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“Persevera nella tua opera”La Torre di Guardia 1950 | 15 luglio
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“Persevera nella tua opera”
“Bada a te stesso e bada al tuo insegnamento; persevera nella tua opera.” — 1 Tim. 4:16, Moffatt.
1. Quale disposizione fissò Iddio col quarto Comandamento per gli Israeliti?
GEOVA Dio ha sempre mostrato considerazione nel trattare i problemi e le necessità delle creature che vivono sulla terra. Egli sa che cosa ci vuole per le sue creature. Sapeva bene che per la nazione d’Israele erano necessari i comandamenti per regolare la loro vita e perché si attenessero alla sua pura adorazione. Per mezzo di Mosè, Iddio diede a Israele il Decalogo, o Dieci Comandamenti, scritti su pietra. Fu nel Quarto Comandamento che Iddio fissò la disposizione per dirigere l’opera che doveva essere compiuta: “Ricordati di santificare il giorno di sabato: per sei giorni lavorerai e farai tutte le tue opere; ma nel settimo giorno, sabato del Signore Dio tuo, non farai alcun lavoro, nè tu, nè il tuo figlio, nè la tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo giumento, né il forestiero che è dentro le tue porte; perché in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra, il mare e quanto in essi si contiene, e nel settimo giorno si riposò. Dunque il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha santificato”. — Eso. 20:8-11, Tintori.
2. Oltre al riposo, che cosa comandava di fare questo? In qual misura?
2 Probabilmente tutti quelli che appartengono alla cristianità oggi conoscono la legge che Dio diede concernente il sabato; tuttavia pochissimi sono quelli che l’hanno presa anche come un diretto comando di Dio di lavorare. È molto importante ricordare che il Quarto Comandamento non si limita a una semplice considerazione di un giorno su sette, ma il piacere di Dio fu che le sue creature lavorassero. La maggior parte del loro tempo doveva essere dedicata al lavoro.
3 Che doveva provvedere il riposo? Significava questo ozio completo?
3 Quando l’uomo fu espulso dal giardino di Eden Iddio prescrisse che doveva guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Questo significava lavorare, faticare duramente. Ma per ricuperare le sue forze l’uomo imperfetto si sarebbe riposato da questo lavoro ordinario per il suo mantenimento. Perciò agli Israeliti fu dato un giorno su sette per riposare dal lavoro servile e dalle ordinarie occupazioni della vita. Vi era, naturalmente, anche un grande significato profetico in quello che Iddio faceva fare loro. (1 Cor. 10:11) Poiché la Parola di Geova rammenta la sua disapprovazione e la sua condanna per la pigrizia (Prov. 6:10, 11; 19:15), sarebbe un errore supporre che il comandamento vietasse qualsiasi specie d’attività e imponesse per quel giorno un ozio completo. Tuttavia, negli anni che seguirono l’emanazione del comandamento sul sabato per la nazione d’Israele, molti Giudei trascurarono di osservare il comando, e in fine il clero volse le parole in modo da farle servire alle loro proprie convenienze.
4, 5. Di fronte alle obiezioni, che cosa mostrò Gesù circa il sabato?
4 Che quando Gesù venne sulla terra il clero aveva indotto il popolo a credere di doversene stare completamente in ozio il giorno di sabato, e che vi era una perversione generale del sabato, allora, risulta dalle loro obiezioni all’opera che fece Gesù in tale giorno e dalla sua notevole condotta nel sabato contro la quale queste obiezioni erano di certo mosse. Evidentemente Gesù compì di proposito i suoi atti il settimo giorno per dare un’educazione appropriata al popolo comune. Gesù mostrò che non era per nessuno una violazione della Legge di Dio, che egli osservò in modo perfetto, fare opere buone per il benefizio di altri in quel giorno. Piuttosto eseguendo le opere di giustizia ogni giorno si osservava i principi di Dio.
5 Quando Gesù guarì liberamente un uomo che era stato infermo per trentotto anni, i religiosi tradizionalisti lo odiarono e lo perseguitarono per aver fatto questo, cercando di ucciderlo. Gesù diede loro la schietta risposta: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero”. (Giov. 5:17; si veda pure Matteo 12:1-15; Marco 3:2; Luca 6:1-5; 13:10-17; Giovanni 5:2-18; 7:22, 23; 9:1-34) Gesù non era venuto per distruggere la Legge, ma per adempierla. (Matt. 15:17) La necessità di osservare il sabato rimase fino alla morte di Gesù, quando la Legge fu abolita. — Efes. 2:15; Gal. 3:24, 25; 5:18; Col. 2:16, 17.
6. Mutò l’abolizione della legge sul sabato i suoi princìpi? perché?
6 Ma la fine della legge del sabato col suo comando di lavorare e di riposare non mutò affatto il principio di Dio secondo il quale le creature devono lavorare. Come Gesù affermò chiaramente, Iddio è un operatore. Noi vediamo le sue opere ogni giorno; esse ci circondano. La Bibbia ci parla delle sue opere creative e delle molte azioni che compì a favore del suo popolo terreno nei tempi antichi. Opere più grandi di quelle dell’Iddio Altissimo non sono mai state compiute. — Sal. 19:1.
UN MINISTERO DI ATTIVITÀ
7. Quale ministero portò Gesù? Come lo mostrò?
7 Gesù portò sulla terra un ministero di lavoro. Il Padre nel cielo lo aveva mandato affidandogli la missione di compiere opere meravigliose e miracolose durante la sua permanenza sulla terra. In un’occasione, per esempio, Gesù vide un uomo che era cieco fin dalla nascita, e lo guarì. Egli pronunziò in quella circostanza le seguenti parole: “Nè lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato”. (Giov. 9:3, 4) E così Gesù operò con diligenza per tutto il tempo che durò il suo ministero. Egli dedicò i suoi talenti e la sua capacità esclusivamente all’opera e ai propositi di Dio. Di questo il Padre nel cielo si compiacque, e poi innalzò Cristo alla posizione più eccelsa dell’universo presso l’Altissimo.
