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Il popolo di Geova è reso fermo nella fedeLa Torre di Guardia 1990 | 15 giugno
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Il popolo di Geova è reso fermo nella fede
“Le congregazioni erano rese ferme nella fede e aumentavano di numero di giorno in giorno”. — ATTI 16:5.
1. In che modo Dio usò l’apostolo Paolo?
GEOVA DIO usò Saulo di Tarso come “un vaso eletto”. Divenuto l’apostolo Paolo, egli ‘soffrì molte cose’. Ma grazie all’opera sua e di altri, l’organizzazione di Geova conobbe un periodo di unità e di meraviglioso incremento. — Atti 9:15, 16.
2. Di che utilità sarà esaminare Atti 13:1–16:5?
2 Sempre più gentili si convertivano al cristianesimo, e un’adunanza importantissima del corpo direttivo fece molto per promuovere l’unità fra il popolo di Dio e renderlo fermo nella fede. Sarà molto utile analizzare questi e altri avvenimenti riportati in Atti 13:1–16:5, poiché ora i testimoni di Geova stanno attraversando un simile periodo di crescita e di benedizioni spirituali. (Isaia 60:22) (Mentre studiate a livello personale gli articoli su Atti contenuti in questa rivista, vi suggeriamo di leggere i brani del libro indicati in neretto).
Missionari all’opera
3. Quale opera svolgevano i “profeti e maestri” ad Antiochia?
3 Uomini inviati dalla congregazione di Antiochia di Siria aiutarono i credenti a divenire fermi nella fede. (13:1-5) Ad Antiochia c’erano i “profeti e maestri” Barnaba, Simeone (Negro), Lucio di Cirene, Manaen e Saulo di Tarso. I profeti spiegavano la Parola di Dio e facevano predizioni, mentre i maestri istruivano in merito alle Scritture e alla condotta santa. (1 Corinti 13:8; 14:4) Barnaba e Saulo ricevettero un incarico speciale. Prendendo con sé Marco, cugino di Barnaba, si recarono a Cipro. (Colossesi 4:10) Predicarono nelle sinagoghe del porto orientale di Salamina, ma nulla fa supporre che gli ebrei accettassero il loro messaggio. Essendo materialmente prosperi, che bisogno avevano costoro del Messia?
4. Cosa accadde quando i missionari continuarono a predicare a Cipro?
4 Dio benedisse un’altra opera di testimonianza a Cipro. (13:6-12) A Pafo i missionari incontrarono lo stregone e falso profeta ebreo Bar-Gesù (Elima). Quando costui cercò d’impedire al proconsole Sergio Paolo di udire la parola di Dio, Saulo, pieno di spirito santo, esclamò: ‘O uomo pieno di frode e di furfanteria, figlio del Diavolo, nemico di ogni cosa giusta, non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova?’ A ciò la mano di Dio punì Elima accecandolo temporaneamente, e Sergio Paolo “divenne credente, essendo stupito dell’insegnamento di Geova”.
5, 6. (a) Cosa disse Paolo riguardo a Gesù quando parlò nella sinagoga di Antiochia di Pisidia? (b) Che effetto ebbe il discorso di Paolo?
5 Da Cipro, i compagni di viaggio si recarono in nave a Perga, in Asia Minore. Poi Paolo e Barnaba si diressero verso nord, attraversando valichi di montagna e probabilmente affrontando ‘pericoli di fiumi e di banditi di strada’, fino ad arrivare ad Antiochia di Pisidia. (2 Corinti 11:25, 26) Lì Paolo parlò nella sinagoga. (13:13-41) Prese in esame il modo in cui Dio aveva agito nei confronti d’Israele e identificò Gesù, discendente di Davide, come il Salvatore. Anche se i governanti ebrei avevano fatto mettere a morte Gesù, la promessa fatta ai loro antenati si adempì quando Dio lo risuscitò. (Salmo 2:7; 16:10; Isaia 55:3) Paolo avvertì i suoi ascoltatori di non disprezzare il dono divino della salvezza mediante Cristo. — Abacuc 1:5, Settanta.
6 Il discorso di Paolo suscitò interesse, come accade nel caso dei discorsi pubblici pronunciati oggi dai testimoni di Geova. (13:42-52) Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per udire la parola di Geova, e questo fece ingelosire gli ebrei. Sembrava che in una sola settimana i missionari avessero convertito più gentili di quanti ne avessero convertiti quegli ebrei in tutta la vita! Visto che gli ebrei contraddicevano in modo blasfemo Paolo, era tempo che la luce spirituale risplendesse altrove, e a costoro fu detto: ‘Siccome respingete la parola di Dio e non vi giudicate degni della vita eterna, noi ci rivolgiamo alle nazioni’. — Isaia 49:6.
7. Come reagirono Paolo e Barnaba alla persecuzione?
7 Questo fece rallegrare i gentili, e tutti quelli giustamente disposti per la vita eterna divennero credenti. Tuttavia, mentre la parola di Geova veniva portata in tutto il paese, gli ebrei istigarono donne rispettabili (probabilmente perché facessero pressione sui loro mariti o su altri) e uomini principali a perseguitare Paolo e Barnaba e a cacciarli fuori dai loro confini. Questo, però, non fermò i missionari. Essi semplicemente “scossero la polvere dei loro piedi contro di loro” e andarono a Iconio (la moderna Konya), un’importante città della provincia romana della Galazia. (Luca 9:5; 10:11) Che dire dei discepoli lasciati ad Antiochia di Pisidia? Essendo stati resi fermi nella fede, essi “erano pieni di gioia e di spirito santo”. Questo ci fa capire che non è detto che l’opposizione debba ostacolare il progresso spirituale.
Fermi nella fede nonostante la persecuzione
8. Cosa accadde in seguito all’efficace testimonianza data a Iconio?
8 Gli stessi Paolo e Barnaba si mostrarono fermi nella fede nonostante la persecuzione. (14:1-7) Dopo che ebbero dato testimonianza nella sinagoga di Iconio, molti ebrei e greci divennero credenti. Quando alcuni ebrei increduli istigarono i gentili contro i nuovi credenti, i due predicatori parlarono intrepidamente mediante l’autorità di Dio, il quale dimostrò di approvarli dando loro la capacità di compiere segni. Questo divise la turba, così che alcuni parteggiavano per gli ebrei e altri per gli apostoli (mandati). Gli apostoli non erano codardi, ma quando vennero a sapere che si complottava di lapidarli, saggiamente se ne andarono a predicare in Licaonia, una regione dell’Asia Minore che faceva parte della Galazia meridionale. Essendo prudenti, anche noi spesso possiamo rimanere attivi nel ministero nonostante l’opposizione. — Matteo 10:23.
9, 10. (a) Come reagirono gli abitanti di Listra alla guarigione di uno zoppo? (b) Come si comportarono Paolo e Barnaba a Listra?
9 Fu poi la volta della città di Listra, in Licaonia, a ricevere testimonianza. (14:8-18) Lì Paolo guarì un uomo zoppo dalla nascita. Non comprendendo che il miracolo era opera di Geova, le folle gridarono: “Gli dèi sono divenuti simili agli uomini e sono scesi a noi!” Visto che questo lo dicevano in lingua licaonica, Barnaba e Paolo non sapevano cosa stesse accadendo. Poiché era Paolo a prendere la direttiva nel parlare, la gente lo scambiò per Hermes, l’eloquente messaggero degli dèi, e pensò che Barnaba fosse Zeus, la principale divinità greca.
