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  • “Geova, Iddio misericordioso e clemente”
    La Torre di Guardia 1998 | 1° ottobre
    • “Geova, Iddio misericordioso e clemente”

      “Geova, Geova, Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. — ESODO 34:6.

      1. (a) Che conforto dà la Bibbia a coloro che hanno visto una persona cara allontanarsi dalla pura adorazione? (b) Come considera Geova coloro che sbagliano?

      “MIA figlia mi disse che non voleva più far parte della congregazione cristiana”, dice un padre cristiano. “Per giorni, settimane, addirittura mesi, provai un dolore lacerante. Era peggio che morire”. È davvero angoscioso vedere una persona amata allontanarsi dal sentiero della pura adorazione. Vi è capitata una cosa del genere? In caso affermativo, vi conforterà sapere che Geova capisce i vostri sentimenti. (Esodo 3:7; Isaia 63:9) Ma come considera coloro che sbagliano? La Bibbia mostra che Geova li invita misericordiosamente a riottenere il suo favore. Ai giorni di Malachia implorò gli ebrei ribelli: “Tornate a me, e certamente io tornerò a voi”. — Malachia 3:7.

      2. Come indica la Bibbia che la misericordia è parte integrante della personalità di Geova?

      2 Dio mise in risalto la sua misericordia parlando a Mosè sul monte Sinai. Lì Geova si rivelò come l’“Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. (Esodo 34:6) Questa dichiarazione sottolinea che la misericordia è parte integrante della personalità di Geova, il quale “desidera che tutti pervengano al pentimento”, scrisse l’apostolo Pietro. (2 Pietro 3:9) Naturalmente la misericordia di Dio non è senza limiti. “Non esenterà affatto dalla punizione”, fu detto a Mosè. (Esodo 34:7; 2 Pietro 2:9) Nondimeno, “Dio è amore”, e la misericordia è un aspetto notevole di tale qualità. (1 Giovanni 4:8; Giacomo 3:17) Geova “non manterrà la sua ira per sempre”, e “prova diletto nell’amorevole benignità”. — Michea 7:18, 19.

      3. Che differenza c’era fra la misericordia di Gesù e l’atteggiamento degli scribi e dei farisei?

      3 Gesù fu un perfetto riflesso del suo Padre celeste. (Giovanni 5:19) La misericordia con cui trattava i peccatori non significava che condonasse i loro peccati, ma era un’espressione degli stessi teneri sentimenti che manifestava verso coloro che erano malati fisicamente. (Confronta Marco 1:40, 41). Sì, Gesù incluse la misericordia fra le “cose più importanti” della Legge di Dio. (Matteo 23:23) Per contro, considerate gli scribi e i farisei, il cui concetto legalistico della giustizia di solito non lasciava spazio alla misericordia. Quando videro che Gesù aveva contatti con i peccatori, protestarono: “Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro”. (Luca 15:1, 2) Gesù rispose ai suoi accusatori facendo tre illustrazioni, ciascuna delle quali sottolinea la misericordia di Dio.

      4. Quali due illustrazioni fece Gesù e cosa volevano insegnare?

      4 Per prima cosa Gesù narrò di un uomo che aveva lasciato 99 pecore per cercare quella smarrita. Cosa voleva dimostrare? “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentirsi”. Poi parlò di una donna che cercava una dramma e che una volta trovatala si rallegrò. L’applicazione? “C’è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”. Gesù pronunciò la terza illustrazione sotto forma di parabola.a Per molti si tratta del più bel racconto che sia mai stato narrato. Un esame di questa parabola ci aiuterà a capire e a imitare la misericordia di Dio. — Luca 15:3-10.

      Un figlio ribelle se ne va di casa

      5, 6. Nella terza illustrazione di Gesù, quale sconcertante mancanza di apprezzamento manifestò il figlio più giovane?

      5 “Un uomo aveva due figli. E il più giovane di loro disse al padre: ‘Padre, dammi la parte della proprietà che mi spetta’. Quindi egli divise fra loro i suoi mezzi di sostentamento. In seguito, dopo non molti giorni, il figlio più giovane radunò ogni cosa e fece un viaggio all’estero in un paese lontano, e vi sperperò la sua proprietà, vivendo una vita dissoluta”. — Luca 15:11-13.b

      6 Il figlio più giovane dimostrò una sconcertante mancanza di apprezzamento. Prima pretese la sua parte di eredità e poi la sperperò “vivendo una vita dissoluta”. Questa frase traduce un’espressione greca che significa “vivere nei bagordi”, e indica una “vita disordinata”. Secondo uno studioso “significa toccare il fondo della depravazione”. Giustamente il giovane della parabola di Gesù è spesso definito prodigo, nel senso di scialacquatore e dedito agli stravizi.

