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  • Geova, il nostro Padre teneramente compassionevole
    La Torre di Guardia 1994 | 1° novembre
    • Geova, il nostro Padre teneramente compassionevole

      “Geova è molto tenero in affetto e compassionevole”. — GIACOMO 5:11, nota in calce.

      1. Perché gli umili sono attratti da Geova Dio?

      L’UNIVERSO è così grande che gli astronomi non sono neppure in grado di contare tutte le galassie. La Via Lattea, la nostra galassia, è così enorme che l’uomo non riuscirebbe neppure a contarne tutte le stelle. Alcune stelle, come Antares, sono migliaia di volte più grandi e più luminose del nostro sole. Come dev’essere potente il grande Creatore di tutte le stelle dell’universo! In realtà egli è “Colui che ne fa uscire l’esercito perfino a numero, che tutte chiama perfino per nome”. (Isaia 40:26) Tuttavia questo stesso Dio che incute riverenza è anche “molto tenero in affetto e compassionevole”. Sapere questo è di grande ristoro per gli umili servitori di Geova, specie per quelli che soffrono a causa di persecuzione, malattie, depressione o altre avversità.

      2. Come vengono spesso considerati i teneri sentimenti dalle persone di questo mondo?

      2 Per molti i sentimenti più dolci, come i “teneri affetti e [le] compassioni” di Cristo, sono indice di debolezza. (Filippesi 2:1) Influenzati dalla filosofia evoluzionistica, costoro incoraggiano le persone a mettere se stesse al primo posto anche se questo significa calpestare i sentimenti altrui. Alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport sono dei duri che non piangono né mostrano tenero affetto. Certi governanti politici agiscono in modo simile. Il filosofo stoico Seneca, che educò il crudele imperatore Nerone, dichiarò che “la pietà è una debolezza”. Un’enciclopedia afferma: “Lo stoicismo . . . continua a influire sulla mente degli uomini perfino al presente”. — M’Clintock e Strong, Cyclopædia.

      3. Quale descrizione di se stesso fece Geova a Mosè?

      3 La personalità del Creatore del genere umano è invece rincorante. Facendo a Mosè una descrizione di se stesso, disse: “Geova, Geova, Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità, . . . che perdona l’errore e la trasgressione e il peccato, ma non esenterà affatto dalla punizione”. (Esodo 34:6, 7) È vero che Geova termina questa descrizione di se stesso dando risalto alla sua giustizia. Non esenterà i peccatori volontari dalla punizione che meritano. Tuttavia egli si descrive innanzi tutto come un Dio misericordioso.

      4. Qual è l’incoraggiante significato del termine ebraico spesso tradotto “misericordia”?

      4 A volte la parola “misericordia” viene intesa solo nel freddo senso giudiziario di trattenere la punizione. Tuttavia confrontando varie traduzioni della Bibbia si comprende l’ampio significato del termine ebraico derivante dal verbo rachàm, che secondo alcuni studiosi significa “essere tenero”. “Rachàm”, spiega un libro , “esprime un profondo e tenero sentimento di compassione, come quello che si prova vedendo chi ci è caro o bisognoso di aiuto in uno stato di debolezza o sofferenza”. (Synonyms of the Old Testament) Altre incoraggianti definizioni di questa qualità desiderabile si possono trovare in Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2, pagine 294-8.

      5. In che modo era evidente la misericordia nella Legge mosaica?

      5 La tenera compassione di Dio è chiaramente evidente nella Legge che diede alla nazione d’Israele. Chi era in condizioni svantaggiate, come vedove, orfani e poveri, doveva essere trattato in maniera compassionevole. (Esodo 22:22-27; Levitico 19:9, 10; Deuteronomio 15:7-11) Tutti, compresi gli schiavi e gli animali, dovevano trarre beneficio dal settimanale sabato di riposo. (Esodo 20:10) Dio, inoltre, notava coloro che trattavano teneramente i miseri. Proverbi 19:17 dichiara: “Chi mostra favore al misero presta a Geova, ed Egli gli ripagherà il suo trattamento”.

      I limiti della compassione divina

      6. Perché Geova mandò profeti e messaggeri al suo popolo?

      6 Gli israeliti portavano il nome di Dio e adoravano nel tempio di Gerusalemme, che era “una casa [edificata] al nome di Geova”. (2 Cronache 2:4; 6:33) Col tempo, però, finirono per tollerare immoralità, idolatria e omicidio, recando grande vituperio sul nome di Geova. In armonia con la sua personalità compassionevole, Dio cercò pazientemente di correggere questa deplorevole situazione senza portare la calamità sull’intera nazione. Egli “mandava avvertimenti contro di loro per mezzo dei suoi messaggeri, mandando più volte, perché provò compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma si facevano continuamente beffe dei messaggeri del vero Dio e disprezzavano le sue parole e schernivano i suoi profeti, finché il furore di Geova salì contro il suo popolo, finché non ci fu guarigione”. — 2 Cronache 36:15, 16.