8. Perché andava Gesù nelle sinagoghe il sabato? Che cosa c’insegna?
8 Prima del suo innalzamento, Gesù istruì i suoi discepoli sulla terra e mostrò loro con l’esempio della sua operosità in che modo si doveva eseguire il servizio di Dio. Secondo la Legge di Dio, Gesù si recava nelle sinagoghe e si univa al popolo. Egli si serviva di quelle occasioni per istruire il popolo intorno ai propositi di Dio”. E Gesù andava attorno per tutte le città e per i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando l’evangelo del Regno, e sanando ogni malattia ed ogni infermità”. (Matt. 9:35) Moltitudini di Giudei si radunavano nelle sinagoghe; quelle erano i loro regolari luoghi di adunanza. Annunziando la verità Gesù poteva allora farla pervenire agli orecchi di migliaia di persone nel territorio che Geova gli aveva assegnato di coprire. I suoi seguaci impararono così mediante l’esempio in che modo trar vantaggio della consuetudine popolare delle adunanze pubbliche, e questo metodo fu in seguito adoperato da servitori fedeli. — Atti 13:15, 16.
9. Quale opera compì egli nelle case del popolo? Perché?
9 In Marco 1:29 è narrato che Gesù entrava nelle case per fare l’opera di Dio. Le miracolose guarigioni che operava costituivano un segno, ossia una prova di quello che Gesù era, e la sua fama si spandeva dappertutto. Nel secondo capitolo di Marco è narrato che Gesù dirigeva studi biblici a domicilio e periodi d’istruzione quando il popolo si riuniva per ascoltare la sua sapienza. (Si veda pure Matteo 9:10.) Marco 9:33-37 mostra come Gesù istruiva i suoi discepoli in una casa, servendosi di un piccolo fanciullo come illustrazione per aiutarli a comprendere i princìpi ch’egli insegnava. Gesù visitava le case più di una volta, perché gli sarebbe stato impossibile impartire la conoscenza sufficiente alle menti imperfette del popolo in una volta sola. Egli lo faceva senza rispetto per la classe sociale delle persone che si trovavano nella comunità, ma tenendo conto del desiderio che avevano di apprendere la verità divina e a causa della loro fede e del loro amore per la giustizia.
10. Chi imparò dal suo esempio? Quale comando diede loro?
10 Gli apostoli e i discepoli di Gesù trassero profitto dalla sua opera. Essi appresero molto dell’evangelo del Regno, cosicché essi pure poterono predicare la Parola. Dopo essere stati testimoni dell’opera di Gesù, ricevettero direttamente da lui il comando di andare in città e villaggi a compiere l’opera di predicazione e di ammaestramento. Egli non lasciò possibilità di dubbio a questo proposito: il Cristiano deve andare dal popolo. “Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli, e li mandò a due a due dinanzi a sè, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare. E diceva loro: Ben è la messe grande, ma gli operai son pochi; pregate dunque il Signor della messe che spinga degli operai nella sua messe. Andate; ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate nè borsa nè sacca, né calzari, e non salutate alcuno per via. In qualunque casa sarete entrati, dite prima: Pace a questa casa! E se v’è quivi alcun figliuolo di pace, la vostra pace riposerà su lui; se no, ella tornerà a voi. Or dimorate in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. E in qualunque città sarete entrati, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo dinanzi, guarite gl’infermi che saranno in essa e dite loro: Il regno di Dio s’è avvicinato a voi”. — Luca 10:1-9; si veda pure Luca 9:1, 2, 6.
11. Che cosa significò questa istruzione per loro?
11 Questo significava compiere l’opera di casa in casa, predicando e annunziando la buona novella. Essi non dovevano preferire una casa uscendosene da un’altra perché poteva darsi che il padron di casa possedesse beni di questo mondo in maggior quantità o fosse in grado di offrire maggiori comodità e ospitalità migliore, ma dovevano piuttosto dimorarvi finché il messaggio e l’istruzione fossero stati adeguatamente dispensati. L’apostolo Paolo mostrò che questa è la corretta comprensione quando disse: “Io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case, cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, scongiurando Giudei e Greci”. (Atti 20:20, 21) Paolo operava andando appunto di casa in casa.
12. Che cosa doveva includere la loro opera cristiana? Fino a qual punto?
12 Le seguenti parole rivolte direttamente da Gesù ai suoi discepoli intorno all’opera che dovevano compiere dopo la sua ascensione al cielo mostrano come la loro opera cristiana doveva comprendere il servizio missionario fin nelle più lontane nazioni: “Andate dunque, fate discepoli la gente di tutte le nazioni, immergendoli in vista del nome del Padre, del Figliuolo e dello spirito santo, insegnando loro di osservare tutte quante le cose che vi ho comandate”. (Matt. 28:19, 20, Cocorda) Questo è un esplicito comando di andare ai popoli di tutte le nazioni. Gesù mise inoltre energicamente in evidenza che questa è una parte dell’opera dei Cristiani quando disse: “Ma voi riceverete potenza quando lo spirito santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra”. (Atti 1:8) Queste parole indicavano una certa estensione di territorio; mostravano che doveva essere compiuto molto lavoro.
13. Quale assistenza fu data loro dall’alto per tale motivo?
13 Quando Gesù ascese al cielo per essere col Padre suo, il consolatore, il santo spirito di Dio, fu sparso sui fedeli seguaci di Cristo sulla terra. Quello spirito o invisibile forza attiva di Dio sollecitò i Cristiani a compiere mirabili opere di predicazione e di ammaestramento. Iddio benedisse la loro intelligenza e le loro mani per il compimento della sua volontà. Molti credettero all’evangelo e s’incamminarono per la via della vita.