10 Il sacerdote di Zeus portò persino tori e ghirlande per offrire sacrifici a Paolo e Barnaba. Parlando probabilmente nel greco comunemente compreso o per mezzo di un interprete, i visitatori spiegarono subito che anch’essi erano esseri umani e avevano infermità e che dichiaravano la buona notizia affinché le persone si volgessero da “queste cose vane” (gli dèi senza vita, o gli idoli) all’Iddio vivente. (1 Re 16:13; Salmo 115:3-9; 146:6) Sì, in precedenza Dio aveva permesso alle nazioni (ma non agli ebrei) di seguire le loro vie, ma non si era lasciato senza testimonianza in quanto alla sua esistenza e bontà, ‘dando loro piogge e stagioni fruttifere, riempiendo i loro cuori di cibo e allegrezza’. (Salmo 147:8) Nonostante questi ragionamenti, Barnaba e Paolo a stento trattenevano le folle dall’offrire loro sacrifici. Ma i missionari non accettarono di essere riveriti come dèi, né usarono tale autorità per stabilire il cristianesimo in quella zona. Questo è un ottimo esempio, specialmente se tendiamo a essere avidi di adulazioni per quello che Geova ci permette di compiere nel suo servizio!
11. Cosa possiamo imparare dall’affermazione: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”?
11 All’improvviso, scoppiò la persecuzione. (14:19-28) In che modo? Persuase da ebrei venuti da Antiochia di Pisidia e da Iconio, le folle lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. (2 Corinti 11:24, 25) Ma quando arrivarono i discepoli, egli si alzò ed entrò a Listra senza farsi notare, forse con il favore delle tenebre. Il giorno dopo Paolo e Barnaba andarono a Derbe, dove parecchi divennero discepoli. Tornando a Listra, Iconio e Antiochia, i missionari rafforzarono i discepoli, incoraggiandoli a rimanere nella fede e dicendo: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Come cristiani, anche noi ci aspettiamo di subire tribolazioni e non dovremmo cercare di evitarle facendo compromessi in fatto di fede. (2 Timoteo 3:12) In quella circostanza furono nominati anziani nelle congregazioni a cui Paolo scrisse la lettera ai Galati.
12. Quando finì il primo viaggio missionario di Paolo, cosa fecero i due missionari?
12 Attraversata la Pisidia, Paolo e Barnaba annunciarono la parola a Perga, importante città della Panfilia. A suo tempo, fecero ritorno ad Antiochia di Siria. Ora che il primo viaggio di Paolo era finito, i due missionari riferirono alla congregazione le “molte cose che Dio aveva fatto per mezzo d’essi e che aveva aperto alle nazioni la porta della fede”. Il tempo che Paolo e Barnaba trascorsero con i discepoli di Antiochia senz’altro contribuì molto a renderli fermi nella fede. Oggi, le visite dei sorveglianti viaggianti hanno un effetto simile sul piano spirituale.
Risolta una questione importantissima
13. Cosa bisognava fare per evitare che il cristianesimo si dividesse in una fazione ebraica e una non ebraica?
13 Per essere fermi nella fede bisognava avere unità di pensiero. (1 Corinti 1:10) Se non si voleva che il cristianesimo si dividesse in una fazione ebraica e una non ebraica, il corpo direttivo doveva stabilire se i gentili che affluivano nell’organizzazione di Dio dovevano osservare la Legge mosaica ed essere circoncisi oppure no. (15:1-5) Dalla Giudea erano già arrivati ad Antiochia di Siria alcuni uomini i quali avevano cominciato a insegnare ai credenti gentili che non potevano salvarsi se non erano circoncisi. (Esodo 12:48) Perciò Paolo, Barnaba e altri furono inviati dagli apostoli e anziani di Gerusalemme. Anche lì, credenti che in precedenza erano farisei dalla mentalità legalistica insistevano nel sostenere che i gentili dovessero circoncidersi e osservare la Legge.
14. (a) Anche se alla riunione di Gerusalemme ci fu una disputa, quale buon esempio fu dato? (b) Quale fu, in sintesi, il ragionamento di Pietro in tale circostanza?
14 Si tenne una riunione per stabilire qual era la volontà di Dio. (15:6-11) Sì, ci fu della disputa, ma quegli uomini, che pure avevano convinzioni radicate, si espressero senza litigi: un ottimo esempio per gli odierni anziani! A un certo punto Pietro disse: ‘Dio scelse che per bocca mia gentili [come Cornelio] udissero la buona notizia e credessero. Egli rese testimonianza dando loro lo spirito santo e non fece nessuna distinzione fra noi e loro. [Atti 10:44-47] Dunque perché mettete Dio alla prova ponendo sul loro collo un giogo [l’obbligo di osservare la Legge] che né i nostri antenati né noi siamo stati capaci di portare? Noi [ebrei secondo la carne] confidiamo di essere salvati per mezzo dell’immeritata benignità del Signore Gesù nello stesso modo che quelle persone’. Il fatto che Dio accettava gentili incirconcisi dimostrava che la circoncisione e l’osservanza della Legge non erano necessarie per la salvezza. — Galati 5:1.
15. Quali punti principali trattò Giacomo, e cosa suggerì di scrivere ai cristiani gentili?
15 Quando Pietro finì di parlare la congregazione tacque, ma c’era dell’altro. (15:12-21) Barnaba e Paolo narrarono i segni che Dio aveva compiuto per mezzo loro fra i gentili. Poi il presidente, Giacomo il fratellastro di Gesù, disse: ‘Simeone [il nome ebraico di Pietro] ha narrato come Dio rivolse l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome’. Giacomo indicò che la predetta riedificazione della “capanna di Davide” (il ristabilimento dell’autorità regale nella linea di discendenza di Davide), si stava adempiendo con la raccolta di discepoli di Gesù (eredi del Regno) sia tra gli ebrei che tra i gentili. (Amos 9:11, 12, Settanta; Romani 8:17) Visto che questo era ciò che si era proposto Dio, i discepoli dovevano accettarlo. Giacomo consigliò di scrivere ai cristiani gentili di astenersi (1) dalle cose contaminate dagli idoli, (2) dalla fornicazione e (3) dal sangue e da ciò che è strangolato. Queste proibizioni erano contenute negli scritti di Mosè che venivano letti nelle sinagoghe ogni sabato. — Genesi 9:3, 4; 12:15-17; 35:2, 4.
16. Su quali tre punti la lettera del corpo direttivo del I secolo provvede una guida valida tuttora?
16 A questo punto il corpo direttivo inviò una lettera ai cristiani gentili di Antiochia, di Siria e di Cilicia. (15:22-35) Lo spirito santo e gli scrittori della lettera richiedevano che ci si astenesse dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue (che alcuni mangiavano normalmente), dalle cose strangolate senza essere dissanguate (visto che molti pagani consideravano tale carne come una cosa prelibata) e dalla fornicazione (greco, pornèia, termine che indica relazioni sessuali illecite al di fuori del matrimonio scritturale). Astenendosi da tali cose avrebbero prosperato spiritualmente, proprio come prosperano oggi i testimoni di Geova dal momento che osservano “queste cose necessarie”. Le parole “State sani!” equivalevano ad “Addio”, e non si dovrebbe concludere che questi requisiti avessero a che fare principalmente con misure sanitarie. Quando la lettera fu letta ad Antiochia, la congregazione si rallegrò dell’incoraggiamento che provvedeva. A quel tempo, il popolo di Dio ad Antiochia fu reso fermo nella fede anche tramite le parole incoraggianti di Paolo, Sila, Barnaba e altri. Cerchiamo anche noi il modo di incoraggiare ed edificare i compagni di fede.