      7. Cosa accadde al regno di Giuda quando la compassione di Geova raggiunse il limite?

      7 È vero che Geova è compassionevole e lento all’ira, ma quando è necessario manifesta giusta ira. A quel tempo la compassione divina aveva raggiunto il limite. Riguardo alle conseguenze leggiamo che Geova “fece dunque salire contro di loro il re dei caldei, che uccideva i loro giovani con la spada nella casa del loro santuario, né provò compassione di giovane o vergine, vecchio o decrepito. Diede tutto nella sua mano”. (2 Cronache 36:17) Così Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti e la nazione fu portata schiava a Babilonia.

      Compassione per il suo nome

      8, 9. (a) Perché Geova dichiarò che avrebbe avuto compassione del suo nome? (b) Come furono messi a tacere i nemici di Geova?

      8 Le nazioni circostanti si rallegrarono di questa calamità. Con scherno dissero: “Questi sono il popolo di Geova, e sono usciti dal suo paese”. Consapevole di questo biasimo, Geova dichiarò: “Avrò compassione del mio santo nome . . . E certamente santificherò il mio grande nome, . . . e le nazioni dovranno conoscere che io sono Geova”. — Ezechiele 36:20-23.

      9 Dopo che la sua nazione era stata in schiavitù per 70 anni, il compassionevole Dio Geova la liberò e le permise di tornare a ricostruire il tempio di Gerusalemme. Questo mise a tacere le nazioni circonvicine, che guardarono con stupore. (Ezechiele 36:35, 36) Ma purtroppo la nazione d’Israele si abbandonò di nuovo a pratiche errate. Un fedele ebreo, Neemia, aiutò a correggere la situazione. In una preghiera pronunciata pubblicamente egli passò in rassegna il modo compassionevole in cui Dio aveva trattato la nazione, dicendo:

      10. In che modo Neemia mise in risalto la compassione di Geova?

      10 “Nel tempo della loro angustia gridavano a te, e tu stesso udivi dai medesimi cieli; e secondo la tua abbondante misericordia davi loro dei salvatori che li salvavano dalla mano dei loro avversari. Ma appena avevano riposo, facevano di nuovo ciò che era male dinanzi a te, e tu li lasciavi in mano ai loro nemici, che li calpestavano. Quindi tornavano e invocavano il tuo aiuto, e tu stesso udivi dai medesimi cieli e li liberavi secondo la tua abbondante misericordia, più volte. . . . Tu fosti indulgente con loro per molti anni”. — Neemia 9:26-30; vedi anche Isaia 63:9, 10.

      11. Che differenza c’è fra Geova e gli dèi degli uomini?

      11 Infine, dopo avere crudelmente rigettato il diletto Figlio di Dio, la nazione ebraica perse per sempre la sua condizione privilegiata. Il leale attaccamento di Dio alla nazione era durato più di 1.500 anni. È una perenne testimonianza del fatto che Geova è davvero un Dio di misericordia. Che differenza tra lui e gli dèi crudeli e insensibili inventati da uomini peccatori! — Vedi pagina 8.

      La massima espressione di compassione

      12. Quale fu la massima espressione di compassione da parte di Dio?

      12 La massima espressione di compassione da parte di Dio fu quella di mandare il suo diletto Figlio sulla terra. È vero che Gesù, con la sua vita integra, recò grande piacere a Geova, fornendogli una risposta perfetta da dare alle false accuse del Diavolo. (Proverbi 27:11) Ma nello stesso tempo il fatto di dover assistere alla morte crudele e umiliante di suo Figlio procurò senz’altro a Geova un dolore più grande di quello che qualsiasi genitore umano abbia mai dovuto sopportare. Fu un sacrificio molto amorevole, che aprì la via per la salvezza dell’umanità. (Giovanni 3:16) Come aveva predetto Zaccaria, padre di Giovanni il Battezzatore, questo sacrificio esaltò la “tenera compassione del nostro Dio”. — Luca 1:77, 78.

      13. In quale modo rimarchevole Gesù ha rispecchiato alla perfezione la personalità del Padre?

      13 La venuta del Figlio di Dio sulla terra fece anche comprendere meglio all’umanità la personalità di Geova. In che senso? In quanto Gesù rispecchiò alla perfezione la personalità del Padre, specie nel modo teneramente compassionevole in cui trattò i miseri! (Giovanni 1:14; 14:9) A questo riguardo i tre scrittori evangelici Matteo, Marco e Luca usano un verbo greco, splagchnìzomai, che deriva dal sostantivo reso “intestini”. “Dalla sua stessa derivazione”, spiega l’erudito biblico William Barclay, “si può vedere che descrive non una pietà o compassione comune, ma un sentimento che tocca un uomo sino nel suo più profondo essere. È il termine greco più vigoroso per esprimere il sentimento della compassione”. Viene tradotto in vari modi come essere “mosso a pietà” o ‘provare pietà’. — Marco 6:34; 8:2.

      Occasioni in cui Gesù provò pietà

      14, 15. In che modo Gesù è mosso a pietà in una città della Galilea, e cosa illustra questo?

      14 Il luogo è una città della Galilea. Un uomo “pieno di lebbra” si avvicina a Gesù senza dare il consueto avvertimento. (Luca 5:12) Gesù lo rimprovera forse aspramente per non aver gridato “Impuro, impuro”, come richiedeva la Legge di Dio? (Levitico 13:45) No. Gesù ascolta la disperata implorazione dell’uomo: “Se vuoi, mi puoi rendere puro”. “Mosso a pietà”, Gesù stende la mano e tocca il lebbroso, dicendo: “Lo voglio. Sii reso puro”. L’uomo guarisce all’istante. In tal modo Gesù non solo dà una dimostrazione dei poteri miracolosi di cui Dio lo ha dotato ma anche dei teneri sentimenti che lo spingono a servirsi di tali poteri. — Marco 1:40-42.

