BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Quando c’è un alcolista in famiglia
    Svegliatevi! 1992 | 22 maggio
    • Quando c’è un alcolista in famiglia

      “L’alcolismo include gli alcolisti . . . Anche se in una famiglia c’è un solo alcolista, l’intera famiglia soffre a motivo dell’alcolismo”. — Dott. Vernon E. Johnson.

      ALICE, una bambina di cinque anni, era a letto e accusava forti dolori alla gamba. Due giorni prima si era fatta male e le avevano dovuto ingessare tutta la gamba. L’ingessatura, però, era troppo stretta, per cui la gamba le si gonfiava. Alice supplicò i genitori di portarla dal dottore, ma suo padre stava subendo i postumi di una sbornia, e sua madre non sapeva chi dei due avesse più bisogno di attenzione.

      Nel giro di qualche giorno, Alice perse la sensibilità della gamba. Quando infine dall’alluce cominciò a colare un liquido scuro, i genitori la portarono di corsa all’ospedale. Allorché l’ingessatura fu tolta, alla vista della gamba un’infermiera svenne. La gamba di Alice era andata in cancrena, e dovette essere amputata.

      Alcolismo e codipendenza

      Il lato tragico di questa triste vicenda va molto al di là della perdita di un arto. Il padre di Alice era un alcolizzato, un alcolista. Come tale, non era emotivamente e fisicamente disponibile quando sua figlia aveva disperato bisogno di lui. “La natura dell’alcolismo richiede che l’alcolista metta la famiglia all’ultimo posto, dopo l’alcool e tutte le sue esigenze”, dice la consulente Toby Rice Drews.

      E che dire della madre di Alice? Anch’essa aveva sviluppato una dipendenza: non dall’alcool, ma dal marito alcolizzato. In genere, la moglie di un alcolista è completamente assorbita dagli sforzi volti a far smettere al marito di bere, o almeno ad affrontarne il comportamento imprevedibile.a Essa viene talmente invischiata nei problemi dell’alcolista da manifestare le stesse caratteristiche di dipendenza, ma senza l’alcool. Per questo motivo, persone come la madre di Alice sono spesso definite codipendenti.

      Sia l’alcolista che il codipendente sono involontariamente dominati da qualcosa o qualcuno al di fuori di loro. Entrambi sono accecati dal meccanismo psicologico della negazione. Entrambi sono emotivamente non disponibili per i figli. Entrambi sono invischiati in una vita fatta di frustrazioni, poiché proprio come l’alcolista non può controllarsi nel bere, così il codipendente non può controllare l’alcolista, e nessuno dei due può controllare gli effetti che l’alcolismo avrà sui figli.

      Ma sia l’alcolista che la sua famiglia possono trovare aiuto. Gli articoli che seguono parleranno proprio di questo.

      [Nota in calce]

      a Anche se parlando dell’alcolista usiamo il maschile, i princìpi qui esposti si applicano allo stesso modo all’alcolista di sesso femminile.

  • Che aiuto può dare la famiglia?
    Svegliatevi! 1992 | 22 maggio
    • Che aiuto può dare la famiglia?

      “Dapprima l’uomo prende da bere, poi il bere prende da bere, e alla fine il bere prende l’uomo”. — Detto orientale.

      STATE camminando sul bordo di una palude. Improvvisamente il terreno cede sotto i vostri piedi. In un attimo cominciate ad affondare nelle sabbie mobili. Più lottate, più andate a fondo.

      L’alcolismo inghiotte l’intera famiglia in maniera molto simile. La moglie codipendente lotta disperatamente per cambiare l’alcolista. Spinta dall’amore lo minaccia, ma lui continua a bere. Lei gli nasconde gli alcolici, ma lui ne compra altri. Lei gli nasconde il denaro, ma lui se lo fa prestare da un amico. Lei fa appello all’amore che il marito ha per la famiglia, per la vita, persino per Dio, ma non serve a niente. Più la moglie lotta, e più l’intera famiglia affonda nella palude dell’alcolismo. Per aiutare l’alcolista, i familiari devono prima capire la natura dell’alcolismo. Devono sapere perché alcune “soluzioni” sono quasi certamente destinate a fallire, e devono imparare quali metodi funzionano veramente.

      L’alcolismo non è semplice ubriachezza. È una malattia cronica caratterizzata dal bisogno psicologico di alcool e dalla mancanza di padronanza nella sua assunzione. Anche se la maggioranza degli esperti è concorde nel sostenere che l’alcolismo non si può guarire, esso si può arrestare con un programma di astinenza perpetua. — Confronta Matteo 5:29.

