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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • venissero aperte e chiuse al momento giusto. (I Cron. 9:23-27; 23:1-6) Oltre al servizio di sorveglianza, alcuni si occupavano delle contribuzioni fatte dalla popolazione per l’uso del tempio. (II Re 12:9; 22:4) In seguito, quando unse re il piccolo Ioas, il sommo sacerdote Ieoiada mise guardie speciali alle porte del tempio per proteggerlo dall’usurpatrice regina Atalia. (II Re 11:4-8) Quando il re Giosia eliminò l’adorazione idolatrica, i guardiani aiutarono a portare fuori dal tempio gli utensili e gli accessori usati nell’adorazione di Baal. Questi furono quindi bruciati fuori della città. — II Re 23:4.

      Nel tempio ricostruito da Erode, quando Gesù Cristo era sulla terra, sacerdoti e leviti avevano incarichi di sorveglianza. Dovevano stare all’erta, perché il sovrintendente o sorvegliante del monte del tempio faceva il giro di ispezione quando meno se l’aspettavano, ed era necessario che la guardia rimanesse sempre sveglia al suo posto per non essere presa alla sprovvista. Un altro sovrintendente aveva l’incarico di assegnare a sorte i vari servizi del tempio. Quando arrivava e bussava alla porta, la guardia doveva essere sveglia per aprirgli. Anch’egli poteva sorprendere la guardia addormentata. — Vedi anche Rivelazione 16:15.

      Questi portinai e guardiani dovevano restare al loro posto per proteggere il tempio da rapine e tenere lontano tutte le persone impure e tutti gli intrusi malintenzionati.

      PASTORI

      In tempi biblici, durante la notte i pastori solevano rinchiudere le loro greggi di pecore in un ovile. Questi ovili consistevano di un muretto di pietra con una porta. Durante la notte le greggi di uno o più proprietari restavano nell’ovile con un “portiere” per fare la guardia e proteggerle. Gesù portò come esempio questa consuetudine quando menzionò un portiere parlando di sé non solo quale pastore delle pecore di Dio, ma anche quale porta attraverso la quale le pecore potevano entrare. — Giov. 10:1-9.

      CRISTIANI

      Gesù sottolineò la necessità che i cristiani fossero svegli e all’erta circa il segno del termine del sistema di cose paragonando il cristiano al portiere a cui il padrone ha ordinato di vigilare fino al suo ritorno da un viaggio all’estero. — Mar. 13:33-37.

  • Potenza, opere potenti
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Potenza, opere potenti

      [ebr. kòahh, potere, potenza; gevuràh, potenza, possanza; ‘oz, forza; gr. dỳnamis, potere, potenza, opere potenti, abilità (da questo termine greco derivano vocaboli italiani come dinamo, dinamite, dinamico)]. Potenza significa capacità di compiere azioni, di ottenere risultati, di operare. “Opera” è attività svolta con un intento preciso. Le azioni di Geova non sono manifestazioni di energia isolate, incoerenti o imprevedibili, ma azioni coordinate, volute, compiute con un preciso intento. Anche se la sua potenza sostiene l’universo e le creature in esso viventi (Sal. 136:25; 148:2-6; Matt. 5:45), Geova non è paragonabile a una impersonale centrale elettrica; le sue azioni dimostrano che è un Dio personale, con un proposito ben preciso. È anche un Dio storico, poiché è intervenuto con cognizione di causa negli affari umani in precise date della storia, in luoghi stabiliti, e nei confronti di particolari persone o popoli. Il “Dio vivente e vero” (I Tess. 1:9; Gios. 3:10; Ger. 10:10) si è mostrato ben consapevole di tutto quello che è avvenuto nel tempo e nello spazio universale, ha reagito secondo l’accaduto e ha preso l’iniziativa nel portare avanti il suo proposito.