      15 Bisogna forse avvicinare Gesù prima che egli mostri sentimenti di compassione? No. Qualche tempo dopo Gesù si imbatte in un corteo funebre che esce dalla città di Nain. Senza dubbio Gesù ha già assistito a molti funerali, ma questo è particolarmente tragico. Il morto è il figlio unico di una vedova. “Mosso a pietà”, Gesù le si avvicina e dice: “Smetti di piangere”. Dopo di che compie un miracolo straordinario: riporta in vita il figlio della donna. — Luca 7:11-15.

      16. Perché Gesù prova pietà per le grandi folle che lo seguono?

      16 Dagli avvenimenti narrati sopra si impara una chiara lezione, cioè che quando Gesù è “mosso a pietà” fa qualcosa di concreto per aiutare. In un’occasione successiva Gesù osserva le grandi folle che lo seguono. Matteo riferisce che “ne ebbe pietà, perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. (Matteo 9:36) I farisei fanno ben poco per soddisfare la fame spirituale della gente comune. Anzi, aggravano gli umili di molte regole non necessarie. (Matteo 12:1, 2; 15:1-9; 23:4, 23) Essi rivelarono ciò che pensavano della gente comune quando dissero di quelli che ascoltavano Gesù: “Questa folla che non conosce la Legge è gente maledetta”. — Giovanni 7:49.

      17. La pietà per le folle cosa spinge Gesù a fare, e quali istruzioni di vasta portata dà in quell’occasione?

      17 Gesù invece è profondamente impietosito dalla triste condizione spirituale delle folle. Ma gli interessati sono troppi perché possa prestare attenzione a ognuno di loro. Perciò dice ai discepoli di pregare per avere più operai. (Matteo 9:35-38) In armonia con queste preghiere Gesù manda gli apostoli a portare il messaggio: “Il regno dei cieli si è avvicinato”. Le istruzioni date in quell’occasione sono state una guida preziosa per i cristiani fino ai nostri giorni. Senza dubbio i sentimenti di compassione spingono Gesù a soddisfare la fame spirituale del genere umano. — Matteo 10:5-7.

      18. Come si comporta Gesù quando le folle si intromettono nella sua vita privata, e quale lezione apprendiamo da questo?

      18 In un’altra occasione Gesù si preoccupa di nuovo dei bisogni spirituali delle folle. Questa volta lui e gli apostoli sono stanchi dopo un intenso giro di predicazione e cercano un luogo di riposo. Ma la gente li trova subito. Marco scrive che Gesù, invece di irritarsi per questa intromissione nella loro vita privata, “fu mosso a pietà”. E cosa suscitò in Gesù questi profondi sentimenti? “Erano come pecore senza pastore”. Di nuovo Gesù, spinto dai suoi sentimenti, comincia a parlare alle folle “del regno di Dio”. Sì, egli fu così profondamente impietosito dalla loro fame spirituale che rinunciò al necessario riposo per insegnare loro. — Marco 6:34; Luca 9:11.

      19. In che modo l’interesse di Gesù per le folle va oltre i loro bisogni spirituali?

      19 Anche se si interessava primariamente dei bisogni spirituali delle persone, Gesù non trascurò mai i loro elementari bisogni fisici. In quella stessa circostanza “sanava quelli che avevano bisogno di guarigione”. (Luca 9:11) In un’occasione successiva le folle erano state con lui per parecchio tempo ed erano lontane da casa. Comprendendo i loro bisogni fisici, Gesù disse ai discepoli: “Provo pietà per la folla, perché sono già tre giorni che stanno con me e non hanno da mangiare; e non voglio mandarli via digiuni. Potrebbero venir meno per la strada”. (Matteo 15:32) Ora Gesù fa qualcosa per evitare eventuali sofferenze. Provvede miracolosamente a migliaia di uomini, donne e bambini un pasto con sette pani e alcuni pesciolini.

      20. Cosa apprendiamo dall’ultimo episodio in cui si legge che Gesù fu mosso a pietà?

      20 L’ultimo episodio in cui si legge che Gesù fu mosso a pietà avvenne durante il suo ultimo viaggio a Gerusalemme. Grandi folle viaggiano con lui per andare a celebrare la Pasqua. Vicino a Gerico, lungo la strada, due mendicanti ciechi continuano a gridare: “Signore, . . . abbi misericordia di noi!” La folla cerca di metterli a tacere, ma Gesù li chiama e chiede loro cosa vogliono che faccia. “Signore, si aprano i nostri occhi”, lo supplicano. “Mosso a pietà”, Gesù tocca i loro occhi ed essi ricevono la vista. (Matteo 20:29-34) Che importante lezione apprendiamo da questo! Gesù sta per iniziare l’ultima settimana del suo ministero terreno. Ha molto lavoro da compiere prima di subire una morte crudele per mano degli agenti di Satana. Tuttavia non permette che la tensione di quei gravi momenti soffochi i suoi teneri sentimenti di compassione di fronte a bisogni umani meno importanti.

