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  • Imiterete la misericordia di Dio?
    La Torre di Guardia 1991 | 15 aprile
    • Equilibrio fra giustizia e misericordia

      12, 13. Perché per imitare Dio non basta che riflettiamo la sua giustizia?

      12 Finora abbiamo parlato principalmente di una sola delle qualità di Dio menzionate in Esodo 34:6, 7. Questi versetti, però, non sottolineano solo la giustizia di Dio, e coloro che desiderano imitarlo non si concentrano solamente sull’applicare la giustizia. Se doveste costruire un modellino del tempio di Salomone, studiereste solo una delle sue colonne? (1 Re 7:15-22) No, poiché difficilmente questo vi darebbe un’idea equilibrata della natura e del ruolo del tempio. Analogamente, se desideriamo imitare Dio dobbiamo copiare anche altre sue caratteristiche e qualità, ad esempio essendo ‘misericordiosi e clementi, lenti all’ira e abbondanti in amorevole benignità e verità, conservando l’amorevole benignità a migliaia, perdonando l’errore’.

      13 La misericordia e la disponibilità a perdonare sono qualità fondamentali di Dio, come vediamo dal modo in cui trattò Israele. L’Iddio di giustizia non esentò gli israeliti dalla punizione per i loro ripetuti errori, tuttavia fu molto misericordioso e pronto a perdonare. “Fece conoscere le sue vie a Mosè, le sue opere anche ai figli d’Israele. Geova è misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità. Non continuerà a trovar da ridire per ogni tempo, né proverà risentimento a tempo indefinito”. (Salmo 103:7-9; 106:43-46) Sì, considerando in retrospettiva il modo in cui Dio ha agito per secoli è evidente che queste parole sono vere. — Salmo 86:15; 145:8, 9; Michea 7:18, 19.

      14. In che modo Gesù mostrò che imitava la misericordia di Dio?

      14 Visto che Gesù Cristo ‘è il riflesso della gloria di Dio e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere’, dovremmo aspettarci che sia altrettanto misericordioso e disposto a perdonare. (Ebrei 1:3) Egli mostrò queste qualità, com’è evidente dal modo in cui trattò gli altri. (Matteo 20:30-34) Gesù diede risalto alla misericordia anche dicendo ciò che leggiamo nel capitolo 15 di Luca. Le tre illustrazioni riportate in questo capitolo dimostrano che Gesù imitò Geova, e ci insegnano lezioni importantissime.

      Preoccupazione per ciò che era smarrito

      15, 16. Cosa indusse Gesù a fare le illustrazioni riportate nel capitolo 15 di Luca?

      15 Queste illustrazioni dimostrano che Dio si interessa misericordiosamente dei peccatori, e ci provvedono un modello armonioso da imitare. Notate in che circostanza furono pronunciate: “Or tutti gli esattori di tasse e i peccatori si avvicinavano a [Gesù] per ascoltarlo. Quindi i farisei e gli scribi brontolavano, dicendo: ‘Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro’”. — Luca 15:1, 2.

      16 Tutte le persone coinvolte erano ebree. I farisei e gli scribi si vantavano della loro presunta scrupolosità nell’osservare la Legge mosaica, ostentando una specie di giustizia legalistica. Ma Dio non era d’accordo con tale giustizia arbitraria. (Luca 16:15) Gli esattori di tasse qui menzionati erano evidentemente ebrei che raccoglievano le tasse per Roma. Visto che molti di loro esigevano somme eccessive dai loro connazionali, gli esattori di tasse erano una categoria disprezzata. (Luca 19:2, 8) Erano classificati con i “peccatori”, che includevano persone immorali, persino meretrici. (Luca 5:27-32; Matteo 21:32) Ma Gesù chiese ai capi religiosi che brontolavano:

      17. Qual è la prima illustrazione di Gesù riportata in Luca 15?

      17 “Chi è fra voi l’uomo che, avendo cento pecore, se ne smarrisce una non lascia le novantanove nel deserto e non va in cerca della smarrita finché non la trovi? E, trovatala, se la mette sulle spalle, rallegrandosi. E giunto a casa, raduna gli amici e i vicini, dicendo loro: ‘Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era smarrita’. Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentirsi”. I capi religiosi potevano capire il paragone, essendo abituati a vedere pecore e pastori. Preoccupato, il pastore lasciò novantanove pecore a pascolare nel luogo consueto per andare in cerca di quella smarrita. Perseverò finché non l’ebbe trovata, dopo di che riportò teneramente nel gregge la pecora impaurita. — Luca 15:4-7.