      È ragionevole aspettarsi che Geova, per dimostrare di essere il vero Dio, manifesti il suo potere sulle forze create, e lo faccia in modo che ciò si ricolleghi chiaramente al suo Nome. (Sal. 135:5, 6) Il sole, la luna, i pianeti e le stelle seguono il loro corso regolare, le condizioni presenti nell’atmosfera terrestre (che producono vento, pioggia e altri fenomeni) ubbidiscono alle leggi che le governano, le locuste sciamano e gli uccelli migrano, ma queste e molte altre cose naturali non bastano a santificare il nome di Dio di fronte a opposizione e falsa adorazione.

      Tuttavia Geova Dio ha potuto far sì che la creazione e gli elementi naturali attestassero la sua Divinità usandoli per raggiungere precisi intenti al di là della rispettiva funzione naturale, spesso in un tempo precisamente stabilito. Anche quando in se stessi gli avvenimenti non erano straordinari, come una siccità, un acquazzone o simili fenomeni, il fatto che siano accaduti in adempimento di una profezia di Geova li ha resi qualcosa di speciale. (Confronta I Re 17:1; 18:1, 2, 41-45). Ma nella maggioranza dei casi, gli avvenimenti stessi erano straordinari, sia per estensione che per intensità (Eso. 9:24), oppure per essere accaduti in modo insolito, persino inaudito, o in un tempo inconsueto. — Eso. 34:10; I Sam. 12:16-18.

      Lo stesso avviene per gli esseri umani. La nascita di un bambino è una cosa normale. Ma la nascita di un bambino da una donna che è stata sterile per tutta la vita e che non è più in età di avere figli (come nel caso di Sara) è una cosa straordinaria. (Gen. 18:10, 11; 21:1, 2) Dimostra l’intervento di Dio. Anche la morte è un fatto comune. Ma quando la morte avviene nel tempo stabilito o nel modo preannunciato, per una causa altrimenti sconosciuta, anche questo è straordinario, segno di intervento di Dio. (I Sam. 2:34; II Re 7:1, 2, 20; Ger. 28:16, 17) Tutte queste cose hanno dimostrato che Geova è il vero Dio, e le divinità della natura “dèi senza valore”. — Sal. 96:5.

      “CRISTO POTENZA DI DIO E SAPIENZA DI DIO”

      Dalla miracolosa nascita di Gesù in poi la potenza di Dio si è manifestata verso di lui e per mezzo di lui come mai prima. A somiglianza del salmista, egli divenne “proprio come un miracolo” per molti. (Sal. 71:7) Gesù e i discepoli, a somiglianza di Isaia e dei suoi figli, erano “come segni e come miracoli in Israele da Geova degli eserciti”, che preannunciavano il futuro e rivelavano il proposito di Dio. (Isa. 8:18; Ebr. 2:13; confronta Luca 2:10-14). In Gesù ha trovato adempimento, si è realizzata, la potente attività svolta da Dio per migliaia di anni. Giustamente l’apostolo poteva parlare di Gesù come della “potenza di Dio e sapienza di Dio”. — I Cor. 1:24.

      Gesù ha dimostrato di essere il Messia lungamente atteso, l’Unto di Geova, che era stato predetto avrebbe manifestato ‘spirito di possanza’. (Isa. 11:1-5) Pertanto ci si poteva aspettare che avrebbe avuto una potente testimonianza a sostegno di ciò. (Mic. 5:2-5; confronta Giovanni 7:31). Già con la sua nascita da una vergine ebrea, Dio aveva cominciato a testimoniare a favore del Figlio. (Luca 1:35-37) Quella nascita non fu semplicemente una spettacolare manifestazione di divina potenza ma servì a scopi ben precisi. Provvide un essere umano perfetto, un ‘secondo Adamo’, che poté santificare il nome del Padre suo, cancellare il disonore che il primo figlio umano aveva recato a quel nome, smentendo così l’accusa di Satana; e il perfetto Gesù poteva provvedere una base legale per riscattare l’umanità ubbidiente dalla morsa del peccato e della morte. (I Cor. 15:45-47; Ebr. 2:14, 15; Rom. 5:18-21; vedi RISCATTO). Inoltre quel perfetto discendente di Davide sarebbe stato l’erede di un Regno eterno. — Luca 1:31-33.