IL LAVORO, UN’ESIGENZA
14. Perché e come fu mostrato ai Tessalonicesi che il lavoro è necessario?
14 Molte persone di tutte le nazioni ricevettero il beneficio dell’instancabile lavoro dei fedeli discepoli. Fra questi vi furono gli abitanti di Tessalonica. Sembra che alcuni Tessalonicesi non avessero il dovuto apprezzamento del valore delle buone opere. Essi non osservavano che le Scritture condannano la pigrizia e l’ozio. Essendo rilassati nel loro lavoro, danneggiavano loro stessi e impedivano che altri ricevessero del bene, e questo contegno poteva provocare la distruzione della vita per mano di Dio. Essi avrebbero dovuto conoscere il Proverbio 18:9 che dice: “Anche colui ch’è infingardo nel suo lavoro è fratello del dissipatore”. Ma evidentemente questa ignoranza era il risultato della poca diligenza dei Tessalonicesi nello studio delle Scritture. (Atti 17:11) A Tessalonica non c’era davvero alcuna scusa per esser pigri. L’insegnamento delle Scritture era stato loro impartito da Paolo, da Timoteo e da altri perché capissero qual era il lavoro appropriato che Iddio esigeva dai Cristiani. Inoltre, avevano davanti l’eccellente esempio personale di Paolo. Ciò non ostante, l’apostolo dovette scriver loro: “Or fratelli, noi v’ordiniamo nel nome del Signor nostro Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si conduce disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi. Poiché voi stessi sapete com’è che ci dovete imitare: perché noi non ci siamo condotti disordinatamente fra voi. . . . Quand’eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se alcuno non vuol lavorare, neppur deve mangiare. Perché sentiamo che alcuni si conducono fra voi disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose vane. A quei tali noi ordiniamo e li esortiamo nel Signor Gesù Cristo che mangino il loro proprio pane, quietamente lavorando. Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene”. — 2 Tess. 3:6-13.
15. Perché alcuni erano oziosi? Perché è la conoscenza necessaria?
15 Tutti i Cristiani avevano l’obbligo di lavorare. Secondo l’apostolo, la pigrizia di alcuni Tessalonicesi era dovuta al fatto che non ubbidivano all’insegnamento ricevuto da lui e da altri servitori che li visitavano. Non erano all’opera perché non si conformavano alla conoscenza della verità. È vero che in quei giorni il Signore spandeva il suo spirito sui Cristiani, ma quelli che non avevano la fede e la conoscenza come fondamento, non ricevevano di certo lo spirito. Paolo aveva trattato con loro nello stesso modo in cui aveva trattato con Cristiani di altri luoghi, impartendo la conoscenza secondo l’istruzione del Signore per l’edificazione degli individui nell’adorazione cristiana. Certamente senza un’intelligenza appropriata nessuno potrebbe operare in modo da piacere al Signore; nessuno potrebbe portar frutto per l’onore del gran nome di Geova.
16. Come mostrò Paolo ai Colossesi l’importanza della conoscenza?
16 La conoscenza della maravigliosa speranza di quello che Geova Dio ha riservato per i Cristiani sembrò produrre un effetto diverso sui Colossesi, ai quali Paolo scriveva: “Speranza che avete da tempo conosciuta mediante la predicazione della verità del Vangelo che è pervenuto sino a voi, come sta portando frutto e crescendo in tutto il mondo nel modo che fa pure tra voi dal giorno che udiste e conosceste la grazia di Dio in verità, secondo quel che avete imparato da Epafra, . . . che ci ha anche fatto conoscere il vostro amore nello spirito. Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo ciò udito, non cessiamo di pregare per voi, e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi; e rendendo grazie con allegrezza al Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”. (Col. 1:5-12) Così Paolo mostrò com’è importante avere una chiara conoscenza della volontà di Dio. Senza questa conoscenza non si può vivere in modo giusto, non si può piacere al Maestro ed esser degni di lui. Con essa la via resta aperta per recar frutto d’ogni buona opera. Non solo, ma c’è il dono della forza, che rinvigorisce per la lieta sopportazione. Ma tutte queste cose vanno insieme. L’uso appropriato della conoscenza ci aiuta a persistere nella nostra opera, a perseverare in essa in ogni contingenza. Questa è la benedetta sorte riservata ai veri servitori di Dio.
17. Come viene questa importante conoscenza?
17 Ha ogni persona la possibilità di ottenere tale conoscenza? Sarà veramente possibile lavorare, per l’Altissimo e perseverare in quest’opera? Questa importantissima conoscenza è qualche cosa che non viene tutta in un momento. Il nostro Dio ha provveduto la sua Parola di verità per aiutarci e per mostrarci qual è il modo in cui possiamo servirlo. Man mano che la studiamo apprendiamo quali sono i propositi di Dio e ravvisiamo che per piacergli la creatura deve fare la consacrazione della sua vita al servizio di Dio. Questo significa lavorare. Quando uno è ricolmo della conoscenza della speranza nell’Iddio vivente e quindi lavora, ne riceve benefizio in modo eccezionale.
18, 19. Perché compiamo noi quest’opera cristiana specialmente ora?
18 Perché lavoriamo? A motivo della nostra fede, e perché crediamo alla promessa di Dio che ci darà la vita. “Per questo noi fatichiamo e lottiamo: perché abbiamo posto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, principalmente dei credenti”. (1 Tim. 4:10) Per quelli che non hanno fede questo può sembrare lavoro da schiavi; tuttavia,questa è in verità la sorgente della massima gioia per i Cristiani in questo mondo. Specialmente ora, mentre le forze del male si rivelano più attive che mai per il passato, mentre i segni della fine di questo vecchio mondo ci sovrastano, questo è il privilegio più grande. Questo è il tempo nel quale una splendente luce è stata sparsa sulla verità di Dio e l’occupazione del Cristiano consiste nello studiare la sua Parola e nel radunarsi regolarmente con quelli che hanno la sua stessa preziosa fede nello studio della Bibbia, aiutando altri ad acquistare maggior conoscenza della speranza del regno per tutto il genere umano.
19 La conoscenza delle Scritture ci mostra che davanti a noi è il tremendo e tenebroso tempo della battaglia d’Harmaghedon, durante il quale le malvage forze del mondo di Satana precipiteranno nella distruzione. Il rapido avvicinarsi di questo avvenimento che scrollerà il mondo, imprime nella nostra mente l’importanza delle parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli che si leggono in Giovanni 9:4: “Bisogna che compiamo le opere di Colui che mi ha mandato. mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare”. (Vedere la nota in calce.) Questa è l’ora di agire saggiamente nell’esecuzione delle giuste opere dell’insegnamento. Questo è il tempo di vivere e operare da Cristiani, specialmente oggi, perché la fine completa è vicina. Ecco perché l’apostolo ci consiglia di essere vigilanti a diligenti: “Bada a te stesso e bada al tuo insegnamento; persevera nella tua opera, perché facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. — 1 Tim. 4:16, Moffatt.