      7. Chi somiglia oggi al figlio prodigo, e perché molti di questi cercano l’indipendenza in “un paese lontano”?

      7 Ci sono oggi persone che somigliano al figlio prodigo? Sì. Un numero relativamente piccolo di individui abbandona purtroppo la “casa” sicura del nostro Padre celeste, Geova. (1 Timoteo 3:15) Alcuni di questi pensano che nella casa di Dio l’ambiente sia troppo restrittivo, che l’occhio vigile di Geova sia più un intralcio che una protezione. (Confronta Salmo 32:8). Prendete il caso di una cristiana che fu allevata secondo i princìpi biblici, ma che finì per darsi all’alcool e alla droga. Ripensando a quel brutto periodo della sua vita dice: “Volevo dimostrare che potevo trovare una vita migliore. Volevo fare quello che mi pareva e non volevo che nessuno mi dicesse di agire diversamente”. Come il figlio prodigo, questa giovane cercò l’indipendenza. Purtroppo, a causa della sua condotta contraria alle Scritture, dovette essere espulsa dalla congregazione cristiana. — 1 Corinti 5:11-13.

      8. (a) Che aiuto si può dare a chi manifesta il desiderio di vivere in maniera contraria alle norme di Dio? (b) Perché si dovrebbe valutare bene la propria scelta in fatto di adorazione?

      8 Spezza davvero il cuore vedere un compagno di fede che manifesta il desiderio di vivere in maniera contraria alle norme di Dio. (Filippesi 3:18) Quando questo accade, gli anziani e altri che sono spiritualmente qualificati cercano di ristabilire chi sta sbagliando. (Galati 6:1) Comunque, nessuno è costretto ad accettare il giogo dell’essere discepoli di Cristo. (Matteo 11:28-30; 16:24) Quando raggiungono la maggiore età, anche i giovani devono fare una scelta personale in fatto di adorazione. In ultima analisi, essendo dotato di libero arbitrio, ognuno di noi dovrà rendere conto di se stesso a Dio. (Romani 14:12) È pur vero che ‘si raccoglie ciò che si semina’, una lezione che il figlio prodigo della parabola di Gesù avrebbe presto appreso. — Galati 6:7, 8.

      Disperazione in un paese lontano

      9, 10. (a) Come cambiò la situazione del figlio prodigo, e come reagì? (b) Illustrate in che senso oggi alcuni che abbandonano la vera adorazione vengono a trovarsi in una situazione simile a quella del figlio prodigo.

      9 “Quando ebbe speso ogni cosa, venne in quel paese una grave carestia, ed egli cominciò ad essere nel bisogno. Andò perfino ad unirsi a un cittadino di quel paese, che lo mandò nei suoi campi a pascere porci. E desiderava saziarsi delle carrube che mangiavano i porci, e nessuno gli dava nulla”. — Luca 15:14-16.

      10 Pur essendo rimasto senza un soldo, il figlio prodigo non pensava ancora di tornare a casa. Conobbe un cittadino del paese che lo assunse come guardiano di porci. Dato che secondo la Legge mosaica i porci erano animali impuri, quel lavoro probabilmente era inaccettabile per un ebreo. (Levitico 11:7, 8) Ma se mai il figlio prodigo aveva degli scrupoli di coscienza, dovette soffocarli. Dopo tutto non poteva aspettarsi che il datore di lavoro, un cittadino del posto, si preoccupasse dei sentimenti di uno straniero squattrinato. La situazione del figlio prodigo è simile a quella di molti che oggi abbandonano la retta via della pura adorazione. Spesso si ritrovano a fare cose che un tempo avrebbero considerato degradanti. Per esempio, un ragazzo di 17 anni si ribellò all’educazione cristiana ricevuta. “L’immoralità e la droga cancellarono anni di insegnamenti basati sulla Bibbia”, ammette. Ben presto finì in carcere per rapina a mano armata e omicidio. Benché in seguito si riprendesse spiritualmente, che prezzo dovette pagare per “il temporaneo godimento del peccato”! — Confronta Ebrei 11:24-26.

