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Ciò che ogni donna dovrebbe sapere sul tumore al senoSvegliatevi! 1994 | 8 aprile
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Ciò che ogni donna dovrebbe sapere sul tumore al seno
IL NUMERO dei casi di tumore al seno è in aumento in ogni continente. Secondo alcune stime, quando arriveremo al 2000 saranno stati diagnosticati ogni anno in tutto il mondo un milione circa di nuovi casi di tumore della mammella.
C’è qualche donna che possa considerarsi immune da questo male? Si può fare qualcosa per prevenirlo? E di quale conforto e appoggio hanno bisogno coloro che lottano contro questo nemico?
La maggioranza dei tumori della pelle sono causati dai raggi ultravioletti del sole, la maggioranza dei tumori del polmone sono causati dal fumo, ma non è stata accertata nessuna singola causa per il tumore al seno.
Tuttavia, secondo recenti ricerche, fattori genetici, ambientali e ormonali potrebbero far insorgere il cancro della mammella. Per le donne esposte a tali agenti il rischio potrebbe essere maggiore.
Anamnesi familiare
La donna che ha avuto in famiglia qualcuno con il tumore al seno, ad esempio la madre, una sorella o anche una zia materna o la nonna materna, ha più probabilità di svilupparlo. Se l’ha avuto più di un familiare, il rischio che essa corre è ancora maggiore.
La dottoressa Patricia Kelly, genetista americana, ha detto a Svegliatevi! che i fattori ereditari, pur avendo una certa importanza, forse causano solo il 5-10 per cento di tutti i tumori al seno. “Pensiamo”, spiega, “che un certo numero di altri siano dovuti a fattori ereditari non altrettanto forti che interagiscono con l’ambiente”. I familiari aventi gli stessi geni tendono anche a vivere nello stesso ambiente.
Fattori ambientali
“È chiaro che esistono fattori ambientali i quali, in linea di massima, determinano” l’insorgenza del male, ha detto Devra Davis, una studiosa che ha pubblicato le sue osservazioni sul periodico Science. Dato che la mammella femminile è una delle parti del corpo dotate di maggiore radiosensibilità, le donne esposte a radiazioni ionizzanti presentano un accresciuto rischio di contrarre il cancro mammario. Altrettanto dicasi di quelle esposte a sostanze chimiche tossiche.
Un altro fattore ambientale è l’alimentazione. Alcuni avanzano l’idea che il cancro della mammella possa essere causato da una carenza vitaminica, in particolare di vitamina D. Questa vitamina facilita l’assorbimento del calcio da parte dell’organismo, e a sua volta il calcio potrebbe impedire una crescita sfrenata delle cellule.
Da altri studi emerge un legame con i grassi presenti nell’alimentazione, che sarebbero non una causa ma un fattore che contribuisce all’insorgenza del tumore. La rivista FDA Consumer affermava che la mortalità da cancro della mammella era più alta in paesi come gli Stati Uniti, dove il consumo di grassi e di proteine animali è elevato. La rivista commentava: “In passato per le donne giapponesi il rischio di contrarre il cancro della mammella era ridotto, ma è aumentato sensibilmente con l’‘occidentalizzazione’ delle abitudini alimentari, cioè con il passaggio da un’alimentazione povera di grassi a un’alimentazione ricca di grassi”.
Uno studio effettuato di recente fa pensare che il vero rischio stia nel gran numero di calorie assunte con un’alimentazione troppo ricca di grassi. Science News dichiarava: “Ogni caloria in eccesso fa aumentare il rischio del tumore al seno, e ogni caloria di origine lipidica in eccesso accresce il rischio del 67 per cento circa rispetto alle calorie derivate da altre fonti”. Le calorie in eccesso possono fare ingrassare, e si pensa che per le donne molto grasse il rischio del tumore al seno sia tre volte maggiore, specie dopo la menopausa. L’adipe produce estrogeno, un ormone femminile che può influire negativamente sul tessuto della mammella, portando al cancro.
Anamnesi personale e ormoni
La mammella femminile è ricca di ormoni che producono cambiamenti nella mammella stessa durante tutta la vita della donna. Il dott. Paul Crea, chirurgo e oncologo, scrive sull’Australian Dr Weekly: “In alcune donne, tuttavia, l’esposizione del tessuto mammario a una prolungata stimolazione ormonale . . . darà il via a una serie di cambiamenti citologici che finiranno per produrre formazioni cancerogene”. Per questa ragione si pensa che le donne che hanno avuto il menarca presto, a 12 anni, o che hanno la menopausa tardi, sui 55 anni, corrano rischi maggiori.