PERCHÉ PERSEVERARE IN ESSA
20. Perché ci vien dato questo preciso consiglio circa la perseveranza nella nostra opera?
20 “Persevera nella tua opera” egli dice. Perché è necessario dare un tale preciso consiglio? Perché si deve fare una vera e propria lotta nel procedere nell’opera di Dio. Se nessuno facesse opposizione all’opera di Dio, allora naturalmente, essa sarebbe più facile; ma dobbiamo renderci conto che Satana il Diavolo è nostro avversario e che egli è furente sin da quando è stato cacciato via dal cielo. (Apocalisse 12) Egli sta tentando in ogni modo di allontanare tutte le creature da Dio e trascinarle con lui alla distruzione nel conflitto che sta per sopravvenire. Egli vorrebbe che ognuno agisse con leggerezza, rallentasse la sua attività, e finalmente cessasse completamente di partecipare alla benefica opera di Dio. Egli tenta tuttora di combattere Dio sopraffacendo i servitori di Geova, perchè sa bene che così essi perderebbero le promesse di Dio e le sue preziose benedizioni del Regno. L’avvertimento dell’apostolo Pietro (1 Piet. 5:8, 9) è perciò appropriato ora: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede”. Satana attacca ogni consacrato a Dio, ogni uomo, ogni donna, ogni fanciullo occupato nell’opera di Dio. Il Diavolo vorrebbe farei voltare le spalle all’opera di Dio, contrariamente al buon consiglio di Gesù, il quale disse: “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio”. — Luca 9:62.
21. Come si ‘riguarda indietro’, e con quale risultato?
21 Come si può “riguardare indietro”? Tornando al vecchio mondo dal quale si è usciti. Questo significa tornare a riporre il nostro interesse alle pratiche e alle consuetudini malvage del vecchio mondo, come fece la moglie di Lot la quale, dopo che Lot e la sua famiglia erano stati liberati dalla distruzione che si abbattè su Sodoma, si volse a riguardare indietro perché i suoi interessi rimanevano quivi. Ella perì, divenne una statua di sale; perciò Gesù disse: “Ricordatevi della moglie di Lot”. (Luca 17:32) Riguardare indietro significa non porre gli interessi del Regno al primo. Significa non perseverare nella vostra opera.
22. Come vi induce Satana alcuni? Come noi lo combattiamo?
22 Satana adopera molti mezzi per riuscire in questo. Alcuni si lasciano turbare dalle persecuzioni. Altri si lasciano abbattere dai vituperi. Ma queste persecuzioni e questi vituperi non possono essere evitati. Il Maestro disse ai suoi seguaci che avrebbero dovuto subire molti oltraggi e molti tormenti per amor del suo nome. Questo avvenne ai suoi servitori dopo la sua ascensione al cielo ed è avvenuto continuamente ai veri Cristiani d’allora in poi. (Matt. 24:9; 2 Tim. 3:12) Per combattere con successo questa violenta azione del nemico il Cristiano dev’essere forte nella fede. Se procediamo con costanza nella nostra opera e confidiamo che il nostro Dio ci libererà, saremo fortificati da Geova con una fede vigorosa e saremo messi in grado di sormontare o di neutralizzare gli assalti del nemico.
23. Si deve provvedere al mantenimento della propria famiglia anche quando si oppone? Perché?
23 Non tutti oggi devono subire una violenta persecuzione, ma Satana ha ancora altri metodi da adoperare per allontanarci dalla nostra buona opera. In questa vita ci troviamo di fronte a molte responsabilità. Alcuni di noi apprendono la verità dopo aver formato una famiglia, e queste famiglie non credono sempre alle Scritture come ci crediamo noi. Qualche volta esse mettono ogni possibile ostacolo sulla nostra via tentando così di non farei perseverare nella nostra adorazione. Su di noi è la responsabilità di provvedere ai bisogni dei membri della nostra famiglia, che come Cristiani siamo lieti di farlo. “Che se uno non provvede ai suoi, e principalmente a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore dell’incredulo”. (1 Tim. 5:8) Anche quando fanno opposizione alle nostre buone opere noi dobbiamo procurare il necessario per vivere se abbiamo la famiglia a carico. E può capitare che alla fine i nostri famigliari accettino la verità; così avremo guadagnato la nostra famiglia per il Signore stabilendo un fedele esempio di fede e di buone opere.
24. Perché si deve perseverare nell’opera malgrado l’opposizione della famiglia? In che modo?
24 Il consiglio sul modo di sormontare l’opposizione della famiglia si trova nelle parole di Gesù in Matteo 10:34-39: “Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me, e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me; e chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la vita sua la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per cagion mia, la troverà”. Gesù mostrò che vi sarebbero state notevoli crisi nelle famiglie che avrebbero accettato Cristo e avrebbero proceduto nella retta via. Nessun Cristiano deve permettere che l’opposizione della famiglia lo trattenga dal servire Geova Dio e Cristo, ma il Cristiano deve far precedere l’amore di Cristo ad ogni altra cosa, altrimenti non potrebbe dimostrarsi degno. Se qualche membro della famiglia diventasse così violento da toglier la vita al Cristiano credente, Cristo gli restituirebbe la vita al tempo del Regno; ma chi tornasse alla inattività per salvare la sua vita, si renderebbe alla fine inviso al Datore della vita e perderebbe la vita eterna. Considerando l’amore del Signore di prima importanza e le altre cose necessarie come secondarie noi persevereremo dovutamente nella nostra opera.
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Come perseverare in essaLa Torre di Guardia 1950 | 15 luglio
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Come perseverare in essa
1. Come tendono gli affari e i beni di questo mondo a farci rallentare la nostra opera?
PER sostentare la nostra vita dobbiamo avere una certa quantità dei beni di questo mondo. Costituiranno i beni di questo mondo un ostacolo alla nostra opera cristiana? Ci lasceremo noi prendere nel laccio del nemico per paura di perdere uno stabile guadagno procurato dal nostro lavoro secolare? Sovente viene esercitata pressione su quelli che hanno assunto il servizio di Dio. Essi sono boicottati nei loro affari, particolarmente nelle località come il Quebec, dove la falsa religione ha il sopravvento. Vi potrebbero essere semplici minacce di perdite finanziarie o negli affari. Sappiamo che se rimane in noi egoismo od orgoglio, questo sarà messo in opera dal nostro avversario per farci rallentare il nostro lavoro. Questa è un’altra difficile prova per la fede del Cristiano. Il Signore ha promesso di provvedere a tutti i bisogni dei suoi servitori. (Matt. 6:33) Sarà la loro fede abbastanza forte? Si affideranno essi alla Parola del Signore? Sul fondamento della sua conoscenza e della sua fede, l’apostolo Paolo fece una dichiarazione relativa alla posizione del Cristiano giudizioso: “Avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l’amor del denaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono trafitti di molti dolori”. — 1 Tim. 6:8-10.
