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Purezza, puroAusiliario per capire la Bibbia
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erano ancora in vigore nei giorni in cui Gesù era sulla terra. (Giov. 11:55) La Legge aveva “un’ombra delle buone cose avvenire”; “la realtà appartiene al Cristo”. (Ebr. 10:1; Col. 2:17) Quindi Paolo poté scrivere a proposito di tali questioni di purificazione: “Sì, quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge [Mosè asperse col sangue il libro, il popolo, la tenda e i recipienti], e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono. Perciò era necessario che le rappresentazioni tipiche delle cose che sono nei cieli fossero purificate con questi mezzi”. “Se il sangue di capri e di tori e la cenere di una giovenca aspersa su quelli che si sono contaminati santifica in quanto alla purità della carne, quanto più il sangue del Cristo, che per mezzo di uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte affinché rendiamo sacro servizio all’Iddio vivente?” — Ebr. 9:19-23 (NW), Ebr. 9:13, 14.
È dunque il sangue del Signore Gesù Cristo che purifica i cristiani da ogni peccato e ingiustizia. (I Giov. 1:7, 9) Cristo “amò la congregazione e si consegnò per essa, affinché la santificasse, purificandola col bagno dell’acqua per mezzo della parola” onde sia immacolata, santa e senza biasimo, “un popolo particolarmente suo, zelante per le opere eccellenti”. (Efes. 5:25-27; Tito 2:14) Nessun componente di questa congregazione cristiana dovrebbe essere “dimentico della purificazione dai suoi peccati di tempo fa”, ma dovrebbe continuare a manifestare i frutti dello spirito di Dio (II Piet. 1:5-9), ricordando che “ognuno che porta frutto [Dio] lo purifica, perché porti più frutto”. — Giov. 15:2, 3.
I cristiani devono dunque mantenere un’alta norma di purezza fisica, morale e spirituale, e guardarsi da “ogni contaminazione di carne e di spirito”. (II Cor. 7:1) Dando particolare importanza alla purezza spirituale, a motivo delle parole di Gesù che ‘non ciò che entra nell’uomo ma ciò che esce da lui contamina’, coloro che si avvalgono del sangue purificatore di Cristo mantengono “un cuore puro” e una “coscienza pura” davanti a Dio. (Mar. 7:15; I Tim. 1:5; 3:9; II Tim. 1:3) Per coloro che hanno una coscienza pura “tutte le cose sono pure”, a differenza di coloro che sono senza fede e hanno una coscienza contaminata, per i quali “nulla è puro”. (Tito 1:15) Chi vuole rimanere pulito e puro di cuore segue il consiglio di Isaia 52:11 che dice: “Non toccate nulla d’impuro; . . . mantenetevi puri, voi che portate gli utensili di Geova”. (Sal. 24:4; Matt. 5:8) Così facendo, le loro “mani” in senso figurativo sono purificate (Giac. 4:8), e Dio li considera persone pure. — II Sam. 22:27; Sal. 18:26; vedi anche Daniele 11:35; 12:10.
Nonostante tutto quello che scrisse a proposito di queste cose e della loro implicazione spirituale, pure in un’occasione Paolo osservò i vecchi requisiti della Legge purificandosi in modo cerimoniale presso il tempio. Ma lo fece affinché gli ebrei non avessero nessuna scusa per assalirlo se non per il nome di Cristo; in questo modo Paolo si dimostrò innocente dall’accusa di essere un ‘violatore della Legge’. (Atti 21:23, 24; 24:18) Similmente l’apostolo sosteneva che il cibo in se stesso può essere puro, ma se mangiandone avesse fatto inciampare suo fratello, si sarebbe astenuto dal mangiarne. (Rom. 14:14, 15, 20, 21; I Cor. 8:13) In tutto questo Paolo mostrava di avere a cuore la salvezza altrui e faceva tutto il possibile perché avvenisse. Perciò poté dire: “Son puro del sangue di tutti gli uomini”. — Atti 20:26; 18:6.