Inizia il secondo viaggio missionario
17. (a) Quale problema sorse quando fu proposta l’idea di un secondo viaggio missionario? (b) In che modo Paolo e Barnaba risolsero la loro disputa?
17 Quando fu proposta l’idea di un secondo viaggio missionario, sorse un problema. (15:36-41) Paolo suggerì di rivisitare insieme a Barnaba le congregazioni di Cipro e dell’Asia Minore. Barnaba fu d’accordo, ma voleva portare con sé suo cugino Marco. Paolo non era dello stesso avviso, poiché Marco li aveva abbandonati in Panfilia. Ne nacque “un’accesa esplosione d’ira”, ma né Paolo né Barnaba cercarono di sostenere la propria posizione tentando di coinvolgere nella loro questione privata altri anziani o il corpo direttivo. Che ottimo esempio!
18. Quale fu il risultato della separazione fra Paolo e Barnaba, e cosa impariamo da questo episodio?
18 Questa disputa, tuttavia, causò una separazione. Barnaba prese con sé Marco e se ne andò a Cipro. Paolo, insieme a Sila, “attraversò la Siria e la Cilicia, rafforzando le congregazioni”. Barnaba si sarà fatto influenzare da vincoli di parentela, ma avrebbe dovuto riconoscere che Paolo era un apostolo e che era stato scelto come “un vaso eletto”. (Atti 9:15) E che dire di noi? Questo episodio dovrebbe imprimere in noi la necessità di riconoscere l’autorità teocratica e di cooperare pienamente con “lo schiavo fedele e discreto”! — Matteo 24:45-47.
Progresso nella pace
19. Sotto quali aspetti Timoteo è d’esempio per gli odierni giovani cristiani?
19 Non si permise che questa disputa turbasse la pace della congregazione. Il popolo di Dio continuò a essere reso fermo nella fede. (16:1-5) Paolo e Sila andarono a Derbe e poi a Listra. Lì viveva Timoteo, figlio di Eunice, una credente ebrea il cui marito, un incredulo, era greco. Timoteo era giovane, poiché ancora 12-15 anni dopo gli fu detto: “Nessuno disprezzi la tua giovinezza”. (1 Timoteo 4:12) Visto che “di lui rendevano buona testimonianza i fratelli di Listra e di Iconio”, città quest’ultima che distava una trentina di chilometri, egli era ben noto per il suo eccellente ministero e per le sue buone qualità. Oggi i giovani cristiani dovrebbero cercare l’aiuto di Geova per farsi una simile reputazione. Paolo circoncise Timoteo perché sarebbero andati nelle case e nelle sinagoghe di ebrei che sapevano che il padre di Timoteo era un gentile, e l’apostolo non voleva che alcuna cosa gli impedisse di parlare con uomini e donne ebrei che avevano bisogno di imparare intorno al Messia. Senza violare princìpi biblici, anche gli odierni testimoni di Geova fanno il possibile per rendere la buona notizia accettevole a persone di ogni sorta. — 1 Corinti 9:19-23.
20. Quale risultato si ebbe nel I secolo agendo in conformità alla lettera del corpo direttivo, e come pensate che questo dovrebbe influire su di noi?
20 Accompagnati da Timoteo, Paolo e Sila riferirono ai discepoli, perché li osservassero, i decreti del corpo direttivo. Quale fu il risultato? Riferendosi apparentemente alla Siria, alla Cilicia e alla Galazia, Luca scrisse: “Le congregazioni erano rese ferme nella fede e aumentavano di numero di giorno in giorno”. Sì, agendo in conformità alla lettera del corpo direttivo si ebbe unità e prosperità spirituale. Che ottimo esempio per i nostri tempi difficili, in cui il popolo di Geova ha bisogno di rimanere unito e fermo nella fede!
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La parola di Geova prevale!La Torre di Guardia 1990 | 15 giugno
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La parola di Geova prevale!
“In modo potente la parola di Geova cresceva e prevaleva”. — ATTI 19:20.
1. Cosa tratteremo nel nostro esame del libro biblico di Atti degli Apostoli?
GEOVA stava aprendo una porta che conduceva ad attività. In quest’opera si distingueva in particolar modo Paolo, “apostolo delle nazioni”. (Romani 11:13) In effetti, mentre continuiamo il nostro esame degli Atti degli Apostoli lo troviamo impegnato in emozionanti viaggi missionari. — Atti 16:6–19:41.
2. (a) In che modo l’apostolo Paolo funse da scrittore ispirato da Dio negli anni che andarono all’incirca dal 50 E.V. al 56 E.V.? (b) Qual era il risultato del fatto che Dio benediceva il ministero di Paolo e quello di altri?
2 Paolo fu anche uno scrittore ispirato da Dio. Negli anni che andarono all’incirca dal 50 E.V. al 56 E.V., scrisse 1 e 2 Tessalonicesi da Corinto, Galati dalla stessa città o da Antiochia di Siria, 1 Corinti da Efeso, 2 Corinti dalla Macedonia e Romani da Corinto. E visto che Dio benediceva il ministero di Paolo e quello di altri, “in modo potente la parola di Geova cresceva e prevaleva”. — Atti 19:20.
Dall’Asia all’Europa
3. Quale ottimo esempio diedero Paolo e i suoi compagni in relazione alla guida dello spirito santo?
3 Paolo e i suoi compagni diedero un ottimo esempio in quanto all’accettare la guida dello spirito santo. (16:6-10) Lo spirito, forse per mezzo di rivelazioni udibili, sogni o visioni, impedì loro di predicare nel distretto dell’Asia e nella provincia della Bitinia, dove in seguito giunse la buona notizia. (Atti 18:18-21; 1 Pietro 1:1, 2) Perché lo spirito impedì che vi si andasse prima? Gli operai erano pochi, e lo spirito li guidava verso campi più fruttuosi in Europa. Perciò oggi, se non è possibile predicare in un territorio, i testimoni di Geova predicano altrove, sicuri che lo spirito di Dio li guiderà verso persone mansuete.
4. Cosa accadde dopo che Paolo ebbe la visione di un uomo macedone che invocava aiuto?
4 Paolo e i suoi compagni “passarono” poi la Misia, una regione dell’Asia Minore, come campo missionario. Tuttavia, Paolo ebbe una visione in cui vide un uomo macedone che invocava aiuto. Perciò i missionari si recarono prontamente in Macedonia, nella Penisola Balcanica. In maniera analoga, oggi molti Testimoni sono guidati dallo spirito santo a prestare servizio dove c’è molto bisogno di proclamatori del Regno.
5. (a) Perché si può dire che la parola di Geova prevalse a Filippi? (b) In che modo molte Testimoni odierne assomigliano a Lidia?