      Gesù fu unto da Dio “con spirito santo e potenza”. (Atti 10:38) Quale ‘profeta più grande di Mosè’, che era stato “potente in parole e in opere”, le qualifiche di Gesù dovevano essere proporzionalmente superiori. (Deut. 34:10-12; Atti 7:22; Luca 24:19; Giov. 6:14) Giustamente ‘insegnava con autorità’. (Matt. 7:28, 29) Infatti, come aveva provveduto validi motivi per aver fede in Mosè, Giosuè e altri, Dio forniva ora una solida base per aver fede nel Figlio suo. (Matt. 11:2-6; Giov. 6:29) Gesù non si attribuì alcun merito, ma riconobbe sempre che Dio era la Fonte delle sue opere potenti. (Giov. 5:19, 26; 7:28, 29; 9:3, 4; 14:10) Le persone sincere riconobbero la “maestosa potenza di Dio” manifestata per mezzo di lui. — Luca 9:43; 19:37; Giov. 3:2; 9:28-33; confronta Luca 1:68; 7:16.

      Portenti che annunciavano benedizioni future

      Quello che Gesù faceva ha dimostrato l’interesse di Dio per il genere umano, dando prova di ciò che Dio avrebbe fatto poi per tutti coloro che amano la giustizia. Le opere potenti compiute da Gesù erano in gran parte legate ai problemi umani, fra i quali il primo e più importante è il peccato, con tutti i suoi effetti deleteri. Malattie e morte sono conseguenze del peccato, e la capacità di Gesù di sanare malattie di ogni genere (Matt. 8:14, 15; Luca 6:19; 17:11-14; 8:43-48) e persino di risuscitare i morti (Matt. 9:23-25; Luca 7:14, 15; Giov. 11:39-44) ha dimostrato che egli era il mezzo costituito da Dio per liberare il genere umano dal peccato e dalle sue conseguenze. (Confronta Marco 2:5-12). Di gran lunga superiore alla manna che Israele aveva mangiato nel deserto, Gesù era “il vero pane dal cielo”, “il pane della vita”. (Giov. 6:31-35, 48-51) Egli non offriva acqua letterale scaturita da una roccia, ma “acqua viva”, ‘acqua di vita’. — Giov. 7:37, 38; Riv. 22:17; confronta Giovanni 4:13, 14.

      Le sue opere potenti erano anche “portenti” che annunciavano altre benedizioni che sarebbero state portate dal suo regno. Mentre Eliseo aveva sfamato un centinaio di uomini con solo venti pani e un po’ di grano, con molto meno Gesù ne ha sfamato migliaia. (II Re 4:42-44; Matt. 14:19; 15:32) Mosè ed Eliseo avevano reso potabile acqua amara o avvelenata. Gesù ha trasformato acqua normale in ottimo vino per contribuire al distensivo godimento di una festa nuziale. (Eso. 15:22-25; II Re 2:21, 22; Giov. 2:1-11) Il suo governo avrebbe dunque portato certamente libertà dalla fame a tutti i suoi sudditi, imbandendo un piacevole ‘banchetto per tutti i popoli’. (Isa. 25:6) La sua capacità di rendere riccamente produttivo il lavoro degli uomini, come avvenne per le fatiche degli apostoli che pescavano, assicuravano che, con la benedizione del suo Regno, gli uomini non si sarebbero ridotti a lavorare affannosamente solo per sopravvivere. — Luca 5:4-9; confronta Giovanni 21:3-7.

      Ciò che è più importante, queste cose avevano tutte relazione con questioni spirituali. Come diede vista, favella e salute spirituali a ciechi, muti e malati in senso spirituale, Gesù ha pure offerto e assicurato cibo e bevanda spirituale in abbondanza e garantito la produttività del ministero dei discepoli. (Confronta Luca 5:10, 11; Giovanni 6:35, 36). In certe occasioni ha soddisfatto le necessità fisiche di alcuni prima di tutto per rafforzare la fede. Queste cose non erano mai fine a se stesse. (Confronta Giovanni 6:25-27). Si doveva cercare prima il Regno e la giustizia di Dio, non il mangiare e il bere. (Matt. 6:31-33) Gesù ha dato l’esempio in questo rifiutando di trasformare per sé le pietre in pane. — Matt. 4:1-3.