Un soggetto molto controverso è il possibile legame fra la somministrazione terapeutica di estrogeni e il cancro della mammella. Mentre da alcuni studi risulta che non accresce i rischi, altri studi indicano che l’assunzione prolungata comporta notevoli rischi. Considerando gli studi presi in esame, il British Medical Bulletin del 1992 affermava che esiste la possibilità che “l’estrogeno in trattamento non contraccettivo accresca del 30-50% il rischio del cancro della mammella” dopo un uso prolungato.
I resoconti sulla relazione esistente fra contraccettivi orali e tumore al seno fanno pensare che il loro uso non comporti gravi rischi. Tuttavia emerge che vi è un sottogruppo di donne per le quali il rischio è maggiore. Per quanto riguarda le donne più giovani, le donne che non hanno mai avuto figli e le donne che hanno fatto uso della pillola per molto tempo, il rischio del tumore mammario può aumentare del 20 per cento.
Comunque delle donne affette da tumore al seno, 3 su 4 non possono indicare nessuna causa specifica che abbia determinato l’insorgenza del male. Sorge pertanto la domanda: C’è qualche donna che dovrebbe considerarsi immune dal cancro della mammella? La rivista FDA Consumer scrive: “Da un punto di vista clinico, tutte le donne dovrebbero essere trattate come soggetti a rischio per quanto riguarda il cancro della mammella”.
Pertanto le donne, specie quelle più avanti con gli anni, sono soggette a questa patologia. Pur ammettendo che i tumori al seno possono insorgere per vari motivi, la dottoressa Kelly osserva: ‘Sospetto che a volte sia solo colpa dell’invecchiamento e del fatto che le cellule si dividono in modo sbagliato’.
Perché può essere colpita così facilmente
Esaminando com’è fatta la mammella femminile si capisce perché può essere colpita così facilmente dal tumore. Essa contiene dei dotti o piccoli canali che portano il latte dalle ghiandole produttrici al capezzolo. I dotti sono rivestiti di cellule che si dividono e cambiano continuamente in risposta al ciclo mensile della donna, preparandola per la gravidanza, la secrezione lattea e l’allattamento. È in questi dotti che si sviluppano perlopiù i tumori.
In un suo libro la ricercatrice Rose Kushner spiega: “Qualsiasi attività di routine che venga continuamente e ripetutamente interrotta, anche se questo è perfettamente naturale . . . è soggetta a un rischio maggiore di errori”. Inoltre essa dice: “La cellula mammaria con il suo superlavoro è sempre immersa in qualche ormone che ordina: ‘Smetti di fare questo. Comincia a fare quello’. Non è strano se tante cellule figlie impazziscono”. — Alternatives: New Developments in the War on Breast Cancer.
Il cancro della mammella comincia a svilupparsi quando una cellula anormale si divide, perde il controllo del suo meccanismo di crescita e dà inizio alla proliferazione. Queste cellule non smettono di riprodursi e con il tempo invadono il tessuto sano circostante, trasformando un organo sano in uno malato.
Metastasi
Quando rimane circoscritto alla mammella, il tumore maligno può essere asportato. Quando si diffonde in parti lontane del corpo, viene chiamato tumore metastatico, ed è molto probabile che causi la morte nelle donne che ne sono colpite. Man mano che nella mammella le cellule cancerose si moltiplicano e il tumore cresce di volume, queste cellule possono uscire furtivamente dalla sede primaria e infiltrarsi nei vasi sanguigni e nei linfonodi.
A questo punto le cellule tumorali possono raggiungere parti lontane del corpo. Se sfuggono alle difese immunitarie dell’organismo, formate tra l’altro dalle cellule killer presenti sia nel circolo sanguigno che nel sistema linfatico, queste cellule maligne possono colonizzare organi vitali come fegato, polmoni e cervello. Qui possono proliferare e diffondersi di nuovo, dopo avere reso questi organi cancerosi. Una volta che ci sono le metastasi, la vita della donna è in pericolo.
