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  • ‘Andate e fate discepoli’
    La Torre di Guardia 2004 | 1° luglio
    • ‘Andate e fate discepoli’

      “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli”. — MATTEO 28:18, 19.

      1, 2. (a) Quale incarico Gesù affidò ai suoi seguaci? (b) Quali domande relative al comando dato da Gesù prenderemo in esame?

      ERA un giorno di primavera del 33 E.V. e i discepoli di Gesù erano radunati su un monte della Galilea, in Israele. Il Signore risorto stava per ascendere al cielo, ma prima aveva qualcosa di importante da dire loro. Doveva affidare loro un incarico. Quale? Come reagirono i discepoli? E in che modo tale incarico riguarda noi oggi?

      2 Ciò che Gesù disse è riportato in Matteo 28:18-20: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Gesù parlò di “ogni autorità”, “tutte le nazioni”, “tutte le cose” e “tutti i giorni”. Il suo comando, che includeva queste quattro espressioni, solleva alcuni importanti interrogativi che si possono riassumere nelle seguenti domande: Perché? Dove? Cosa? Quando? Esaminiamole una per una.a

      “Ogni autorità mi è stata data”

      3. Perché dovremmo ubbidire al comando di fare discepoli?

      3 Innanzi tutto perché dovremmo ubbidire al comando di fare discepoli? Gesù disse: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli”. La congiunzione “dunque” indica un’importante ragione per cui dovremmo ubbidire a questo comando, e cioè che Gesù, colui che lo impartì, possiede “ogni autorità”. Fin dove arriva la sua autorità?

      4. (a) Fin dove arriva l’autorità di Gesù? (b) Essere consapevoli dell’autorità di Gesù che effetto dovrebbe avere sul modo in cui consideriamo il comando di fare discepoli?

      4 Gesù ha autorità sulla sua congregazione e dal 1914 anche sul Regno di Dio allora costituito. (Colossesi 1:13; Rivelazione [Apocalisse] 11:15) Essendo l’arcangelo, Gesù ha al suo comando un esercito celeste di centinaia di milioni di angeli. (1 Tessalonicesi 4:16; 1 Pietro 3:22; Rivelazione 19:14-16) È stato autorizzato dal Padre a ridurre a nulla “ogni governo e ogni autorità e potenza” che si oppone ai giusti princìpi. (1 Corinti 15:24-26; Efesini 1:20-23) Gesù non ha autorità solo sui viventi. È “giudice dei vivi e dei morti” e ha ricevuto da Dio il potere di risuscitare quelli che si sono addormentati nella morte. (Atti 10:42; Giovanni 5:26-28) Di sicuro un comando dato da Colui che ha ricevuto una tale autorità è della massima importanza. Perciò ubbidiamo rispettosamente e di buon grado al comando di Cristo di ‘andare e fare discepoli’.

      5. (a) Come ubbidì Pietro alle parole di Gesù? (b) Come fu benedetta l’ubbidienza di Pietro alle istruzioni di Gesù?

      5 Agli inizi del suo ministero terreno Gesù insegnò ai discepoli in modo straordinario che riconoscere la sua autorità e ubbidire ai suoi comandi avrebbe recato loro benedizioni. In un’occasione disse a Pietro, che era pescatore: “Va al largo dove è profondo, e calate le vostre reti per la pesca”. Pietro era sicuro che lì non c’erano pesci, per cui disse a Gesù: “Insegnante, per tutta la notte ci siamo affaticati senza prendere nulla”. Tuttavia aggiunse umilmente: “Ma al tuo cenno calerò le reti”. Dopo aver ubbidito al comando di Cristo, Pietro catturò “una grande moltitudine di pesci”. Sbalordito, “cadde alle ginocchia di Gesù, dicendo: ‘Allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore’”. Ma Gesù rispose: “Smetti di aver timore. Da ora in poi prenderai uomini vivi”. (Luca 5:1-10; Matteo 4:18) Cosa impariamo da questo episodio?

      6. (a) Cosa illustra il racconto sulla pesca miracolosa circa il tipo di ubbidienza che Gesù richiede? (b) Come possiamo imitare Gesù?