2. Quale parte tendono di avere attrazioni mondane e le nostre concupiscenze?
2 Satana tenta di rendere le cose di questo mondo lusinghevoli per quelli che sono impegnati nell’opera di Dio. Molte concupiscenze della carne guerreggiano contro le cose spirituali. (1 Cor. 10:6-11; Giac. 1:14, 15; 1 Piet. 2:11) Ci sono dei piaceri di questa vita che potrebbero prenderci tutto il nostro tempo consacrato. Se abbiamo abbondanza di beni di questo mondo possiamo diventare paurosi di perdere gli agi della vita per conto dell’opera. Le attrazioni del vecchio mondo potrebbero indurci a riguardare indietro. Questo accadde ai giorni dei primi Cristiani e continua ad accadere ai giorni nostri. L’apostolo Paolo, infatti, lo attestò scrivendo (2 Tim. 4:9, 10): “Studiati di venir tosto da me; poiché Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n’è andato a Tessalonica”. Dema aveva grandi opportunità di servire Dio in compagnia dell’apostolo Paolo, ma le perdette perché non perseverò nella sua opera. Mettendosi per la via che egli scelse non poteva far altro che perdere le occasioni di ottenere la vita eterna, il che evidentemente avvenne.
3. Come tendono ad operare le maldicenze e le discordie?
3 Il nostro astuto nemico adopera anche altri metodi per indurre i servitori di Dio a rallentare la loro andatura. Egli semina disaccordo tra i fratelli. Il mondo sparla sovente di noi; ma quando la maldicenza proviene dalla bocca di quelli che sono associati all’opera non si sopporta con facilità. Essa ferisce profondamente. Se la nostra fede non è forte, possiamo restare offesi tanto da isolarci dagli altri Cristiani; e questo è un errore; può indurci a troncare la nostra opera. Ecco perché non dobbiamo permettere alla disunione d’infiltrarsi nei nostri ranghi. Dobbiamo troncare prontamente qualsiasi dissenso possa sorgere e procedere senz’altro nell’opera. — Prov. 6:14, 16, 19; Efes. 4:3, 12, 13, 31, 32; Col. 3:12, 13.
4. Perché dobbiamo stare in guardia e avere un positivo punto di vista della nostra opera?
4 Poiché siamo assaliti da tante parti dal malvagio, dobbiamo restare in guardia e combattere duramente per avanzare. Non possiamo permetterci di giuocar d’azzardo con la nostra vita, e perciò dobbiamo avere di continuo un positivo punto di vista. È pericoloso restare indecisi, fermarci sulla via della vita. Noi siamo saggi se comprendiamo che una volta fatta la consacrazione di servire Dio non resta più nulla da decidere. E procediamo saggiamente se prendiamo sempre le nostre decisioni in favore dell’opera del Signore e in armonia con la sua Parola. Gesù ci diede un buon esempio del modo come si deve procedere quando il Diavolo lo tentò nel deserto. Gesù conosceva quello che dicevano le Scritture e perciò si servì di citazioni bibliche per rispondere. Il Diavolo non riuscì a fargli mutare la sua positiva attitudine mentale. (Matt. 4:1-11) Noi dobbiamo stare attenti come lui a non permettere ai nostri desideri carnali o ad altre creature di influenzarci e di tenerci lontani dalla nostra attività teocratica. È necessario, per la nostra salvezza, che ci teniamo strettamente al Signore e alla sua organizzazione.
5. Perché dobbiamo addestrare la nostra mente? Per trar vantaggio di che cosa?
5 Se vogliamo perseverare nella nostra opera, la nostra mente dev’essere addestrata mediante lo studio delle Scritture. È bene pensare a Dio e ai suoi propositi e parlarne. Considerate quanto sono limitati i vostri mezzi. Avete una limitata quantità di tempo da dedicare all’addestramento della vostra mente. Se consumate tutto questo tempo nelle letture mondane, nei trattenimenti radio, nella televisione, ecc., se pensate alle cose terrene, voi sprecate il tempo che può essere adoperato per costruirvi un riparo protettivo contro gli strali del nemico. I vostri pensieri possono essere colmati da qualche importante idea. Ciascun giorno vi è un testo da esaminare, com’è pubblicato nell’Annuario dei testimoni di Geova (non stampato in italiano). Troverete il tempo appropriato per ragionare su argomenti teocratici quando siete in compagnia di altri nell’opera di testimonianza pubblica, o con amici in viaggio o in casa. Il Cristiano saggio predispone regolarmente del tempo per edificare la mente e fortificarsi per l’opera da compiere.— Fil. Flp 4:8, 9.
6. Come possiamo aiutare i fratelli ad aver fede e rette abitudini?
6 Questa linea di condotta sarà d’aiuto anche per altri. Voi avete il privilegio di edificare anche altri nella fede. Vi capiterà sovente d’incontrarvi con una persona che non è ferma nelle sue vie, che mostra fiacchezza nel suo modo di operare. Voi renderete un segnalato servizio a questo dubbioso incoraggiandolo a frequentare le adunanze di studio biblico con altri che hanno la stessa preziosa fede e suggerendogli di partecipare al servizio di Dio. Può darsi che questo tale non si renda ben conto del pericolo che lo minaccia quando avanza piccole scuse per non fare ciò che Dio esige dai suoi servitori consacrati. Nella vostra qualità di cristiani avete il privilegio di aiutare gli altri a prendere le buone abitudini che avete reso vostre e a combattere quelle cattive che fanno retrocedere. Coltivate l’abitudine di associarvi regolarmente col popolo del Signore. Praticate abitualmente queste cose.