Perciò se si vuole sopravvivere è essenziale scoprire il cancro della mammella al primo stadio, prima che abbia la possibilità di diffondersi. Cosa può fare ogni donna per aumentare le probabilità di una diagnosi precoce? Si può fare qualcosa nel quadro della prevenzione del cancro della mammella?
[Testo in evidenza a pagina 4]
Delle donne affette da tumore al seno, 3 su 4 non possono indicare nessuna causa specifica che abbia determinato l’insorgenza del male
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Si può sopravvivereSvegliatevi! 1994 | 8 aprile
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Si può sopravvivere
SE SENTISTE dire che nel vostro quartiere si aggira un assassino, prendereste precauzioni per difendere voi stessi e la vostra famiglia? Probabilmente chiudereste a chiave e spranghereste la porta per non rendergli facile l’ingresso in casa vostra. Fareste anche attenzione a sconosciuti che sembrano sospetti e ne denuncereste subito la presenza alla polizia.
Le donne dovrebbero forse fare di meno quando si tratta di un male mortale come il cancro della mammella? Quali misure possono prendere per proteggersi e per aumentare le probabilità di sopravvivenza?
Prevenzione e alimentazione
Si calcola che negli Stati Uniti 1 tumore su 3 sia causato da fattori dietetici. Una buona alimentazione che aiuti a mantenere il sistema immunitario forte potrebbe essere la prima linea difensiva. Anche se è vero che non si conosce un alimento con cui si possa curare il cancro, mangiare certi cibi e ridurre il consumo di altri possono ritenersi misure preventive. “La corretta alimentazione potrebbe abbassare del cinquanta per cento il rischio di contrarre il cancro della mammella”, ha detto il dott. Leonard Cohen, dell’American Health Foundation di Valhalla (New York).
Gli alimenti ricchi di fibre, come il pane integrale e i cereali, possono far diminuire la quantità di prolattina ed estrogeno, forse grazie al fatto che le fibre si legano a questi ormoni che vengono così eliminati dall’organismo. Secondo il periodico Nutrition and Cancer, “questi effetti potrebbero sopprimere la fase di spinta evolutiva della cancerogenesi”.
Diminuendo il consumo di grassi saturi si può ridurre il rischio. La rivista Prevention affermava che per far scendere il consumo di grassi saturi a livelli meno pericolosi si può usare latte scremato invece di latte intero, diminuire il consumo di burro, mangiare carni più magre e scartare la pelle del pollo.
Verdure ricche di vitamina A, come carote, zucchine, patate dolci e verdure con le foglie scure, come spinaci, cavolo verde e foglie di senape, possono essere utili. Si pensa che la vitamina A ostacoli il verificarsi di mutazioni cancerogene. E verdure come cavolo broccolo, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavolo cappuccio e cipolla fresca contengono sostanze chimiche che potenziano l’azione degli enzimi protettivi.
In un suo libro il dott. Paul Rodriguez dice che il sistema immunitario, che riconosce e distrugge le cellule anormali, può essere rafforzato con l’alimentazione. Egli incoraggia a mangiare cibi ricchi di ferro, come carni magre, verdure con le foglie, crostacei, nonché frutta e verdura ricche di vitamina C. (Breast Cancer—What Every Woman Should Know) La frutta e la verdura ricche di vitamina C riducono il rischio del tumore al seno, scrive il Journal of the National Cancer Institute. La soia e i prodotti di soia non fermentata contengono genisteina, che a quanto si sa inibisce la crescita dei tumori negli esperimenti di laboratorio, ma la sua efficacia nell’uomo non è stata ancora dimostrata.
Diagnosi precoce
“Quello di scoprire presto il tumore della mammella è ancora il passo più importante per bloccarne l’evoluzione”, dice una pubblicazione. (Radiologic Clinics of North America) A questo riguardo tre passi fondamentali sono il regolare autoesame delle mammelle, un esame medico annuale e la mammografia.
L’autoesame delle mammelle dovrebbe essere eseguito regolarmente una volta al mese, poiché la donna deve stare attenta a scorgere qualsiasi cosa strana nell’aspetto o nella consistenza delle mammelle, come un indurimento o un nodulo. Se scopre qualcosa, per quanto insignificante possa apparire, deve contattare immediatamente il suo medico. Prima il nodulo viene diagnosticato e più il suo futuro dipenderà da lei. Un resoconto effettuato in Svezia mostra che se un tumore mammario non metastatico misura all’incirca un centimetro e mezzo o meno e viene asportato chirurgicamente, è possibile al 94 per cento continuare a vivere altri 12 anni.
