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C’è bisogno di buoni viciniLa Torre di Guardia 1982 | 15 giugno
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C’è bisogno di buoni vicini
A TORONTO, in Canada, non molto tempo fa, una donna stese il bucato all’aperto e andò a fare la spesa. Mentre era assente, i panni caddero a terra. Una vicina se ne accorse, li prese, li rilavò e li stese daccapo.
Avete vicini così? Purtroppo sembra che oggi siano rari. Sono più comuni notizie come quella riguardante una donna anziana (sempre a Toronto) il cui braccio rimase incastrato in una stufa accesa. Si mise a gridare aiuto, ma i vicini fecero finta di non sentire. Fu soccorsa dopo due giorni, e il braccio dovette esserle amputato.
Quando si hanno vicini premurosi, ci si sente più sicuri, si vive meglio. I buoni vicini ci preparano qualcosa da mangiare quando stiamo male, ci riportano a casa i bambini quando li trovano in giro, ci aiutano a superare problemi piccoli e grandi; se abbiamo bisogno di qualcosa, quando escono a fare la spesa ce la comprano, tengono d’occhio il nostro appartamento quando non ci siamo e in generale ci rendono la vita più piacevole col loro cordiale saluto quotidiano. Naturalmente noi facciamo altrettanto verso di loro.
Un tempo vicini così erano la regola, anziché l’eccezione. Oggi si possono ancora trovare nelle zone di campagna e nei piccoli centri. Ma nelle grandi città e in periferia i vicini premurosi sono una specie rara, e dato che oggi la maggioranza delle persone vive in città o in periferia, molti non sanno cosa sia vivere in mezzo a persone premurose. Uno psicologo ha detto: “Quando abitavo in un appartamento a Toronto, sarei potuto morire e restare lì per mesi prima che qualcuno se ne accorgesse. Una volta non era così”. Lo stesso vale per la maggioranza delle grandi città. Dall’altra parte del mondo un giovane scapolo è morto in un appartamento di una grande città. Il cadavere è stato trovato solo un anno e mezzo dopo!
Lo psicologo dice che non è sempre stato così. A cosa è dovuto il cambiamento?
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Che ne è stato della socievolezza?La Torre di Guardia 1982 | 15 giugno
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Che ne è stato della socievolezza?
PERCHÉ molte persone non si interessano più di mantenere rapporti di buon vicinato? Secondo alcuni ricercatori ci sono diverse ragioni, la maggioranza delle quali legate all’attuale modo di vivere:
Mobilità. Molti cambiano spesso casa, per cui hanno poco tempo per fare conoscenza con i vicini e instaurare con loro rapporti amichevoli.
Città fantasma. Ci sono quartieri in cui le famiglie al completo sono fuori per lavoro o studio durante il giorno. La sera escono di nuovo o si piazzano davanti al televisore senza dialogare. In queste condizioni spesso i componenti della famiglia sono estranei non solo per i vicini, ma anche fra loro.
Urbanistica e piani regolatori hanno la loro parte di colpa. Gli appartamenti in palazzi di molti piani sono spesso progettati come unità autonome. Le famiglie che ci vivono hanno pochi contatti con i vicini.
La grande importanza attribuita alla “privacy” ha anche la sua parte di colpa. In certi luoghi la gente è molto gelosa della sua vita privata. “Non puoi andare a trovare un amico quando ti pare”, dice una persona che abita in periferia. Una donna ricevette una visita inaspettata da una vicina vedova che si sentiva molto sola. La donna, seccata per l’intrusione, la trattò con freddezza facendole capire che doveva andarsene. Quella sera la vedova si suicidò.
La criminalità ha pure il suo peso. Di sera la paura della criminalità trasforma alcuni quartieri in prigioni, dove le famiglie si chiudono timorosamente in casa al calar del sole, e pochi si azzardano a uscire.
Tutto ciò ha senz’altro contribuito a rendere meno socievoli le persone. Ma devono esserci ragioni più profonde per alcune cose che accadono. In una zona residenziale una giovane fu inseguita per mezz’ora da un uomo, che l’aggredì tre volte e infine la uccise con una coltellata. Trentotto vicini udirono le grida o furono testimoni dell’aggressione, ma fecero finta di nulla. Solo uno chiamò la polizia, ma troppo tardi. Questa assoluta indifferenza fra i vicini non è insolita.
Un comportamento così inumano è segno di gravi pecche nella personalità. A chi studia la Bibbia viene in mente la profezia dell’apostolo Paolo circa i nostri giorni: “Gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro, . . . senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo, . . . senza padronanza di sé, . . . senza amore per la bontà, . . . amanti dei piaceri anziché amanti di Dio”. — II Timoteo 3:2-4.