      11. Cosa contribuì ad aggravare il problema del figlio prodigo, e in che modo oggi alcuni hanno riscontrato che gli allettamenti del mondo sono solo “un vuoto inganno”?

      11 Il problema del figlio prodigo era aggravato dal fatto che “nessuno gli dava nulla”. Dov’erano i suoi nuovi amici? Ora che non aveva un soldo era divenuto per loro “oggetto di odio”. (Proverbi 14:20) Similmente molti che oggi si sviano dalla fede scoprono che gli allettamenti e le idee di questo mondo non sono altro che “un vuoto inganno”. (Colossesi 2:8) “Senza la guida di Geova soffrii molto”, dice una ragazza che per qualche tempo lasciò l’organizzazione di Dio. “Cercavo di inserirmi tra le persone del mondo, ma venivo respinta poiché non ero realmente come loro. Mi sentivo sperduta come una bambina che ha bisogno della guida del padre. Fu allora che capii quanto avevo bisogno di Geova. Non volevo vivere mai più in modo indipendente da lui”. Il figlio prodigo dell’illustrazione di Gesù riscontrò la stessa cosa.

      Il figlio prodigo torna in sé

      12, 13. Quali cose hanno aiutato alcuni oggi a tornare in sé? (Vedi il riquadro).

      12 “Quando fu tornato in sé, disse: ‘Quanti uomini salariati di mio padre hanno abbondanza di pane, mentre io perisco di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, dicendogli: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Fammi come uno dei tuoi salariati”’. E levatosi, andò da suo padre”. — Luca 15:17-20.

      13 Il figlio prodigo ‘tornò in sé’. Per un certo tempo non aveva pensato ad altro che ai piaceri, come se vivesse nel mondo dei sogni. Ma ora si rendeva perfettamente conto della sua vera condizione spirituale. Sì, benché avesse sbagliato, c’era ancora speranza per questo giovane. C’era ancora del buono in lui. (Proverbi 24:16; confronta 2 Cronache 19:2, 3). Che dire di quelli che oggi abbandonano il gregge di Dio? Sarebbe ragionevole concludere che siano tutti irrecuperabili, che in ogni caso il loro comportamento ribelle dimostri che hanno peccato contro lo spirito santo di Dio? (Matteo 12:31, 32) Non è necessariamente così. Alcuni di loro sono tormentati dalla loro condotta traviata e col tempo molti tornano in sé. “Non ho mai dimenticato Geova, nemmeno per un giorno”, dice una sorella, riflettendo sul periodo trascorso fuori dell’organizzazione di Dio. “Pregavo sempre perché un giorno, in qualche modo, egli mi facesse tornare nella verità”. — Salmo 119:176.

      14. Cosa decise di fare il figlio prodigo, e perché si può dire che in questo dimostrò umiltà?

      14 Ma cosa possono fare quelli che si sono sviati? Nella parabola di Gesù il figlio prodigo decise di tornare a casa e implorare il perdono del padre. “Fammi come uno dei tuoi salariati”, pensò di dire. Un salariato era un operaio assunto a giornata, che poteva essere licenziato dall’oggi al domani. Era una condizione più precaria di quella di uno schiavo, che, sotto un certo aspetto, era come un componente della famiglia. Perciò il figlio prodigo non intendeva chiedere di tornare come figlio. Era disposto ad accettare la posizione più umile, per dimostrare giorno dopo giorno la sua rinnovata lealtà al padre. Ma lo attendeva una sorpresa.

      Un’accoglienza commovente

      15-17. (a) Come reagì il padre alla vista del figlio? (b) Cosa significava il fatto che il padre provvide al figlio la lunga veste, l’anello e i sandali? (c) Cosa indica il fatto che il padre diede un banchetto?

      15 “Mentre era ancora lontano, suo padre lo scorse e fu mosso a pietà, e corse e gli si gettò al collo e lo baciò teneramente. Quindi il figlio gli disse: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Fammi come uno dei tuoi salariati’. Ma il padre disse ai suoi schiavi: ‘Presto, portate una lunga veste, la migliore, e vestitelo, e mettetegli un anello nella mano e sandali ai piedi. E conducete il giovane toro ingrassato, scannatelo e mangiamo e rallegriamoci, perché questo mio figlio era morto ed è tornato alla vita; era perduto ed è stato ritrovato’. Ed essi cominciarono a rallegrarsi”. — Luca 15:20-24.