      Illustrazioni che danno risalto alla compassione

      21. Cos’è illustrato dal fatto che il padrone annulla il grosso debito del suo schiavo?

      21 Il verbo greco splagchnìzomai, usato in questi episodi della vita di Gesù, si trova anche in tre sue illustrazioni. In un racconto uno schiavo implora che gli sia concesso del tempo per pagare un grosso debito. Il padrone, “mosso a pietà”, annulla il debito. Questo illustra che Geova Dio ha mostrato grande compassione annullando un grosso debito di peccato a ogni singolo cristiano che esercita fede nel sacrificio di riscatto di Gesù. — Matteo 18:27; 20:28.

      22. Cosa illustra la parabola del figlio prodigo?

      22 C’è poi il racconto del figlio prodigo. Rammentate ciò che accade quando il figlio ribelle torna a casa. “Mentre era ancora lontano, suo padre lo scorse e fu mosso a pietà, e corse e gli si gettò al collo e lo baciò teneramente”. (Luca 15:20) Questo indica che quando un cristiano che è diventato ribelle si pente sinceramente, Geova prova pietà e lo riaccetta. Pertanto con queste due illustrazioni Gesù mostra che il nostro Padre Geova “è molto tenero in affetto e compassionevole”. — Giacomo 5:11, nota in calce.

      23. Quale lezione apprendiamo dall’illustrazione di Gesù del buon samaritano?

      23 Nella terza illustrazione splagchnìzomai è riferito al compassionevole samaritano che “fu mosso a pietà” per la triste sorte di un ebreo che era stato derubato e lasciato mezzo morto. (Luca 10:33) Spinto da questi sentimenti il samaritano fece tutto ciò che era in suo potere per aiutare il forestiero. Ciò sta a indicare che Geova e Gesù si aspettano che i veri cristiani seguano il loro esempio nel manifestare tenerezza e compassione. Alcuni modi in cui possiamo far questo verranno presi in esame nel prossimo articolo.

  • Geova, il nostro Padre teneramente compassionevole
    La Torre di Guardia 1994 | 1° novembre
    • [Riquadro alle pagine 12 e 13]

      UN TERMINE ESPRESSIVO PER “TENERA AMOREVOLE CURA”

      “OH I miei intestini, i miei intestini!” gridò il profeta Geremia. Si stava forse lamentando di un dolore viscerale per aver mangiato qualcosa di cattivo? No, Geremia usava una metafora ebraica per descrivere la sua profonda preoccupazione per la calamità che si sarebbe abbattuta sul regno di Giuda. — Geremia 4:19.

      Dato che Geova Dio nutre profondi sentimenti, la parola ebraica resa “intestini” o “viscere” (meʽìm) è usata anche per descrivere i suoi teneri sentimenti. Per esempio, decenni prima dei giorni di Geremia il regno delle dieci tribù d’Israele fu asservito al re d’Assiria. Geova permise questo per punire gli israeliti della loro infedeltà. Ma Dio si dimenticò forse che erano in esilio? No, li amava ancora profondamente in quanto facevano parte del popolo del suo patto. Riferendosi a loro con il nome dell’importante tribù di Efraim, Geova chiese: “È Efraim per me un figlio prezioso, o un fanciullo diletto? Poiché nella misura in cui ho parlato contro di lui, immancabilmente lo ricorderò ancora. Perciò i miei intestini son divenuti tumultuosi per lui. Avrò senz’altro pietà di lui”. — Geremia 31:20.

      Dicendo “i miei intestini son divenuti tumultuosi”, Geova usò una metafora per descrivere i profondi sentimenti di affetto che provava per il suo popolo in esilio. Nel suo commento a questo versetto, l’erudito biblico E. Henderson scrisse: “Nulla può superare la commovente manifestazione di teneri sentimenti di un genitore verso un figlio prodigo che ritorna, quella che abbiamo qui da parte di Geova. . . . Sebbene egli avesse parlato così contro [gli efraimiti idolatri] e li avesse puniti . . . , non li dimenticò mai, ma, al contrario, si rallegrò pensando che alla fine si sarebbero ripresi”.

      La parola greca resa “viscere” o “intestini” è usata in modo simile nelle Scritture Greche Cristiane. Quando non è usata in senso letterale, come in Atti 1:18, si riferisce ai teneri sentimenti di affetto o compassione. (Filemone 12) A volte è unita al termine che significa “buono” o “bene”. Gli apostoli Paolo e Pietro usano questa espressione quando incoraggiano i cristiani ad essere “teneramente compassionevoli”, letteralmente “ben disposti alla pietà”. (Efesini 4:32; 1 Pietro 3:8) La parola greca resa “intestini” può anche essere unita al termine polỳ, nel qual caso significa letteralmente “avere molte viscere”. Questa rarissima espressione greca è usata solo una volta nella Bibbia, e si riferisce a Geova Dio. La Traduzione del Nuovo Mondo la rende così: “Geova è molto tenero in affetto”. — Giacomo 5:11.

      Come dovremmo essere grati che Geova Dio, il più potente dell’universo, sia così diverso dai crudeli dèi inventati da uomini privi di compassione! Imitando il loro Dio ‘teneramente compassionevole’, i veri cristiani sono spinti ad agire allo stesso modo nei rapporti che hanno gli uni con gli altri. — Efesini 5:1.