      6 Gesù affidò a Pietro, Andrea e agli altri apostoli l’incarico di “divenire pescatori di uomini” dopo quella pesca straordinaria, non prima. (Marco 1:16, 17) È chiaro che Gesù non richiedeva una cieca ubbidienza. Diede loro una ragione convincente per ubbidirgli. Come l’ubbidienza al comando di Gesù di calare le reti aveva portato risultati straordinari, così l’ubbidienza al suo comando di ‘pescare uomini’ avrebbe portato grandi benedizioni. Gli apostoli reagirono manifestando piena fede. Il racconto termina dicendo: “Riportarono le barche a terra e, abbandonato tutto, lo seguirono”. (Luca 5:11) Oggi, quando incoraggiamo altri a partecipare all’opera di fare discepoli, imitiamo Gesù. Non pretendiamo che le persone ci credano sulla parola, ma forniamo loro ragioni convincenti per ubbidire al comando di Cristo.

      Ragioni convincenti e giusti motivi

      7, 8. (a) Quali sono alcune ragioni scritturali per predicare il Regno e fare discepoli? (b) Quale scrittura in particolare vi sprona a continuare l’opera di predicazione? (Vedi anche la nota in calce).

      7 Partecipiamo all’opera di predicare il Regno e fare discepoli poiché riconosciamo l’autorità di Cristo. Quali altre ragioni scritturali per compiere quest’opera possiamo fornire a quelli che vorremmo incitare alle opere eccellenti? Considerate i seguenti commenti fatti da Testimoni fedeli di vari paesi, e notate come le scritture indicate sostengono le loro dichiarazioni.

      8 Roy, battezzato nel 1951: “Quando mi dedicai a Geova, promisi di servirlo per sempre. Intendo mantenere la parola”. (Salmo 50:14; Matteo 5:37) Heather, battezzata nel 1962: “Quando penso a tutto ciò che Geova ha fatto per me, provo il desiderio di esprimergli la mia gratitudine servendolo fedelmente”. (Salmo 9:1, 9-11; Colossesi 3:15) Hannelore, battezzata nel 1954: “Ogni volta che partecipiamo al ministero siamo sostenuti dagli angeli: che privilegio!” (Atti 10:30-33; Rivelazione 14:6, 7) Honor, battezzata nel 1969: “Quando arriverà il tempo del giudizio di Geova, non voglio che qualcuno dei miei vicini possa accusare Geova e i suoi Testimoni di negligenza e dire: ‘Nessuno mi aveva avvertito!’” (Ezechiele 2:5; 3:17-19; Romani 10:16, 18) Claudio, battezzato nel 1974: “Quando predichiamo, siamo ‘dinanzi a Dio’ e ‘in compagnia di Cristo’. Pensate! Mentre svolgiamo il ministero siamo in compagnia dei nostri migliori Amici”. — 2 Corinti 2:17.b

      9. (a) Cosa rivela il racconto della pesca effettuata da Pietro e dagli altri apostoli circa il giusto motivo per ubbidire a Cristo? (b) Qual è oggi il giusto motivo per ubbidire a Dio e a Cristo, e perché?

      9 Il racconto della pesca eccezionale mostra anche l’importanza di ubbidire a Cristo mossi dal giusto motivo: l’amore. Quando Pietro disse: ‘Allontanati da me, perché sono un uomo peccatore’, Gesù non si allontanò, né accusò Pietro di qualche peccato. (Luca 5:8) E non criticò Pietro perché l’aveva implorato di andarsene. Al contrario, Gesù rispose benignamente: “Smetti di aver timore”. Il timore morboso sarebbe stato un motivo errato per ubbidire a Cristo. Gesù disse invece a Pietro che lui e i suoi compagni sarebbero divenuti validi pescatori di uomini. Similmente oggi non cerchiamo di spingere altri a ubbidire a Cristo facendo leva sul timore o su altri sentimenti negativi, come vergogna e sensi di colpa. Solo l’ubbidienza con tutta l’anima motivata dall’amore per Dio e per Cristo rallegra il cuore di Geova. — Matteo 22:37.

      “Fate discepoli di persone di tutte le nazioni”

      10. (a) Quale aspetto del comando di Gesù di fare discepoli comportava una notevole sfida per i suoi seguaci? (b) Come reagirono i discepoli al comando di Gesù?

      10 La seconda domanda sollevata dal comando di Cristo è: Dove si sarebbe dovuta svolgere l’opera di fare discepoli? Gesù disse ai suoi seguaci: “Fate discepoli di persone di tutte le nazioni”. Prima del ministero di Gesù, le persone delle nazioni che si recavano in Israele per servire Geova erano bene accolte. (1 Re 8:41-43) Gesù stesso aveva predicato principalmente ai giudei naturali, ma ora stava dicendo ai suoi seguaci di andare da persone di tutte le nazioni. In effetti le zone di pesca dei suoi discepoli — il territorio in cui predicare — si erano limitate fino ad allora a un piccolo “stagno”, i giudei naturali, mentre di lì a poco si sarebbero estese all’intero “mare” dell’umanità. Anche se questo cambiamento comportava una sfida, i discepoli ubbidirono prontamente al comando di Gesù. Meno di 30 anni dopo la sua morte, l’apostolo Paolo poté scrivere che la buona notizia era stata predicata non solo agli ebrei, ma a “tutta la creazione che è sotto il cielo”. — Colossesi 1:23.