      18. In base alla seconda illustrazione di Gesù riportata in Luca 15, cosa fu motivo di gioia?

      18 Gesù fece poi una seconda illustrazione: “O quale donna che ha dieci dramme, se smarrisce una dramma, non accende una lampada e spazza la casa e la cerca attentamente finché non la trovi? E, trovatala, raduna le amiche e le vicine, dicendo: ‘Rallegratevi con me, perché ho trovato la dramma che avevo smarrito’. Così, vi dico, c’è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”. (Luca 15:8-10) Una dramma valeva quasi quanto il salario giornaliero di un lavoratore. La moneta della donna forse faceva parte del patrimonio di famiglia, oppure di un ornamento fatto di monete. La donna cercò attentamente la moneta che aveva smarrito finché non la trovò, dopo di che lei e le sue amiche si rallegrarono. Cosa ci insegna questo riguardo a Dio?

      Gioia in cielo: a motivo di che cosa?

      19, 20. A chi si riferivano primariamente le prime due illustrazioni di Gesù riportate in Luca 15, e che cosa insegnavano?

      19 Queste due illustrazioni furono fatte in risposta alle critiche mosse a Gesù, che qualche mese prima si era identificato come “il pastore eccellente” disposto a cedere la sua anima per le sue pecore. (Giovanni 10:11-15) Ciò nondimeno, non si riferivano primariamente a Gesù. Le lezioni che gli scribi e i farisei dovevano imparare vertevano sul modo di pensare e di agire di Dio. Gesù pertanto disse che c’è gioia in cielo per un peccatore che si pente. Quei capi religiosi sostenevano di servire Geova, ma non lo stavano imitando. L’atteggiamento misericordioso di Gesù, invece, rifletteva la volontà del Padre suo. — Luca 18:10-14; Giovanni 8:28, 29; 12:47-50; 14:7-11.

      20 Se una su cento era motivo di gioia, una moneta su dieci lo era di più. Ancor oggi possiamo immaginare l’emozione delle donne che si rallegrano per aver trovato la moneta! Anche qui, la lezione che impariamo riguarda il cielo, perché “gli angeli di Dio” gioiscono insieme a Geova “per un peccatore che si pente”. Notate: “che si pente”. In effetti, queste illustrazioni riguardavano peccatori che si pentono. E potete notare che entrambe sottolineavano che era appropriato provare gioia per il loro pentimento.

      21. Quale lezione dovremmo imparare dalle illustrazioni di Gesù riportate in Luca 15?

      21 Quei capi religiosi fuorviati che si compiacevano di ubbidire alla Legge in maniera superficiale trascuravano il fatto che Dio è “misericordioso e clemente, . . . che perdona l’errore e la trasgressione e il peccato”. (Esodo 34:6, 7) Se avessero imitato questo aspetto del modo di agire e della personalità di Dio, avrebbero apprezzato la misericordia che Gesù mostrava ai peccatori che si pentivano. Che dire di noi? Prendiamo a cuore questa lezione e la mettiamo in pratica? Notate la terza illustrazione di Gesù.

      Pentimento e misericordia all’opera

      22. Riassumete brevemente la terza illustrazione di Gesù riportata in Luca 15.

      22 Spesso questa è stata definita la parabola del figliol prodigo. Leggendola, però, potete capire perché alcuni la considerano la parabola dell’amore paterno. Essa parla del figlio più giovane di una famiglia, il quale si fa dare dal padre la sua parte di eredità. (Confronta Deuteronomio 21:17). Questo figlio se ne va in un paese lontano, dove sperpera tutto vivendo una vita dissoluta, è costretto a farsi assumere come mandriano di porci e si riduce persino a desiderare il cibo dei porci. Alla fine torna in sé e decide di ritornare a casa, anche solo per lavorare come salariato per il padre. Mentre si avvicina a casa, suo padre prende l’iniziativa e lo accoglie, al punto che prepara una festa. Il fratello maggiore, che era rimasto a casa a lavorare, si risente a motivo della misericordia del padre. Questi, però, gli dice che bisogna rallegrarsi perché il figlio che era morto ora è vivo. — Luca 15:11-32.

