilità di provvedere per i parenti bisognosi, sia personalmente che insieme ad altri parenti o aiutandoli a valersi dell’assistenza governativa disponibile per loro.
Nella maggioranza dei paesi oggi sono stati presi provvedimenti mediante i quali sono usate le tasse per dare alle persone bisognose assistenza sociale, e il contribuente ha il diritto di valersi di questo provvedimento quando ha bisogno d’aiuto. Previdenza sociale e pensioni sono altri modi ancora con cui è prestato aiuto a persone che non sono più in grado di guadagnarsi da vivere a causa dell’età. Questi e qualsiasi programma d’assistenza provveduto col denaro delle tasse possono essere usati da persone bisognose, ma c’è sempre ampia opportunità per gli individui di compiere atti di benignità umana verso tali persone.
VISITARE I MALATI
L’esprimere ‘amore gli uni per gli altri’, come comandò Gesù Cristo in Giovanni 15:12, comporta pure visite ai malati. La persona malata che è costretta a stare a letto o in casa ha bisogno di visite e lettere incoraggianti da parte dei fratelli e delle sorelle cristiane. Le visite in tale occasione mostrano che essi si interessano del suo benessere e danno l’opportunità di prestargli qualsiasi aiuto possibile.
Quando Gesù pronunciò una profezia sul tempo della sua seconda presenza, indicò che aver cura dei cristiani che si ammalano è un’opera di fede. Egli disse: “Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; nudo, e mi vestiste. Mi ammalai e aveste cura di me”. Naturalmente, i cristiani non hanno fatto questo direttamente a Gesù, e quindi egli proseguì dicendo: “In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. (Matt. 25:35, 36, 40) Questo trattamento dei fratelli spirituali di Cristo stabilisce un principio che è una degna guida per il trattamento dei conservi cristiani.
L’amorevole aiuto e interessamento verso le persone bisognose e malate che sono nella congregazione cristiana rafforzano il vincolo d’associazione cristiana. La benignità mostrata a persone fuori della congregazione cristiana è una raccomandazione per la verità a cui il popolo di Geova rende testimonianza. Seguendo il consiglio dell’apostolo Giovanni, dunque, “amiamo non a parole né con la lingua, ma con opera e verità”. — 1 Giov. 3:18; 2 Cor. 6:4-6.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1966 | 15 agosto
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Domande dai lettori
● È appropriato che il cristiano si valga dei provvedimenti d’assistenza sociale del governo o dei soccorsi inviati nelle aree sinistrate? — P. A., El Salvador.
Sì; il governo prende questi provvedimenti aspettandosi che chi vi ha diritto se ne valga.
I cristiani pagano le tasse richieste dai governi del mondo. (Rom. 13:1, 6, 7) Quindi, allorché sorge il bisogno, il cristiano che è legalmente qualificato a ricevere aiuto governativo può giustamente accettare i benefici resi disponibili mediante tali disposizioni di soccorso sostenute dalle tasse, se lo desidera.
Vi sono però individui senza scrupoli che non sono veri cristiani e che in molti casi si sono procurati tale assistenza in modo disonesto. Alcuni hanno celato fatti inerenti alla loro vera condizione economica. Altri si sono rifiutati di lavorare, benché ne fossero in grado. In certi casi, con mezzi subdoli, famiglie son vissute per anni mediante aiuto governativo, sebbene non vi avessero effettivamente diritto. Il vero cristiano non può fare queste cose. Egli dev’essere onesto, sincero e retto. Dovrebbe avere una coscienza pulita davanti a Dio e agli uomini. — Prov. 3:32; Atti 24:16.
Giustamente i cristiani tengono presente il principio enunciato dall’apostolo Paolo in 2 Tessalonicesi 3:10: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. Essi sanno anche che “se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. (1 Tim. 5:8) Nè dimenticano che “tesori ammassati con lingua bugiarda sono un soffio che passa e lacci di morte”. (Prov. 21:6, Ga) Ovviamente, dunque, i cristiani capaci e forti lavoreranno per procurarsi le cose necessarie della vita quando è possibile e non cercheranno in modo illegale e disonesto l’aiuto del governo o un altro aiuto finanziario.
Se si sapesse che un dedicato cristiano ha ottenuto in modo illegittimo e illegale tale assistenza, egli non avrebbe “un’eccellente testimonianza da persone di fuori” della congregazione cristiana, e nemmeno da quelle in essa. Egli sarebbe ‘avido di guadagno disonesto’. Di conseguenza, non sarebbe qualificato per divenire un servitore nominato nella congregazione cristiana. — 1 Tim. 3:1, 7-9.
Il sincero cristiano è disposto a lavorare. Comunque, può perdere il lavoro per qualche ragione. Se esiste un provvedimento per cui tale persona riceva un sussidio di disoccupazione, non c’è nessuna obiezione scritturale a ciò mentre cerca di trovare un altro lavoro. Mentre riceve questa assistenza e cerca un altro lavoro, il cristiano può anche essere in grado di dedicare più tempo del solito all’attività di ministero. Ma non sarebbe appropriato che il cristiano rifiutasse di lavorare e intendesse specificamente rimanere negli elenchi degli assistiti per un tempo indefinito, solo per poter dedicare più tempo all’opera di predicazione. Per di più, se il disoccupato deve dedicare sforzi e tempo a cercare un lavoro per avere diritto a tale aiuto, sarebbe inadeguato che il cristiano accettasse il denaro ma non soddisfacesse questa esigenza. Quando si presentasse un lavoro conveniente, il cristiano non lo rifiuterebbe e non cercherebbe disonestamente di continuare a ricevere il sussidio di disoccupazione o altro aiuto finanziario di natura paragonabile. Egli sa che la Bibbia non approva la disonestà né la pigrizia. Le Scritture raccomandano l’onesto, strenuo lavoro. — Efes. 4:28; Eccl. 3:22.
Se, a motivo di esistenti circostanze che ora non si possono cambiare, il cristiano vive di qualche forma di pubblica assistenza, egli userà giudiziosamente il denaro provveduto per suo beneficio. Esso gli è fornito per soddisfare
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