      11. Quale espansione delle ‘zone di pesca’ ha avuto luogo a partire dagli inizi del XX secolo?

      11 In epoca più recente, c’è stata un’analoga espansione del territorio in cui si predica. All’inizio del XX secolo le ‘zone di pesca’ erano limitate a pochi paesi. Tuttavia i seguaci di Cristo imitarono i cristiani del I secolo ed estesero con zelo il loro territorio. (Romani 15:20) Nei primi anni ’30 facevano discepoli in un centinaio di paesi. Oggi le nostre ‘zone di pesca’ abbracciano 235 paesi. — Marco 13:10.

      “Da tutte le lingue”

      12. Quale impresa è messa in evidenza nella profezia di Zaccaria 8:23?

      12 Fare discepoli in tutte le nazioni è un’impresa non solo sotto il profilo geografico, ma anche dal punto di vista linguistico. Tramite il profeta Zaccaria, Geova aveva predetto: “Sarà in quei giorni che dieci uomini da tutte le lingue delle nazioni afferreranno, sì, realmente afferreranno per il lembo un uomo che è un giudeo, dicendo: ‘Certamente verremo con voi, poiché abbiamo udito che Dio è con voi’”. (Zaccaria 8:23) Nell’adempimento maggiore di questa profezia, l’“uomo che è un giudeo” rappresenta il rimanente dei cristiani unti, mentre i “dieci uomini” rappresentano la “grande folla”.c (Rivelazione 7:9, 10; Galati 6:16) Questa grande folla di discepoli di Cristo si sarebbe trovata in molte nazioni e, come osservò Zaccaria, avrebbe parlato numerose lingue. Nella storia moderna del popolo di Dio si è verificato questo sviluppo dell’opera di fare discepoli? Sì.

      13. (a) Quale sviluppo c’è stato fra gli odierni servitori di Dio sotto il profilo linguistico? (b) Come ha reagito la classe dello schiavo fedele al crescente bisogno di cibo spirituale in varie lingue? (Includere il riquadro “Pubblicazioni per i ciechi”).

      13 Nel 1950, a livello mondiale, circa 3 testimoni di Geova su 5 erano di madrelingua inglese. Nel 1980 il rapporto era di circa 2 su 5, mentre oggi è soltanto di 1 su 5. In che modo la classe dello schiavo fedele e discreto si è adeguata a questa mutata proporzione? Provvedendo cibo spirituale in un numero sempre maggiore di lingue. (Matteo 24:45) Per esempio, nel 1950 la nostra letteratura si pubblicava in 90 lingue, ma oggi il numero è salito a circa 400. Questa accresciuta attenzione rivolta a persone di vari gruppi linguistici ha dato risultati? Sì! In media ogni settimana circa 5.000 persone ‘di ogni lingua’ diventano discepoli di Cristo! (Rivelazione 7:9) E l’incremento continua. In certi paesi le “reti” prendono davvero molto pesce! — Luca 5:6; Giovanni 21:6.

      Un ministero soddisfacente: Potete prendervi parte?

      14. Come possiamo aiutare le persone del nostro territorio che parlano un’altra lingua? (Includere il riquadro “Fare discepoli nella lingua dei segni”).

      14 In molti paesi occidentali, a motivo dell’arrivo di tanti immigrati, ci si trova ora ad affrontare l’impresa di fare discepoli di persone di ‘ogni lingua’ nella propria zona. (Rivelazione 14:6) Come possiamo aiutare le persone del nostro territorio che parlano un’altra lingua? (1 Timoteo 2:4) Possiamo usare l’attrezzatura più adatta per la pesca, per così dire. Offrite loro pubblicazioni nella loro lingua. Se possibile, disponete che siano visitate da un Testimone che parla la loro lingua. (Atti 22:2) Ora è più facile fare questo, dato che molti Testimoni hanno imparato un’altra lingua per aiutare gli stranieri a diventare discepoli di Cristo. I rapporti indicano che dare tale aiuto è un’esperienza soddisfacente.

      15, 16. (a) Quali esempi illustrano la soddisfazione che si prova aiutando persone di lingua straniera? (b) Quali domande potremmo considerare per quanto riguarda il prestare servizio nel campo straniero?