5 In Macedonia, la parola di Geova prevalse. (16:11-15) A Filippi, colonia abitata in prevalenza da cittadini romani, evidentemente gli ebrei erano pochi e non c’era nessuna sinagoga. Perciò i fratelli andarono a un “luogo di preghiera” in riva al fiume, fuori della città. Tra coloro che vi trovarono c’era Lidia, forse una proselita ebrea di Tiatira, città dell’Asia Minore nota per l’industria tintoria, la quale vendeva porpora oppure stoffe e vesti tinte di porpora. Dopo essere stata battezzata, lei e la sua casa, Lidia offrì ospitalità con tale premura che Luca scrisse: “Ci costrinse ad accettare”. Oggi siamo grati di avere sorelle di questo genere.
Un carceriere diviene credente
6. In che modo l’attività demonica portò all’imprigionamento di Paolo e Sila a Filippi?
6 Satana sarà stato furioso per i progressi in campo spirituale che avevano luogo a Filippi poiché, in seguito a un’attività demonica in tale città, Paolo e Sila finirono in prigione. (16:16-24) Da giorni i due erano seguiti da una ragazza che aveva “un demonio di divinazione” (letteralmente, “uno spirito pitone”). Il demonio forse impersonava Apollo Pizio, il dio che si diceva avesse ucciso un serpente di nome Pitone. La ragazza forniva ai suoi signori molto guadagno praticando l’arte della predizione. Forse diceva agli agricoltori quando piantare, alle giovani quando sposarsi e ai minatori dove cercare l’oro! Questa ragazza continuò a seguire i fratelli e a gridare: “Questi uomini sono schiavi dell’Iddio Altissimo, che vi proclamano la via della salvezza”. Forse il demonio glielo faceva dire per far sembrare che le sue predizioni fossero ispirate da Dio, ma i demoni non hanno diritto di parlare di Geova e del suo provvedimento per la salvezza. Quando Paolo si stancò di questa molestia, espulse il demonio nel nome di Gesù. Visto che i loro affari erano stati rovinati, i signori della ragazza trascinarono Paolo e Sila nel luogo di mercato, dove furono battuti con verghe. (2 Corinti 11:25) Poi furono messi in prigione con i piedi nei ceppi, strumenti che potevano essere regolati in modo da costringere la persona a divaricare le gambe, con grande dolore.
7. Per chi e in che modo la prigionia di Paolo e Sila a Filippi fu fonte di benedizioni?
7 Questa prigionia si mostrò fonte di benedizioni per il carceriere e la sua famiglia. (16:25-40) Verso mezzanotte Paolo e Sila pregavano e lodavano Dio con cantici, sicuri che Egli era con loro. (Salmo 42:8) Improvvisamente, un grande terremoto spalancò le porte e sciolse tutti i legami, in quanto le catene si staccarono dalle travi o dai muri a cui erano fissate. Il carceriere temeva di essere condannato a morte per essersi lasciato scappare i prigionieri, e stava per suicidarsi quando Paolo gridò: “Non farti del male, poiché siamo tutti qui!” Condotti fuori Paolo e Sila, il carceriere chiese come poteva essere salvato. “Credi nel Signore Gesù”, fu la risposta. Udita la parola di Geova, ‘lui e i suoi furono battezzati senza indugio’. Che gioia!
8. Quale azione intrapresero i magistrati civili di Filippi, e cosa si poteva ottenere se essi avessero riconosciuto pubblicamente il loro errore?
8 Il giorno dopo i magistrati civili mandarono a dire di liberare Paolo e Sila, ma Paolo disse: ‘Ci hanno fustigato senza essere stati condannati, noi che siamo uomini romani, e ci hanno gettato in prigione. Ora ci mandano fuori segretamente? Vengano essi stessi a condurci fuori’. Se i magistrati avessero riconosciuto pubblicamente il loro errore, forse ci avrebbero pensato due volte prima di picchiare e mettere in prigione altri cristiani. Non potendo cacciare dei cittadini romani i magistrati vennero e chiesero ai fratelli di andarsene, ma essi lo fecero solo dopo aver incoraggiato i compagni di fede. Lo stesso interesse spinge ora i membri del Corpo Direttivo e altri rappresentanti viaggianti a far visita al popolo di Dio in tutta la terra, per incoraggiarlo.
La parola di Geova prevale a Tessalonica e in Berea
9. Con quale metodo, tuttora impiegato dai testimoni di Geova, Paolo ‘spiegò e provò’ che il Messia doveva soffrire e sorgere dai morti?
9 Dopo ciò la parola di Dio prevalse a Tessalonica, capitale e porto principale della Macedonia. (17:1-9) Lì Paolo ragionò con gli ebrei, “spiegando e provando” che il Messia doveva soffrire e sorgere dai morti. (Paolo lo fece paragonando le profezie con gli avvenimenti che le adempivano, come fanno i testimoni di Geova). Perciò alcuni ebrei, molti proseliti e altri divennero credenti. Alcuni ebrei gelosi formarono una turba ma, non riuscendo a trovare Paolo e Sila, condussero Giasone e altri fratelli dai capi della città accusandoli di sedizione, una falsa accusa che è ancora usata contro il popolo di Geova. Tuttavia, i fratelli furono lasciati andare dopo aver dato “una cauzione sufficiente”.
10. In che senso gli ebrei di Berea ‘esaminarono attentamente’ le Scritture?
10 Dopo ciò Paolo e Sila andarono nella città di Berea. (17:10-15) Lì gli ebrei ‘esaminarono attentamente’ le Scritture, cosa che oggi i testimoni di Geova incoraggiano a fare. Non che quei bereani non si fidassero di Paolo, ma fecero ricerche per convincersi che Gesù era il Messia. Con che risultato? Molti ebrei e alcuni greci (forse proseliti) divennero credenti. Quando alcuni ebrei provenienti da Tessalonica agitarono le masse, i fratelli scortarono Paolo fino alla costa, dove alcuni compagni probabilmente salirono con lui su una nave diretta al Pireo, la città portuale di Atene.
La parola di Geova prevale ad Atene
11. (a) In che modo Paolo diede intrepidamente testimonianza ad Atene, ma chi parlò con lui in tono polemico? (b) Cosa intendevano dire alcuni chiamando Paolo “chiacchierone”?
11 Ad Atene fu data un’intrepida testimonianza. (17:16-21) A motivo di ciò che Paolo disse riguardo a Gesù e alla risurrezione, alcuni filosofi parlavano con lui in tono polemico. Alcuni erano epicurei, e davano risalto al piacere. Altri erano stoici, e sottolineavano l’importanza dell’autodisciplina. “Che vuol dire questo chiacchierone?”, chiedevano alcuni. Chiamando Paolo “chiacchierone” (letteralmente “raccattasemi”) facevano capire che Paolo era come un uccello che raccattava semi ed elargiva elementi di conoscenza, ma senza avere sapienza. Altri dicevano: “Sembra che sia un proclamatore di divinità straniere”. La cosa era grave, poiché Socrate aveva perso la vita per tale accusa. Ben presto Paolo fu condotto all’Areopago (Colle di Marte), forse proprio dove il tribunale supremo si riuniva all’aperto, vicino all’Acropoli.
12. (a) Quali qualità oratorie sono evidenti nel discorso che Paolo pronunciò sull’Areopago? (b) Cosa spiegò Paolo riguardo a Dio, e con quali risultati?