      23. Cosa ci insegna l’illustrazione del figliol prodigo?

      23 Alcuni scribi e farisei forse avranno ritenuto di essere paragonati al figlio maggiore, mentre i peccatori assomigliavano a quello più giovane. Ma afferrarono il punto principale dell’illustrazione? Lo afferriamo noi? Essa sottolinea un’eccezionale qualità del nostro misericordioso Padre celeste, il fatto che è disposto a perdonare i peccatori qualora ci sia un sincero pentimento e una conversione da parte loro. L’illustrazione avrebbe dovuto indurre gli ascoltatori ad accogliere con gioia la redenzione dei peccatori pentiti. Questo è il modo in cui Dio vede le cose e agisce, e coloro che lo imitano fanno altrettanto. — Isaia 1:16, 17; 55:6, 7.

      24, 25. Quali caratteristiche di Dio dovremmo sforzarci di imitare?

      24 Chiaramente, la giustizia contraddistingue tutte le vie di Dio, perciò chi vuole imitare Geova apprezza profondamente la giustizia e la persegue. Ma il nostro Dio non agisce ispirandosi a una giustizia astratta o inflessibile. La sua misericordia e il suo amore sono grandi: lo dimostra il fatto che è pronto a perdonare chi è sinceramente pentito. È quindi appropriato che Paolo abbia messo in relazione il perdonare con l’imitare Dio: “[Perdonatevi] liberalmente gli uni gli altri, come anche Dio vi ha liberalmente perdonati mediante Cristo. Divenite perciò imitatori di Dio, come figli diletti, e continuate a camminare nell’amore”. — Efesini 4:32–5:2.

      25 I veri cristiani si sforzano da tempo di imitare la giustizia di Geova, come pure la sua misericordia e la sua prontezza a perdonare. Meglio conosciamo Geova, più facile dovrebbe essere per noi imitarlo sotto questi aspetti. Ma come potremmo mettere in pratica tutto questo nei confronti di qualcuno a cui è stata giustamente impartita una severa misura disciplinare per aver perseguito una condotta peccaminosa? Vediamo.

  • Imitiamo oggi la misericordia di Dio
    La Torre di Guardia 1991 | 15 aprile
    • Imitiamo oggi la misericordia di Dio

      “Cadiamo, ti prego, nella mano di Geova, poiché molte sono le sue misericordie”. — 2 SAMUELE 24:14.

      1. Cosa pensava Davide della misericordia di Dio, e perché?

      IL RE Davide sapeva per esperienza che Geova è più misericordioso degli uomini. Essendo fiducioso che le vie di Dio sono le migliori, Davide desiderava conoscere le Sue vie e camminare nella Sua verità. (1 Cronache 21:13; Salmo 25:4, 5) La pensate anche voi come Davide?

      2. Cosa bisogna fare, in base a quanto disse Gesù in Matteo 18:15-17, quando è stato commesso un peccato grave?

      2 La Bibbia ci aiuta a capire il modo di pensare di Dio, anche su questioni come il modo in cui dovremmo comportarci se qualcuno pecca contro di noi. Ai suoi apostoli, che in seguito sarebbero diventati sorveglianti cristiani, Gesù disse: “Se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo la sua colpa fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello”. La colpa qui menzionata non è una semplice offesa personale, bensì un peccato grave, come la frode o la calunnia. Gesù disse che, se così facendo non si risolve la questione e se ci sono testimoni, chi ha subìto il torto dovrebbe portarli con sé per dimostrare che c’è stato un torto. Questo passo è forse l’ultima risorsa? No. “Se [il peccatore] non li ascolta, parla alla congregazione. Se egli non ascolta neanche la congregazione, ti sia proprio come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”. — Matteo 18:15-17.

      3. Cosa volle dire Gesù dicendo che un trasgressore impenitente doveva essere “come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”?

      3 Essendo ebrei, gli apostoli capivano bene cosa significava trattare un peccatore “come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”. Gli ebrei evitavano la compagnia di persone delle nazioni, e disprezzavano gli ebrei che raccoglievano le tasse per Roma.a (Giovanni 4:9; Atti 10:28) Gesù stava quindi raccomandando ai discepoli di smettere di frequentare un peccatore che fosse stato rigettato dalla congregazione. Ma come si concilia questo con il fatto che Gesù a volte stava in compagnia di esattori di tasse?