      15 Considerate due esempi dai Paesi Bassi, dove la predicazione del Regno si svolge in maniera organizzata in 34 lingue. Una coppia di Testimoni si offrì di andare a fare discepoli fra gli immigrati polacchi. La reazione fu così favorevole che il marito pensò bene di ridurre le sue attività lavorative per dedicare un giorno in più alla settimana allo studio della Bibbia con gli interessati. Dopo non molto, la coppia conduceva oltre 20 studi biblici. I due hanno detto: “Il nostro ministero ci rende molto felici”. Coloro che fanno discepoli provano particolare gioia quando le persone che odono le verità bibliche nella propria lingua esprimono gratitudine. Per esempio, durante un’adunanza che si teneva in vietnamita, un uomo d’età avanzata si alzò e chiese la parola. Con le lacrime agli occhi, disse ai Testimoni: “Grazie per gli sforzi che fate per imparare la mia difficile lingua. Sono molto grato di imparare dalla Bibbia tante cose meravigliose alla mia età”.

      16 Non sorprende quindi che quelli che prestano servizio nelle congregazioni di lingua straniera provino profonda soddisfazione. Una coppia della Gran Bretagna ha detto: “Il ministero nel campo di lingua straniera è uno dei più elettrizzanti che abbiamo svolto nei nostri 40 anni di servizio”. Potreste fare qualche cambiamento nella vostra vita per svolgere questo ministero stimolante? Se andate ancora a scuola, potreste studiare una lingua straniera che vi sia d’aiuto in questo tipo di ministero? Ciò potrebbe essere l’inizio di una vita soddisfacente e ricca di benedizioni. (Proverbi 10:22) Perché non ne parlate con i vostri genitori?

      Variamo i nostri metodi

      17. Come potremmo raggiungere più persone nel territorio della nostra congregazione?

      17 Ci rendiamo conto che a motivo delle circostanze la maggioranza di noi non è in grado di calare le “reti” in territori di lingua straniera. Potremmo però riuscire a raggiungere più persone nel territorio della nostra congregazione. Come? Variando non il messaggio, ma i metodi. In molte zone, per ragioni di sicurezza, sempre più persone abitano in edifici inaccessibili. Molte altre sono assenti negli orari in cui svolgiamo il ministero di casa in casa. Potremmo quindi dover calare le “reti” in momenti e in luoghi diversi. Così imiteremo Gesù, che trovava il modo per parlare alla gente in vari ambienti. — Matteo 9:9; Luca 19:1-10; Giovanni 4:6-15.

      18. Perché si può dire che dare testimonianza nei luoghi più svariati è efficace? (Includere il riquadro “Fare discepoli fra commercianti e uomini d’affari”).

      18 In certe parti del mondo, per fare discepoli è importante dare testimonianza dovunque si trovino persone. Predicatori esperti si interessano in misura sempre maggiore di dare testimonianza nei luoghi più svariati. Oltre a svolgere il ministero di casa in casa, i proclamatori danno ora testimonianza negli aeroporti, negli uffici, nei negozi, nei parcheggi, alle fermate degli autobus, per le strade, nei parchi, sulle spiagge e altrove. Nelle Hawaii molti nuovi Testimoni sono stati contattati in luoghi del genere. Diversificando i metodi di testimonianza, siamo aiutati ad adempiere pienamente il comando di Gesù di fare discepoli. — 1 Corinti 9:22, 23.

      19. Quali aspetti dell’incarico affidatoci da Gesù esamineremo nel prossimo articolo?

      19 L’incarico di Gesù di fare discepoli non includeva solo aspetti relativi al perché e al dove compiere quell’opera, ma indicava anche cosa predicare e fino a quando si doveva continuare a farlo. Nel prossimo articolo esamineremo questi due aspetti dell’incarico affidatoci da Gesù.

      [Note in calce]

      a In questo articolo prenderemo in esame le prime due domande. Le altre due saranno trattate nell’articolo che segue.

      b Ulteriori ragioni per predicare si trovano in Proverbi 10:5; Amos 3:8; Matteo 24:42; Marco 12:17; Romani 1:14, 15.

      c Per ulteriori informazioni sugli adempimenti di questa profezia, vedi La Torre di Guardia del 15 maggio 2001, pagina 12, e Le profezie di Isaia: luce per tutta l’umanità, volume II, pagina 408, editi dai testimoni di Geova.

  • ‘Insegnate loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato’
    La Torre di Guardia 2004 | 1° luglio
    • ‘Insegnate loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato’

      “Andate dunque e fate discepoli . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. — MATTEO 28:19, 20.