      16 Qualsiasi genitore amorevole desidererebbe tanto vedere il proprio figlio riprendersi spiritualmente. Possiamo quindi immaginarci il padre del figlio prodigo che ogni giorno scruta il sentiero di casa, sperando con ansia di veder tornare il figlio. Ora lo scorge da lontano mentre viene su per il sentiero! L’aspetto del giovane è sicuramente cambiato. Eppure il padre lo riconosce ‘mentre è ancora lontano’. Non fa caso alle vesti lacere né allo spirito abbattuto: vede suo figlio, e gli corre incontro!

      17 Quando arrivò dal figlio, il padre gli si gettò al collo e lo baciò teneramente. Poi ordinò agli schiavi di dare al figlio una lunga veste, un anello e dei sandali. Non doveva essere una veste qualsiasi, ma “la migliore”, forse un abito finemente ricamato di quelli che si offrivano a un ospite d’onore. Dato che di solito gli schiavi non portavano né anelli né sandali, il padre stava rendendo noto che riaccoglieva suo figlio come membro della famiglia a pieno titolo. Ma fece di più. Diede un banchetto per festeggiare il ritorno del figlio. Chiaramente non gli stava concedendo il perdono a denti stretti o semplicemente perché, essendo tornato, non poteva fare diversamente: voleva perdonarlo. Era felice di farlo.

      18, 19. (a) Cosa ci insegna riguardo a Geova la parabola del figlio prodigo? (b) Come indica il modo in cui agì con Giuda e Gerusalemme, in che senso Geova ‘si tiene in aspettazione’ per quanto concerne il ritorno dei peccatori?

      18 Cosa abbiamo imparato finora dalla parabola del figlio prodigo riguardo all’Iddio che abbiamo il privilegio di adorare? Primo, che Geova è “misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. (Esodo 34:6) In effetti la misericordia è una sua qualità fondamentale. È il suo modo normale di agire verso chi è nel bisogno. Secondo, la parabola di Gesù ci insegna che Geova è “pronto a perdonare”. (Salmo 86:5) È come se stesse sempre attento per notare nei peccatori qualsiasi cambiamento di cuore che gli dia una base per mostrare misericordia. — 2 Cronache 12:12; 16:9.

      19 Pensate, ad esempio, al modo in cui Dio agì con Israele. Geova ispirò il profeta Isaia a dire che Giuda e Gerusalemme erano ‘malate dalla testa ai piedi’. Ma disse pure: “Geova si terrà in aspettazione per mostrarvi favore, e perciò sorgerà per mostrarvi misericordia”. (Isaia 1:5, 6; 30:18; 55:7; Ezechiele 33:11) Come il padre della parabola di Gesù, Geova ‘scruta il sentiero’, per così dire. Aspetta ansiosamente il ritorno di tutti quelli che hanno lasciato la sua casa. Non è ciò che ci aspetteremmo da un padre amorevole? — Salmo 103:13.

      20, 21. (a) In che modo oggi molti vengono attratti dalla misericordia di Dio? (b) Cosa considereremo nel prossimo articolo?

      20 Ogni anno la misericordia di Geova induce molti a tornare in sé e alla pura adorazione. Che gioia reca questo ai loro cari! Prendete, ad esempio, il padre cristiano menzionato all’inizio: la figlia si riprese spiritualmente e ora svolge il ministero a tempo pieno. “Sono felice nei limiti in cui è possibile esserlo in questo vecchio sistema di cose”, dice il padre. “Le mie lacrime di dolore si sono trasformate in lacrime di gioia”. Sicuramente anche Geova si rallegra! — Proverbi 27:11.

      21 Ma possiamo imparare dell’altro dalla parabola del figlio prodigo. Gesù continuò il racconto per fare un contrasto fra la misericordia di Geova e l’inflessibile atteggiamento di condanna comune fra gli scribi e i farisei. Nel prossimo articolo considereremo come lo fece e cosa significa per noi.