12 Il discorso che Paolo pronunciò sull’Areopago è davvero esemplare in quanto ha un’introduzione efficace, è svolto con logica e presenta un’argomentazione convincente: proprio come insegna la Scuola di Ministero Teocratico dei Testimoni di Geova. (17:22-34) Paolo disse che gli ateniesi erano più religiosi di altri. Avevano persino un altare “A un Dio sconosciuto”, forse per non rischiare di trascurare qualche divinità! Paolo parlò del Creatore che “ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini” e “ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli uomini”, stabilendo ad esempio quando cacciare i cananei. (Genesi 15:13-21; Daniele 2:21; 7:12) Questo Dio si può trovare, “poiché siamo pure sua progenie”, disse Paolo, alludendo al fatto che Geova ha creato l’uomo e citando i poeti greci Arato e Cleante. Essendo noi progenie di Dio, non dovremmo pensare che il perfetto Creatore assomigli agli idoli fatti dall’uomo imperfetto. Dio un tempo non aveva tenuto conto di tale ignoranza ma ora diceva all’umanità di pentirsi, poiché aveva stabilito un giorno per giudicare le persone mediante un uomo che aveva costituito. Visto che Paolo aveva ‘dichiarato la buona notizia di Gesù’, il suo uditorio sapeva che egli alludeva a Cristo come tale Giudice. (Atti 17:18; Giovanni 5:22, 30) L’idea del pentimento urtava gli epicurei, e i filosofi greci potevano accettare che si parlasse di immortalità, ma non di morte e risurrezione. Evidentemente, come molti che oggi prendono alla leggera la buona notizia, alcuni dissero: ‘Ti udremo un’altra volta’. Ma il giudice Dionisio e altri divennero credenti.
La parola di Dio prevale a Corinto
13. Cosa faceva Paolo per sostenersi nel ministero, e quale parallelo moderno abbiamo?
13 Paolo andò poi a Corinto, capitale della provincia dell’Acaia. (18:1-11) Lì incontrò Aquila e Priscilla, che abitavano a Corinto da quando l’imperatore Claudio aveva ordinato agli ebrei che non erano cittadini romani di andarsene da Roma. Per sostenersi nel ministero, Paolo fabbricò tende insieme a questa coppia cristiana. (1 Corinti 16:19; 2 Corinti 11:9) Tagliare e cucire la rigida stoffa di pelo di capra era un lavoro duro. In maniera analoga, i testimoni di Geova provvedono ai loro bisogni materiali con il lavoro secolare, tuttavia la loro vocazione è il ministero.
14. (a) Cosa fece Paolo di fronte alla continua opposizione degli ebrei a Corinto? (b) In che modo fu assicurato a Paolo che doveva rimanere a Corinto, ma come viene guidato oggi il popolo di Geova?
14 Gli ebrei di Corinto continuavano a parlare ingiuriosamente mentre Paolo proclamava che Gesù era il Messia. Egli perciò scosse le sue vesti per mostrare che non aveva alcuna responsabilità nei loro confronti e cominciò a tenere adunanze nella casa di Tizio Giusto, probabilmente un romano. Molti (incluso Crispo, l’ex presidente della sinagoga, e la sua casa) divennero credenti battezzati. Se a motivo dell’opposizione ebraica Paolo non era sicuro che fosse opportuno rimanere ancora a Corinto, i suoi dubbi svanirono quando il Signore gli disse in visione: ‘Non aver timore. Continua a parlare, perché io sono con te e nessuno ti farà del male. Ho un gran popolo in questa città’. Così Paolo continuò a insegnare la parola di Dio a Corinto, rimanendovi in tutto un anno e sei mesi. Anche se oggi il popolo di Geova non riceve visioni, è aiutato sia dalla preghiera che dalla guida dello spirito santo a prendere analoghe decisioni sagge per quanto riguarda gli interessi del Regno.
15. Cosa accadde quando Paolo fu portato di fronte al proconsole Gallione?
15 Gli ebrei condussero Paolo dal proconsole Giunio Gallione. (18:12-17) Secondo loro Paolo stava facendo del proselitismo in maniera illegale, una falsa accusa che ai nostri giorni il clero greco muove ai testimoni di Geova. Gallione sapeva che Paolo non era colpevole di alcuna furfanteria e che gli ebrei si interessavano ben poco del benessere di Roma e della sua legge, per cui li mandò via. Quando gli osservatori picchiarono Sostene, il nuovo presidente della sinagoga, Gallione lasciò fare, forse pensando che colui che sembrava l’istigatore della folla contro Paolo stava ricevendo ciò che meritava.
16. Perché era accettabile che Paolo si facesse tagliare i capelli in relazione a un voto?
16 Paolo salpò dal porto egeo di Cencrea e si recò a Efeso, città dell’Asia Minore. (18:18-22) Prima di tale viaggio ‘si fece radere il capo, poiché aveva fatto un voto’. Non è specificato se Paolo fece il voto prima di divenire seguace di Gesù, né se questo era l’inizio o la fine del periodo a cui si riferiva il voto. I cristiani non sono sotto la Legge, ma essa era data da Dio e santa, e non c’era nulla di peccaminoso in un voto del genere. (Romani 6:14; 7:6, 12; Galati 5:18) A Efeso Paolo ragionò con gli ebrei, promettendo di tornare se Dio l’avesse permesso. (In seguito mantenne tale promessa). Il suo ritorno ad Antiochia di Siria concluse il suo secondo viaggio missionario.
La parola di Geova prevale a Efeso
17. Riguardo al battesimo, cosa avevano bisogno di imparare Apollo e alcuni altri?
17 Paolo iniziò ben presto il suo terzo viaggio missionario (ca. 52-56 E.V.). (18:23–19:7) Mentre era a Efeso, Apollo insegnava riguardo a Gesù, ma conosceva solo il battesimo di Giovanni in simbolo di pentimento per i peccati contro il patto della Legge. Priscilla e Aquila “gli spiegarono più correttamente la via di Dio”, probabilmente spiegando che battezzarsi come Gesù includeva essere immersi in acqua e ricevere lo spirito santo. Dopo il battesimo con spirito santo avvenuto alla Pentecoste del 33 E.V., chiunque fosse stato battezzato col battesimo di Giovanni doveva ribattezzarsi nel nome di Gesù. (Matteo 3:11, 16; Atti 2:38) Dopo ciò, a Efeso, una dozzina di ebrei che avevano ricevuto il battesimo di Giovanni “furono battezzati nel nome del Signore Gesù”, unico caso menzionato nelle Scritture di persone che si ribattezzarono. Quando Paolo pose su di loro le mani, essi ricevettero lo spirito santo e due segni miracolosi che dimostravano che erano stati accettati dal cielo: poterono parlare in lingue e profetizzare.
18. Dove diede testimonianza Paolo mentre era a Efeso, e con quali risultati?
18 Paolo avrà avuto senz’altro molto da fare a Efeso, visto che quella città contava circa 300.000 abitanti. (19:8-10) Vi era il tempio della dea Artemide, una delle sette meraviglie del mondo, e un teatro che poteva contenere 25.000 spettatori. Nella sinagoga Paolo ‘usò persuasione’ presentando argomenti convincenti, ma si ritirò quando alcuni parlarono in maniera ingiuriosa della Via, cioè dello stile di vita basato sulla fede in Cristo. Per due anni Paolo parlò ogni giorno nell’aula della scuola di Tiranno, e “la parola” si diffuse in tutto il distretto dell’Asia.