      4. Viste le sue parole riportate in Matteo 18:17, perché Gesù poteva avere a che fare con alcuni esattori di tasse e peccatori?

      4 Luca 15:1 dice: “Tutti gli esattori di tasse e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo”. Non che ciascun esattore di tasse e ciascun peccatore fosse lì; il versetto dice “tutti” nel senso che ce n’erano molti. (Confronta Luca 4:40). Quali esattori di tasse e peccatori erano lì? Quelli che ci tenevano a essere perdonati dei loro peccati. In precedenza, alcuni di loro erano stati attratti dal messaggio di pentimento predicato da Giovanni il Battezzatore. (Luca 3:12; 7:29) Perciò Gesù, predicando agli esattori che erano andati da lui, non contraddiceva la sua raccomandazione espressa in Matteo 18:17. Notate che “molti esattori di tasse e peccatori [udirono Gesù] e lo seguivano”. (Marco 2:15) Non si trattava di persone che desideravano continuare a comportarsi male, rifiutando qualsiasi aiuto. Al contrario, avevano udito il messaggio di Gesù e il loro cuore era rimasto toccato. Predicando loro anche se peccavano ancora, nonostante probabilmente stessero cercando di cambiare, “il pastore eccellente” stava imitando il suo Padre misericordioso. — Giovanni 10:14.

      Il perdono, un obbligo cristiano

      5. Qual è il punto di vista fondamentale di Dio sul perdono?

      5 Che il nostro Padre sia disposto a perdonare ce lo assicurano versetti come questi: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni ingiustizia”. “Vi scrivo queste cose affinché non commettiate peccato. Eppure, se qualcuno commette peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. (1 Giovanni 1:9; 2:1) Può un disassociato ottenere il perdono?

      6. Come può un disassociato essere perdonato e riassociato?

      6 Sì. Quando un peccatore impenitente viene disassociato, gli anziani che rappresentano la congregazione gli spiegano che può pentirsi ed essere perdonato da Dio. Può assistere alle adunanze nella Sala del Regno, dove può ricevere l’istruzione biblica che può aiutarlo a pentirsi. (Confronta 1 Corinti 14:23-25). Col tempo, può chiedere di essere riassociato, riammesso nella pura congregazione. A questo punto gli anziani si incontreranno con lui per cercare di determinare se è pentito e se ha abbandonato la sua condotta peccaminosa. (Matteo 18:18) In tal caso potrà essere riassociato, in armonia con il modello che troviamo in 2 Corinti 2:5-8. Se è rimasto disassociato per molti anni dovrà fare un grande sforzo per progredire. Forse in seguito avrà anche bisogno di considerevole aiuto per edificare la sua conoscenza biblica e il suo apprezzamento così da divenire un cristiano spiritualmente forte.

      Tornare a Geova

      7, 8. Quale esempio diede Dio in relazione al suo popolo esiliato?

      7 Ma possono gli anziani stessi prendere qualche iniziativa nell’avvicinare un disassociato? Sì. La Bibbia mostra che la misericordia non si esprime solo in maniera negativa, trattenendo una punizione, ma spesso con azioni positive. Abbiamo l’esempio di Geova. Prima di mandare in esilio il suo popolo infedele, egli offrì loro profeticamente la possibilità di ritornare: “Ricorda queste cose, o Giacobbe, e tu, o Israele, perché sei il mio servitore. . . . Certamente cancellerò le tue trasgressioni proprio come con una nube, e i tuoi peccati proprio come con una massa di nuvole. Torna a me, poiché certamente ti ricomprerò”. — Isaia 44:21, 22.

      8 Poi, durante l’esilio, Geova fece ulteriori passi, agendo in maniera positiva. Inviò suoi rappresentanti, i profeti, per invitare Israele a ‘cercarlo e trovarlo’. (Geremia 29:1, 10-14) In Ezechiele 34:16 paragonò se stesso a un pastore e il popolo della nazione d’Israele a pecore smarrite: “Ricercherò la smarrita, e ricondurrò la dispersa”. Anche in Geremia 31:10 Geova si paragonò a un pastore nei confronti degli israeliti. E non si raffigurò come un pastore che aspetta all’ovile che la pecora smarrita faccia ritorno, bensì come un pastore che va in cerca delle pecore che si sono smarrite. Notate che anche quando il popolo in generale era impenitente e in esilio, Dio prese l’iniziativa nell’invitarli a tornare. E in armonia con Malachia 3:6, Dio non avrebbe cambiato il suo modo di fare nella disposizione cristiana.