      [Immagine a pagina 10]

      Quando la sua compassione raggiunse il limite, Geova permise ai babilonesi di sconfiggere il suo popolo ribelle

      [Immagine a pagina 11]

      Veder morire il suo diletto Figlio deve aver procurato a Geova Dio il più grande dolore che mai qualcuno abbia dovuto sopportare

      [Immagine a pagina 15]

      Gesù rispecchiò alla perfezione il suo compassionevole Padre

  • Siate teneramente compassionevoli
    La Torre di Guardia 1994 | 1° novembre
    • Siate teneramente compassionevoli

      “Rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità”. — COLOSSESI 3:12.

      1. Perché oggi c’è tanto bisogno di compassione?

      MAI prima d’ora tante persone hanno avuto bisogno di compassionevole assistenza. Dovendo affrontare malattie, fame, disoccupazione, delinquenza, guerre, anarchia e disastri naturali, milioni di persone hanno bisogno di aiuto. Ma c’è un problema ancora più grave, cioè la condizione spirituale disperata in cui versa l’umanità. Satana, sapendo che il suo tempo è breve, “svia l’intera terra abitata”. (Rivelazione 12:9, 12) Quindi in particolare coloro che sono fuori della vera congregazione cristiana corrono il pericolo di perdere la vita, e la Bibbia esclude qualsiasi speranza di risurrezione per coloro che verranno distrutti durante il prossimo giorno di giudizio di Dio. — Matteo 25:31-33, 41, 46; 2 Tessalonicesi 1:6-9.

      2. Perché Geova si è trattenuto dal distruggere i malvagi?

      2 Tuttavia, fino a questa tarda ora, Geova Dio continua a mostrare pazienza e compassione verso gli ingrati e i malvagi. (Matteo 5:45; Luca 6:35, 36) Ha fatto questo per la stessa ragione per cui tardò a punire l’infedele nazione d’Israele. “‘Come io vivo’, è l’espressione del Sovrano Signore Geova, ‘non provo diletto nella morte del malvagio, ma in quanto qualcuno malvagio si ritrae dalla sua via ed effettivamente continua a vivere. Volgetevi, volgetevi dalle vostre cattive vie, poiché per quale ragione dovreste morire, o casa d’Israele?’” — Ezechiele 33:11.

      3. Quale esempio abbiamo che Geova mostra compassione anche a coloro che non sono suoi servitori, e cosa impariamo da questo?

      3 Geova mostrò compassione anche ai malvagi niniviti. Geova mandò il suo profeta Giona ad avvertirli dell’imminente distruzione. Essi reagirono positivamente alla predicazione di Giona e si pentirono. Ciò spinse il compassionevole Dio Geova a non distruggere la città in quel tempo. (Giona 3:10; 4:11) Se Dio provò commiserazione per i niniviti, che avrebbero avuto la possibilità di risuscitare, quanto più deve provare compassione per coloro che oggi rischiano la distruzione eterna! — Luca 11:32.

      Un’opera compassionevole senza precedenti

      4. In che modo Geova esprime oggi compassione per le persone?

      4 Essendo compassionevole, Geova ha affidato ai suoi Testimoni il compito di continuare a portare ai loro simili la “buona notizia del regno”. (Matteo 24:14) E quando le persone mostrano apprezzamento per quest’opera salvifica, Geova apre il loro cuore perché afferrino il messaggio del Regno. (Matteo 11:25; Atti 16:14) Imitando il loro Dio, i veri cristiani mostrano tenera compassione rivisitando gli interessati e aiutandoli, quando è possibile, mediante uno studio biblico. Pertanto, nel 1993, oltre quattro milioni e mezzo di testimoni di Geova, in 231 paesi, hanno dedicato più di un miliardo di ore a predicare di casa in casa e a studiare la Bibbia con i propri simili. Questi nuovi interessati, a loro volta, hanno l’opportunità di dedicare la propria vita a Geova e di unirsi alle file dei suoi Testimoni battezzati. Pertanto anch’essi si impegnano a compiere quest’opera senza precedenti con cui viene mostrata compassione ai probabili discepoli che sono ancora prigionieri del morente mondo di Satana. — Matteo 28:19, 20; Giovanni 14:12.

      5. Allorché la compassione divina avrà raggiunto il limite, cosa accadrà alle religioni che presentano Dio sotto falsa luce?

      5 Tra breve Geova agirà come “una virile persona di guerra”. (Esodo 15:3) Per compassione verso il suo nome e il suo popolo, egli eliminerà la malvagità e stabilirà un mondo giusto. (2 Pietro 3:13) Le chiese della cristianità saranno le prime a subire il giorno dell’ira di Dio. Come non risparmiò il suo tempio di Gerusalemme dalla mano del re di Babilonia, così non risparmierà le organizzazioni religiose che lo hanno presentato sotto falsa luce. Dio metterà nel cuore dei membri delle Nazioni Unite di rendere desolata la cristianità e tutte le altre forme di falsa religione. (Rivelazione 17:16, 17) “In quanto a me”, dichiara Geova, “il mio occhio non commisererà, né mostrerò compassione. Certamente recherò la loro via sulla loro propria testa”. — Ezechiele 9:5, 10.