La dottoressa Patricia Kelly fa questo commento: “Se il tumore della mammella non si ripresenta entro 12 anni e mezzo, è molto improbabile che ricompaia. . . . E si può insegnare alle donne a usare le dita per scoprire tumori al seno inferiori a un centimetro”.
Si raccomanda di farsi visitare regolarmente ogni anno da un senologo o da un medico generico, specie dopo che una donna arriva a 40 anni. Se si scopre un nodulo, è bene chiedere il parere di un altro senologo o di un chirurgo.
Secondo il centro americano per la lotta contro i tumori (National Cancer Institute), una buona arma contro i tumori al seno è una regolare mammografia. Con questo tipo di esame radiografico si può individuare un tumore forse due anni prima che si possa sentire con la palpazione. Esso viene raccomandato alle donne di oltre 40 anni. Tuttavia il dott. Daniel Kopans ci informa: “È tutt’altro che sicuro”. Non permette di individuare tutti i tumori mammari.
La dottoressa Wende Logan-Young di una clinica di New York ha detto a Svegliatevi! che se una donna o il suo medico scoprono qualcosa di anormale che non è rilevato dalla mammografia, può esserci la tendenza a ignorare i segni fisici e a credere alla radiografia. La dottoressa dice che questo è “l’errore più grande che si fa oggi”. Essa consiglia alle donne di non prendere per scontato che la mammografia possa individuare il cancro e di fare anche molto assegnamento sull’esame delle mammelle.
Anche se è vero che con la mammografia si possono localizzare i tumori, in effetti essa non permette di diagnosticare se sono benigni o maligni, cosa che è possibile solo con la biopsia. Prendete il caso di Irene, che si fece fare la mammografia. Esaminandola il medico diagnosticò che il nodulo al seno era benigno e disse: “Sono assolutamente sicuro che non si tratta di cancro”. L’infermiera che aveva eseguito la mammografia era preoccupata, ma Irene ha detto: “Pensai che se il medico era sicuro, forse la mia paura era esagerata”. Il nodulo ben presto si ingrandì, così Irene consultò un altro medico. Fu fatta la biopsia che rivelò trattarsi di un carcinoma mammario, un tumore maligno che cresce in fretta. Per stabilire se un tumore è benigno (dato che circa 8 su 10 lo sono) o maligno bisogna fare la biopsia. Se l’aspetto o la consistenza del nodulo sono sospetti o se cresce, la biopsia è necessaria.
Terapia
Al presente la chirurgia, le radiazioni e la chemioterapia costituiscono i metodi tradizionali per curare i tumori mammari. Informazioni circa il tipo di tumore, il suo volume, la sua natura invasiva, se si è esteso ai linfonodi e a che punto siete con la menopausa possono aiutare voi e il vostro medico a stabilire il tipo di terapia.
Chirurgia. Per decenni è stata largamente impiegata la mastectomia radicale, che consiste nell’asportare la mammella insieme ai muscoli e ai linfonodi sottostanti. Ma negli ultimi anni si è ricorsi a una metodica, mirante a conservare la mammella, che prevede l’asportazione del solo tumore e dei linfonodi oltre alle radiazioni, e i tassi di sopravvivenza sono pari a quelli registrati in seguito alla mastectomia. Ciò ha permesso ad alcune donne di prendere più tranquillamente la decisione di farsi togliere un piccolo tumore, essendo questa metodica meno sfigurante. Ma il British Journal of Surgery dice che le donne più giovani e quelle che hanno vari tumori nella stessa mammella o tumori di oltre tre centimetri, con il trattamento conservativo rischiano di più che il tumore ricompaia.
Un fattore importante per assicurare la sopravvivenza ed evitare che il cancro recidivi è indicato dal Cleveland Clinic Journal of Medicine: “Le trasfusioni di sangue in realtà hanno un effetto negativo sul tasso di sopravvivenza e sulla recidività dei tumori . . . dopo la mastectomia radicale modificata”. L’articolo indicava che il tasso di sopravvivenza di cinque anni era del 53 per cento per un gruppo che era stato trasfuso, mentre saliva al 93 per cento per il gruppo che non era stato trasfuso.