      9. In che modo nella congregazione cristiana si seguì l’esempio di Dio?

      9 Non suggerisce tutto questo che potrebbe essere opportuno prendere qualche iniziativa nei confronti di alcuni che sono disassociati e che forse ora sono pentiti? Ricordate che l’apostolo Paolo comandò di rimuovere l’uomo malvagio dalla congregazione di Corinto. In seguito egli esortò i componenti della congregazione a confermare il loro amore a tale uomo a motivo del suo pentimento, che portò poi alla sua riassociazione. — 1 Corinti 5:9-13; 2 Corinti 2:5-11.

      10. (a) Da cosa dovrebbe essere motivato qualsiasi sforzo per contattare un disassociato? (b) Perché non saranno i parenti cristiani del disassociato a prendere l’iniziativa di mettersi in contatto con lui?

      10 L’enciclopedia precedentemente citata diceva: ‘La principale giustificazione logica della scomunica era quella di proteggere le norme del gruppo: “un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa” (1 Cor. 5:6). Questo motivo è chiaro in quasi tutti i brani biblici e in quelli estranei al canone, ma alla base della supplica di Paolo riportata in 2 Cor. 2:7-10 c’era l’interessamento per l’individuo, anche dopo l’espulsione’. (Il corsivo è nostro). Sarebbe quindi logico che oggi i pastori del gregge mostrassero un simile interessamento. (Atti 20:28; 1 Pietro 5:2) Parenti ed ex amici possono sperare che un disassociato torni; tuttavia, per rispetto verso il comando di 1 Corinti 5:11, non stanno in compagnia di chi è espulso.b Lasciano che siano i pastori nominati a prendere l’iniziativa per vedere se tale persona desidera tornare.

      11, 12. Con quale tipo di persone espulse nemmeno gli anziani vorranno mettersi in contatto, mentre a chi potrebbero far visita?

      11 Non sarebbe appropriato nemmeno per gli anziani prendere l’iniziativa nei confronti di alcuni espulsi, come gli apostati, che ‘dicono cose storte per trarsi dietro dei discepoli’. Essi sono ‘falsi maestri che cercano di introdurre distruttive sette e di sfruttare la congregazione con parole finte’. (Atti 20:30; 2 Pietro 2:1, 3) La Bibbia non dà neanche alcun motivo per andare in cerca di disassociati che sono bellicosi o che incoraggiano attivamente la trasgressione. — 2 Tessalonicesi 2:3; 1 Timoteo 4:1; 2 Giovanni 9-11; Giuda 4, 11.

      12 Tuttavia, molti che sono stati espulsi non sono così. Alcuni forse hanno cessato di compiere la grave trasgressione a motivo della quale erano stati disassociati. Altri avranno fatto uso di tabacco, o in passato avranno ecceduto nel bere, ma forse ora non cercano di indurre altri a trasgredire. Ricordate che, anche prima che gli israeliti esiliati tornassero a lui, Dio mandò dei rappresentanti per esortarli a tornare. La Bibbia non rivela se Paolo o gli anziani della congregazione di Corinto presero qualche iniziativa per verificare la condizione del disassociato. Quando quell’uomo si pentì e smise di commettere immoralità, Paolo disse alla congregazione di riassociarlo.

      13, 14. (a) Cosa indica che alcuni espulsi potrebbero reagire positivamente a iniziative misericordiose? (b) In che modo il corpo degli anziani può disporre che sia fatta una visita?