      1. Che conversazione si svolse fra il discepolo Filippo e un etiope?

      L’ETIOPE aveva viaggiato fino a Gerusalemme, dove aveva adorato l’Iddio che amava, Geova. A quanto pare amava anche l’ispirata Parola di Dio. Infatti, mentre tornava a casa sul suo carro, leggeva una copia degli scritti del profeta Isaia. Fu allora che Filippo, un discepolo di Cristo, lo incontrò e gli chiese: “Capisci effettivamente quello che leggi?” L’etiope rispose: “Come posso, se qualcuno non mi guida?” Allora Filippo aiutò quell’uomo che studiava sinceramente le Scritture a diventare un discepolo di Cristo. — Atti 8:26-39.

      2. (a) Sotto quali aspetti la risposta dell’etiope è significativa? (b) Quali domande considereremo in relazione all’incarico di fare discepoli dato da Gesù?

      2 La risposta dell’etiope è degna di nota: “Come posso, se qualcuno non mi guida?” Sì, aveva bisogno di una guida, di qualcuno che lo aiutasse. Di per sé queste parole illustrano l’importanza di uno specifico aspetto dell’incarico di fare discepoli dato da Gesù. Quale? Per saperlo, continuiamo la considerazione delle parole di Gesù riportate in Matteo capitolo 28. Nell’articolo precedente ci siamo concentrati sulle domande “Perché?” e “Dove?” Ora considereremo altre due domande relative al comando di Cristo di fare discepoli: “Cosa?” e “Quando?”

      “Insegnando loro ad osservare tutte le cose”

      3. (a) Come si diventa discepoli di Gesù Cristo? (b) Nell’opera di fare discepoli cos’altro bisogna insegnare alle persone?

      3 Cosa dobbiamo insegnare agli altri per aiutarli a divenire discepoli di Cristo? Gesù comandò ai suoi seguaci: “Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. (Matteo 28:19, 20) Perciò dobbiamo insegnare le cose che Cristo ha comandato.a Ma cosa possiamo fare per essere certi che coloro a cui insegniamo i comandamenti di Gesù non solo divengano discepoli ma rimangano tali? Un fattore determinante è indicato dall’accurata scelta di parole fatta da Gesù. Non disse semplicemente: ‘Insegnate loro tutte le cose che vi ho comandato’, ma: ‘Insegnate loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato’. (Matteo 19:17) Cosa implica questo?

      4. (a) Cosa significa osservare un comando? (b) Illustrate come si insegna a qualcuno a osservare i comandi di Cristo.

      4 Osservare un comando significa ‘conformare ad esso le proprie azioni’, ubbidire. In che modo, dunque, insegniamo a qualcuno a osservare le cose che Cristo ha comandato, cioè a ubbidire ad esse? Ebbene, pensate al modo in cui un istruttore di guida insegna agli allievi a osservare il codice della strada. L’istruttore può insegnare loro le norme stradali nell’aula della scuola guida. Ma per insegnare loro come rispettarle, deve portarli a fare pratica nel traffico, dove dovranno sforzarsi di applicare ciò che hanno imparato. Similmente, quando studiamo la Bibbia con le persone, insegniamo loro i comandamenti di Cristo. Ma dobbiamo anche guidarle mentre si sforzano di applicare le istruzioni di Cristo nella vita quotidiana e nel ministero. (Giovanni 14:15; 1 Giovanni 2:3) Perciò, per adempiere pienamente il comando di Cristo di fare discepoli dobbiamo essere sia insegnanti che guide. Così facendo, imiteremo l’esempio di Gesù e di Geova stesso. — Salmo 48:14; Rivelazione (Apocalisse) 7:17.

      5. Perché una persona con cui studiamo la Bibbia potrebbe esitare a ubbidire al comando di Cristo di fare discepoli?

      5 Insegnare ad altri a osservare i comandi di Gesù include aiutarli a prendere a cuore il comando di fare discepoli. Ad alcuni con cui studiamo la Bibbia questo può sembrare un compito troppo difficile. Anche se in precedenza erano membri attivi di qualche chiesa della cristianità, è improbabile che i loro maestri religiosi di un tempo abbiano mai insegnato loro ad andare e fare discepoli. Alcuni ecclesiastici ammettono candidamente che per quanto riguarda l’insegnare ai parrocchiani a evangelizzare, le chiese della cristianità sono un vero disastro. A proposito del comando di Gesù di andare nel mondo per aiutare ogni sorta di persone a diventare discepoli, lo studioso biblico John R. W. Stott ha detto: “Aver disatteso le implicazioni di questo comando è la più grande carenza degli odierni cristiani evangelici nel campo dell’evangelizzazione”. E ha aggiunto: “Abbiamo l’abitudine di proclamare il messaggio tenendoci a distanza. A volte diamo l’impressione di essere come qualcuno che se ne sta al sicuro sulla spiaggia e grida consigli a un uomo che sta annegando. Non ci tuffiamo in acqua per salvarlo. Abbiamo paura di bagnarci”.

