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  • Amici di Dio o di questo mondo?

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  • Amici di Dio o di questo mondo?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
w59 15/3 pp. 165-168

Amici di Dio o di questo mondo?

È bello avere buoni amici. Vorreste avere l’amicizia del più potente dell’universo? È possibile, ma soltanto alle sue condizioni.

“NEL 1850 soltanto il 15 per cento della popolazione degli Stati Uniti apparteneva ad una chiesa. Oggi, più del 60 per cento sono membri. . . . Vi è la prova conclusiva che esiste un risveglio spirituale. Lo vedete nella dinamica attività dei laici, nella migliorata qualità dei capi religiosi, nei vasti programmi di costruzione di chiese, nel riapparire dell’evangelizzazione delle masse”. Così parlò il dott. E. L. R. Elson, pastore del presidente Eisenhower. — Times di New York del 24 giugno 1957.

Ma non c’è qualche cosa che non va? L’edizione del 26 settembre del Times citava un rapporto dell’Ufficio Federale d’Investigazione indicante che nei primi sei mesi del 1957 vi era stato un aumento nei delitti dell’8,4 per cento sui primi sei mesi dell’anno precedente, la più alta cifra che fosse mai stata raggiunta. Indicava pure che se tale tendenza avesse continuato, il 1957 sarebbe stato il sesto anno consecutivo in cui più di due milioni di maggiori delitti sarebbero stati riportati all’Ufficio Federale d’Investigazione.

Più in armonia coi fatti è la posizione presa dal vescovo cattolico romano di Saginaw, nel Michigan. Egli riteneva che più di un quarto dei cattolici professanti fossero “compagni di viaggio” o apostati, e che mentre “vi è stato grande progresso nella condizione fisica delle diocesi, . . . la condizione spirituale è un problema completamente diverso”. — Times del 23 settembre 1957.

Ancor più a proposito è la recente osservazione del dott. R. W. Sockman secondo cui “la statistica delle chiese indica un aumento, ma la spiritualità personale è statica. . . . Gli individui non vengono in vitale contatto con Dio”. — Times di New York del 21 ottobre 1957.

Perché questo apparente paradosso: un massimo di associati alle chiese e un massimo di crimini commessi? E perché si può dire che la “spiritualità personale è statica”? Perché? Perché la grande maggioranza delle persone che sono oggi attratte dalla religione non sono veramente interessate nel venire in “vitale contatto con Dio”. Esse vogliono essere amiche sia di Dio che di questo mondo. A loro piace appoggiarsi a Dio, la cui amicizia è conveniente in tempi di emergenza o di morte, ma non penserebbero mai di sforzarsi per coltivare la sua amicizia a spese della loro amicizia con il mondo.

PERCHÉ È IMPOSSIBILE

Ma in questo si sbagliano di molto. Supporrebbe qualsiasi uomo equilibrato di viaggiare in oriente e in occidente allo stesso tempo? O di salire mentre scende? Oppure chiederebbe egli un piatto di minestra che fosse sia calda che fredda? No di certo! Similmente è completamente impossibile cercare di essere amici di Dio e di questo mondo, esattamente ciò che la maggior parte dei Cristiani professanti cerca di fare e a cui è dovuto il fatto che l’accresciuto numero degli associati alle chiese non sia accompagnato da una maggiore moralità e spiritualità.

Gesù non fece questo errore quand’era sulla terra. Riguardo a sé e ai suoi seguaci pregò: “Essi non fanno parte del mondo come io non faccio parte del mondo”. E rivolgendosi a loro dichiarò: “Poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questa ragione il mondo vi odia”. — Giov. 17:16; 15:19.

E così capirono i suoi apostoli e i suoi primi discepoli. Per questo il suo diletto apostolo Giovanni scrisse: “Non amate né il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”. E per questo il discepolo Giacomo rimproverò tanto energicamente alcuni: “Adultere, non sapete che l’amicizia col mondo è inimicizia con Dio?” — 1 Giov. 2:15; Giac. 4:4.

Perché dovrebbe essere impossibile essere sia amici di Dio che di questo mondo o “sistema di cose”, com’è definito altrove nelle Scritture? Perché questo mondo è composto non soltanto da una parte visibile, o “terra”, costituita da commercio, politica, religione e società organizzate, ma anche da invisibili “cieli” formati da Satana e dai suoi demoni. — 2 Piet. 3:7.

La parte visibile di questo mondo è sotto il controllo dei “cieli” invisibili, avendo lo spirito di Satana e facendo la sua volontà. Egli è “il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”. Per questo Gesù si riferì a Satana come al “governante di questo mondo” e Paolo parlò di lui come dell’“iddio di questo sistema di cose” che “ha accecato la mente degli increduli”. Sì, “il mondo intero giace nella potenza del malvagio”. Siccome Satana è l’empio nemico di Geova Dio, certamente tutti quelli che vogliono essere amici di Dio non possono avere nulla a che fare con il mondo di Satana. — Efes. 2:2; Giov. 12:31; 2 Cor. 4:4; 1 Giov. 5:19.

Stando così le cose, come possiamo evitare l’amicizia di questo mondo? Andando in un monastero o divenendo eremiti? No, perché tali pratiche non hanno alcun precedente nelle Scritture ma solo nelle religioni pagane. Né Gesù né alcuno dei suoi immediati seguaci si isolò dai suoi simili, eppure essi non furono amici del mondo. — Matt. 4:17.