      Sotto alcuni aspetti la situazione si può paragonare a quella di un diabetico. Pur non potendo cambiare la sua condizione, il diabetico può cooperare col suo fisico astenendosi dallo zucchero. Analogamente, l’alcolista non può modificare il modo in cui il suo fisico reagisce al bere, ma può fare qualcosa per il suo problema: astenersi completamente dall’alcool.

      Tuttavia, questo è più facile a dirsi che a farsi. L’alcolista è accecato dal meccanismo psicologico della negazione. ‘Il mio problema non è poi così grave’. ‘È la mia famiglia che mi spinge a bere’. ‘Con un capo come il mio, chi non berrebbe?’ Spesso le sue scuse sono così convincenti che l’intera famiglia partecipa al processo di negazione. ‘Tuo padre ha bisogno di rilassarsi alla fine della giornata’. ‘Papà ha bisogno di bere. Si deve sorbire i continui brontolii della mamma’. Tutto pur di non svelare il segreto di famiglia: papà è un alcolista. “È l’unico modo in cui riescono a coesistere”, spiega la dottoressa Susan Forward. “In queste famiglie bugie, scuse e segreti sono il pane quotidiano”.

      I familiari non possono tirare fuori dalle sabbie mobili l’alcolista se prima non ne escono loro stessi. Qualcuno potrebbe obiettare: ‘È l’alcolista che ha bisogno di aiuto, non io!’ Ma riflettete: Fino a che punto i vostri sentimenti e le vostre azioni sono legati al comportamento dell’alcolista? Quanto spesso le sue azioni vi fanno provare ira, preoccupazione, frustrazione, timore? Quante volte rimanete a casa per badare a lui quando dovreste svolgere attività più importanti? Se i familiari non alcolisti compiono dei passi per migliorare la propria vita, può darsi che l’alcolista segua il loro esempio.

      Smettete di addossarvi la colpa. L’alcolista può sostenere: ‘Se tu mi trattassi meglio, non avrei bisogno di bere’. “L’alcolista ha bisogno che voi continuiate a crederci per poter scaricare su di voi la responsabilità del suo bere”, dice la consulente Toby Rice Drews. Non cascateci. L’alcolista non ha bisogno solo di alcool ma anche di persone che prestino fede alle sue scuse. I familiari, dandogli retta, possono involontariamente indurre l’alcolista a continuare a bere.

      Un proverbio biblico relativo a chi perde il controllo di sé si potrebbe applicare ugualmente bene all’alcolista: “Deve pagare le conseguenze di quello che fa; se lo si protegge si peggiora la situazione”. (Proverbi 19:19, Parola del Signore, nota in calce) Sì, lasciate che sia lui, l’alcolista, a chiamare il capoufficio o il datore di lavoro, a trascinarsi a letto, e a pulire dove ha sporcato. Se i familiari fanno queste cose per lui, in effetti lo aiutano a continuare a bere fino ad arrivare alla tomba.

      Fatevi aiutare. È difficile e forse addirittura impossibile per un familiare uscire dalle sabbie mobili da solo. Avete bisogno di sostegno. Appoggiatevi molto ad amici che non aiuteranno l’alcolista a trovare giustificazioni né vi pianteranno in asso.

      Se l’alcolista accetta di essere aiutato, questo è motivo di grande gioia. Tuttavia, è solo il primo passo sulla via del ricupero. La dipendenza fisica dall’alcool si può vincere nel giro di qualche giorno attraverso la disintossicazione. Ma la dipendenza psicologica è di gran lunga più difficile da affrontare.

      [Riquadro a pagina 5]

      Tratti caratteristici dell’alcolista

      Dipendenza psicologica: L’alcolista attende con ansia le occasioni in cui berrà. Quando non beve alcool, pensa all’alcool.

      Mancanza di padronanza: Spesso beve più di quanto ne abbia intenzione, anche se si propone fermamente di non farlo.

      Severità con se stesso: Le regole autoimposte (“non bevo mai da solo”, “mai sul lavoro”, e così via) non sono che paraventi dietro cui si nasconde la vera regola dell’alcolista: “Niente deve interferire con il mio bere”.

      Tolleranza all’alcool: Essere insolitamente capaci di ‘reggere bene l’alcool’ non è un motivo di vanto: spesso è uno dei primi sintomi dell’alcolismo.

      Conseguenze negative: Una semplice abitudine non ha effetti devastanti sulla famiglia, sulla carriera e sulla salute. L’alcolismo sì. — Proverbi 23:29-35.

      Negazione: L’alcolista giustifica, minimizza e scusa il suo comportamento.

  • Uscirne è possibile
    Svegliatevi! 1992 | 22 maggio
    • Uscirne è possibile

      “Possiamo scegliere: o smettere di bere e guarire, oppure continuare a bere e morire”. — Un alcolista in via di ricupero.