7. Come ci aiuta a perseverare nell’opera il valutarla in modo esatto?
7 Vi sarà facile perseverare nella vostra opera se valutate in modo appropriato la straordinaria opera che costituisce la parte riservata al Cristiano. Certo non vi è nulla che abbia un così alto valore in questo mondo transitorio. Questa non è un’opera comune o ordinaria. Il superbo potrà credersi troppo importante e troppo superiore per andare di casa in casa nel servizio di Dio. Ma Gesù e i suoi discepoli non avevano tali sentimenti. Essi non scelsero di servire Dio perché fossero incapaci di trovare altro impiego o perché non fossero qualificati per qualche altro lavoro. Essi videro nel servizio di Dio il più alto onore che potesse essere accordato a qualsiasi creatura sulla terra. Oggi ci sono molti testimoni di Geova che, mondanamente parlando, hanno attitudini o doni naturali non comuni. Questi possono avere un’intelligenza molto al disopra della media. Possono avere ingegno. Se dirigessero i loro sforzi in cose mondane, potrebbero conquistarsi alte posizioni in questo mondo, insieme alla ricchezza e alle altre cose alle quali il mondo va dietro. Ma scelgono forse essi le cose temporali a costo dell’opera e delle benedizioni a loro riservate da Dio? Certamente no. Essi usano piuttosto tutte le loro attitudini naturali per l’avanzamento dell’opera del Signore. Noi dobbiamo considerare le nostre inclinazioni naturali come doni avuti da Geova e coltivarli nel suo servizio. (1 Cor. 12:31; 13:8; 14:1, 39; Efes. 4:7-13) Qualunque sia la nostra capacità, dunque, sia molta che poca, essa dev’essere dedicata all’opera di Dio e per aiutarci a perseverare in quest’opera.
8, 9. Che qualità di lavoro dobbiamo fare in questo ministero? Perché?
8 Non basta partecipare all’opera di Dio. Se vogliamo piacergli, dobbiamo dedicarvi tutto il nostro meglio. Dobbiamo tenere la qualità del lavoro il più alto possibile. Paolo dice: “Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento; altri vi edifica sopra; ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco, e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, ei ne riceverà ricompensa”. — 1 Cor. 3:10-14.
9 È un errore sottovalutare il mirabile servizio di Dio. Questo servizio è un tesoro di valore inestimabile”. Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra [nei nostri corpi di carne], affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi”. (2 Cor. 4:7) Noi riceviamo da Dio le nostre attitudini nell’opera e dobbiamo impiegarle in modo creativo, coscienzioso e diligente. Noi proveremo piacere di compiere l’opera di Dio se la compiremo correttamente, se vi dedicheremo il nostro meglio. Sarà così eseguita una buona opera edificatrice; il nostro lavoro sarà fruttuoso. È sul fondamento della qualità del nostro lavoro che Iddio ci ricompenserà. Geova ci ricompensa bene per il nostro servizio nella giustizia. Egli ci dà la vita eterna. “L’empio fa un’opera fallace, ma chi semina giustizia ha una ricompensa sicura”. — Prov. 11:18.
10. Quale ricompensa abbiamo ora facendo questo?
10 Fin da ora noi riceviamo una ricompensa. Abbiamo la soddisfazione e la contentezza di mente che proviene unicamente dalla benedizione del Signore. Abbiamo la gioia del Signore, il cuore colmo di speranza e di attesa. Queste cose ci pervengono come un baluardo contro l’opposizione del Diavolo. Vediamo che oggi abbiamo il privilegio di svilupparci mediante le molte esperienze e prove che vengono su noi. Stiamo, per così dire, perfezionando la nostra opera, mondandola dei suoi difetti. Mentre vediamo il nostro lavoro progredire riceviamo molta gioia. Ci rallegriamo nel fare la volontà del Signore, com’è scritto: “Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti”. — Giac. 1:2-4.
LA LIBERTÀ DI UNA COSCIENZA LIMPIDA
11. Quale libertà ci dà la coscienza limpida?
11 Col perfezionamento del nostro servizio viene la consapevolezza che stiamo facendo ciò che è giusto. Così il Signore ci ricompensa con la libertà che proviene soltanto da una coscienza limpida. Come Cristiani, abbiamo fatto una consacrazione che c’impegna a servire il Padre nostro, ed egli ci aiuta a serbare la nostra integrità. Mettendoci sulla via della giustizia, noi riceviamo molte benedizioni ed abbiamo il privilegio di mostrare con la nostra retta condotta che quelli che ci oltraggiano rimangono svergognati. “E chi è colui che vi farà del male, se siete zelanti nel bene? Ma anche se aveste a soffrire per cagion di giustizia, beati voi! E non vi sgomenti la paura che incutono e non vi conturbate; anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto; avendo una buona coscienza; onde laddove sparlano di voi, siano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo”. Quali mirabili sentimenti son quelli d’esser liberi dalla paura, soddisfatti, fidenti nella sicurezza della mano protettrice dell’Altissimo! V’è gioia nella sofferenza per fare il bene nell’opera di Dio; ma, d’altra parte, com’è grande l’angoscia mentale di quelli che fanno il male”. Perché è meglio, se pur tale è la volontà di Dio, che soffriate facendo il bene, anziché facendo il male”. — 1 Piet. 3:13-17.
12. A quale pietoso stato si giunge mancando di perseveranza in essa?
12 Mentre perseveriamo nella nostra opera al servizio di Dio e ci stringiamo alla sua organizzazione possiamo subire persecuzioni, ma Iddio ci concede la forza e la capacità di sopportarle. È quando ritorniamo incautamente sulle vie del mondo e cadiamo in una qualsiasi delle molte trappole o reti di Satana che soffriamo le indicibili miserie che ci attiriamo addosso. L’attenzione della Watch Tower Society è richiamata sovente su queste cose perché delle persone invocano soccorso nei momenti di afflizione. Un caso molto sfortunato è esposto nella seguente lettera:
Cari fratelli,
Scrivo chiedendo il vostro consiglio sulla separazione e sul divorzio. Mio marito ed io siamo testimoni di Geova, ma in questi ultimi due anni abbiamo allentato il nostro zelo per il servizio. Mi rendo conto dell’errore che abbiamo commesso e ho tentato di far tornare mio marito nel servizio. Dal principio dell’anno sono riuscita a farlo venire alle adunanze. Egli crede che essendo stato servitore di gruppo e avendo lasciato infiacchire le mani, abbia perduto il diritto alle benedizioni del Regno. Naturalmente io penso che il Diavolo lo abbia intrappolato e tenti di giustificare le sue azioni.