Un altro elemento che favorisce la sopravvivenza è menzionato da The Lancet, su cui il dott. R. A. Badwe ha scritto: “Il momento dell’intervento in relazione alla fase del ciclo mestruale ha un notevole effetto sull’esito a lungo termine per le donne colpite da cancro della mammella nel periodo della premenopausa”. L’articolo diceva che le donne che si erano sottoposte a resezione di un tumore durante una fase di stimolo degli estrogeni si erano trovate peggio di quelle operate durante altre fasi del ciclo mestruale: il 54 per cento era vissuto ancora dieci anni, mentre dell’altro gruppo l’84 per cento. Veniva detto che il tempo ottimale per l’intervento nelle donne colpite da tumore al seno nel periodo della premenopausa è almeno 12 giorni dopo l’ultima mestruazione.
Radioterapia. Con la radioterapia si uccidono le cellule cancerose. Nel caso della terapia conservativa, tumori microscopici possono sfuggire al bisturi del chirurgo mentre cerca di salvare la mammella. Con la radioterapia si possono distruggere le cellule in circolazione. Ma con le radiazioni c’è un lieve rischio di provocare un tumore nell’altra mammella. Il dott. Benedick Fraass raccomanda di rendere minima l’esposizione dell’altra mammella alle radiazioni. Egli dice: “Con poche semplici manovre è possibile ridurre in modo significativo la dose che l’altra mammella riceve durante l’irradiazione della prima”. Egli suggerisce di mettere sopra l’altra mammella uno schermo di piombo dello spessore di due centimetri e mezzo.
Chemioterapia. Nonostante gli sforzi compiuti per estirpare chirurgicamente i tumori al seno, dal 25 al 30 per cento delle donne a cui è stato appena diagnosticato un tumore al seno avrà metastasi nascoste troppo piccole perché all’inizio producano sintomi. La chemioterapia è un metodo di cura che impiega agenti chimici per cercare di distruggere le cellule che invadono altre parti del corpo.
L’efficacia della chemioterapia è limitata perché i tumori maligni sono formati di diversi tipi di cellule, ciascuna con la propria sensibilità ai farmaci. Le cellule che sopravvivono alla cura possono produrre una nuova generazione di tumori resistenti ai farmaci. Ma il numero di The Lancet del gennaio 1992 forniva le prove che la chemioterapia ha fatto salire dal 5 al 10 per cento le probabilità di sopravvivere un altro decennio, secondo l’età della donna.
Tra gli effetti collaterali della chemioterapia ci possono essere nausea, vomito, perdita dei capelli, emorragie, lesioni cardiache, immunodepressione, sterilità e leucemia. John Cairns, scrivendo su Scientific American, ha fatto i seguenti commenti: “Questi possono sembrare rischi relativamente minori per una paziente con un tumore a uno stadio avanzato e in rapida crescita, ma sarebbero da considerare seriamente nel caso di una donna con un tumore mammario piccolo [1 centimetro] e a quanto pare localizzato. Ha soltanto il 10 per cento circa di probabilità di morire di cancro entro cinque anni anche se non si sottopone a ulteriori cure dopo l’intervento chirurgico”.
Ormonoterapia. La terapia con antiestrogeno sopprime gli effetti dell’estrogeno, che sono quelli di stimolare la crescita. Consiste nel ridurre i livelli di estrogeno nelle donne in premenopausa con la rimozione chirurgica delle ovaie o con i farmaci. The Lancet indicava un margine di sopravvivenza di dieci anni per ogni 8-12 donne su 100 curate nell’uno o nell’altro modo.
Qualsiasi donna colpita da cancro della mammella dovrà stare in cura per tutta la vita. Occorre un controllo attento e costante, poiché se uno schema terapeutico fallisce e il tumore ricompare, possono risultare efficaci altri tipi di cura.
Un altro tipo di terapia contro il cancro che segue un approccio diverso riguarda una sindrome detta cachessia. Un periodico spiega che due terzi di tutti i decessi per cancro sono attribuibili alla cachessia, termine usato per indicare il deperimento dei muscoli e di altri tessuti. (Cancer Research) Il dott. Joseph Gold, dell’Istituto per le Ricerche sui Tumori di Syracuse (Stati Uniti), ha detto a Svegliatevi!: “Riteniamo che una formazione tumorale non possa estendersi nell’organismo se i percorsi biochimici della cachessia non sono aperti”. Uno studio clinico, in cui si è fatto uso di solfato di idrazina, un farmaco non tossico, mostra che alcuni di questi percorsi possono essere bloccati. Si è conseguita una condizione stabile nel 50 per cento delle pazienti interessate affette da tumore al seno all’ultimo stadio.