      IMMAGINATE di svegliarvi di soprassalto una notte e scoprire che la vostra casa sta andando a fuoco. Immediatamente arrivano i soccorsi, e alla fine le fiamme sono domate. Potreste rientrare tranquillamente in casa e far finta che non sia successo nulla? Ovviamente no. La casa è devastata, e prima di tornare alla normalità bisognerà fare un lavoro di ricostruzione.

      La sfida che si presenta all’alcolista quando intraprende la strada della riabilitazione è in qualche modo analoga. La sua vita è stata devastata dall’alcool, forse per molti anni. Ora non beve più. Il “fuoco” è spento, ma se l’alcolista vuole continuare ad astenersi dall’alcool dovrà necessariamente fare un grande lavoro di ricostruzione per quanto riguarda il proprio modo di pensare, di vivere e di comportarsi. I suggerimenti che seguono possono aiutarlo a non ricominciare a bere.

      1. Conoscete il nemico

      La Bibbia afferma che i desideri della carne “causano un conflitto contro l’anima”. (1 Pietro 2:11) La parola greca tradotta “causano un conflitto” significa letteralmente “fanno servizio militare”, e dà l’idea di una guerra devastante. — Confronta Romani 7:23-25.

      Proprio come ogni buon soldato si prende il tempo di studiare le tattiche del nemico, così l’alcolista deve conoscere la natura dell’alcolismo, e sapere come esso distrugge l’alcolista e quelli che gli sono vicino.a — Ebrei 5:14.

      2. Cambiate in relazione al bere e al modo di pensare

      “Astenersi dall’alcool significa liberarsi del biberon e del bambino”, dice un medico. In altre parole, il cambiamento deve interessare molto più che il bere; anche l’uomo interiore deve cambiare, e crescere.

      Saggiamente la Bibbia esorta: “Siate trasformati rinnovando la vostra mente”. (Romani 12:2) “Spogliatevi della vecchia personalità con le sue pratiche”. (Colossesi 3:9) Se le azioni cambiano ma la personalità rimane, l’alcolista non farà che sviluppare un’altra dipendenza dannosa, oppure tornerà a bere.

      3. Trovate un confidente comprensivo

      Un proverbio biblico dice: “Chi si isola cercherà la sua propria brama egoistica; irromperà contro ogni saggezza”. (Proverbi 18:1) Anche se non beve, l’alcolista rischia di cadere nell’autogiustificazione. Pertanto, ha bisogno di un confidente comprensivo ma deciso. È vantaggioso quando questo confidente è lui stesso un alcolista in via di ricupero che è riuscito a superare le sfide dell’astinenza dall’alcool. (Confronta Proverbi 27:17). Tale confidente dovrebbe rispettare le convinzioni religiose dell’alcolista e deve avere una buona dose di altruismo oltre ad essere disposto a dare sostegno di continuo. — Proverbi 17:17.

      4. Abbiate pazienza

      Il ricupero avviene per gradi. Ci vuole tempo perché l’alcolista ricostruisca la propria vita. Ci possono essere problemi economici, tensioni sul lavoro, caos in casa. Liberarsi dall’alcool non significa liberarsi dei problemi. Sulle prime l’alcolista in via di ricupero può sentirsi ansioso ora che affronta la vita senza la ‘bacchetta magica’ dell’alcool. Quando le ansietà sembrano insormontabili, egli dovrebbe ricordare le confortanti parole del salmista: “Getta su Geova stesso il tuo peso, ed egli stesso ti sosterrà. Non permetterà mai che il giusto vacilli”. — Salmo 55:22.

      5. Trovate compagnie sane

      L’alcolista dovrebbe chiedersi onestamente: ‘Le mie compagnie mi aiutano ad astenermi dall’alcool o parlano continuamente dei “bei tempi passati”, facendomi credere che sto perdendo qualcosa?’ Proverbi 18:24 dice: “Esistono compagni disposti a spezzarsi l’un l’altro, ma esiste un amico che si tiene più stretto di un fratello”. Ci vuole discernimento per capire chi sono i veri amici e quali sono le compagnie potenzialmente dannose.

      6. Non sentitevi troppo sicuri

      “Sto benissimo! Non sento più neanche il desiderio di bere!” L’alcolista che fa questa affermazione sta sopravvalutando il suo progresso e sottovalutando il suo alcolismo. L’euforia della fase iniziale del ricupero, definita “nuvola rosa”, non dura a lungo. “Sforzatevi di avere un punto di vista equilibrato”, raccomanda un libro sull’argomento (Willpower’s Not Enough). “Altrimenti vi mettete in condizione di avere una ricaduta, ed è dura cadere da una nuvola”. — Confronta Proverbi 16:18.

