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  • Corallo: È in pericolo e sta morendo
    Svegliatevi! 1996 | 22 settembre
    • Scheletri sbiancati privi di vita

      Non è strano che sotto di voi ci sia tanto fermento! Ma quelli cosa sono? Scheletri sbiancati privi di vita. Le ramificazioni dei coralli sono rotte e si stanno disgregando. Alcuni coralli si sono già disgregati. Questa parte della foresta corallina è morta o sta morendo. Niente pesci. Niente gamberetti. Niente aragoste. Niente di niente. È un deserto sottomarino. Vi guardate intorno sconcertati. Che brutta sorpresa! La vostra esperienza idilliaca è rovinata. Anche quando tornate sulla barca, nella mente continuano ad affollarsi domande preoccupanti. Cosa può aver provocato questa strage? Un incidente? Una malattia? Cause naturali? Volete avere una risposta.

      Anche se il corallo, duro com’è, sembra molto resistente, in realtà è fragilissimo. Può bastare il tocco dell’uomo per danneggiarlo, per cui i sub saggi evitano di toccarlo e i barcaioli accorti evitano di gettare l’ancora sulla scogliera corallina. Altre fonti di pericolo per il corallo sono l’inquinamento chimico, le fuoriuscite di greggio, le acque di scolo, il disboscamento, le acque di deflusso dei terreni agricoli, le opere di dragaggio, la sedimentazione marina e l’infiltrazione di acqua dolce. Le collisioni con le chiglie delle navi fanno strage di coralli. E la temperatura eccessiva può danneggiare e uccidere i coralli. In condizioni di stress, i polipi corallini espellono le alghe che assumono l’aspetto di fitte nubi, e i pesci le mangiano subito. Se le condizioni di stress permangono per settimane o mesi, inizia lo sbiancamento e il corallo muore. E quando muore il corallo, muore l’ecosistema della scogliera. L’intreccio di forme viventi si disgrega e scompare.

      Lo sbiancamento è ormai un fenomeno diffuso in tutti i mari tropicali. Di conseguenza, i biologi marini di tutto il mondo sono in allarme. Quando si ha uno sbiancamento su vasta scala, il danno è irreversibile. Le gravi dimensioni assunte dallo sbiancamento e dalla successiva morte dei coralli sono state portate all’attenzione del mondo intero da ciò che è accaduto negli ultimi anni in tutti i mari tropicali. Anche se è da molti anni che ci sono sbiancamenti periodici e localizzati dei coralli, attualmente il fenomeno ha assunto una gravità senza precedenti e una portata mondiale. C’è qualcosa che ha aggredito i coralli viventi di quasi tutte le specie del pianeta, portando al collasso gli ecosistemi di alcune scogliere coralline.

  • Le scogliere coralline stanno morendo: È colpa dell’uomo?
    Svegliatevi! 1996 | 22 settembre
    • Le scogliere coralline stanno morendo: È colpa dell’uomo?

      IL CONVEGNO internazionale sulle scogliere coralline del 1992 riferiva che l’uomo, direttamente o indirettamente, ha causato la morte del 5-10 per cento delle scogliere del mondo e che un altro 60 per cento potrebbe andar perso nei prossimi 20-40 anni. Secondo Clive Wilkinson, dell’Istituto Australiano di Scienze Marine, solo le scogliere delle regioni più remote sono in buona salute. Un rapporto del Worldwatch Institute riferiva: “Le zone con tratti di scogliere particolarmente devastati includono Giappone, Taiwan, Filippine, Indonesia, Singapore, Sri Lanka e India in Asia; Kenya, Tanzania, Mozambico e Madagascar in Africa; Repubblica Dominicana, Haiti, Cuba, Giamaica, Trinidad e Tobago e Florida in America. Le cause del degrado variano, ma l’elevata densità di popolazione sulle coste e un pesante sviluppo litoraneo sono fattori comuni a tutti”.a

      Le scogliere coralline vivono generalmente in mari in cui la temperatura dell’acqua è compresa tra i 25 e i 29 gradi centigradi, a seconda della posizione geografica. Ma il ristretto intervallo di temperature in cui il corallo può mantenersi sano è molto prossimo alla temperatura che gli è letale. Uno o due soli gradi al di sopra del normale massimo estivo possono essere fatali. Anche se in certe zone si possono identificare diverse cause che hanno determinato lo sbiancamento dei coralli e la loro successiva morte, molti scienziati sospettano che una causa comune a livello mondiale possa essere il surriscaldamento del pianeta. A questo proposito la rivista Le Scienze (l’edizione italiana di Scientific American) riferiva: “Nel 1987 i resoconti sull’imbianchimento dei coralli hanno coinciso con la crescente preoccupazione per il riscaldamento globale. Non sorprende, dunque, che alcuni siano giunti alla conclusione che le scogliere coralline potessero assolvere un ruolo analogo a quello del canarino in una miniera di carbone, fornendo la prima indicazione di un aumento delle temperature degli oceani a scala globale. Sebbene sia abbastanza chiaro che un’elevata temperatura locale dell’acqua provochi l’imbianchimento dei coralli, per il momento non si può correlare con certezza questo fenomeno al riscaldamento globale”. — Marzo 1993, pagine 32-3.