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PurimAusiliario per capire la Bibbia
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Purim
Festa celebrata il 14 e il 15 adar, l’ultimo mese dell’anno ebraico, corrispondente alla fine di febbraio e all’inizio di marzo. (Est. 9:21) Il nome deriva dall’azione di Aman che tirò a sorte, “gettò il Pur”, per determinare il giorno propizio per mettere in atto il complotto di sterminare gli ebrei. Essendo un agaghita, forse un amalechita di sangue reale, e adoratore di divinità pagane, ricorse a ciò come a una specie di divinazione. (Est. 3:7; vedi DIVINAZIONE). Nel dodicesimo anno del regno di Assuero (Serse I), il 13 nisan del 475 a.E.V., il decreto ufficiale per lo sterminio degli ebrei che Aman aveva indotto il re ad approvare venne inviato in tutte le province persiane.
COMMEMORA LA LIBERAZIONE
La festa commemora la liberazione degli ebrei dall’annientamento complottato da Aman. Perciò il nome di Purim probabilmente venne dato dagli ebrei con ironia. (Est. 9:24-26) Nel libro apocrifo dei Maccabei viene chiamata anche “giorno di Mardocheo”, dato che Mardocheo ebbe una parte importante negli avvenimenti relativi alla festa. (II Maccabei 15:36, 37, Ri; vedi anche Ga, nota in calce) Grazie all’intervento della regina Ester, a rischio della sua vita e secondo i consigli dell’anziano cugino Mardocheo, gli ebrei furono liberati. Ester digiunò per tre giorni prima di chiedere udienza al re, per invitarlo a un primo banchetto, e poi a un secondo banchetto durante il quale poté presentare la sua petizione. (Est. 4:6—5:8) La petizione fu accolta con favore e, dato che il decreto originale non poteva essere mutato a motivo dell’immutabilità della legge dei medi e dei persiani (Dan. 6:8), il 23 sivan venne emanato un altro decreto. Questo concedeva agli ebrei il diritto di difendersi e permetteva loro di prepararsi. Fu redatto da Mardocheo e tradotto in molte lingue per i vari distretti dell’impero persiano. Gli ebrei combatterono, con l’aiuto dei principi, dei satrapi e dei governatori, e la situazione si capovolse a discapito dei nemici antisemiti. Il 13 adar ci fu un grande massacro, non degli ebrei, ma dei loro nemici. Nella capitale, Susan, questo continuò anche il 14. Il 14 adar gli ebrei dei distretti giurisdizionali si riposarono, e quelli di Susan il 15, banchettando e rallegrandosi. — Est. 8:3—9:19.
Per commemorare questa liberazione Mardocheo impose agli ebrei l’obbligo di celebrare ogni anno il 14 e il 15 adar, banchettando e rallegrandosi, scambiandosi inviti e facendo doni ai poveri. (Est. 9:20-22) In seguito venne scritta un’altra lettera con la ratifica della regina Ester che ordinava di osservare questa festa. Si doveva celebrare in ogni generazione, famiglia, distretto giurisdizionale e città, ogni anno nel tempo stabilito. — Est. 9:28-31.
La festa, osservata per la prima volta il 14-15 adar 474 a.E.V., viene tuttora celebrata dagli ebrei nei minimi particolari, con molte aggiunte. Una delle aggiunte tradizionali avvenute nel corso del tempo è quella di fare un giorno di digiuno il 13 adar, chiamato digiuno di Ester. Durante questa festa non è vietato lavorare o commerciare. — Vedi ESTER, LIBRO DI; SORTE.
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PutAusiliario per capire la Bibbia
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Put
[forse, arco]. ‘Figlio’ di Cam. (Gen. 10:6; I Cron. 1:8) Benché Put sia menzionato anche altrove nella Bibbia, nessuno dei suoi discendenti è menzionato per nome. Spesso questi diedero aiuto militare all’Egitto. (Ger. 46:9; Ezec. 30:4-6; Naum 3:9) Prestavano servizio come mercenari negli eserciti di Tiro e contribuirono a rendere grande quella città. (Ezec. 27:3, 10) Inoltre è stato predetto che Put avrebbe fatto parte delle schiere di Gog di Magog. — Ezec. 38:5.
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