      Liberazione spirituale

      Israele aveva conosciuto guerrieri potenti, ma la potenza di Dio per mezzo del Figlio mirava a combattere nemici più grandi dei semplici militaristi umani. Gesù era il Liberatore (Luca 1:69-74) che avrebbe portato libertà dalla principale fonte di oppressione, Satana e i suoi demoni. (Ebr. 2:14, 15) Egli non solo ha personalmente liberato molti indemoniati (Luca 4:33-36), ma con le sue potenti parole di verità ha spalancato le porte della libertà a coloro che desiderano sottrarsi agli oppressivi pesi e alla schiavitù imposta dalla falsa religione. (Matt. 23:4; Luca 4:18; Giov. 8:31, 32) Con la sua condotta fedele, integra ha vinto non semplicemente una città o un impero, ma “il mondo”. — Giov. 14:30; 16:33.

      Importanza relativa dei miracoli

      Gesù dava particolarmente risalto alle verità che proclamava, e tuttavia mostrava l’importanza relativa delle sue opere potenti, facendo sempre notare che autenticavano la sua missione e il suo messaggio. La loro importanza stava particolarmente nel fatto che adempivano profezie. (Giov. 5:36-39, 46, 47; 10:24-27, 31-38; 14:11; 20:27-29) Coloro che vedevano quelle opere avevano una speciale responsabilità. (Matt. 11:20-24; Giov. 15:24) Come in seguito, alla Pentecoste, Pietro disse alle folle, Gesù era “uomo pubblicamente mostratovi da Dio per mezzo di potenti opere e portenti e segni che Dio fece in mezzo a voi mediante lui, come voi stessi sapete”. (Atti 2:22) Queste prove di potenza divina dimostravano che il regno di Dio li aveva “raggiunti”. — Matt. 12:28, 31, 32.

      Servendosi del Figlio in tale modo significativo, Dio fece sì che ‘i ragionamenti di molti cuori venissero scoperti’. (Luca 2:34, 35) Questi vedevano il “braccio di Geova” all’opera, ma molti, la maggioranza, preferirono attribuire qualche altro significato agli avvenimenti a cui assistevano, o permettere che interessi egoistici impedissero loro di agire in armonia con il “segno” visto. (Giov. 12:37-43; 11:45-48) Molti volevano trarre vantaggi personali dalla potenza di Dio, ma non avevano sinceramente fame di verità e di giustizia. Il loro cuore non era toccato dalla compassione e benignità che motivavano tante opere potenti di Gesù (confronta Luca 1:78; Matteo 9:35, 36; 15:32-37; 20:34; Marco 1:40, 41; Luca 7:11-15 con Luca 14:1-6; Marco 3:1-6), compassione che rifletteva quella del Padre suo. — Mar. 5:18, 19.

      Uso responsabile della potenza

      Gesù ha sempre fatto uso della potenza in modo responsabile, mai per farne ostentazione. La maledizione del fico infruttifero aveva evidentemente significato simbolico. (Mar. 11:12-14; confronta Matteo 7:19, 20; 21:42, 43; Luca 13:6-9). Gesù rifiutò di compiere azioni spettacolari senza senso come suggerito da Satana. Quando camminò sull’acqua lo fece perché stava andando in qualche posto e a quell’ora della notte non c’erano mezzi di trasporto, cosa ben diversa dal saltare dal parapetto del tempio, come un potenziale suicida. (Matt. 4:5-7; Mar. 6:45-50) La curiosità di Erode, dovuta a motivi sbagliati, rimase insoddisfatta perché Gesù rifiutò di compiere per lui qualsiasi azione insolita. (Luca 23:8) In precedenza Gesù si era rifiutato di provvedere un “segno dal cielo” chiesto dai farisei e sadducei, senz’altro perché lo chiedevano non per rafforzare la propria fede nell’adempimento della Parola di Dio, ma per ovviare alla mancanza di fede. Il loro motivo era sbagliato. — Matt. 16:1-4; confronta 15:1-6; 22:23, 29.