L’adempimento di queste parole indica che stiamo vivendo in tempi molto difficili, e può darsi che queste cose si notino anche nel quartiere in cui vivete. Ciò nonostante non c’è alcun motivo per cui individualmente non dovremmo comportarci da buoni vicini. Come reazione, anche altri potrebbero mostrarsi cordiali e cortesi. Come si può essere buoni vicini oggi?
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Potete essere buoni viciniLa Torre di Guardia 1982 | 15 giugno
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Potete essere buoni vicini
COSA hanno in mente, secondo voi, le persone anziane quando parlano dei “bei tempi andati”? In termini di benessere economico, comodità o assistenza sanitaria, per la maggioranza delle persone i tempi andati non erano poi così ‘belli’. Non c’era la televisione, c’erano poche automobili, telefoni o altre cose senza le quali oggi molti non saprebbero vivere. Cosa c’era allora di così buono? Senza dubbio si riferiscono allo spirito socievole e amichevole che allora esisteva.
Anche se non c’era molto benessere, ci si aiutava gli uni gli altri. Come dicono molte persone anziane, per quanto uno fosse povero aveva sempre qualcosa da prestare ai vicini. Se qualcuno era gravemente ammalato, i vicini lo aiutavano in modo pratico, per esempio facendogli da mangiare o badando ai bambini. Se c’era da fare qualche lavoro impegnativo intorno alla casa, spesso i vicini si precipitavano a dare una mano.
Man mano però che aumenta l’assistenza pubblica, le persone hanno sempre meno bisogno le une delle altre. Tuttavia non possiamo ignorare i nostri vicini. Molto tempo fa la Bibbia avvertì che “chi si isola cercherà la sua propria brama egoistica”. (Proverbi 18:1) La persona che rifiuta la compagnia degli altri, alla fine perde l’equilibrio, diventa un po’ strana.
È vero che di solito non possiamo sceglierci i vicini, né loro scelgono noi. Ed è anche vero che le “cattive compagnie corrompono le utili abitudini”. (I Corinti 15:33) Comunque, se impariamo a vivere saggiamente con loro, questo sarà utile per loro e per noi. Che cosa comprende questo?
Cose da fare
Per essere buoni vicini ci vuole comprensione. Ambienti diversi hanno abitudini diverse. Se veniamo da una zona rurale dove la gente è abituata ad andare liberamente in casa d’altri, potremmo doverci adattare qualora ci trasferissimo in città e ciò non fosse possibile. In alcune città ci sono quartieri misti, in cui abitano persone provenienti da ambienti diversi. Alcuni possono agire in modi che a noi sembrano strani, ma finché non si tratta di comportamenti molesti o che minacciano la nostra famiglia, perché criticarli?
Un buon vicino deve anche essere amichevole. Ci vuole tanto a rivolgere un cordiale “Buongiorno!” a quelli che incrociamo per strada o che incontriamo in ascensore? A volte un solo viso sorridente può far stare meglio un intero gruppo di persone.
Per essere amichevoli vorremo anche imparare a conoscere per nome i nostri vicini. Se li chiamiamo per nome, mostriamo loro che li consideriamo come persone, ed è probabile che saranno più cordiali con noi.
Un buon vicino deve anche essere premuroso. Se un vicino sta poco bene, è segno di riguardo ricordarsi di chiedergli come sta e rivolgergli una parola di conforto. Forse possiamo fare qualcosa per alleggerirne il peso. Se fra i vicini c’è una persona anziana, perché non mostrarle particolare considerazione? Per esempio, se andiamo a fare la spesa, forse c’è qualcosa che possiamo acquistare per lei. Se notiamo che in casa sua la luce rimane accesa per un tempo insolitamente lungo o vediamo che la porta è rimasta aperta, perché non controllare che tutto vada bene?
Che dire se vedessimo compiere un reato o avvenire qualcosa di sospetto? Generalmente non è saggio fare gli eroi e cercare di risolvere la situazione da soli. Di solito ci riesce meglio chi è addestrato per affrontare quel tipo di situazione. Ma come minimo, se siamo vicini premurosi, informeremo immediatamente la polizia e forse prenderemo nota di particolari che in seguito potranno essere utili agli investigatori.
Un’utile guida nei rapporti col prossimo è la cosiddetta regola aurea: “Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”. (Matteo 7:12) Perciò, se vedessimo un vicino in difficoltà e non sapessimo come agire, potremmo chiederci: “Se mi trovassi in quella situazione, cosa vorrei che gli altri facessero per me?” La risposta ci aiuterà a decidere saggiamente il da farsi.
Una volta un uomo chiese a Gesù: “Chi è realmente il mio prossimo?” Gesù rispose con la parabola del “buon samaritano”. Spiegò che la persona amorevole è quella che quando vede qualcuno nel bisogno l’aiuta. Se ci mostriamo amichevoli, comprensivi e premurosi con i nostri vicini, stiamo seguendo quell’ottimo esempio. — Luca 10:29-37.