      6. In quali modi i testimoni di Geova si sentono spinti a mostrare compassione?

      6 Finché c’è ancora tempo i testimoni di Geova continuano a mostrare compassione per i loro simili predicando con zelo il messaggio di salvezza di Dio. E naturalmente, dov’è possibile, aiutano anche le persone che sono nel bisogno in senso materiale. A questo riguardo, però, la loro principale responsabilità è di provvedere ai bisogni degli stretti familiari e di quelli che hanno relazione con loro nella fede. (Galati 6:10; 1 Timoteo 5:4, 8) Le molte operazioni di soccorso messe a punto dai testimoni di Geova a favore dei compagni di fede che hanno subìto vari disastri sono state rimarchevoli esempi di compassione. Nondimeno i cristiani non devono attendere che sopraggiungano momenti critici per mostrare tenera compassione. Essi manifestano prontamente questa qualità nelle alterne vicende della vita di ogni giorno.

      Un aspetto della nuova personalità

      7. (a) In Colossesi 3:8-13, in che modo la compassione è messa in relazione con la nuova personalità? (b) Avendo tenero affetto, cosa sarà più facile per i cristiani?

      7 È vero che la nostra natura peccaminosa e la cattiva influenza del mondo di Satana ci impediscono a volte di essere teneramente compassionevoli. Per questo la Bibbia ci esorta ad allontanare “ira, collera, malizia, parlare ingiurioso e discorso osceno”. Ci è invece consigliato di ‘rivestirci della nuova personalità’, una personalità che si conforma all’immagine di Dio. Innanzi tutto ci viene comandato di rivestirci “dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità”. La Bibbia ci mostra quindi un modo pratico per manifestare queste qualità. “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se qualcuno ha motivo di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi”. È molto più facile perdonare se abbiamo coltivato “teneri affetti di compassione” per i nostri fratelli. — Colossesi 3:8-13.

      8. Perché è importante essere pronti a perdonare?

      8 D’altro canto, se non perdoniamo compassionevolmente, mettiamo in pericolo la nostra relazione con Geova. Questo fu vigorosamente indicato da Gesù nell’illustrazione dello schiavo che non perdonò, il quale fu messo in prigione dal suo padrone “finché non avesse pagato tutto ciò che doveva”. Lo schiavo meritava questo trattamento perché non aveva mostrato compassione verso un compagno di schiavitù che aveva implorato misericordia. Gesù concluse l’illustrazione dicendo: “In maniera simile anche il mio Padre celeste agirà con voi, se non perdonate di cuore ciascuno al proprio fratello”. — Matteo 18:34, 35.

      9. In che modo la tenera compassione ha relazione con l’aspetto più importante della nuova personalità?

      9 L’essere teneramente compassionevoli è un aspetto importante dell’amore. E l’amore è il segno caratteristico del vero cristianesimo. (Giovanni 13:35) Quindi la descrizione biblica della nuova personalità termina con le parole: “Oltre a tutte queste cose, rivestitevi d’amore, poiché è un perfetto vincolo d’unione”. — Colossesi 3:14.

      L’invidia ostacola la compassione

      10. (a) A causa di che cosa la gelosia può mettere radice nel nostro cuore? (b) Quali cattivi risultati può produrre la gelosia?

      10 A causa della nostra natura peccaminosa i sentimenti di invidia possono facilmente mettere radice nel nostro cuore. Un fratello o una sorella può avere doti naturali o vantaggi materiali che noi non abbiamo. O forse qualcuno ha ricevuto speciali benedizioni e privilegi spirituali. Se cominciamo a invidiarli, saremo capaci di trattarli con tenera compassione? Probabilmente no. La gelosia potrà infine manifestarsi con critiche o atti scortesi, poiché Gesù disse dell’uomo: “Dall’abbondanza del cuore la sua bocca parla”. (Luca 6:45) Altri potrebbero sostenere tali critiche. Così la pace di una famiglia o di una congregazione del popolo di Dio potrebbe essere turbata.

      11. Perché i dieci fratelli di Giuseppe non lasciarono spazio alla compassione nel proprio cuore, e quale fu la conseguenza?

      11 Notate ciò che accadde in una famiglia numerosa. I dieci figli maggiori di Giacobbe divennero gelosi del loro fratello minore Giuseppe perché era il preferito del padre. Di conseguenza “non gli potevano parlare in maniera pacifica”. Più tardi Giuseppe ebbe dei sogni di origine divina, la prova che aveva il favore di Geova. Ciò diede ai suoi fratelli “ulteriore ragione di odiarlo”. Poiché non sradicarono la gelosia dal loro cuore, essa non lasciò spazio alla compassione e li indusse a commettere un grave peccato. — Genesi 37:4, 5, 11.

      12, 13. Cosa dovremmo fare quando sentimenti di gelosia entrano nel nostro cuore?

      12 Furono così crudeli da vendere Giuseppe in schiavitù. Nel tentativo di coprire il loro peccato, con l’inganno fecero credere al padre che Giuseppe era stato ucciso da una bestia feroce. Anni dopo il loro peccato venne a galla quando furono costretti dalla carestia a scendere in Egitto a comprare viveri. Giuseppe, l’amministratore annonario che essi non riconobbero, li accusò di essere spie e disse loro di non chiedere più il suo aiuto a meno che non portassero il fratello minore, Beniamino. Nel frattempo Beniamino era diventato il preferito del padre ed essi sapevano che Giacobbe non avrebbe voluto lasciarlo andare.