      Lo stesso dicasi della sua attività a Nazaret, il villaggio della sua adolescenza e giovinezza. La mancanza di fede che c’era lo trattenne dal compiere molte opere potenti, certo non perché la fonte della sua potenza fosse insufficiente, ma perché le circostanze non giustificavano ciò, non lo consentivano. Non si doveva sprecare potenza divina per scettici insensibili. (Mar. 6:1-6; confronta Matteo 10:14; Luca 16:29-31). Che la fede altrui non fosse un elemento indispensabile per compiere azioni miracolose è evidente dal fatto che sanò l’orecchio staccato allo schiavo del sommo sacerdote, il quale faceva parte della folla venuta ad arrestare Gesù. — Luca 22:50, 51.

      La risurrezione di Gesù Cristo dalla morte alla vita spirituale è stata la massima manifestazione della potenza di Dio. Senza questa la fede cristiana sarebbe stata “vana”, i suoi seguaci sarebbero stati “i più miserevoli di tutti gli uomini”. (I Cor. 15:12-19) Era il fatto più spesso narrato dai discepoli di Gesù e il massimo singolo fattore per rafforzare la fede. La distanza non aveva impedito a Gesù di esercitare potenza quando era sulla terra (Matt. 8:5-13; Giov. 4:46-53), e ora, dalla sua posizione celeste, Gesù alla Pentecoste unse i suoi seguaci con lo spirito di Dio, dando loro la possibilità di compiere opere potenti in sua assenza. In tal modo autenticò la loro testimonianza circa la sua risurrezione (Atti 4:33; Ebr. 2:3, 4) e diede anche prova che questo era il popolo che Dio approvava, la sua congregazione. — Atti 2:1-4, 14-36, 43; 3:11-18.

      La morte umana del Figlio suo non aveva accorciato la mano di Geova, come attestano i molti miracoli, segni e portenti compiuti dagli apostoli e da altri. (Atti 4:29, 30; 6:8; 14:3; 19:11, 12) Le opere potenti che compirono erano simili a quelle del loro Maestro: guarirono zoppi (Atti 3:1-9; 14:8-10) e malati (Atti 5:12-16; 28:7-9), risuscitarono morti (Atti 9:36-41; 20:9-11), espulsero demoni (Atti 8:6, 7; 16:16-18), e questo senza cercare vantaggi personali né onori. (Atti 3:12; 8:9-24; 13:15-17) Per mezzo loro Dio espresse giudizi contro malfattori, come aveva fatto per mezzo degli antichi profeti, incutendo il dovuto rispetto verso di lui e verso i suoi rappresentanti. (Atti 5:1-11; 13:8-12) Furono concesse loro nuove capacità, come quella di parlare in lingue straniere e di interpretarle. Anche questo “per uno scopo utile”, dato che ben presto avrebbero dovuto estendere l’opera di predicazione fuori d’Israele, annunciando le meravigliose opere di Geova fra le nazioni. — I Cor. 12:4-11; Sal. 96:3, 7.

  • Potifar
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Potifar

      (Potifàr) [forma abbreviata di Potifera, colui che Ra ha dato].

      Egiziano, funzionario di corte e capo della guardia del corpo del faraone; per un tempo padrone di Giuseppe e, pare, uomo facoltoso. (Gen. 37:36; 39:4) Potifar aveva acquistato Giuseppe da mercanti madianiti di passaggio e, visto che era un buon servitore, finì per affidargli interamente la sua casa e i suoi campi, proprietà che Geova benedisse a motivo di Giuseppe. — Gen. 39:1-6.

      La moglie di Potifar non gli fu tuttavia fedele come il suo servitore Giuseppe. Più volte cercò di sedurre Giuseppe e un giorno, quando nei pressi non c’erano altri uomini, lo afferrò, ma egli rifiutò ancora e corse via. Potifar, tornato a casa, diede ascolto alle false accuse della moglie inviperita, ma invece di mettere a morte Giuseppe, lo gettò in prigione. — Gen. 39:7-20.

