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    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • 28:20), ma di solito si dormiva con gli abiti di ogni giorno; perciò la Legge mosaica proibiva di trattenere le vesti altrui dopo il tramonto: “È la sua sola copertura. . . . In che cosa giacerà?” — Eso 22:26, 27.

      In Oriente il letto era spesso una semplice stuoia di paglia o di giunchi, forse con una trapunta o una specie di materasso per maggiore comodità. Quando non serviva, questo veniva arrotolato e riposto. Una sistemazione più stabile richiedeva una struttura o un telaio di legno che rialzasse il letto da terra o dal pavimento. (Mr 4:21) Letti di questo tipo servivano come divani su cui sedere di giorno. I letti o brandine più semplici erano leggeri, e facili da alzare e trasportare. — Lu 5:18, 19; Gv 5:8; At 5:15.

      I ricchi avevano letti ricoperti di eleganti drappeggi ricamati. “Ho ammantato di drappi il mio divano, di cose dai molti colori, di lino d’Egitto. Ho cosparso il mio letto di mirra, aloe e cinnamomo”, dichiarava la seducente prostituta. (Pr 7:16, 17) Il profeta descrive l’arredamento dell’Israele ribelle come “divani d’oro e d’argento” di un palazzo persiano, e anche come “un letto splendido”, “un divano damasceno” e “letti d’avorio”. — Est 1:6; Am 3:12; 6:4.

      Coloro che si potevano permettere il lusso di avere una casa grande avevano stanze da letto separate o interne. (Eso 8:3; 2Re 6:12; 11:2) Nelle calde estati per stare freschi spesso si dormiva sul tetto.

      Nelle Scritture letti, divani e giacigli sono menzionati anche in senso figurato. La condizione dei morti, ad esempio, è paragonata a quella di chi giace in un letto. (Gb 17:13; Ez 32:25) Coloro che sono leali a Geova ‘gridano di gioia sui loro letti’, a differenza dei malvagi che urlano e tramano ciò che è male mentre stanno a letto. (Sl 149:5; Os 7:14; Mic 2:1) A differenza di Ruben, che “con avventata sfrenatezza” ebbe rapporti sessuali con la concubina di Giacobbe e in questo modo profanò il letto di suo padre (Ge 35:22; 49:4), i cristiani non devono contaminare in alcun modo la sacra istituzione coniugale, “il letto matrimoniale”. — Eb 13:4.

  • Lettura
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • LETTURA

      L’atto di leggere, in silenzio o ad alta voce, di prendere conoscenza di ciò che è scritto.

      Sin dall’antichità gli uomini si sono dedicati alla lettura. Assurbanipal re d’Assiria, che costituì una biblioteca di 22.000 testi e tavolette d’argilla, dichiarò: “Mi dilettai a leggere le iscrizioni su pietra dei tempi precedenti al diluvio”. (J. Finegan, Luci del lontano passato, trad. di G. Cambon, Milano, 1957, p. 185) Questo può riferirsi a tradizioni relative al Diluvio universale o anche a documenti assiri anteriori a qualche inondazione locale. I soli scritti sull’argomento rinvenuti fra le rovine del palazzo di Assurbanipal facevano parte della storia babilonese del diluvio, imbevuta di mitologia. Attualmente è impossibile determinare se i pagani assiri erano in possesso di veri resoconti o scritti anteriori al Diluvio universale.

      L’origine della lettura naturalmente accompagna l’origine della scrittura. Per le testimonianze al riguardo, vedi SCRITTURA.

      Va pure notato che nel descrivere avvenimenti accaduti nel XVI secolo a.E.V., ai giorni di Mosè, la Bibbia menziona espressamente la lettura e la scrittura. (Eso 17:14) La nazione d’Israele fu incoraggiata a leggere e scrivere. (De 6:6-9) Giosuè, successore di Mosè come condottiero di Israele, ricevette il comando di applicarsi alla lettura delle Scritture “giorno e notte”, regolarmente, per avere successo nell’incarico che Dio gli aveva affidato. Perché Giosuè si rendesse conto dell’importanza della Parola di Dio, e senza dubbio come aiuto mnemonico, gli fu detto di leggerla “sottovoce”. — Gsè 1:8.

      I re d’Israele ricevettero il comando divino di scriversi copie della legge di Dio e di leggerla ogni giorno. (De 17:18, 19; vedi MEDITAZIONE). L’inosservanza di questo comando contribuì a far trascurare la vera adorazione nel paese e causò il declino morale della popolazione, cosa che portò alla distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V.

      Gesù nelle sinagoghe aveva accesso a tutti i rotoli ispirati delle Scritture Ebraiche. Fu in una sinagoga che in un’occasione lesse in pubblico un brano e lo applicò a se stesso. (Lu 4:16-21) Anche quando per tre volte fu messo alla prova da Satana, in tutti e tre i casi Gesù rispose: “È scritto”. (Mt 4:4, 7, 10) Ovviamente conosceva bene le Scritture.

      Gli apostoli, secondarie pietre di fondamento di un tempio spirituale, la congregazione cristiana, riscontrarono che per il loro ministero era essenziale leggere le Scritture. Nei loro scritti citarono e menzionarono centinaia di volte le Scritture Ebraiche e incoraggiarono altri a leggerle. (At 17:11) Le autorità ebraiche capirono che Pietro e Giovanni erano uomini illetterati e comuni. (At 4:13) Ma questo non significava che non sapessero leggere e scrivere, poiché le lettere scritte da questi apostoli dimostrano il contrario. Essi però non avevano ricevuto un’istruzione superiore nelle scuole ebraiche, ai piedi degli scribi. Per ragioni simili gli ebrei erano stupiti che Gesù avesse conoscenza, come ebbero a dire, pur “non

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