      13 In tempi recenti è successo che degli anziani abbiano incontrato per caso persone disassociate.c Ove ciò era appropriato, il pastore ha spiegato brevemente i passi da intraprendere per essere riassociati. Alcune persone del genere si sono pentite e sono state riassociate. Queste esperienze gioiose indicano che alcuni che sono stati disassociati o che si sono dissociati potrebbero reagire positivamente se venissero avvicinati con misericordia dai pastori. Ma cosa possono fare in proposito gli anziani? Al massimo una volta all’anno, il corpo degli anziani dovrebbe vedere se nel territorio della congregazione abitano persone del genere.d Gli anziani dovrebbero interessarsi in particolare di coloro che sono espulsi da più di un anno. In base alle circostanze, se sarà opportuno, incaricheranno due anziani (se possibile, due che conoscano la situazione) di far visita a tali individui. Tuttavia, non andranno da nessuno che si dimostri critico o pericoloso o che abbia fatto sapere di non voler ricevere aiuto. — Romani 16:17, 18; 1 Timoteo 1:20; 2 Timoteo 2:16-18.

      14 I due pastori potrebbero telefonare alla persona per disporre una breve visita, oppure passare da lei in un orario adatto. Nel corso della visita non c’è bisogno che siano severi o anche solo freddi; dovrebbero dimostrare con calore il loro misericordioso interessamento. Anziché riandare a ciò che è accaduto in passato, potrebbero esaminare versetti biblici come Isaia 1:18 e 55:6, 7 e Giacomo 5:20. Se alla persona interessa tornare nel gregge di Dio, potrebbero spiegarle con gentilezza i passi da fare, come ad esempio leggere la Bibbia e pubblicazioni della Società (Watch Tower) e frequentare le adunanze nella Sala del Regno.

      15. Cosa devono ricordare gli anziani che fanno visita a un disassociato?

      15 Questi anziani dovranno usare sapienza e discernimento per determinare se c’è qualche indicazione di pentimento e se è il caso di tornare a fare una visita. Devono ricordare, naturalmente, che alcuni disassociati non saranno mai ‘ravvivati a pentimento’. (Ebrei 6:4-6; 2 Pietro 2:20-22) Dopo la visita, i due faranno una breve relazione orale al comitato di servizio della congregazione. Questo, a sua volta, informerà il corpo degli anziani alla sua successiva adunanza. Con la loro iniziativa misericordiosa, gli anziani avranno rispecchiato il punto di vista di Dio: “‘Tornate a me, e certamente io tornerò a voi’, ha detto Geova degli eserciti”. — Malachia 3:7.

      Altro aiuto misericordioso

      16, 17. Come dovremmo considerare i parenti cristiani di un disassociato?

      16 Che dire di quelli di noi che non sono sorveglianti e non prenderanno iniziative del genere nei confronti di persone disassociate? Cosa possiamo fare in armonia con questa disposizione e a imitazione di Geova?

      17 Fintanto che qualcuno è disassociato o dissociato dobbiamo seguire il comando: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (1 Corinti 5:11) Ma questa norma biblica non dovrebbe influire sul modo in cui consideriamo i familiari cristiani che vivono con il disassociato. Gli antichi ebrei disprezzavano a tal punto gli esattori di tasse che avevano in odio anche le loro famiglie. Gesù non approvò questo modo di fare. Disse che un peccatore che rifiutava d’essere aiutato andava trattato “proprio come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”, ma non che i suoi familiari cristiani andassero trattati allo stesso modo. — Matteo 18:17.

      18, 19. Quali sono alcuni modi in cui possiamo dare prova di cristianesimo all’opera nei confronti dei parenti fedeli di un espulso?

      18 Dovremmo sostenere in maniera particolare i familiari che sono cristiani fedeli. Probabilmente, vivendo con una persona espulsa che può in effetti scoraggiare le loro attività spirituali, essi hanno già la loro parte di sofferenze e difficoltà. La persona espulsa potrebbe preferire che altri cristiani non vengano in casa sua; oppure, se dei cristiani fanno visita ai familiari leali, potrebbe non avere la discrezione di evitarli. Potrebbe anche ostacolare la famiglia nei suoi sforzi per assistere a tutte le adunanze e le assemblee cristiane. (Confronta Matteo 23:13). I cristiani che hanno questo problema meritano davvero la nostra misericordia. — 2 Corinti 1:3, 4.

