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RisurrezionePerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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“L’ora viene, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che avranno prestato ascolto [lett. “gli aventi udito”] vivranno”. (Gv 5:25, Int) Questo indica che non stava semplicemente parlando di qualcuno che percepisse udibilmente la sua voce, bensì degli “aventi udito”, cioè di quelli che, dopo aver udito, accettano come verità ciò che odono. I verbi “udire” e “ascoltare” sono usati molto spesso nella Bibbia nel senso di “prestare ascolto” o “ubbidire”. (Vedi UBBIDIENZA). Quelli che si dimostrano ubbidienti vivranno. (Cfr. l’uso dello stesso verbo greco [akoùo], “udire” o “ascoltare”, in Gv 6:60; 8:43, 47; 10:3, 27). Sono giudicati non in base a ciò che avevano fatto prima di udire la sua voce, ma in base a ciò che fanno dopo averla udita.
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RisurrezionePerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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‘Passare dalla morte alla vita’. Gesù parlò di quelli che ‘hanno vita eterna’ perché odono le sue parole con fede e ubbidienza e quindi credono nel Padre che l’ha mandato. Di ciascuno di questi disse: “Non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. Verissimamente vi dico: L’ora viene, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che avranno prestato ascolto vivranno”. — Gv 5:24, 25.
Quelli ‘passati dalla morte alla vita’ allora, non erano persone letteralmente morte che si trovavano effettivamente nella tomba. Al tempo in cui Gesù parlava, tutto il genere umano si trovava sotto la condanna a morte di fronte a Dio, Giudice di tutti. Quindi coloro ai quali Gesù si riferiva erano evidentemente persone sulla terra che un tempo erano morte in senso spirituale. Egli doveva riferirsi a persone del genere, spiritualmente morte, quando all’ebreo che voleva andare prima a casa a seppellire suo padre disse: “Continua a seguirmi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. — Mt 8:21, 22.
Coloro che erano divenuti cristiani, veri credenti, si trovavano un tempo fra le persone del mondo spiritualmente morte. L’apostolo Paolo rammentò questo fatto alla congregazione dicendo: “Dio vi rese viventi benché foste morti nei vostri falli e nei vostri peccati, nei quali un tempo camminaste secondo il sistema di cose di questo mondo . . . Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, ci rese viventi insieme al Cristo, anche quando eravamo morti nei falli — per immeritata benignità siete stati salvati — e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù”. — Ef 2:1, 2, 4-6.
Così, poiché non camminavano più nei falli e nei peccati contro Dio, e a motivo della loro fede in Cristo, Geova tolse loro di dosso la sua condanna. Li destò dalla morte spirituale e diede loro la speranza della vita eterna. (1Pt 4:3-6) L’apostolo Giovanni descrive questo passaggio dalla condizione di morte nei falli e nei peccati alla vita spirituale con queste parole: “Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli”. — 1Gv 3:13, 14.
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