MANTENIAMOCI SEPARATI DAL MONDO

Dio mandò Gesù sulla terra quale suo ambasciatore con una missione di riconciliazione. Fin dal ritorno di Gesù al cielo i suoi seguaci lo hanno sostituito, come ci dice Paolo: “Noi siamo perciò ambasciatori in sostituzione di Cristo, come se Dio supplicasse per mezzo di noi. Come sostituti di Cristo noi imploriamo: ‘Siate riconciliati con Dio’”. Per ottenere la giusta attitudine mentale che dobbiamo avere quali ambasciatori dobbiamo ‘cessare di conformarci a questo sistema di cose, ma essere trasformati rinnovando la nostra mente, affinché proviamo a noi stessi la buona e accettevole e completa volontà di Dio’. — 2 Cor. 5:20; Rom. 12:2.

Un ambasciatore ubbidisce coscienziosamente alle leggi del Paese in cui è mandato. Ma in qualsiasi momento egli si manterrà leale al governo che lo manda. Lo stesso è per noi che siamo Cristiani dedicati; dobbiamo essere leali, non ai governi di questo mondo, ma al regno di Dio. Perciò, non soltanto pregheremo “venga il tuo regno”, ma ‘continueremo a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia’. E come un ambasciatore non è coinvolto nelle controversie politiche della nazione in cui è mandato, così noi non possiamo essere coinvolti nelle controversie politiche che dividono le nazioni mondane. — Matt. 6:10, 33.

Questa è la condotta che Gesù seguì. Egli rifiutò di essere coinvolto nelle questioni politiche e disse chiaramente: “Il mio regno non fa parte di questo mondo”. Tracciò una chiara linea di divisione quando disse: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. Cesare può esigere le tasse, che erano l’argomento della controversia, ma l’“esclusiva devozione” del nostro cuore e della nostra vita appartiene a Geova Dio; poiché, come indica Paolo, “la nostra cittadinanza è nei cieli”. — Giov. 18:36; Matt. 22:21; Eso. 20:5; Filip. 3:20.

Per essere amici di Dio, il Potentato che ci ha dato l’incarico di essere suoi ambasciatori, non possiamo farci intrappolare dai progetti commerciali di questo mondo, più di quanto un ambasciatore mondano possa permettersi di dedicarsi ad accumulare una fortuna nel Paese in cui è mandato. Egli non è mandato quivi per diventare ricco, ma per rappresentare il suo Paese. Questo perciò significa che, invece di cedere all’amore del danaro, che è “radice d’ogni sorta di cose nocive”, coltiveremo una “santa devozione con contentezza”, che è un grande guadagno. Allora, piuttosto che ‘accumulare tesori sulla terra’, rappresenteremo fedelmente il regno di Dio, così ‘accumulando tesori nel cielo’ e divenendo “ricchi in giuste opere”. — 1 Tim. 6:10, 6; Matt. 6:19, 20; 1 Tim. 6:18.

Gesù ci diede anche un altro esempio. Quali ricchezze avrebbe potuto accumulare se avesse fatto un commercio dei suoi poteri di guarigione! Ma tale idea era così lontana dalla sua mente che poté dire: “Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. E ammonendo i suoi seguaci di non cercare di essere amici di Dio e dell’avido commercio o materialismo disse: “Voi non potete essere schiavi di Dio e delle Ricchezze”. — Matt. 8:20, Co; 6:24.

Per essere amici di Dio dobbiamo anche condurre una vita pura, essendo interamente dedicati alla giustizia e seguendo più strettamente possibile il perfetto esempio dato da Gesù Cristo. Soltanto così possiamo dovutamente servire in qualità di ambasciatori del santo Dio Geova. Dobbiamo pertanto badare di mantenerci “senza macchia dal mondo”, stimando che “tutto ciò che è nel mondo, il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei beni della vita, non ha origine dal Padre, ma ha origine dal mondo”. — Giac. 1:27; 1 Giov. 2:16.

Ed infine, per essere amici di Dio dobbiamo, quali suoi ambasciatori, mantenerci separati dalle religioni che fanno parte di questo mondo e che sono anche in disaccordo con la sua Parola, la Bibbia. Agli Israeliti fu severamente proibito di partecipare a qualsiasi movimento di unione delle fedi. Gesù, nostro Modello, rifiutò di fare causa comune con i Farisei, i Sadducei o gli Erodiani dei suoi giorni. Perciò ai Cristiani è comandato: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli. Poiché quale associazione ha la giustizia con l’illegalità? O quale comunione ha luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia vi è fra Cristo e Belial? O qual parte ha la persona fedele con l’incredulo? E quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” — 2 Cor. 6:14-16.

Da ciò che precede possiamo dunque chiaramente comprendere perché, nonostante l’accresciuto numero di associati alle chiese, i delitti aumentano e “la spiritualità personale è statica”. Come Burlingame ben espresse nel suo libro The American Conscience: “La religione è divenuta, in maggior parte, una convenzione sociale, conveniente in tempo di difficoltà ma priva di responsabilità”. Per essere amici di Dio dobbiamo assumerci la responsabilità di essere suoi ambasciatori. E questo significa che dobbiamo mettere gli interessi di Dio, gli interessi del suo regno, al primo posto; non cercando di dividere la nostra lealtà fra esso e le nazioni di questo mondo; non trascurando il regno di Dio per amore di guadagno commerciale; non gettando biasimo su Dio e sul suo regno con una condotta che non s’addice ad ambasciatori cristiani, e non facendo causa comune con le mondane organizzazioni religiose in disaccordo con la sua Parola.

Se cerchiamo di essere amici di Dio e del mondo saremo ‘tiepidi e come tali vomitati’. Ma se ci sforziamo di essere amici di Dio, dandogli “esclusiva devozione”, allora al tempo dovuto egli ci riceverà nei “luoghi di eterna dimora” del suo giusto nuovo mondo. — Apoc. 3:16; Luca 16:9; 2 Piet. 3:13.

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