Il punto di vista biblico
Maneggiare serpenti: La Bibbia lo approva?
I FEDELI si radunano in piccole chiese. Suonano chitarre elettriche e cantano gospel. Dicono preghiere per ottenere guarigioni. Ascoltano semplici sermoni e presi da estasi balbettano in quelle che chiamano “lingue nuove”. In tutto questo non sono molto diversi da vari gruppi pentecostali o carismatici della cristianità. Poi tirano fuori il veleno, il fuoco e i serpenti.
Il veleno è di solito stricnina, sciolta in acqua. Il fuoco potrebbe essere quello di un fiammeggiante panno imbevuto di cherosene o di un cannello ossiacetilenico, e i serpenti potrebbero essere serpenti a sonagli oppure mocassini, che non è difficile trovare sui monti Appalachi, negli Stati Uniti, dove questi gruppi sono molto comuni. Quando si sentono spinti a farlo dallo “spirito”, bevono il veleno e mettono le mani nel fuoco. Maneggiano anche i serpenti, mettendoseli sulle braccia e sulle spalle, appoggiandoseli sul corpo e passandoseli fra loro. Perché?
“Maneggio serpenti perché è scritto nella Bibbia, come un comandamento”, dice Dewey, capo di una piccola chiesa della Virginia Occidentale.a Dewey afferma di essere stato morso 106 volte, e le sue cicatrici lo confermano. La Bibbia comanda veramente di fare tali cose?
“Non tentare il Signore Dio tuo”
“Chi non ama non ha conosciuto Dio; perché Dio è amore”, dice la Bibbia in 1 Giovanni 4:8, Il Nuovo Testamento e i Salmi (1983, a cura della Società Biblica di Ginevra e ABU [VR82]). Un Dio d’amore vorrebbe che i suoi adoratori si facessero inutilmente del male? “Un morso fa male”, dice Dewey. “È un dolore circa 100 volte peggiore di un mal di denti . . . Ti sembra di bruciare”. Sebbene quasi tutte le vittime di morsi di serpente sopravvivano, ci sono decine di casi di morte documentati, incluso quello della sorella di Dewey, morta nel 1961.
Naturalmente i cristiani sono sempre stati pronti a morire per la propria fede, ma di solito sono stati gli altri a ucciderli perché si erano rifiutati di scendere a compromesso riguardo ai princìpi biblici. Al contrario, quando Satana invitò Gesù Cristo a mettere inutilmente e deliberatamente in pericolo la sua vita, gettandosi dal parapetto del tempio di Gerusalemme, “Gesù gli rispose: È altresì scritto: Non tentare il Signore Dio tuo”. (Matteo 4:7, VR82) Non si tenta forse Dio, o non lo si sfida presuntuosamente giocando con i serpenti, il fuoco o il veleno? L’adoratore che lo mette alla prova in questo modo non rivela grande mancanza di fede? E questo non è forse un modo per costringere Dio a mantenere la sua Parola con atti spettacolari?
Cosa comandano le Scritture?
I seguaci di gruppi che maneggiano serpenti affermano che le loro pratiche sono comandate dalla Parola di Dio, e come prova citano Marco 16:17, 18, dove si legge: “Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualcosa di mortifero, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno”. — VR82.
Prima si deve notare che quasi tutti gli eruditi biblici sono d’accordo sul fatto che in origine questi versetti non facevano parte del Vangelo di Marco. “La dubbia autenticità dei versetti da 9 a 20 rende imprudente edificare una dottrina o basare un’esperienza su di essi (specie i vv. 16-18)”, osserva il noto commentatore Charles Ryrie.
Tuttavia, ciò che gli eruditi biblici pensano dell’autenticità di Marco 16:9-20 spesso non ha una grande importanza per quelli che maneggiano serpenti nell’adorazione. Questi versetti si trovano nella “Bibbia del re Giacomo” (inglese), che è l’unica Bibbia in cui la maggioranza di essi ha fiducia, e questo per loro è tutto.
Ma anche se questi versetti fossero autentici, non comandano di maneggiare serpenti o di bere veleno, e non menzionano affatto il fuoco. Quindi non si possono interpretare come un’esigenza da osservare nell’adorazione. È vero che Paolo venne a contatto con un serpente sull’isola di Malta, ma solo per caso, perché il rettile era in un fascio di rami che l’apostolo stava mettendo sul fuoco. Sebbene Paolo fosse morso e fosse divinamente protetto così che non gli successe nulla, non passò in giro la vipera perché altri la prendessero in mano. Piuttosto, “scossa la bestia nel fuoco, non ne patì alcun male”, a riprova che non sentì il bruciore che sente oggi chi maneggia serpenti. — Atti 28:3-6, VR82.
Un modo per mettere alla prova la fede?
Secondo un’enciclopedia (The Encyclopaedia of American Religions), la pratica di maneggiare serpenti è un fenomeno relativamente recente. “Nel 1909”, dice, “George Went Hensley, un giovane che abitava nella zona rurale della Grasshopper Valley (Tennessee), si convinse che i riferimenti di Marco 16:17, 18 ai serpenti e al veleno fossero in effetti un comando. Catturò un serpente a sonagli e qualche giorno dopo, durante una funzione nella vicina Sale Creek, tirò fuori il serpente e lo diede in mano ai partecipanti per mettere alla prova la loro fede”. Ma non c’è nessuna indicazione, scritturale o storica, che i primi cristiani dovessero ‘mettere alla prova la loro fede’ in questo modo.
Per giunta si consideri questo fatto: Paolo fu impiegato da Dio per risuscitare i morti, tuttavia prese ragionevoli precauzioni riguardo alla propria salute e alla salute dei suoi compagni. (1 Timoteo 5:23; 2 Timoteo 4:13) Paolo non cercò di creare opportunità per risuscitare morti.
Pertanto, anziché tormentare il proprio corpo o averlo segnato dalle cicatrici lasciate dai morsi di serpente, i cristiani sono esortati a ‘presentare i loro corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il loro culto spirituale’. (Romani 12:1, VR82) Invece di comandare ai cristiani di mettere alla prova la propria fede con azioni avventate, il ragionevole consiglio dell’apostolo è: “Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova”. (2 Corinti 13:5, VR82) Mettete alla prova ciò che credete alla luce della Parola di Dio. Un onesto autoesame, un confronto di ciò che credete con le Scritture, vi aiuterà a stabilire se la vostra fede supererà la prova più importante: quella di avere l’approvazione di Dio.
[Nota in calce]
a La rivista People del 1º maggio 1989.