19. Cosa accadde a Efeso per far sì che ‘la parola di Geova crescesse e prevalesse’ in tale città?
19 Dio dimostrò di approvare l’operato di Paolo permettendogli di compiere guarigioni e di espellere demoni. (19:11-20) Ma i sette figli del capo sacerdote Sceva non riuscirono a espellere un demonio usando il nome di Gesù poiché non rappresentavano Dio e Cristo. Furono persino feriti dall’indemoniato! Questo episodio incusse timore, e “il nome del Signore Gesù era magnificato”. Quelli che divenivano credenti confessavano le loro pratiche occulte e bruciavano pubblicamente i loro libri che evidentemente contenevano incantesimi e formule magiche. “Così”, scrisse Luca, “in modo potente la parola di Geova cresceva e prevaleva”. Anche oggi i servitori di Dio aiutano le persone a liberarsi dal demonismo. — Deuteronomio 18:10-12.
L’intolleranza religiosa non ha successo
20. Perché gli argentieri di Efeso fomentarono una rivolta, e come fu sedata tale rivolta?
20 Spesso i testimoni di Geova hanno dovuto affrontare turbe adirate, e la stessa cosa accadde ai cristiani di Efeso. (19:21-41) Più il numero dei credenti cresceva, più Demetrio e altri argentieri ci rimettevano economicamente, poiché meno persone compravano i loro tempietti d’argento di Artemide, la dea della fertilità dai molti seni. Istigata da Demetrio, una turba inferocita portò nel teatro Gaio e Aristarco, compagni di Paolo, ma i discepoli non permisero a Paolo di entrarvi. Persino alcuni commissari delle feste e dei giochi lo supplicarono di non correre tale rischio. Per circa due ore la folla gridò: “Grande è l’Artemide degli efesini!” Alla fine il cancelliere della città (la massima autorità cittadina) disse che gli artigiani potevano presentare le loro accuse a un proconsole autorizzato a prendere decisioni giudiziarie, oppure che la questione si poteva decidere in “un’assemblea regolare” di cittadini. Altrimenti Roma avrebbe potuto accusare di rivolta chi partecipava a quell’assemblea irregolare. In questo modo congedò la folla.
21. In che modo Dio benedisse l’opera di Paolo, e in che modo benedice quella degli odierni testimoni di Geova?
21 Dio aiutò Paolo ad affrontare varie prove e benedisse i suoi sforzi nell’aiutare le persone a rigettare l’errore religioso e ad abbracciare la verità. (Confronta Geremia 1:9, 10). Come siamo grati che il nostro Padre celeste benedice allo stesso modo la nostra opera! In questo modo, ora come nel I secolo, ‘la parola di Geova cresce e prevale’.
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Proclamiamo intrepidamente il Regno di Geova!La Torre di Guardia 1990 | 15 giugno
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Proclamiamo intrepidamente il Regno di Geova!
“Riceveva benignamente tutti quelli che venivano da lui, predicando loro il regno di Dio”. — ATTI 28:30, 31.
1, 2. Quale prova del sostegno divino aveva l’apostolo Paolo, e quale esempio diede?
GEOVA sostiene sempre i proclamatori del Regno. Questo fu senz’altro vero nel caso dell’apostolo Paolo! Grazie al sostegno divino, egli comparve di fronte a governanti, resistette a folle inferocite e proclamò intrepidamente il Regno di Geova.
2 Persino quando era prigioniero a Roma, Paolo “riceveva benignamente tutti quelli che venivano da lui, predicando loro il regno di Dio”. (Atti 28:30, 31) Che ottimo esempio per gli odierni testimoni di Geova! Possiamo imparare molto dal ministero di Paolo, a cui Luca dedicò gli ultimi capitoli del libro biblico di Atti. — 20:1–28:31.
Edificati i compagni di fede
3. Cosa accadde a Troas, e quale parallelo si può fare con i nostri giorni?
3 Dopo che il tumulto di Efeso si fu acquietato, Paolo continuò il suo terzo viaggio missionario. (20:1-12) Quando stava per andare in Siria, però, venne a sapere che gli ebrei avevano complottato ai suoi danni. Visto che forse avevano progettato di imbarcarsi sulla sua stessa nave per ucciderlo, Paolo attraversò la Macedonia. A Troas trascorse una settimana edificando i compagni di fede, come oggi fanno i sorveglianti viaggianti dei testimoni di Geova. La sera prima della sua partenza, Paolo prolungò il suo discorso fino a mezzanotte. Eutico, seduto a una finestra, era evidentemente stanco per le fatiche della giornata. Vinto dal sonno, Eutico cadde dal terzo piano e morì, ma Paolo lo riportò in vita. Che gioia deve aver procurato questo miracolo! Pensate, quindi, alla gioia che ci sarà quando milioni e milioni di persone saranno risuscitate nel veniente nuovo mondo. — Giovanni 5:28, 29.
4. Riguardo al ministero, cosa insegnò Paolo agli anziani di Efeso?
4 Mentre era diretto a Gerusalemme, Paolo s’incontrò a Mileto con gli anziani di Efeso. (20:13-21) Ricordò loro che aveva insegnato loro “di casa in casa” e aveva “completamente reso testimonianza a giudei e greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù”. Quelli che poi divennero anziani si erano pentiti e avevano fede. L’apostolo li aveva anche addestrati a proclamare intrepidamente il Regno agli increduli in un ministero di casa in casa simile a quello compiuto oggi dai testimoni di Geova.
5. (a) In che modo Paolo era esemplare in quanto ad accettare la guida dello spirito santo? (b) Perché era necessario consigliare agli anziani di ‘prestare attenzione a tutto il gregge’?
5 Paolo era esemplare in quanto ad accettare la guida dello spirito santo di Dio. (20:22-30) “Legato nello spirito”, cioè sentendosi obbligato a seguirne la guida, l’apostolo sarebbe andato a Gerusalemme, anche se lì lo attendevano legami e tribolazioni. Egli ci teneva alla vita, ma la cosa più importante per lui era mantenersi integro verso Dio, e la stessa cosa dovrebbe valere per noi. Paolo esortò gli anziani a ‘prestare attenzione a tutto il gregge fra il quale lo spirito santo li aveva costituiti sorveglianti’. Dopo la sua “partenza” (apparentemente nella morte), “oppressivi lupi” non avrebbero ‘trattato il gregge con tenerezza’. Tali uomini sarebbero sorti fra gli stessi anziani, e discepoli con meno discernimento ne avrebbero accettato gli insegnamenti distorti. — 2 Tessalonicesi 2:6.
6. (a) Perché Paolo poté fiduciosamente affidare gli anziani a Dio? (b) In che modo Paolo seguì il principio di Atti 20:35?
6 Gli anziani dovevano rimanere spiritualmente svegli per stare in guardia contro l’apostasia. (20:31-38) L’apostolo aveva insegnato loro le Scritture Ebraiche e gli insegnamenti di Gesù, il cui potere santificante li poteva aiutare a ricevere il Regno celeste, “l’eredità fra tutti i santificati”. Lavorando per provvedere a se stesso e ai suoi compagni, Paolo incoraggiò anche gli anziani ad essere strenui lavoratori. (Atti 18:1-3; 1 Tessalonicesi 2:9) Se faremo altrettanto e aiuteremo altri a ottenere la vita eterna, capiremo il valore delle parole di Gesù: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. Il senso di quest’affermazione si trova nei Vangeli, ma essa viene citata solo da Paolo, che può averla appresa oralmente o per ispirazione. Possiamo provare molta felicità se siamo altruisti come Paolo. Egli si era prodigato tanto che, ora che doveva partire, gli anziani di Efeso erano grandemente rattristati!