      6. (a) Quando aiutiamo una persona che studia la Bibbia, come possiamo imitare l’esempio di Filippo? (b) Come possiamo mostrare interessamento quando lo studente comincia a partecipare all’opera di predicazione?

      6 Se la persona con cui studiamo la Bibbia apparteneva a una religione i cui aderenti hanno ‘paura di bagnarsi’, può essere difficile per lei vincere il timore dell’acqua, per così dire, e ubbidire al comando di Cristo di fare discepoli. Avrà bisogno di aiuto. Dobbiamo quindi essere pazienti e impartirle il tipo di istruzione e guida che le permetterà di comprendere meglio le cose e la spingerà all’azione, proprio come gli insegnamenti di Filippo illuminarono l’etiope e lo spinsero a battezzarsi. (Giovanni 16:13; Atti 8:35-38) Oltre a ciò, se desideriamo insegnare alle persone che studiano la Bibbia a osservare il comando di fare discepoli, saremo al loro fianco per guidarle quando muoveranno i primi passi nella predicazione del Regno. — Ecclesiaste 4:9, 10; Luca 6:40.

      “Tutte le cose”

      7. Per insegnare ad altri a “osservare tutte le cose” occorre insegnare loro anche quali comandi?

      7 Non ci limitiamo soltanto a insegnare ai nuovi discepoli a fare altri discepoli. Gesù ci ordinò di insegnare loro a “osservare tutte le cose” che aveva comandato. Di certo questo include i due più grandi comandamenti: amare Dio e amare il prossimo. (Matteo 22:37-39) Come si potrebbe insegnare a un nuovo discepolo a osservare questi comandamenti?

      8. Illustrate come si potrebbe insegnare a un nuovo discepolo il comando di mostrare amore.

      8 Ripensate all’illustrazione delle lezioni di guida. Mentre guida nel traffico, l’allievo impara non solo ascoltando ciò che dice l’istruttore al suo fianco, ma anche osservando gli altri automobilisti. Per esempio, l’istruttore può indicargli un automobilista che gentilmente lascia che un’altra macchina si immetta nel traffico, un altro che cortesemente abbassa i fari per non abbagliare chi procede in senso inverso, o qualcuno che dà volentieri una mano a un conoscente la cui auto è in panne. Questi esempi aiutano l’allievo ad apprendere lezioni preziose che potrà mettere in pratica quando sarà alla guida. Similmente il nuovo discepolo che viaggia sulla strada della vita non impara solo dal suo insegnante, ma anche dai buoni esempi che vede nella congregazione. — Matteo 7:13, 14.

      9. In che modo un nuovo discepolo impara cosa significa osservare il comando di mostrare amore?

      9 Per esempio, uno studente biblico può vedere una madre sola che fa grandi sforzi per venire alla Sala del Regno con i suoi bambini. Può notare un’anima scoraggiata che, pur dovendo lottare contro la depressione, frequenta fedelmente le adunanze, o un’anziana vedova che a ogni adunanza di congregazione accompagna in macchina altre persone anziane, o un adolescente che partecipa alle pulizie della Sala del Regno. Lo studente biblico può osservare un anziano di congregazione che prende fedelmente la direttiva nel servizio di campo nonostante i numerosi impegni di congregazione. Può fare la conoscenza di un Testimone disabile che, pur essendo costretto a casa, è fonte di incoraggiamento spirituale per tutti quelli che vanno a trovarlo. Può osservare una coppia che fa cambiamenti radicali nella propria vita per prendersi cura dei genitori anziani. Osservando l’esempio di questi cristiani benevoli, soccorrevoli e responsabili, il nuovo discepolo impara cosa significa ubbidire al comando di Cristo di amare Dio e il prossimo, specialmente i propri compagni di fede. (Proverbi 24:32; Giovanni 13:35; Galati 6:10; 1 Timoteo 5:4, 8; 1 Pietro 5:2, 3) In questo modo ciascun componente della congregazione cristiana può — e dovrebbe — essere un insegnante e una guida. — Matteo 5:16.

