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“Non rinuncerò alla mia integrità!”Imitiamo la loro fede
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Il primo a parlare fu Elifaz, che era molto più grande di Giobbe e forse il più anziano di tutti. In seguito intervennero anche gli altri due uomini, che in linea di massima non fecero altro che andare dietro ai ragionamenti di Elifaz. I loro discorsi ovvi ma con una parvenza di spiritualità sulla grandezza di Dio e sul fatto che punisce i malvagi e ricompensa i buoni potevano sembrare innocui. Fin da subito, però, le loro parole furono caratterizzate da un sottofondo di cattiveria. Con un ragionamento semplicistico, Elifaz insinuò che se Dio è buono e punisce i malvagi, allora Giobbe, che stava evidentemente ricevendo una punizione, doveva essere anche lui in qualche modo malvagio (Giobbe 4:1, 7, 8; 5:3-6).
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“Non rinuncerò alla mia integrità!”Imitiamo la loro fede
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Nel suo discorso iniziale Elifaz descrisse un incontro sinistro con uno spirito invisibile. A seguito di quell’esperienza soprannaturale Elifaz giunse a questa conclusione ignobile: Dio “non ha fiducia nei suoi servitori; trova da ridire sui suoi angeli”. In base alle sue parole, per gli uomini è impossibile accontentare Dio!
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“Non rinuncerò alla mia integrità!”Imitiamo la loro fede
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a Stranamente Elifaz era convinto che lui e i suoi amici si erano rivolti a Giobbe con gentilezza, forse perché non avevano alzato la voce (Giobbe 15:11). Anche parole dette in tono gentile, però, possono ferire profondamente.
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Geova guarì le sue feriteImitiamo la loro fede
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c Infatti l’apostolo Paolo successivamente citò come vera un’affermazione di Elifaz (Giobbe 5:13; 1 Corinti 3:19). Elifaz enunciò una verità generale, ma la riferì in modo sbagliato a Giobbe.
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