Si compia la volontà di Geova
7. In che modo Paolo diede l’esempio in quanto a sottomettersi alla volontà di Dio?
7 Ora che il suo terzo viaggio missionario volgeva al termine (ca. 56 E.V.) Paolo diede un ottimo esempio in quanto a sottomettersi alla volontà di Dio. (21:1-14) A Cesarea egli e i suoi compagni alloggiarono da Filippo, le cui quattro figlie vergini “profetizzavano”, predicendo avvenimenti mediante lo spirito santo. Lì il profeta cristiano Agabo si legò mani e piedi con la cintura di Paolo e fu spinto dallo spirito a dire che a Gerusalemme gli ebrei avrebbero legato il possessore della cintura e l’avrebbero consegnato ai gentili. “Sono pronto non solo ad esser legato ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”, disse Paolo. I discepoli si rassegnarono e dissero: “Si compia la volontà di Geova”.
8. Se a volte ci è difficile accettare un buon consiglio, cosa potremmo ricordare?
8 Paolo raccontò agli anziani di Gerusalemme ciò che Dio aveva fatto fra i gentili mediante il suo ministero. (21:15-26) Se a volte ci è difficile accettare un buon consiglio, possiamo ricordare come lo accettò Paolo. Per dimostrare che non stava insegnando agli ebrei che vivevano in paesi gentili “l’apostasia da Mosè”, Paolo accettò il consiglio degli anziani di purificarsi cerimonialmente, sostenendo le spese per sé e per quattro altri. Anche se la morte di Gesù aveva eliminato la Legge, Paolo non fece nulla di male osservandone le regole riguardo ai voti. — Romani 7:12-14.
Intrepido davanti a una folla inferocita
9. Riguardo alla violenza da parte di turbe, quale parallelo c’è tra le esperienze di Paolo e quelle dei testimoni di Geova odierni?
9 I testimoni di Geova hanno spesso mantenuto la propria integrità verso Dio nonostante la violenza delle turbe. (Vedi, ad esempio, l’Annuario dei testimoni di Geova del 1976, pagine 179-89). In maniera analoga, ebrei provenienti dall’Asia Minore aizzarono una turba contro Paolo. (21:27-40) Vedendo con lui Trofimo l’efesino, accusarono falsamente l’apostolo di contaminare il tempio portandovi dei greci. Paolo rischiava di essere ucciso quando il tribuno romano Claudio Lisia e i suoi uomini sedarono il tumulto! Com’era stato predetto (ma a causa degli ebrei), Lisia fece incatenare Paolo. (Atti 21:11) L’apostolo stava per essere condotto al quartiere dei soldati, contiguo al cortile del tempio, quando Lisia comprese che Paolo non era un sedizioso bensì un ebreo a cui era concesso entrare nell’area del tempio. Ottenuto il permesso di esprimersi, Paolo parlò alla folla in ebraico.
10. Come accolsero il discorso di Paolo gli ebrei a Gerusalemme, e perché egli non fu fustigato?
10 Paolo diede un’intrepida testimonianza. (22:1-30) Si identificò come un giudeo istruito dal rispettato Gamaliele. L’apostolo spiegò che, mentre si recava a Damasco per perseguitare i seguaci della Via, era rimasto accecato vedendo il glorificato Gesù Cristo, ma Anania gli aveva ridato la vista. In seguito il Signore gli aveva detto: “Va, perché ti manderò a nazioni lontane”. Queste parole ebbero l’effetto di una scintilla in una polveriera. Gridando che Paolo non era degno di vivere, la folla adirata cominciò a gettare i mantelli e a lanciare polvere in aria. Lisia fece quindi condurre Paolo nel quartiere dei soldati per interrogarlo mediante flagellazione, così da sapere perché gli ebrei ce l’avevano con lui. La flagellazione (con una sferza di strisce di cuoio in cui erano fatti dei nodi o conficcati pezzi di metallo o d’osso) fu evitata quando Paolo chiese: ‘È lecito flagellare un romano che non è stato condannato?’ Apprendendo che Paolo era cittadino romano, Lisia ebbe timore e lo portò di fronte al Sinedrio per sapere perché gli ebrei lo accusavano.
11. In che senso Paolo era un fariseo?
11 Quando Paolo iniziò la propria difesa davanti al Sinedrio dicendo di essersi “comportato dinanzi a Dio con perfetta buona coscienza”, il sommo sacerdote Anania ordinò che fosse colpito. (23:1-10) Paolo rispose: “Dio colpirà te, muro imbiancato”. ‘Oltraggi il sommo sacerdote?’ chiesero alcuni. A motivo della vista debole, forse Paolo non aveva riconosciuto Anania. Tuttavia, notando che la corte era composta da farisei e sadducei, disse: ‘Sono fariseo e sono giudicato circa la speranza della risurrezione’. Questo ebbe l’effetto di dividere il Sinedrio, poiché i farisei credevano nella risurrezione mentre i sadducei no. Ne nacque un dissenso tale che Lisia dovette venire in soccorso dell’apostolo.
12. In che modo Paolo sfuggì a un complotto per ucciderlo a Gerusalemme?
12 In seguito Paolo sfuggì a un complotto per ucciderlo. (23:11-35) Quaranta ebrei avevano giurato di non mangiare né bere fino a che non l’avessero ucciso. Il nipote di Paolo lo riferì a lui e a Lisia. Scortato dai soldati, l’apostolo fu portato dal governatore Antonio Felice a Cesarea, la capitale amministrativa della Giudea sotto Roma. Dopo aver promesso udienza a Paolo, Felice lo fece custodire nel palazzo pretorio di Erode il Grande, la sede del governatore.
Intrepido davanti a governanti
13. Riguardo a che cosa Paolo diede testimonianza a Felice, e con che risultato?
13 Ben presto l’apostolo si difese dalle false accuse e diede intrepidamente testimonianza a Felice. (24:1-27) Di fronte agli accusatori ebrei Paolo mostrò che non aveva aizzato la folla. Disse che credeva nelle cose scritte nella Legge e nei Profeti e che sperava in una “risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. Paolo era andato a Gerusalemme con “doni di misericordia” (contribuzioni per i seguaci di Gesù che erano poveri, forse a causa della persecuzione) e si era purificato cerimonialmente. Anche se Felice rimandò il giudizio, in seguito Paolo predicò a lui e a sua moglie Drusilla (figlia di Erode Agrippa I) riguardo a Cristo, alla giustizia, alla padronanza di sé e al giudizio avvenire. Spaventato da tali discorsi, Felice congedò Paolo. In seguito, comunque, fece chiamare spesso l’apostolo, sperando invano di ricevere del denaro. Felice sapeva che Paolo era innocente ma lo lasciò legato, sperando di guadagnare il favore degli ebrei. Due anni dopo a Felice succedette Porcio Festo.
14. Di quale provvedimento legale si valse Paolo quando comparve davanti a Festo, e quale parallelo ha questo?
14 Paolo pronunciò un’intrepida difesa anche davanti a Festo. (25:1-12) Se meritava di morire, l’apostolo non si sarebbe tirato indietro, ma nessun uomo poteva consegnarlo ai giudei per favore. “Mi appello a Cesare!” disse Paolo, valendosi del diritto che avevano i cittadini romani di essere processati a Roma (a quel tempo davanti a Nerone). La richiesta fu accolta, e così Paolo avrebbe ‘reso testimonianza a Roma’, com’era stato predetto. (Atti 23:11) Anche i testimoni di Geova si valgono delle disposizioni vigenti per ‘difendere e stabilire legalmente la buona notizia’. — Filippesi 1:7.