Egli si è lasciato abbindolare da una donna e desidera divorziare onde possa sposarla. Gli dissi che perderebbe ogni speranza se facesse una tal cosa. Abbiamo due bambini, e penso che avendo la conoscenza delle leggi di Dio dovrebbe pensar di evitare tali tentazioni, anche se non potessimo continuare a vivere insieme, il che non credo, se solo rinunciasse a quella donna. Vi prego scriveteci il più presto possibile sulla nostra posizione. Mi rendo conto che abbiamo perduto tante benedizioni con la nostra negligenza, ma è ogni speranza perduta? Io so che egli ama il Signore e il Suo popolo. Ma io non so cosa dovrei fare.
Vostra per la Teocrazia
Ecco uno stato increscioso al quale l’allontanamento dall’opera e dall’organizzazione del Signore ha condotto alcuni individui. Ecco quello che Satana recherà a quelli che gli apriranno uno spiraglio fermandosi per tornare al vecchio mondo: sofferenza mentale, miseria, infelicità.
13. Come ci aiuta a perseverare in essa il trar vantaggio dalla misericordia di Dio?
13 È consolante per noi sapere che il nostro Dio nel cielo è misericordioso ed è una fonte inesauribile di soccorso e di consolazione. Quando i persistenti attacchi del nostro avversario ci fanno intoppare e perdiamo terreno, noi ne soffriamo indicibilmente. Ma se amiamo veramente Iddio, ci rivolgiamo a lui e invochiamo il suo soccorso come un bambino ricorre a suo padre. Possiamo ricevere questo soccorso in virtù della sua benignità immeritata, se da parte nostra facciamo ogni sincero sforzo per camminare da quel momento in poi nella retta via. Sappiamo che non potremmo continuare a ripetere i nostri peccati e tornare quindi a chieder perdono, come si fa in alcuni moderni circoli religiosi, poiché le Scritture non lo permettono (Ebr. 10:26-30); ma se ci ravvediamo sinceramente e cerchiamo di rimetterei sulla retta via tornando all’opera del Signore, con la determinazione di perseverare in essa, il Signore,è pronto ad aiutarci e a riabilitarci. Una cosa è certa, è che il periodo di sofferenza è estremamente difficile da sormontare, e molti non riescono più a, riprendersi, e perciò il servitore di Geova che è savio terrà nitidamente presente la visione del pericolo nel quale incorre, persevererà nella sua opera, e non metterà a repentaglio la sua vita.
14. Con quale condotta possiam noi perdere tutta la nostra ricompensa per il lavoro compiuto nel passato?
14 In fine, sono le nostre opere che saranno esaminate dal Padre nostro, e allora sarà determinato se riceveremo o no la vita eterna. Perché dovremmo stoltamente rischiare di perdere l’eccellente rimunerazione di Geova tornando indietro e cercando gli illusori salari di questo vecchio mondo morente? È meglio considerare e osservare le parole dell’apostolo Pietro: “Se invocate come Padre Colui che senza riguardi personali giudica secondo l’opera di ciascuno, conducetevi con timore durante il tempo del vostro pellegrinaggio; sapendo che non con cose corruttibili, con argento e con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo”. (1 Piet. 1:17-19) I Cristiani devono condursi con timore per tutto il tempo che rimangono in questo vecchio mondo, osservando con cura la Parola di Dio, per potersi guadagnare l’approvazione finale del Datore della vita nel cielo. Il riscatto per merito di Cristo Gesù non dev’essere considerato come una cosa comune, esso è un prezioso tesoro di valore infinitamente maggiore dell’argento e dell’oro. Possiamo perdere tutte le benedizioni del Signore se torniamo al futile modo di vivere in cui siamo stati cresciuti prima di conoscere la verità e di fare la nostra consacrazione.
15, 16. Dove e come otteniamo noi forza per la nostra opera?
15 Con la ricompensa che riceviamo oggi da Geova troviamo la protezione divina. Siamo in un mondo malvagio che tenta di distruggere tutti quelli che onorano il nome di Geova. Se non esistesse l’insuperabile servizio di protezione dall’alto le nostre possibilità di sopravvivere in questo vecchio mondo sarebbero nulla. Da questo servizio riceviamo ogni ragionevole aiuto. Il Signore ha dato in abbondanza il suo spirito ai suoi servitori, e con esso è venuta una provvista di nutrimento spirituale e di conoscenza dei suoi propositi che non possiamo contenere. Il nutrimento è sovrabbondante. Se lavoriamo con tutta la nostra energia facciamo molto uso del nutrimento e lo apprezziamo di più. Esso ci dà ulteriore forza di perseverare nella nostra opera.
16 La forza che Iddio ci concede per perseverare in questo vecchio mondo oltrepassa il potere d’intendimento del mondo. Il mondo vede che come organizzazione i testimoni di Geova perseverano nella loro opera sotto qualsiasi condizione, affrontando la violenza della persecuzione e della guerra. Gli sforzi fatti per troncare l’opera avrebbero ordinariamente messo fine all’attività di qualsiasi gruppo. Sappiamo che solo l’aiuto di Geova rende possibile che noi perseveriamo, e quindi non ne meniamo vanto. “Ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; e non soltanto questo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non rende confusi, perché l’amor di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo spirito santo che ci è stato dato”. — Rom. 5:1-5.
17. Qual è la miglior cosa da fare oggi in quanto alla nostra opera? In che modo?
17 Mediante il soccorso dello spirito di Dio e la maravigliosa speranza, possiamo sopportare, ci troviamo in grado di persistere, possiamo continuare, possiamo perseverare nella nostra opera. Questa è l’unica cosa saggia da fare oggi. Abbiamo davanti la prospettiva della vita e il tempo è assai vicino. Paolo disse: “Non gettate dunque via la vostra franchezza la quale ha una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché, avendo fatto la volontà di Dio, otteniate quel che v’è promesso”. — Ebr. 10:35, 36.
