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Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
it-1 “Adulazione”

ADULAZIONE

L’atto di volersi rendere graditi con artificiosi elogi; lusinga; lode falsa, insincera o esagerata. Di solito serve a soddisfare l’amor proprio o la vanità di chi viene adulato, e perciò gli è dannosa. Lo scopo è quello di ottenere favori o benefìci materiali da qualcuno, farlo sentire in obbligo verso l’adulatore o recare gloria a quest’ultimo. Spesso mira a far cadere l’altro in una trappola. (Pr 29:5) L’adulazione non è indice di sapienza dall’alto; è di questo mondo, essendo caratterizzata da egoismo, parzialità e ipocrisia. (Gc 3:17) La mancanza di sincerità, la menzogna, l’adulare o glorificare gli uomini e approfittare della vanità altrui, sono tutte cose che dispiacciono a Dio. — 2Co 1:12; Gal 1:10; Ef 4:25; Col 3:9; Ri 21:8.

In 1 Tessalonicesi 2:3-6 l’apostolo contrappone all’adulazione la condotta cristiana: “Poiché l’esortazione che diamo non sorge da errore o da impurità o con inganno, ma, come siamo stati da Dio trovati idonei per affidarci la buona notizia, così parliamo, per piacere non agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. In nessun tempo abbiamo infatti usato parola adulatrice (come sapete) o pretesto per concupiscenza, Dio è testimone! Né abbiamo cercato la gloria degli uomini, no, né da voi né da altri, sebbene potessimo essere un costoso peso come apostoli di Cristo”.

Anche se l’adulazione può apparire vantaggiosa, la Bibbia fa notare che “chi riprende un uomo troverà poi più favore di chi fa l’adulatore con la sua lingua”. (Pr 28:23) Ricorrere all’adulazione per ottenere qualche vantaggio su altri, è l’opposto dell’amore. Chi odia può ricorrere all’adulazione, ma alla fine il suo inganno ricadrà su di lui come una pietra. — Pr 26:24-28.

L’adulatore ricorre a parole melliflue per ingannare la sua vittima. Le espressioni “dolcezza”, “lusinga” (Pr 7:21; Da 11:34, nt.), “parole (lingua o labbra) lusinghiere” (Da 11:32; Sl 5:9; 12:2, 3), e “fallace” (Ez 12:24, nt.) traducono forme della parola ebraica chalàq o dei suoi derivati. In ciascuno dei casi citati la Bibbia indica che il motivo delle parole melliflue è sempre cattivo.

Un esempio del disastroso risultato dell’accettare l’adulazione e la lode degli uomini è quello di Erode Agrippa I, lodato con parole adulatrici dalla folla che gli attribuiva la “voce di un dio”. Poiché accettò l’adulazione e non diede gloria a Dio, fu colpito dall’angelo di Dio e morì. (At 12:21-23) Viceversa Barnaba e Paolo impedirono prontamente alla folla di deificarli. (At 14:11-15) Inoltre, quando un governante ebreo tentò di rivolgersi a Gesù Cristo con il titolo adulatore di “Maestro buono”, Gesù lo corresse immediatamente dicendo: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, Dio”. — Lu 18:18, 19; cfr. Gb 32:21, 22.

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