  • Imitate la misericordia di Geova
    La Torre di Guardia 1998 | 1° ottobre
    • Imitate la misericordia di Geova

      “Continuate ad essere misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. — LUCA 6:36.

      1. In che modo i farisei dimostrarono di non avere misericordia?

      BENCHÉ creati a immagine di Dio, spesso gli esseri umani non imitano la sua misericordia. (Genesi 1:27) Prendete il caso dei farisei. Come gruppo non si rallegrarono quando, di sabato, Gesù guarì misericordiosamente un uomo con una mano secca. Anzi, tennero consiglio contro Gesù “per poterlo distruggere”. (Matteo 12:9-14) In un’altra occasione Gesù sanò un uomo che era cieco dalla nascita. Ancora una volta “alcuni dei farisei” non provarono gioia per la compassione di Gesù. Brontolarono dicendo: “Quest’uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato”. — Giovanni 9:1-7, 16.

      2, 3. Cosa voleva dire Gesù con la frase: “Guardatevi dal lievito dei farisei”?

      2 L’insensibilità dei farisei era un misfatto verso l’uomo e un peccato contro Dio. (Giovanni 9:39-41) A ragione Gesù avvertì i discepoli dicendo: “Guardatevi dal lievito” di quel gruppo elitario e di altri fanatici religiosi, quali i sadducei. (Matteo 16:6) Nella Bibbia il lievito è usato come simbolo di peccato o corruzione. Perciò Gesù stava dicendo che l’insegnamento degli “scribi e [dei] farisei” poteva corrompere la pura adorazione. In che modo? In quanto insegnavano al popolo a pensare alla Legge di Dio solo in termini delle loro regole arbitrarie e dei loro formalismi, mentre trascuravano “le cose più importanti”, compresa la misericordia. (Matteo 23:23) Questa religiosità ritualistica rendeva l’adorazione di Dio un peso insopportabile.

      3 Nella seconda parte della parabola del figlio prodigo, Gesù smascherò la mentalità corrotta dei capi religiosi ebrei. Nella parabola il padre, che rappresenta Geova, fu pronto a perdonare il figlio pentito. Ma il figlio maggiore, che raffigurava “i farisei e gli scribi”, fu di tutt’altro avviso. — Luca 15:2.

      L’ira del fratello

      4, 5. In che senso anche il figlio maggiore era “perduto”?

      4 “Ora il figlio maggiore era nel campo; e quando venne e si avvicinò alla casa udì un concerto musicale e delle danze. E chiamato a sé uno dei servitori, domandò che significavano queste cose. Gli disse: ‘È venuto tuo fratello, e tuo padre ha scannato il giovane toro ingrassato, perché l’ha riavuto in buona salute’. Ma egli si adirò e non voleva entrare”. — Luca 15:25-28.

      5 È chiaro che nella parabola di Gesù il figlio prodigo non era il solo ad avere qualche problema. “Entrambi i figli qui rappresentati sono perduti”, dice un’opera di consultazione, “uno per l’ingiustizia che lo degrada, l’altro per la giustizia ipocrita che lo acceca”. Si noti che il figlio maggiore non solo rifiutò di rallegrarsi, ma “si adirò”. Il sostantivo greco per “ira”, da cui deriva il verbo qui usato, non fa pensare tanto a uno scatto d’ira quanto a uno stato mentale costante. A quanto pare il figlio maggiore covava profondo risentimento al punto che ritenne fuori luogo festeggiare il ritorno di qualcuno che tanto per cominciare non avrebbe mai dovuto andarsene da casa.

      6. Chi rappresenta il figlio maggiore, e perché?

      6 Il figlio maggiore ben rappresenta coloro che non vedevano di buon occhio la compassione e l’attenzione che Gesù mostrava ai peccatori. Ritenendosi giusti, rimanevano insensibili di fronte alla misericordia di Gesù. Non condividevano nemmeno la gioia che c’è in cielo quando un peccatore viene perdonato. Anzi, la misericordia di Gesù li faceva adirare, e nel loro cuore ‘pensavano cose malvage’. (Matteo 9:2-4) In una circostanza certi farisei si adirarono tanto che chiamarono un uomo guarito da Gesù per ‘cacciarlo fuori’, evidentemente espellendolo dalla sinagoga. (Giovanni 9:22, 34) Come il figlio maggiore, che “non voleva entrare”, i capi religiosi giudei non vollero cogliere l’opportunità di ‘rallegrarsi con quelli che si rallegravano’. (Romani 12:15) Nel resto della parabola Gesù smascherò ulteriormente il loro modo di ragionare malvagio.