      U.S.News & World Report diceva: “Studi recenti condotti nelle Antille hanno avallato l’ipotesi che i casi recenti [di sbiancamento] siano da attribuire alla temperatura del mare più alta del normale”. Thomas J. Goreau, che è a capo dell’Alleanza Mondiale per le Scogliere Coralline, ha fatto un paragone pessimistico tra lo stato delle scogliere e la distruzione della foresta pluviale amazzonica. “Fra cinquant’anni rimarranno ancora alcune foreste pluviali”, ha detto, “ma le scogliere coralline, alla velocità attuale con cui stanno scomparendo, non dureranno così tanto”.

      Le molte cause della morte delle scogliere

      Lungo la costa pacifica dell’America Centrale, nel 1983 morì fino al 95 per cento dei coralli. Uno sbiancamento simile ma meno distruttivo si ebbe nello stesso periodo nel Pacifico centrale e occidentale. Gravi casi di sbiancamento si ebbero nella Grande Barriera Corallina australiana e in varie zone dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Indiano. Le scogliere furono danneggiate anche in Thailandia, in Indonesia e nelle Isole Galápagos. In seguito, estesi casi di sbiancamento si verificarono nelle acque delle Bahama, della Colombia, della Giamaica e di Puerto Rico, come pure nel sud del Texas e della Florida.

      La distruzione delle scogliere stava assumendo proporzioni mondiali. Natural History osservava: “Nel periodo di tempo relativamente breve in cui sono stati studiati gli ecosistemi delle scogliere, non si è mai osservato un caso di sbiancamento di proporzioni simili a quelle recenti. Peter Glynn, biologo dell’Università di Miami, ha esaminato coralli vecchi di 400 anni nel Pacifico orientale, dove lo sbiancamento era molto pronunciato, e non ha trovato traccia di simili disastri nel passato. Lo sbiancamento di vaste proporzioni indica che il surriscaldamento del globo negli anni ’80 potrebbe aver avuto un effetto devastante sulle scogliere coralline, e potrebbe indicare quale sarà il futuro delle scogliere se l’effetto serra provocherà temperature ancora più elevate. Purtroppo, quasi certamente il surriscaldamento del globo e il degrado ambientale proseguiranno e si acutizzeranno, rendendo più frequenti i cicli di sbiancamento in tutto il mondo”.

      U.S.News & World Report indicava quale potrebbe essere un’altra causa della morte delle scogliere: “Anche l’assottigliarsi dello strato di ozono, che protegge le creature viventi dalle radiazioni ultraviolette nocive, potrebbe avere avuto una parte nella recente morte delle scogliere”.

      Nelle regioni costiere, dove vive oltre metà della popolazione mondiale, l’irresponsabilità dell’uomo ha messo a dura prova le scogliere coralline. Uno studio dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle risorse naturali (IUCN) e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente ha rivelato che l’uomo aveva danneggiato o distrutto ampi tratti di scogliera in 93 nazioni. Molte regioni in via di sviluppo gettano le acque di scolo non trattate direttamente nel mare, inquinandolo.

      Le mangrovie, che vivono in acque salate e filtrano le impurità, vengono abbattute per ottenere legname e combustibile. Alcune scogliere vengono fatte a pezzi per ottenere materiali da costruzione. Nello Srī Lanka e in India intere sezioni di scogliera sono state asportate per produrre cemento. Imbarcazioni grandi e piccole gettano l’ancora sulle scogliere o vi si incagliano, mandandole in frantumi.

      La rivista National Geographic ha così descritto la situazione nel Parco Nazionale della Scogliera Corallina John Pennekamp, in Florida: “Le imbarcazioni inquinano l’acqua e tutto ciò che c’è in essa con prodotti petroliferi e acque di scarico. Operatori incompetenti si incagliano sulle scogliere. Insozzano il mare con bicchieri di plastica, lattine, vetro, borse di plastica, bottiglie e chilometri di lenze aggrovigliate. Questi rifiuti non spariscono: sono praticamente indistruttibili”.

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