      “Fino al termine del sistema di cose”

      10. (a) Per quanto tempo continueremo a fare discepoli? (b) Quale esempio diede Gesù in quanto ad assolvere il proprio incarico?

      10 Fino a quando dovremmo continuare a fare discepoli? Per tutto il termine del sistema di cose. (Matteo 28:20) Saremo in grado di assolvere sotto questo aspetto l’incarico affidatoci da Gesù? Come congregazione mondiale siamo determinati a farlo. Negli anni passati abbiamo speso lietamente tempo, energie e risorse per trovare quelli che sono “giustamente disposti per la vita eterna”. (Atti 13:48) Attualmente i testimoni di Geova dedicano in media oltre tre milioni di ore al giorno all’opera di predicare il Regno e fare discepoli in tutto il mondo. Facciamo questo perché seguiamo l’esempio di Gesù, che disse: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e finire la sua opera”. (Giovanni 4:34) Questo è anche il nostro sincero desiderio. (Giovanni 20:21) Non vogliamo solo iniziare l’opera che ci è stata affidata: vogliamo portarla a termine. — Matteo 24:13; Giovanni 17:4.

      11. Che cosa è accaduto ad alcuni nostri fratelli e sorelle, e cosa dovremmo chiederci?

      11 Ci addolora comunque vedere che alcuni nostri compagni di fede si sono indeboliti spiritualmente, per cui hanno rallentato o smesso di ubbidire al comando di Cristo di fare discepoli. Possiamo fare qualcosa per aiutarli ad associarsi di nuovo alla congregazione e a riprendere l’opera di fare discepoli? (Romani 15:1; Ebrei 12:12) La maniera in cui Gesù aiutò gli apostoli a superare una temporanea condizione di debolezza ci aiuta a capire cosa potremmo fare oggi.

      Mostrate interesse

      12. (a) Poco prima della morte di Gesù, cosa fecero gli apostoli? (b) Come si comportò Gesù con gli apostoli nonostante le gravi debolezze che avevano mostrato?

      12 Al termine del ministero terreno di Gesù, poco prima della sua morte, gli apostoli “lo abbandonarono e fuggirono”. Come Gesù aveva predetto, ‘si dispersero ciascuno alla propria casa’. (Marco 14:50; Giovanni 16:32) Come si comportò Gesù con i suoi compagni divenuti spiritualmente deboli? Poco dopo la sua risurrezione, disse ad alcuni suoi seguaci: “Non abbiate timore! Andate, portate la notizia ai miei fratelli, affinché vadano in Galilea; e là mi vedranno”. (Matteo 28:10) Benché gli apostoli avessero mostrato gravi debolezze, Gesù li chiamò ancora “miei fratelli”. (Matteo 12:49) Non aveva perso fiducia in loro. Quindi Gesù fu misericordioso e pronto a perdonare, proprio come Geova è misericordioso e pronto a perdonare. (2 Re 13:23) Come possiamo imitare Gesù?

      13. Come dovremmo considerare quelli che sono divenuti spiritualmente deboli?

      13 Dovremmo mostrare profondo interesse per coloro i quali hanno rallentato o smesso di partecipare al ministero. Ricordiamo le amorevoli fatiche che questi compagni di fede hanno compiuto nel passato, alcuni forse per decenni. (Ebrei 6:10) Sentiamo davvero la loro mancanza. (Luca 15:4-7; 1 Tessalonicesi 2:17) Come possiamo però manifestare il nostro interesse per loro?

      14. A imitazione di Gesù, come possiamo aiutare chi è debole?

      14 Gesù disse agli apostoli scoraggiati di andare in Galilea, dove lo avrebbero visto. In effetti Gesù li invitò ad assistere a un’adunanza speciale. (Matteo 28:10) Similmente oggi incoraggiamo coloro che sono spiritualmente deboli ad assistere alle adunanze della congregazione cristiana. Forse dovremo rivolgere loro l’invito più volte. Nel caso degli apostoli, l’invito diede i suoi frutti, perché “gli undici discepoli andarono in Galilea, al monte che Gesù aveva loro designato”. (Matteo 28:16) Che gioia proviamo quando i deboli rispondono in maniera simile ai nostri calorosi inviti e ricominciano a frequentare le adunanze cristiane! — Luca 15:6.

      15. Come possiamo seguire l’esempio di Gesù nell’accogliere i deboli che vengono al nostro luogo di adunanza?

      15 Cosa faremo quando un cristiano debole arriva nella Sala del Regno? Ebbene, cosa fece Gesù quando vide gli apostoli, la cui fede si era temporaneamente indebolita, nel luogo di adunanza designato? “Gesù, accostatosi, parlò loro”. (Matteo 28:18) Non li osservò stando a distanza, ma andò da loro. Pensate come dovettero sentirsi sollevati quando Gesù prese quell’iniziativa! Prendiamo anche noi l’iniziativa e accogliamo calorosamente i deboli che fanno lo sforzo di tornare nella congregazione cristiana.