      Ragionamento fallace

      7, 8. (a) In che senso il figlio maggiore non aveva capito cosa significa essere un figlio? (b) Che differenza c’era tra il figlio maggiore e il padre?

      7 “Allora suo padre uscì e lo supplicava. Rispondendo, egli disse a suo padre: ‘Ecco, sono tanti anni che ti faccio da schiavo e non ho mai trasgredito un tuo comandamento, eppure a me non hai mai dato un capretto per rallegrarmi con i miei amici. Ma appena è arrivato questo tuo figlio che ha mangiato i tuoi mezzi di sostentamento con le meretrici, hai scannato per lui il giovane toro ingrassato’”. — Luca 15:28-30.

      8 Con queste parole il figlio maggiore rivelò chiaramente che non aveva capito affatto cosa significa essere un figlio. Serviva il padre più o meno come un dipendente serve il datore di lavoro. Gli disse: ‘Ti ho fatto da schiavo’. È vero che lui non aveva mai lasciato la casa paterna né aveva trasgredito un comandamento del padre. Ma questa ubbidienza era motivata dall’amore? Provava vera gioia nel servire il padre o era gradualmente scivolato nell’autocompiacimento, ritenendosi un buon figlio per il semplice fatto che assolveva i suoi compiti “nel campo”? Se era veramente un figlio devoto, perché non condivideva il modo di pensare del padre? Quando gli fu data l’opportunità di mostrare misericordia al fratello, perché non trovò posto per la compassione nel suo cuore? — Confronta Salmo 50:20-22.

      9. Spiegate sotto quale aspetto i capi religiosi ebrei assomigliavano al figlio maggiore.

      9 I capi religiosi ebrei assomigliavano al figlio maggiore. Pensavano di essere leali a Dio perché seguivano rigorosamente un codice di leggi. È vero che l’ubbidienza è essenziale. (1 Samuele 15:22) Ma l’eccessivo risalto che davano alle opere aveva trasformato l’adorazione di Dio in una serie di atti formali, in una devozione esteriore, priva di vera spiritualità. La loro mente era ossessionata dalle tradizioni. Il loro cuore era privo di amore. Disprezzavano le persone comuni, arrivando a definirle “gente maledetta”. (Giovanni 7:49) Come poteva Dio gradire le opere di quei capi religiosi quando il loro cuore era così lontano da lui? — Matteo 15:7, 8.

      10. (a) Perché il consiglio implicito nelle parole “Voglio misericordia, e non sacrificio” era utile? (b) Perché si può dire che la mancanza di misericordia è una cosa seria?

      10 Gesù disse ai farisei: “Andate . . . e imparate che cosa significa questo: ‘Voglio misericordia, e non sacrificio’”. (Matteo 9:13; Osea 6:6) La loro scala di valori era confusa, perché senza la misericordia tutti i loro sacrifici sarebbero stati inutili. Non avere misericordia è una cosa molto seria, perché la Bibbia classifica gli “spietati” fra quelli che secondo Dio “meritano la morte”. (Romani 1:31, 32) Non sorprende dunque che Gesù dicesse che come classe i capi religiosi erano destinati alla distruzione eterna. Evidentemente la mancanza di misericordia contribuiva parecchio a renderli meritevoli di tale giudizio. (Matteo 23:33) Ma forse in quella classe di persone c’erano degli individui ricuperabili. Nella conclusione della parabola Gesù cercò di correggere la mentalità di quegli ebrei tramite le parole che il padre rivolge al figlio maggiore. Vediamo come.

      La misericordia del padre

      11, 12. Nella parabola di Gesù, in che modo il padre cercò di ragionare con il figlio maggiore, e perché il fatto che il padre usasse l’espressione “tuo fratello” potrebbe essere significativo?

      11 “Quindi egli gli disse: ‘Figlio, tu sei sempre stato con me, e tutte le cose mie sono tue; ma dovevamo pure rallegrarci e far festa, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato alla vita, ed era perduto ed è stato ritrovato’”. — Luca 15:31, 32.