15. (a) Quale profezia si adempì quando Paolo comparve davanti al re Agrippa e a Cesare? (b) In che modo Saulo ‘ricalcitrava contro i pungoli’?
15 Il re della Giudea settentrionale Erode Agrippa II e sua sorella Berenice (con la quale aveva una relazione incestuosa) udirono Paolo mentre facevano visita a Festo, a Cesarea. (25:13–26:23) Dando testimonianza ad Agrippa e poi a Cesare, Paolo adempì la profezia secondo cui egli avrebbe portato il nome del Signore ai re. (Atti 9:15) Narrando ad Agrippa ciò che era successo sulla strada per Damasco, Paolo sottolineò che Gesù disse: “Ti è duro continuare a ricalcitrare contro i pungoli”. Come un toro ostinato si fa del male quando resiste agli stimoli di un pungolo, Saulo aveva fatto del male a se stesso combattendo i seguaci di Gesù, che avevano il sostegno di Dio.
16. Che effetto ebbe su Festo e Agrippa la testimonianza di Paolo?
16 Che effetto ebbe questo su Festo e su Agrippa? (26:24-32) Non riuscendo a comprendere la risurrezione, e stupito della convinzione di Paolo, Festo esclamò: “Il gran sapere ti conduce alla pazzia!” In maniera simile, oggi alcuni accusano i testimoni di Geova di essere pazzi, anche se in realtà essi come Paolo esprimono “parole di verità e di sanità di mente”. “In breve tempo mi persuaderesti a divenire cristiano”, disse Agrippa, che pose fine all’udienza riconoscendo però che Paolo avrebbe potuto essere liberato se non si fosse appellato a Cesare.
Pericoli nel mare
17. Descrivete i pericoli che Paolo incontrò nel viaggio in nave per andare a Roma.
17 Per andare a Roma Paolo dovette affrontare “pericoli nel mare”. (2 Corinti 11:24-27) Un ufficiale dell’esercito di nome Giulio era responsabile dei prigionieri che facevano il viaggio per mare da Cesarea a Roma. (27:1-26) Quando la nave fece scalo a Sidone, fu concesso a Paolo di far visita ai credenti, che lo ristorarono spiritualmente. (Confronta 3 Giovanni 14). A Mira, in Asia Minore, Giulio fece salire i prigionieri su una nave che trasportava grano in Italia. Nonostante forti venti contrari, la nave riuscì a raggiungere la località di Bei Porti, vicino alla città cretese di Lasea. Mentre da lì si recavano a Fenice, un forte vento nordorientale si impossessò della barca. Temendo di incagliarsi sui banchi di sabbia della Sirte, al largo dell’Africa settentrionale, i marinai “calarono l’equipaggiamento”, forse le vele e l’alberatura, dopo aver fatto passare delle funi sotto lo scafo per evitare che le giunture fra le tavole della nave cedessero. Il giorno dopo la nave, ancora in balia della tempesta, fu alleggerita gettando in mare il carico. Il terzo giorno gettarono via l’attrezzatura (le vele o l’equipaggiamento di riserva). Quando sembrava non esserci più speranza, un angelo apparve a Paolo dicendogli di non avere timore poiché si sarebbe presentato davanti a Cesare. Che sollievo quando l’apostolo disse che tutti i passeggeri sarebbero stati gettati a riva su un’isola!
18. Che fine fecero Paolo e i suoi compagni di viaggio?
18 I viaggiatori sopravvissero. (27:27-44) Alla mezzanotte del quattordicesimo giorno, i marinai compresero di essere vicini alla terraferma. Scandagliando la profondità ne ricevettero conferma, e calarono le ancore per non sfracellarsi sugli scogli. Esortati da Paolo, tutti i 276 uomini presero del cibo. Poi alleggerirono la nave gettando in mare il grano. Quando fu giorno i marinai tagliarono le gomene delle ancore, sciolsero i timoni e spiegarono la vela maestra al vento. La nave si incagliò in un banco di sabbia, e la poppa cominciò ad essere fatta a pezzi. Tutti, comunque, riuscirono a raggiungere la terraferma.
19. Cosa accadde a Paolo a Malta, e cosa fece Paolo per alcuni isolani?
19 Bagnati fino all’osso e stanchi, i naufraghi si ritrovarono su Malta, dove gli isolani mostrarono loro “straordinaria benignità umana”. (28:1-16) Quando Paolo pose dei rami su un fuoco, però, il calore svegliò una vipera in letargo che gli si attaccò alla mano. (Oggi non ci sono serpenti velenosi su Malta, ma questa era una “creatura velenosa”). I maltesi pensarono che Paolo fosse un assassino a cui “la giustizia vendicatrice” non permetteva di vivere, ma quando videro che non cadde morto né si gonfiò per l’infiammazione cominciarono a dire che era un dio. Poi Paolo guarì molte persone, tra cui il padre di Publio, il più autorevole pubblico ufficiale di Malta. Tre mesi dopo, Paolo, Luca e Aristarco partirono su una nave che aveva l’insegna “Figli di Zeus” (Castore e Polluce, due dèi gemelli che si credeva proteggessero i marinai). Sbarcati a Pozzuoli, Giulio proseguì con il suo incarico di custodia. Paolo ringraziò Dio e si fece coraggio quando cristiani di Roma vennero loro incontro al Mercato Appio e alle Tre Taverne lungo la Via Appia. Quando infine arrivarono a Roma, a Paolo fu permesso di stare per conto suo, anche se sorvegliato da un soldato.
Continuate a proclamare il Regno di Geova!
20. In quale attività s’impegnò Paolo nel suo alloggio a Roma?
20 Nel suo alloggio a Roma, Paolo proclamò intrepidamente il Regno di Geova. (28:17-31) Agli uomini principali dei giudei disse: “A motivo della speranza d’Israele ho intorno a me questa catena”. Quella speranza includeva l’accettare il Messia, cosa per la quale anche noi dobbiamo essere disposti a soffrire. (Filippesi 1:29) Anche se la maggioranza di quegli ebrei non credette, molti gentili e alcuni ebrei avevano la giusta condizione di cuore. (Isaia 6:9, 10) Per due anni (ca. 59-61 E.V.) Paolo ricevette tutti quelli che venivano da lui, “predicando loro il regno di Dio e insegnando le cose inerenti al Signore Gesù Cristo con la più grande libertà di parola, senza impedimento”.
21. Sino alla fine della sua vita terrena, quale esempio diede Paolo?
21 Sembra che Nerone abbia dichiarato Paolo innocente e lo abbia rilasciato. Dopo ciò l’apostolo riprese la sua opera insieme a Timoteo e Tito. Tuttavia, fu di nuovo messo in prigione a Roma (ca. 65 E.V.) e probabilmente subì il martirio per mano di Nerone. (2 Timoteo 4:6-8) Sino alla fine, però, Paolo diede un eccellente esempio come coraggioso proclamatore del Regno. Oggi che siamo negli ultimi giorni, sia concesso a tutti coloro che sono dedicati a Dio di proclamare il Regno di Geova con la stessa intrepidezza!
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