      16. (a) Cosa possiamo imparare dal modo in cui Gesù trattò i suoi seguaci? (b) Come possiamo rispecchiare l’atteggiamento di Gesù verso i deboli? (Vedi la nota in calce).

      16 Cos’altro fece Gesù? Per prima cosa annunciò: “Ogni autorità mi è stata data”. Secondo, diede un incarico: “Andate dunque e fate discepoli”. Terzo, fece una promessa: “Io sono con voi tutti i giorni”. Ma avete notato cosa non fece? Non rimproverò i discepoli per le loro mancanze e i loro dubbi. (Matteo 28:17) Fu un approccio efficace? Sì, poiché di lì a poco, gli apostoli erano di nuovo impegnati “a insegnare e a dichiarare la buona notizia”. (Atti 5:42) Seguendo l’esempio di Gesù su come considerare e trattare i deboli, potremmo avere risultati altrettanto incoraggianti nella nostra congregazione.b — Atti 20:35.

      “Io sono con voi tutti i giorni”

      17, 18. Quali pensieri incoraggianti sono racchiusi nelle parole di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni”?

      17 Le parole conclusive dell’incarico di Gesù, “io sono con voi tutti i giorni”, racchiudono un pensiero incoraggiante per tutti quelli che si sforzano di adempiere il suo comando di fare discepoli. In qualunque modo i nemici si oppongano all’opera di predicazione e qualsiasi calunnia diffondano sul nostro conto, non abbiamo alcun motivo di temere. Perché? Perché Gesù, il nostro Condottiero, colui che ha ‘ogni autorità in cielo e sulla terra’, è con noi per sostenerci!

      18 La promessa di Gesù, “io sono con voi tutti i giorni”, è anche fonte di grande conforto. Mentre ci impegniamo per adempiere il comando di Cristo di fare discepoli, non incontriamo solo giorni gioiosi, ma anche giorni tristi. (2 Cronache 6:29) Alcuni di noi sono addolorati per la morte di una persona cara. (Genesi 23:2; Giovanni 11:33-36) Altri devono fare i conti con la vecchiaia, quando la salute e le forze diminuiscono. (Ecclesiaste 12:1-6) Altri ancora attraversano periodi di forte depressione. (1 Tessalonicesi 5:14) E cresce il numero di coloro che hanno grossi problemi economici. Eppure, nonostante queste difficoltà, abbiamo successo nel ministero perché Gesù è con noi “tutti i giorni”, inclusi i giorni più bui della nostra vita. — Matteo 11:28-30.

      19. (a) Quali istruzioni sono contenute nell’incarico di Gesù di fare discepoli? (b) Cosa ci permette di assolvere l’incarico affidatoci da Cristo?

      19 Come abbiamo visto in questo e nel precedente articolo, l’incarico di Gesù di fare discepoli abbraccia davvero tutti gli aspetti. Gesù ci ha detto perché e dove dobbiamo adempiere il suo comando. Ci ha anche detto cosa insegnare e fino a quando dobbiamo farlo. Assolvere questo importante incarico è un’impresa, lo riconosciamo. Ma con il sostegno dell’autorità di Cristo e con la sua presenza al nostro fianco, possiamo farcela! Non siete d’accordo?

      [Note in calce]

      a Un’opera di consultazione dà risalto al fatto che Gesù disse: “battezzandole . . . insegnando loro”, non ‘battezzandole e insegnando loro’. In altre parole, il comando di battezzare e insegnare ‘non riguarda necessariamente due azioni consecutive’. Piuttosto, ‘insegnare è un processo continuo, che in parte precede e in parte segue il battesimo’.

      b Altre informazioni su come considerare e aiutare i deboli si possono trovare nella Torre di Guardia del 1º febbraio 2003, pagine 15-18.

  • ‘Insegnate loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato’
    La Torre di Guardia 2004 | 1° luglio
    • a Un’opera di consultazione dà risalto al fatto che Gesù disse: “battezzandole . . . insegnando loro”, non ‘battezzandole e insegnando loro’. In altre parole, il comando di battezzare e insegnare ‘non riguarda necessariamente due azioni consecutive’. Piuttosto, ‘insegnare è un processo continuo, che in parte precede e in parte segue il battesimo’.

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