Cose da non fare
Ci sono anche certe cose che un buon vicino non farà. Questo perché ha considerazione per gli altri. Per esempio non terrà il suo apparecchio stereo o il televisore a volume così alto da intrattenere tutto il vicinato. Terrà pulita e in ordine la casa, dentro e fuori, non deturpando l’aspetto del quartiere.
Molto tempo fa un saggio scrisse: “Rendi raro il tuo piede nella casa del tuo prossimo, affinché non ne abbia abbastanza di te e per certo ti odii”. (Proverbi 25:17) Sì, mentre una visita ogni tanto può essere accolta volentieri, i vicini possono stancarsi presto se uno va di continuo da loro.
Inoltre l’apostolo Paolo avvertì riguardo a quelli che ‘vanno in giro per le case’ e ‘si intromettono negli affari degli altri’. (I Timoteo 5:13) Trascorrendo meno tempo in casa dei vicini, evitiamo i pettegolezzi locali e il propagarsi di notizie scandalistiche. Inoltre oggi la maggioranza delle persone si lamentano che non hanno il tempo di fare tutto quello che vorrebbero. Se si dedica troppo tempo a stare con gli altri, si può finire col dover rinunciare a qualcosa di più importante.
Un buon vicino mostra rispetto per gli altri e li tratta con mitezza. Perciò non farà grandi problemi di piccole questioni. Una sera d’estate, ad Amsterdam, un uomo era furibondo perché il rumore di una radio accesa dall’altro lato della strada impediva ai suoi figli di addormentarsi. La moglie gli suggerì gentilmente di andare dal vicino e spiegargli il problema. Il vicino, sentendo esporre il problema in modo ragionevole, fu lieto di cooperare. Spense la radio e disse: “Tanto non ascolto mai tutti questi discorsi politici!” Quella che avrebbe potuto essere una brutta situazione fu risolta grazie alla gentilezza, e i due vicini divennero buoni amici.
Per finire, ci vogliono discernimento ed equilibrio. Alcuni vicini possono avere cattive abitudini. Forse fumano, hanno un linguaggio volgare o vivono in modo immorale. In certi quartieri ci sono ragazzi che si drogano o si riuniscono in bande. Dobbiamo quindi equilibrare la nostra socievolezza con le precauzioni necessarie affinché quelle cattive abitudini non contagino noi o i nostri figli. Sì, essere buoni vicini comprende molte cose.
Il potere dello spirito amichevole
All’inizio del 1980, John, anziano in una congregazione dei testimoni di Geova, si trovò in una situazione in cui lo spirito di buon vicinato era completamente sparito. Il fatto avvenne in una cittadina dell’Oklahoma, negli Stati Uniti. Un ragazzo negro era stato ucciso, e la popolazione negra del posto aveva l’impressione che la polizia non intendesse fare nulla. Esplosero gravissimi disordini razziali, e le pallottole volavano in tutte le direzioni.
Ma la casa di John era come un’oasi in mezzo alla violenza. Anche se lui, la moglie e la figlia adolescente dovettero rimanere sdraiati a terra per diverse ore per evitare i proiettili vaganti, in quella casa non c’era tensione o odio razziale. Infatti con questa famiglia di bianchi erano rifugiati una ragazza negra e una famiglia messicana. La moglie di John disse: “So che ci sono problemi. Non sono cieca. Ma noi siamo in buoni rapporti con la gente, sia negri che bianchi”.
Sì, i componenti di questa famiglia si erano sempre comportati da buoni vicini. Mostravano rispetto e considerazione per gli altri ed erano a loro volta rispettati. L’odio razziale non era diretto verso di loro.
Alcuni giorni dopo la rivolta, nel corso dell’opera di predicazione di casa in casa (un servizio che tutti i testimoni di Geova compiono a beneficio del prossimo), capitò loro di incontrare i parenti del ragazzo la cui morte aveva scatenato i disordini. In modo amichevole fecero loro le condoglianze e diedero il migliore aiuto che potessero dare. Spiegarono loro la sicura speranza della risurrezione e la prospettiva di vivere presto in un mondo in cui esisteranno solo buoni vicini. Quel mondo è così descritto in un versetto del libro biblico di Isaia: “Non faranno nessun danno né causeranno alcuna rovina su tutto il mio monte santo; perché la terra sarà per certo piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”. — Isaia 11:9.
Senz’altro tutti noi vorremmo vivere in un mondo simile. Ma nel frattempo dobbiamo accontentarci di quello che c’è. Ciò nondimeno se, come John e la sua famiglia, ci comportiamo in maniera equilibrata e amichevole con i nostri vicini, mostrando loro considerazione e rispetto, la vita sarà più piacevole e forse anche i nostri vicini diverranno più amichevoli nei nostri riguardi.
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