      19 Un modo in cui possiamo mostrare tenera misericordia è quello di ‘parlare in maniera consolante’ e incoraggiante con tali familiari fedeli. (1 Tessalonicesi 5:14) Ci sono anche ottime occasioni per offrire aiuto prima e dopo le adunanze, durante il servizio di campo o quando si è insieme per altri motivi. Non c’è bisogno di toccare l’argomento della disassociazione: ci sono molti argomenti edificanti di cui possiamo parlare. (Proverbi 25:11; Colossesi 1:2-4) Mentre gli anziani continueranno a pascere i familiari cristiani, potremmo riscontrare che anche noi possiamo andarli a trovare senza avere rapporti con la persona espulsa. Se quando facciamo visita o telefoniamo dovesse risponderci il disassociato, possiamo semplicemente chiedere del parente cristiano che stiamo cercando. A volte i familiari cristiani possono essere in grado di accettare un invito a casa nostra per stare in compagnia. Il punto è che essi, giovani e meno giovani, sono nostri compagni di servizio, membri diletti della congregazione di Dio, e non devono essere isolati. — Salmo 10:14.

      20, 21. Come dovremmo sentirci e comportarci se qualcuno viene riassociato?

      20 Un’altra possibilità per mostrare misericordia si apre quando una persona espulsa viene riassociata. Le illustrazioni di Gesù indicano la gioia che c’è in cielo quando ‘un peccatore si pente’. (Luca 15:7, 10) Riguardo all’uomo che era stato disassociato, Paolo scrisse ai corinti: ‘Ora benignamente perdonatelo e confortatelo affinché non sia in qualche modo inghiottito dalla sua eccessiva tristezza. Perciò vi esorto a confermargli il vostro amore’. (2 Corinti 2:7, 8) Applichiamo questo consiglio in maniera equilibrata e amorevole nei giorni e nelle settimane che seguono una riassociazione.

      21 L’illustrazione di Gesù del figlio prodigo fa notare un pericolo che dobbiamo evitare. Il fratello maggiore non si rallegrò quando il figlio prodigo fece ritorno, anzi, se ne risentì. Non vogliamo fare altrettanto, serbando rancore per un torto passato oppure non essendo contenti che qualcuno venga riassociato. Al contrario, la nostra meta è quella di essere come il padre, che raffigurava l’atteggiamento di Geova. Il padre fu felice che suo figlio, che era perduto e come morto, fosse stato ritrovato, fosse tornato in vita. (Luca 15:25-32) Pertanto, parleremo liberamente con il fratello riassociato e lo incoraggeremo anche in altri modi. Sì, dovremmo far capire chiaramente che mostriamo misericordia, come la mostra il nostro Padre celeste, che è misericordioso e pronto a perdonare. — Matteo 5:7.

      22. Cosa implica l’imitare Geova Dio?

      22 Non c’è dubbio che, se vogliamo imitare il nostro Dio, dobbiamo mostrare misericordia in armonia con i suoi comandi e la sua giustizia. Descrivendolo, il salmista dice: “Geova è clemente e misericordioso, lento all’ira e grande in amorevole benignità. Geova è buono verso tutti, e le sue misericordie sono su tutte le sue opere”. (Salmo 145:8, 9) Che amorevole esempio per i cristiani!

      [Note in calce]

      a “Gli esattori di tasse erano specialmente disprezzati dalla popolazione ebraica della Palestina per diversi motivi: (1) raccoglievano denaro per la potenza straniera che occupava il territorio di Israele, per cui indirettamente sostenevano tale oltraggio; (2) era risaputo che erano privi di scrupoli e si arricchivano alle spalle dei loro connazionali; e (3) a motivo del loro lavoro erano costantemente in contatto con i gentili, il che li rendeva cerimonialmente impuri. Il disprezzo per gli esattori di tasse si ritrova tanto nel NT [Nuovo Testamento] che negli scritti rabbinici . . . Secondo questi ultimi l’odio si doveva estendere anche alla famiglia dell’esattore di tasse”. — The International Standard Bible Encyclopedia.

      b Se un disassociato vive insieme ai suoi familiari cristiani, continuerà ad avere rapporti normali con loro e a partecipare alle attività quotidiane della famiglia. Questo significa che potrebbe anche essere presente quando la famiglia considera informazioni spirituali. — Vedi La Torre di Guardia del 15 novembre 1988, pagine 19-20.

      c Vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1991, pagine 53-4.

      d Qualsiasi Testimone che, durante la predicazione di casa in casa o in qualche altro modo, venga a sapere che un disassociato abita nel territorio, dovrebbe informarne gli anziani.

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