      Sembra che questa prigione fosse collegata con la casa di Potifar o che almeno fosse sotto la sua giurisdizione quale “capo della guardia del corpo”. La Bibbia infatti parla del capo coppiere e del capo panettiere del faraone che vennero gettati nella stessa prigione, il “carcere della casa del capo della guardia del corpo”, il “carcere della casa del suo padrone [di Giuseppe]”. (Gen. 39:1; 40:1-7) Tuttavia sembra poco probabile che Potifar fosse lo stesso “comandante della prigione” che “affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione”. (Gen. 39:21-23, CEI) Questi probabilmente era un subalterno di Potifar.

  • Potifera
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    • Potifera

      (Potifèra) [colui che Ra ha dato].

      Suocero di Giuseppe, la cui figlia Asenat partorì Manasse ed Efraim. (Gen. 41:45, 50; 46:20) Potifera era il sacerdote, probabilmente del dio-sole Ra, che officiava a On, centro egiziano dell’adorazione del sole. Nel Museo del Cairo è conservata una stele funeraria scoperta nel 1935, su cui compare il nome “Potifare”.

  • Povertà
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Povertà

      Il problema della povertà è antico. Generalmente nel corso dei secoli i bisognosi sono stati più numerosi di coloro che avevano abbondanza di cose materiali. Nell’accettare un atto di generosità, Gesù riconobbe la dura realtà del persistere della povertà fra gli esseri umani imperfetti, dicendo ai discepoli: “I poveri li avete sempre con voi, e quando volete potete far loro del bene, ma non avrete sempre me”. (Mar. 14:7) La Bibbia presenta una veduta equilibrata del problema, mostrando compassione per quelli che soffrono a motivo di condizioni avverse, ma anche rimproverando quelli che, in effetti, per indolenza ‘mangiano la propria carne’. (Eccl. 4:1, 5; Prov. 6:6-11) Dà risalto alla prosperità spirituale più che a quella materiale (I Tim. 6:17-19), per cui l’apostolo scrisse: “Non abbiamo portato nulla nel mondo, e non ne possiamo portare fuori nulla. Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. (I Tim. 6:7, 8) Tuttavia le Scritture non considerano la povertà materiale una virtù in se stessa e avvertono che l’estrema povertà può costituire una tentazione al furto. — Prov. 6:30, 31; 30:8, 9; paragona Efesini 4:28.

      I POVERI IN ISRAELE

      Non era proposito di Geova che alcuno degli israeliti si riducesse alla più nera indigenza. La nazione ricevette terre in eredità. (Num. 34:2-12) Tutte le famiglie israelite, con l’eccezione dei leviti i quali ricevevano un decimo del prodotto della terra per il servizio che svolgevano presso il santuario, ebbero una parte di quell’eredità e quindi il modo per avere di che vivere. (Num. 18:20, 21) La proprietà terriera era assicurata. Leggi che regolavano l’eredità garantivano che la terra non sarebbe passata a un’altra famiglia o tribù. (Num. 27:7-11; 36:6-9; Deut. 21:15-17; vedi EREDITÀ). La terra non si poteva vendere in perpetuo. (Lev. 25:23) Nell’anno del Giubileo tutti i terreni ereditari che erano stati venduti venivano restituiti al legittimo proprietario. (Lev. 25:13) Così anche se un uomo sperperava le sue sostanze, i suoi discendenti non perdevano per sempre l’eredità.

      La fedele osservanza della legge di Dio avrebbe in gran parte evitato la povertà agli israeliti. (Deut. 15:4, 5) Ma se disubbidivano non avrebbero avuto la benedizione di Geova e questo avrebbe provocato impoverimento dovuto a calamità come invasioni di eserciti nemici e grave siccità. (Deut. 28:22-25; confronta Giudici 6:1-6; I Re 17:1; 18:17,

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