      12 Si noti che il padre usò l’espressione “tuo fratello”. Perché? Ricorderete che in precedenza, parlando al padre, il figlio maggiore aveva chiamato il figlio prodigo “tuo figlio”, non “mio fratello”. A quanto pare non riconosceva il vincolo che lo legava al fratello. Perciò ora il padre stava dicendo in effetti al figlio maggiore: ‘Questo non è solo mio figlio. È tuo fratello, sangue del tuo sangue. Hai ogni motivo per rallegrarti del suo ritorno!’ Il messaggio di Gesù avrebbe dovuto essere chiaro per i capi giudei. I peccatori che essi disprezzavano erano in realtà loro “fratelli”. In realtà “non c’è uomo giusto sulla terra che continui a fare il bene e non pecchi”. (Ecclesiaste 7:20) Quegli ebrei preminenti avevano dunque ogni motivo per rallegrarsi quando un peccatore si pentiva.

      13. La brusca fine della parabola di Gesù ci spinge a confrontarci con quale domanda introspettiva?

      13 Dopo la supplica del padre, la parabola termina bruscamente. È come se Gesù invitasse i suoi ascoltatori a scrivere essi stessi la fine del racconto. Qualunque fosse stata la reazione del figlio maggiore, ogni ascoltatore doveva rispondere alla domanda: ‘Tu condividerai la gioia che c’è in cielo quando un peccatore si pente?’ Anche i cristiani odierni hanno l’opportunità di dimostrare qual è la loro risposta a tale domanda. In che modo?

      Imitiamo la misericordia di Dio oggi

      14. (a) Per quanto riguarda la misericordia, come possiamo seguire il consiglio di Paolo contenuto in Efesini 5:1? (b) Da quale opinione errata della misericordia di Dio dobbiamo guardarci?

      14 Paolo esortò gli efesini: “Divenite perciò imitatori di Dio, come figli diletti”. (Efesini 5:1) Quali cristiani dovremmo quindi afferrare il senso della misericordia di Dio, farla scendere nel profondo del nostro cuore e poi manifestarla nei nostri rapporti con gli altri. Attenzione, però. La misericordia di Dio non va mal interpretata: non significa sminuire la gravità del peccato. Per esempio, una persona indifferente potrebbe ragionare così: ‘Se commetto un peccato, posso sempre chiedere perdono a Dio, ed egli mi mostrerà misericordia’. Tale atteggiamento equivarrebbe a ‘mutare l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta’, per usare l’espressione dello scrittore biblico Giuda. (Giuda 4) Pur essendo misericordioso, Geova “non esenterà affatto dalla punizione” i peccatori impenitenti. — Esodo 34:7; confronta Giosuè 24:19; 1 Giovanni 5:16.

      15. (a) Perché specialmente gli anziani devono avere un punto di vista equilibrato sulla misericordia? (b) Pur non tollerando le trasgressioni deliberate, cosa dovrebbero cercare di fare gli anziani, e perché?

      15 Dobbiamo però stare attenti a non andare all’altro estremo, assumendo un rigido atteggiamento di condanna verso coloro che manifestano sincero pentimento e tristezza secondo Dio per i loro peccati. (2 Corinti 7:11) Dato che agli anziani è affidato il compito di pascere le pecore di Geova, è essenziale che mantengano un punto di vista equilibrato a questo riguardo, specialmente quando trattano questioni giudiziarie. La congregazione cristiana deve essere mantenuta pura, e secondo le Scritture è giusto ‘rimuovere l’uomo malvagio’ disassociandolo. (1 Corinti 5:11-13) Al tempo stesso è bene mostrare misericordia quando c’è una chiara base per farlo. Quindi, pur non tollerando le trasgressioni deliberate, gli anziani si sforzano di mantenere un atteggiamento amorevole e misericordioso, nei limiti della giustizia. Tengono sempre presente il principio biblico: “Chi non pratica la misericordia avrà il suo giudizio senza misericordia. La misericordia esulta trionfalmente sul giudizio”. — Giacomo 2:13; Proverbi 19:17; Matteo 5:7.

      16. (a) Dimostrate con la Bibbia che Geova desidera veramente che chi ha sbagliato torni a lui. (b) Come possiamo dimostrare che anche noi siamo felici di riaccogliere i peccatori pentiti?