UN SANO INVESTIMENTO DI SFORZO
18. A che cosa non dobbiam dedicare tutta la nostra energia? Perché?
18 Dobbiamo dedicarci alle occupazioni durevoli. Queste sono unicamente teocratiche: l’opera di Dio. Siamo consigliati di non porre tutta la nostra energia nelle imprese mondane perché esse sono condannate alla distruzione nella prossima battaglia di Harmaghedon. Se dedichiamo ad esse tutto il nostro tempo esso sarà perduto poiché tali cose sono riservate alla distruzione con questo mondo alla ormai vicina battaglia di Harmaghedon. Se dedichiamo ad esse tutto il nostro tempo sarà tempo perduto perché queste cose saranno perdute. Quello ch’è ancor peggio è che possiamo essere schiacciati oggi con esse ad Harmaghedon se non perseveriamo nell’opera di Dio e non ne facciamo lo scopo principale della nostra vita”. Adopratevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, il quale il Figliuol dell’uomo vi darà; poiché su lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio suggello”.(Giov. 6:27) Si deve rammentare che ottener la salvezza significa lavorare con perseveranza in buone o in cattive condizioni. “Così, miei cari, come sempre siete stati ubbidienti, non solo come s’io fossi presente, ma molto più adesso che sono assente, compiete la vostra salvezza con timore e tremore”. — Fil. Flp 2:12.
19. ——
19 Tutto il lavoro che facciamo è profittevole. Poche parole dette al momento opportuno aiuteranno molte persone ad apprezzare maggiormente i propositi di Dio e la sua grande misericordia. Abbiamo l’opportunità di parlare ad altre persone per telefono. Scriviamo lettere intorno all’evangelo. Possiamo spedire letteratura annunziante il Regno ad amici e a persone di buona volontà. Possiamo parlare di Geova Dio con quelli che vengono a visitarci a casa. Tutto questo fa parte della buona opera, spesso in aggiunta all’importante opera che consiste nel visitare le persone nelle loro case e nei luoghi di lavoro. Sia che facciamo molto nell’opera o poco perché abbiamo poca forza o capacità, è sempre bene perseverare nell’opera. Poiché questo significa salvezza, il vostro lavoro non va perduto o buttato via. “Perciò, fratelli miei diletti, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”. — 1 Cor. 15:58.
20. Perché il passo di 1 Timoteo 4:16 ha maggior forza oggi?
20 È sempre stato richiesto che i Cristiani fossero attivi, perché questo è in accordo con i princìpi dell’Iddio Altissimo. Il consiglio di Paolo che è scritto in in 1 Timoteo 4:16 era pieno di significato per i consacrati nei primi tempi cristiani. Ma oggi i tempi sono più difficili, i giorni sono cattivi. Il tempo in cui dev’essere risolta la grande contesa del dominio universale è venuto e l’ira dei malvagi ha raggiunto il culmine. Questo significa che gli assalti contro quelli che cercano di fare l’opera di Dio si fanno più intensi e violenti che in qualsiasi altro tempo della storia. Di fronte a tutto questo noi dobbiamo rimaner saldi nella nostra integrità, senza mai aprire al Diavolo nemmeno il più piccolo spiraglio che permetta di far penetrare qualche insidioso strale che ci renda incapaci di compiere il servizio cristiano; non ci lasciamo prendere dalle sue forze che ci ricaccierebbero nelle tenebre di questo mondo e nella sua perdizione.
21. In qual senso la nostra opera è una benedizione oggi e ci aiuta a vincere?
21 L’opera che ci è stata affidata è una grande benedizione. Essa ci preserva dai pericoli di questo mondo, e perciò compie a nostro favore un’azione protettrice. L’opera che dobbiamo eseguire è quella dell’insegnamento e della predicazione. Tutto il tempo e tutta l’energia che ci è possibile accumulare devono essere impiegati nell’opera. In quest’opera ci siamo impegnati con la determinazione di portarla a termine. Vi sono implicati il nome di Geova e la nostra eterna salvezza. Noi dobbiamo e possiamo vincere compiendo buone opere. Invero dobbiamo perseverare nella nostra opera, tenendo lo sguardo fedelmente rivolto al tempo in cui si adempirà la dichiarazione del Signore contenuta in Apocalisse 22:12: “Ecco, io vengo tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua”. Il tempo è venuto. Poiché la risoluzione definitiva della grande contesa deve avvenire in questa generazione, la nostra salvezza è assai più vicina di quando i Cristiani cominciarono a servire Iddio. È anche assai più prossima di quando noi stessi cominciammo a fare l’opera di Dio. Non dobbiamo riguardare questo vecchio mondo per nessun motivo. Non possiamo rischiare nemmeno il più piccolo rallentamento. Ecco perché l’ammonizione di 1 Timoteo 4:16 ha tanto significato per noi in questi ultimi giorni: “Bada a te stesso e bada al tuo insegnamento; persevera nella tua opera”. — Moffatt.
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Predicazione sulla costa occidentale dell’America MeridionaleLa Torre di Guardia 1950 | 15 luglio
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Predicazione sulla costa occidentale dell’America Meridionale
QUATTRO anni fa N. H. Knorr, presidente della Watch Tower Bible and Tract Society, visitò un certo numero di Paesi dell’America Meridionale. Allora furono organizzati uffici filiali della Società in Paesi dove non ce n’erano. Fin dal tempo di quella visita è stato fatto eccellente progresso nella predicazione di questo evangelo del Regno nell’America Meridionale e molto merito si deve attribuire ai diplomati della Scuola Biblica Watchtower di Galaad che hanno intrapreso l’opera missionaria.
Sembrò bene che questo territorio fosse visitato di nuovo dal presidente, poiché in questi ultimi anni molte case missionarie erano state stabilite dai diplomati di Galaad, che hanno potuto confortare migliaia di persone col messaggio del Regno. Quello che era stato fatto era eccellente. Ma in nessun momento della propria vita si giunge al punto di non poter migliorare. Vi sono sempre cose che possono essere corrette o rese migliori per l’efficienza nell’organizzazione. Vi sono pure difficoltà che sorgono in differenti nazioni. La parte più gioiosa di tutte, naturalmente, è la partecipazione alle assemblee del popolo del Signore.
Quindi qualche mese prima del 24 febbraio furono prese le disposizioni per il viaggio. I fratelli del sud furono avvisati e assemblee furono preordinate in tutti i paesi che dovevano essere visitati. E il pomeriggio
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