Alcune donne con un tumore al seno che non volevano l’intervento chirurgico o una cura tossica sono ricorse a terapie alternative che vanno sotto il nome di medicina complementare. Le terapie variano, e alcune si basano sull’alimentazione e sulle erbe, come la terapia Hoxsey. Ma sono stati pubblicati pochi studi che permettano di valutare l’efficacia di queste cure.
Anche se questo articolo ha lo scopo di far conoscere cosa si può fare per combattere il cancro e sopravvivere, Svegliatevi! non intende raccomandare nessuna di queste terapie. Incoraggiamo tutti a esaminare con cautela le diverse metodiche a cui si può ricorrere per curare questo male. — Proverbi 14:15.
Stress e tumore al seno
Scrivendo sul periodico Acta neurologica, il dott. H. Baltrusch spiega che lo stress estremo o prolungato può ridurre le difese antitumorali del sistema immunitario. Il sistema immunitario delle donne che sono affaticate, che soffrono di depressione o che sono prive di appoggio morale potrebbe essere compromesso niente meno che del 50 per cento.
Pertanto il dott. Basil Stoll in un suo libro ha sottolineato: “Va compiuto ogni sforzo per ridurre al minimo l’inevitabile trauma fisico e psicologico che le malate di cancro subiscono durante la terapia e dopo”. (Mind and Cancer Prognosis) Ma che tipo di appoggio è necessario?
[Testo in evidenza a pagina 7]
Anche se è vero che non si conosce un alimento con cui si possa curare il cancro, mangiare certi cibi e ridurre il consumo di altri possono ritenersi misure preventive. ‘La corretta alimentazione potrebbe abbassare del cinquanta per cento il rischio del cancro’, ha detto il dott. Leonard Cohen
[Testo in evidenza a pagina 8]
“Quello di scoprire presto il tumore della mammella è ancora il passo più importante per bloccarne l’evoluzione”, dice “Radiologic Clinics of North America”. A questo riguardo tre passi fondamentali sono il regolare autoesame delle mammelle, un esame medico annuale e la mammografia
[Testo in evidenza a pagina 10]
Il sistema immunitario delle donne che sono affaticate, che soffrono di depressione o che sono prive di appoggio morale potrebbe essere compromesso
[Riquadro a pagina 9]
Autoesame: un controllo da fare ogni mese
L’AUTOESAME delle mammelle dovrebbe essere effettuato da quattro a sette giorni dopo il periodo mestruale. Anche dopo la menopausa il controllo va fatto tutti i mesi nello stesso giorno.
Sintomi da cercare ogni mese nello stesso giorno
• Nodulo di qualsiasi grandezza (piccolo o grande) o indurimento della mammella.
• Raggrinzimento o cambiamento di colore della cute della mammella, che assume un aspetto a buccia d’arancia.
• Ripiegamento all’interno o retrazione del capezzolo.
• Eruzione sul capezzolo o desquamazione o fuoriuscita di liquido.
• Ghiandole ingrossate sotto le ascelle.
• Cambiamenti nei nevi o nelle incisioni della mammella.
• Accresciuta asimmetria delle mammelle.
Autopalpazione
Stando in piedi sollevare il braccio sinistro. Usando la mano destra e partendo dalla parte esterna della mammella, premere con i polpastrelli in senso circolare, spostandoli lentamente attorno alla mammella e verso il capezzolo. Controllate anche la zona fra l’ascella e la mammella.
Stando sdraiate, mettete un cuscino sotto la spalla sinistra e il braccio sinistro sopra o dietro la testa. Eseguite lo stesso movimento circolare descritto sopra. Fate all’inverso per il lato destro.
Schiacciate delicatamente il capezzolo per controllare che non ci siano fuoriuscite di liquido. Ripetete l’operazione per la mammella destra.
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L’appoggio che contaSvegliatevi! 1994 | 8 aprile
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L’appoggio che conta
“HO DOVUTO lottare contro la paura della morte e la depressione periodica”, racconta Virginia, una testimone di Geova dell’Argentina. Nella lotta contro il cancro della mammella subì la mastectomia radicale e l’asportazione di entrambe le ovaie.a
Effettivamente la paura di morire di tumore al seno è universale. Questa paura, unita al terrore dell’invalidità e a una perdita intimamente legata alla femminilità e alla capacità di allevare figli, può avere un effetto sconvolgente nella vita di una donna. Può sentirsi così isolata da cadere rapidamente nella disperazione più nera. Come le si possono risparmiare conseguenze tanto penose a livello emotivo?