      13 Così mentre stavano davanti a Giuseppe la coscienza li costrinse ad ammettere: “Senza dubbio siamo colpevoli riguardo a nostro fratello [Giuseppe], perché vedemmo l’angustia della sua anima quando implorò compassione da parte nostra, ma noi non ascoltammo. Perciò questa angustia è venuta su di noi”. (Genesi 42:21) Trattandoli in modo compassionevole eppure fermo, Giuseppe aiutò i suoi fratelli a dimostrare la sincerità del loro pentimento. Quindi rivelò loro la sua identità e li perdonò generosamente. L’unità familiare venne ristabilita. (Genesi 45:4-8) Come cristiani dovremmo imparare una lezione da questo. Conoscendo le cattive conseguenze dell’invidia dovremmo pregare Geova di aiutarci a sostituire i sentimenti di gelosia con i “teneri affetti di compassione”.

      Altre cose che rendono difficile la compassione

      14. Perché dovremmo evitare di esporci senza bisogno a scene di violenza?

      14 Un’altra cosa che rende difficile essere compassionevoli è l’esporsi senza bisogno a scene di violenza. Sport e spettacoli che danno risalto alla violenza incoraggiano la sete di sangue. Nei tempi biblici i pagani assistevano regolarmente alle lotte fra gladiatori e ad altre forme di tortura nelle arene dell’impero romano. Questi spettacoli, secondo uno storico, ‘distruggevano i sentimenti di compassione per chi soffre che distinguono l’uomo dai bruti’. Gran parte degli spettacoli del mondo d’oggi hanno lo stesso effetto. I cristiani, che si sforzano di essere teneramente compassionevoli, devono fare molta attenzione nella scelta delle letture, dei film e dei programmi televisivi. Saggiamente tengono conto delle parole di Salmo 11:5: “Certamente [Geova] odia chiunque ama la violenza”.

      15. (a) Come si può rivelare grave mancanza di compassione? (b) In che modo i veri cristiani soddisfano i bisogni dei compagni di fede e dei propri simili?

      15 La persona egocentrica è probabile che non abbia compassione. Questo è grave, come spiega l’apostolo Giovanni: “Chiunque ha i mezzi di sostentamento di questo mondo e vede il proprio fratello nel bisogno e gli chiude la porta delle sue tenere compassioni, in che modo l’amore di Dio rimane in lui?” (1 Giovanni 3:17) Una simile mancanza di compassione fu mostrata dal sacerdote che si reputava giusto e dal levita nell’illustrazione del buon samaritano pronunciata da Gesù. Vedendo la triste condizione del loro fratello ebreo mezzo morto, questi passarono dall’altra parte della strada e continuarono il loro cammino. (Luca 10:31, 32) Al contrario, i cristiani compassionevoli soddisfano prontamente i bisogni materiali e spirituali dei loro fratelli. E come il samaritano dell’illustrazione di Gesù, si preoccupano anche dei bisogni degli estranei. Così sono felici di dedicare il loro tempo, le loro energie e i loro mezzi per promuovere l’opera di fare discepoli. In tal modo operano per la salvezza di milioni di persone. — 1 Timoteo 4:16.

      Compassione per i malati

      16. Quali limiti abbiamo per quanto riguarda le malattie?

      16 Le malattie sono la sorte dell’imperfetta e moritura umanità. I cristiani non fanno eccezione, e la maggioranza di essi non sono specialisti in campo medico né possono compiere miracoli come li compivano alcuni primi cristiani che avevano ricevuto tali poteri da Cristo e dagli apostoli. Con la morte degli apostoli di Cristo e di quelli più vicini a loro, questi poteri miracolosi cessarono. Quindi le nostre capacità di aiutare coloro che soffrono di malattie fisiche, incluse le disfunzioni cerebrali e le allucinazioni, sono limitate. — Atti 8:13, 18; 1 Corinti 13:8.

      17. Quale lezione impariamo dal modo in cui venne trattato Giobbe, malato e privato dei suoi cari?

      17 Spesso le malattie sono accompagnate da depressione. Per esempio Giobbe, uomo timorato di Dio, era molto depresso a causa di una grave malattia e delle calamità che Satana aveva fatto abbattere su di lui. (Giobbe 1:18, 19; 2:7; 3:3, 11-13) Aveva bisogno di amici che lo trattassero con tenera compassione e che gli ‘parlassero in maniera consolante’. (1 Tessalonicesi 5:14) Fu invece visitato da tre cosiddetti confortatori che trassero conclusioni affrettate ed errate. Essi aggravarono la depressione di Giobbe insinuando che le sue calamità fossero dovute a qualche sua colpa. Essendo teneramente compassionevoli i cristiani eviteranno di fare un simile errore quando i compagni di fede sono malati o depressi. A volte la cosa di cui hanno più bisogno è qualche benevola visita da parte di anziani o di altri cristiani maturi che ascoltino in modo compassionevole e comprensivo e diano amorevoli consigli scritturali. — Romani 12:15; Giacomo 1:19.