      16 La parabola del figlio prodigo fa capire chiaramente che Geova desidera che coloro i quali hanno sbagliato tornino a lui. Anzi, estende loro l’invito finché non si dimostrano del tutto irrecuperabili. (Ezechiele 33:11; Malachia 3:7; Romani 2:4, 5; 2 Pietro 3:9) Come il padre del figlio prodigo, Geova rispetta la dignità di coloro che ritornano, accogliendoli di nuovo come componenti della famiglia a pieno titolo. Imitate Geova sotto questo aspetto? Quando un ex compagno di fede viene riassociato, come reagite? Abbiamo già visto che c’è “gioia in cielo”. (Luca 15:7) Ma c’è gioia sulla terra, nella vostra congregazione, nel vostro cuore? Oppure, come il figlio maggiore della parabola, provate risentimento, pensando che chi ha abbandonato il gregge di Dio non meriti ora nessun benvenuto?

      17. (a) Che situazione c’era nella Corinto del I secolo, e cosa raccomandò Paolo alla congregazione? (b) Perché l’esortazione di Paolo era pratica, e come possiamo applicarla oggi? (Vedi anche il riquadro a destra).

      17 Per esaminarci meglio a questo riguardo, consideriamo ciò che accadde nel 55 E.V. a Corinto. Un uomo che era stato espulso dalla congregazione ricominciò a camminare rettamente. Cosa dovevano fare i fratelli? Dovevano essere scettici sul suo pentimento e continuare a stare alla larga da lui? Al contrario, Paolo raccomandò ai corinti: ‘Ora benignamente perdonatelo e confortatelo, affinché non sia in qualche modo inghiottito dalla sua eccessiva tristezza. Perciò vi esorto a confermargli il vostro amore’. (2 Corinti 2:7, 8) Spesso i trasgressori pentiti sono particolarmente soggetti a sentimenti di umiliazione e disperazione. Perciò hanno bisogno di essere rassicurati sull’amore dei loro compagni di fede e di Geova nei loro confronti. (Geremia 31:3; Romani 1:12) È essenziale farlo. Perché?

      18, 19. (a) In che modo i corinti si erano dimostrati in precedenza troppo permissivi? (b) In che senso i corinti avrebbero potuto essere “sopraffatti da Satana” a causa della mancanza di misericordia?

      18 Esortando i corinti a praticare il perdono, Paolo indicò che una delle ragioni per farlo era questa: “Affinché non siamo sopraffatti da Satana, poiché non ignoriamo i suoi disegni”. (2 Corinti 2:11) Cosa voleva dire? Ebbene, in precedenza Paolo aveva dovuto riprendere la congregazione di Corinto per il suo permissivismo. Avevano permesso a quell’uomo di continuare a peccare impunemente. In tal modo i componenti della congregazione — in particolare gli anziani — avevano fatto il gioco di Satana, il quale era ben contento che la congregazione cadesse in discredito. — 1 Corinti 5:1-5.

      19 Se ora fossero andati all’altro estremo, non volendo perdonare il peccatore pentito, Satana li avrebbe sopraffatti in un altro modo. Come? Nel senso che poteva approfittare della loro durezza e spietatezza. Se il peccatore pentito fosse stato “inghiottito dalla sua eccessiva tristezza” — o se, come traduce Parola del Signore, ‘la troppa tristezza lo avesse portato alla disperazione’ — che grave responsabilità avrebbero avuto gli anziani davanti a Geova! (Confronta Ezechiele 34:6; Giacomo 3:1). Giustamente, dopo aver messo in guardia i suoi seguaci dal far inciampare “uno di questi piccoli”, Gesù disse: “Prestate attenzione a voi stessi. Se il tuo fratello commette un peccato rimproveralo, e se si pente perdonalo”.a — Luca 17:1-4.

      20. Perché si può dire che quando un peccatore si pente c’è gioia sia in cielo che sulla terra?

      20 Le migliaia di persone che ogni anno ritornano alla pura adorazione sono grate che Geova abbia mostrato loro misericordia. “In tutta la mia vita non ricordo di aver mai provato una gioia così grande”, dice una sorella a proposito della sua riassociazione. Naturalmente la sua gioia è condivisa dagli angeli. Partecipiamo anche noi alla ‘gioia che c’è in cielo’ quando un peccatore si pente. (Luca 15:7) Così facendo imiteremo la misericordia di Geova.

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