Bisogno di appoggio
“Ha bisogno di appoggio!”, afferma Joan, un’americana. Sua madre e sua nonna sono state vittime del cancro della mammella, e adesso lei deve affrontare la stessa lotta. Questo è un momento in cui familiari e amici devoti possono dare conforto, appoggio e aiuto. Terry, il marito, diede a Joan tutto il sostegno pratico di cui aveva bisogno. Terry spiega: “Capii che dovevo esercitare un’influenza stabilizzatrice. Dovevo aiutare Joan a prendere decisioni relative alla cura che le dessero sicurezza e forza per lottare e non arrendersi. Dovemmo imparare a combattere la sua paura dell’intervento chirurgico e feci il possibile affinché le sue domande e i suoi timori venissero presi in considerazione nelle nostre conversazioni con i medici”. Terry ha aggiunto: “È qualcosa che possiamo fare per i nostri familiari e per i compagni di fede che non hanno il sostegno della famiglia. Possiamo essere i loro occhi, i loro orecchi e la loro voce con il personale medico”.
Speciale attenzione va prestata alle donne che non sono sposate o sono vedove. Diana, un’australiana, ci dice: “Mio marito è morto cinque anni fa dopo essere stato operato di cancro, ma i miei figli mi hanno aiutata a colmare il vuoto. Sono stati gentili ma non sentimentali. Mi hanno dato forza. Si sono occupati di tutto rapidamente e con calma”.
Un tumore al seno sconvolge tutta la famiglia. Quindi tutti i familiari hanno bisogno dell’amorevole interessamento e dell’appoggio di altri (in particolare dei propri fratelli e sorelle spirituali, se sono testimoni di Geova).
Rebecca, un’americana la cui madre ha lottato contro il cancro mammario, spiega: “La congregazione è come una famiglia più grande e quello che fanno i suoi componenti influisce enormemente sui vostri sentimenti. Anche se personalmente non erano d’accordo con la cura non convenzionale scelta da mia madre, molti ci diedero appoggio morale con telefonate e visite. Alcuni venivano addirittura ad aiutarci a preparare i suoi cibi speciali. Gli anziani disposero un collegamento telefonico affinché non perdessimo mai le adunanze. La congregazione ci inviò perfino un biglietto con un dono in denaro”.
Joan ammette: “Ancor oggi quando penso all’amore mostrato dai miei fratelli e dalle mie sorelle spirituali mi viene la pelle d’oca! Per sette settimane, cinque giorni la settimana, le mie amorevoli sorelle mi accompagnarono a turno all’ospedale per la terapia. Ed era un viaggio di 150 chilometri fra andata e ritorno! Sono molto grata a Geova della ricca benedizione di questa fratellanza cristiana!”
Un altro modo in cui tutti possiamo dare incoraggiamento e appoggio è con i nostri commenti edificanti. Bisogna fare attenzione a non essere causa involontaria di angoscia parlando con insistenza di cose negative. June, del Sudafrica, spiega: “Non ci si può aspettare che chi non ha avuto il cancro dica proprio la cosa giusta. Per quel che mi riguarda, preferivo che gli altri non menzionassero casi di cancro a meno che non avessero avuto esito positivo”. La giapponese Noriko è d’accordo e dice: “Se mi parlano di qualcuno che è guarito e non ha avuto recidive, allora anch’io posso sperare che mi accada la stessa cosa”.
Tenete presente che alcune donne preferirebbero non parlare sempre della loro salute. Altre, invece, per stare bene hanno bisogno di parlare della loro esperienza inerente al cancro della mammella, specie con le persone che sono loro più vicine. Come si fa a sapere qual è la cosa più vantaggiosa? Helen, un’americana, suggerisce: “Chiedete alla donna se vuole parlarne, e lasciate parlare lei”. Sì, “siate pronti ad ascoltare”, dice la danese Ingelise. “State semplicemente con lei affinché non rimanga sola con i suoi tristi pensieri”.