      Compassione per i deboli

      18, 19. (a) Gli anziani come dovrebbero trattare i deboli o coloro che sbagliano? (b) Anche quando è necessario formare un comitato giudiziario, perché è importante che gli anziani trattino i trasgressori con tenera compassione?

      18 Gli anziani in particolare devono essere teneramente compassionevoli. (Atti 20:29, 30) “Noi . . . che siamo forti dobbiamo portare le debolezze di quelli che non sono forti”, comanda la Bibbia. (Romani 15:1) Essendo imperfetti, tutti facciamo sbagli. (Giacomo 3:2) Ci vuole tenerezza con qualcuno che “fa qualche passo falso prima che se ne renda conto”. (Galati 6:1) Gli anziani non vorranno mai essere come i farisei che si consideravano giusti e che applicavano in modo irragionevole la Legge di Dio.

      19 Gli anziani invece seguono l’esempio di tenera compassione dato da Geova Dio e da Gesù Cristo. La loro principale opera è quella di nutrire, incoraggiare e ristorare le pecore di Dio. (Isaia 32:1, 2) Anziché cercare di controllare la situazione con una moltitudine di regole, si attengono agli eccellenti princìpi della Parola di Dio. Quindi il ruolo degli anziani dovrebbe essere quello di edificare, di suscitare nel cuore dei fratelli gioia e apprezzamento per la bontà di Geova. Se un compagno di fede commette qualche piccolo errore, di solito l’anziano eviterà di correggerlo in presenza di altri. Se è proprio necessario parlargli, i teneri sentimenti di compassione spingeranno l’anziano a prenderlo da parte e a trattare il problema senza che altri sentano. (Confronta Matteo 18:15). Anche se si tratta di qualcuno con cui è molto difficile andare d’accordo, l’anziano dovrebbe parlargli in modo paziente e soccorrevole. Non vorrà mai cercare scuse per espellere quella persona dalla congregazione. Anche quando è necessario formare un comitato giudiziario, gli anziani mostreranno tenera compassione a colui che ha commesso una grave trasgressione. La loro gentilezza potrebbe aiutarlo a pentirsi. — 2 Timoteo 2:24-26.

      20. Quando è fuori luogo mostrare sentimenti di compassione, e perché?

      20 Ci sono occasioni, però, in cui un servitore di Geova non può mostrare compassione. (Confronta Deuteronomio 13:6-9). ‘Cessare di mischiarsi in compagnia’ di un intimo amico o di un parente che è stato disassociato può mettere a dura prova un cristiano. In tal caso è importante non lasciarsi impietosire. (1 Corinti 5:11-13) Questa fermezza può persino incoraggiare il peccatore a pentirsi. Inoltre, quando hanno a che fare con persone dell’altro sesso i cristiani devono evitare manifestazioni di compassione fuori luogo che potrebbero portare all’immoralità sessuale.

      21. In quali altri campi dobbiamo mostrare tenera compassione, e quali benefìci si hanno?

      21 Lo spazio non ci permette di trattare tutti i numerosi campi in cui ci vuole tenera compassione: ad esempio quando si ha a che fare con le persone anziane, con chi ha perso una persona cara, con chi è perseguitato da un coniuge incredulo. I laboriosi anziani dovrebbero essere trattati a loro volta con tenera compassione. (1 Timoteo 5:17) Rispettateli e sosteneteli. (Ebrei 13:7, 17) “Siate tutti . . . teneramente compassionevoli”, scrisse l’apostolo Pietro. (1 Pietro 3:8) Agendo così in qualsiasi situazione lo richieda, promuoviamo unità e felicità nella congregazione e attiriamo gli estranei alla verità. Soprattutto, in tal modo onoriamo il nostro Padre teneramente compassionevole, Geova.

  • Siate teneramente compassionevoli
    La Torre di Guardia 1994 | 1° novembre
    • [Riquadro a pagina 19]

      I FARISEI PRIVI DI COMPASSIONE

      IL GIORNO di riposo di sabato era stato stabilito perché fosse una benedizione spirituale e fisica per il popolo di Dio. I capi religiosi ebrei, però, avevano formulato molte regole che disonoravano la legge sabatica di Dio e la rendevano gravosa per le persone. Ad esempio, se qualcuno aveva un incidente o era malato, non poteva ricevere aiuto di sabato a meno che la sua vita non fosse in pericolo.

      Una corrente di farisei era così rigorosa nell’interpretazione della legge sabatica che diceva: “Di sabato non si conforta chi fa cordoglio né si visitano i malati”. Altri capi religiosi permettevano tali visite di sabato ma precisavano: “Le lacrime sono vietate”.

      Pertanto Gesù condannò giustamente i capi religiosi ebrei perché trascuravano le cose più importanti richieste dalla Legge, come giustizia, amore e misericordia. Non è strano che dicesse ai farisei: “Rendete la parola di Dio senza valore con la vostra tradizione”! — Marco 7:8, 13; Matteo 23:23; Luca 11:42.

      [Immagini a pagina 17]

      In 231 paesi i testimoni di Geova compiono un’opera compassionevole senza precedenti nelle case, per le strade, e anche nelle prigioni

      [Immagine a pagina 18]

      Guardare scene di violenza, per esempio in televisione, mina la tenera compassione

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