Sforzarsi di vedere le cose con ottimismo
La terapia per il tumore al seno può lasciare la paziente affaticata ed esausta per settimane, mesi o anni. Una delle cose più difficili per una donna malata di tumore al seno potrebbe essere il dover riconoscere che non può più fare quello che faceva prima. Scendere a patti con il proprio corpo significherà organizzare la propria vita in modo da riposarsi durante la giornata.
Quando sopravviene la depressione bisogna agire prontamente per mantenere uno spirito ottimista. Noriko narra la sua esperienza: “Ero depressa per effetto dell’ormonoterapia. In questa condizione non potevo fare le cose che volevo e cominciai a sentirmi inutile nei confronti di Geova e della congregazione cristiana. Mentre diventavo sempre più negativa, mi venivano in mente le ultime sofferenze dei miei familiari che erano morti di cancro. Ero divorata dalla paura mentre mi chiedevo: ‘Riuscirò a sopportarle come hanno fatto loro?’”
Noriko continua: “Fu a quel punto che feci uno sforzo per cambiare il mio modo di pensare usando le pubblicazioni dei testimoni di Geova. Così fui aiutata a riflettere sul modo in cui Geova considera la nostra esistenza. Imparai che la santa devozione si mostra non con la quantità di lavoro che si compie, ma con il motivo per cui si compie. Poiché volevo che Geova si compiacesse della condizione del mio cuore e della mia mente, decisi che dovevo servirlo con gioia e con tutta l’anima anche se potevo fare ben poco nel ministero cristiano”.
Molte donne che lottano contro il cancro della mammella vivono a lungo nell’incertezza e tendono a diventare pessimiste. Diana spiega che ciò che l’ha aiutata di più è stato riempire il cuore e la mente di tutte le belle cose che Geova Dio le ha dato: “La famiglia, gli amici, la bella musica, la possibilità di guardare il possente mare e i bei tramonti”. In particolare dà questo incoraggiamento: “Parlate ad altri del Regno di Dio. E nutrite vero desiderio delle condizioni che ci saranno sotto il Regno, dove le malattie non esisteranno più!” — Matteo 6:9, 10.
Virginia trova la forza per combattere la depressione anche meditando sullo scopo della sua vita: “Voglio realmente vivere perché ho un’opera tanto importante da compiere”. In quanto ai momenti critici, quando riaffiora la paura, dice: “Confido pienamente in Geova, sapendo che non mi abbandonerà mai. E penso al versetto biblico di Salmo 116:9, dove mi viene assicurato che ‘camminerò dinanzi a Geova nei paesi di quelli che vivono’”.
Tutte queste donne hanno incentrato la loro speranza su Geova, l’Iddio della Bibbia. Il libro biblico di 2 Corinti, nel capitolo 1, ai versetti 3 e 4, chiama Geova “l’Iddio di ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione”. Ci si può aspettare che Geova stenda la sua mano per sostenere quelli che hanno bisogno di conforto?
La giapponese Mieko risponde: “Sono convinta che rimanendo nel suo servizio riceverò da Geova tanto conforto e aiuto”. Anche Yoshiko ci dice: “Sebbene gli altri possano non comprendere le mie sofferenze, Geova sa tutto e sono convinta che mi ha aiutata secondo il bisogno”.
Joan dice: “La preghiera ha il potere di risollevarti dalla disperazione e di rimetterti in piedi. Quando penso alle straordinarie guarigioni compiute da Gesù allorché era sulla terra e alla guarigione completa che opererà nel nuovo mondo, come mi confortano quelle parole!” — Matteo 4:23, 24; 11:5; 15:30, 31.
Potete immaginare un mondo senza tumori al seno, anzi, un mondo del tutto senza malattie? Questa è la promessa fatta dall’Iddio di ogni conforto, Geova. Isaia 33:24 parla del tempo in cui nessuno sulla terra dirà mai che è malato. Questa speranza si avvererà presto quando il Regno di Dio retto da suo Figlio, Cristo Gesù, eserciterà il pieno dominio sulla terra, cancellando ogni causa di infermità, dolore e morte! Perché non leggete la descrizione di questa meravigliosa speranza in Rivelazione (Apocalisse) 21:3-5? Fatevi coraggio e affrontate il futuro con l’appoggio che dà vero conforto.
[Nota in calce]
a Nel periodo che precede la menopausa le ovaie sono le maggiori produttrici di estrogeni.
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