      7. Evitate dipendenze alternative

      Molti smettono di bere ma sviluppano poi disturbi della nutrizione oppure diventano maniaci del lavoro, schiavi del gioco d’azzardo e così via. L’alcolista in via di ricupero può pensare: ‘Cosa c’è di male? Almeno non bevo’. È vero che uno sfogo di qualche genere può essere salutare. Ma quando una qualsiasi sostanza o attività viene usata per non affrontare la realtà, il senso di sicurezza che se ne ricava non è che falso e temporaneo.

      8. Adattatevi ai nuovi ruoli in famiglia

      Molti alcolisti sabotano i loro progressi sulla via del ricupero quando le cose cominciano ad andare bene! Perché? Semplicemente perché l’astinenza dall’alcool li pone in un territorio nuovo, inesplorato. L’alcolista può sentirsi invogliato a tornare allo stile di vita a lui familiare. Oltre a ciò, quando smette di bere l’alcolista crea un certo sconvolgimento in famiglia: ogni familiare deve cambiare il proprio ruolo. “L’intero copione della recita familiare deve essere buttato e al suo posto se ne deve creare uno nuovo”, osserva un opuscolo (Recovery for the Whole Family). A ragione, il ricupero è stato definito una questione di famiglia. — Confronta 1 Corinti 12:26.

      9. State in guardia contro le ricadute

      Eccessiva sicurezza di sé, compagnie poco sane, dipendenze alternative e accresciuto isolamento possono essere passi che portano a una ricaduta. Se riscontrate una qualunque di queste tendenze, parlatene apertamente con un confidente.

      Un alcolista in via di ricupero dice: “Tutti gli alcolisti smettono di bere. Alcuni di noi sono abbastanza fortunati da smettere mentre sono ancora vivi”.

      [Nota in calce]

      a Esistono molti centri di cura, ospedali e programmi di ricupero che possono fornire tali informazioni. Svegliatevi! non raccomanda nessuna terapia in particolare. Chi desidera vivere secondo i princìpi della Bibbia vorrà stare attento a non farsi coinvolgere in attività che lo porterebbero a fare compromesso su princìpi scritturali. Chi è testimone di Geova troverà utili consigli nella Torre di Guardia del 15 ottobre 1983, pagine 8-11.

      [Riquadro a pagina 7]

      Se una medicina è assolutamente necessaria

      Ogni medicina che contiene alcool può risvegliare il desiderio e preludere a una ricaduta.

      Il dott. James W. Smith scrive: “Non è insolito che un paziente alcolista abbia una ricaduta dopo anni di astensione dall’alcool per essersi curato da sé con uno sciroppo per la tosse che conteneva alcool”. L’alcolista è vulnerabile a qualsiasi sedativo. Se un sedativo è assolutamente necessario, l’alcolista dovrebbe...

      1. consultare un farmacista per determinare i rischi potenziali.

      2. farlo sapere a un confidente, e se possibile chiamarlo ogni volta prima di prendere la medicina.

      3. annotare tutte le volte che prende la medicina.

      4. sospendere la cura non appena possibile.

      5. sbarazzarsi della medicina non usata quando il suo uso legittimo è finito.

  • Come aiutare i figli adulti di alcolisti
    Svegliatevi! 1992 | 22 maggio
    • Come aiutare i figli adulti di alcolisti

      “Se siete cresciuti in una famiglia in cui c’era un alcolista, dovete rivedere tutto ciò che avete imparato in maniera distorta e liberarvi dalla confusione emotiva creata da tale situazione. Non si scappa”. — Dott. George W. Vroom.

      SUL campo di battaglia giace un soldato: è gravemente ferito e perde molto sangue. I soccorsi arrivano subito, e il ferito viene portato d’urgenza in ospedale. Il soldato è sopravvissuto, ma i suoi problemi sono tutt’altro che finiti. Le sue ferite vanno curate, e forse egli risentirà per anni gli effetti del trauma subito.

      Per i figli di un alcolista la casa può essere come un campo di battaglia in cui vengono attaccati i fondamentali bisogni umani. Alcuni bambini sono vittime di abusi sessuali; altri vengono picchiati; molti soffrono di carenze affettive. “È lo stesso senso di terrore che un bambino potrebbe provare sentendo cadere delle bombe o sparare raffiche di mitra attorno a casa sua”, dice un giovane, riflettendo sulla sua infanzia. Non c’è da meravigliarsi se molti figli di alcolisti manifestano gli stessi sintomi da stress postraumatico che provano i reduci di guerra!

      È vero che molti figli superano questi traumi e alla fine se ne vanno di casa. Ma entrano nell’età adulta portandosi dietro ferite che, pur non essendo visibili, sono altrettanto reali e persistenti di quelle del soldato ferito. “Ora ho 60 anni”, dice Gloria, “e risento ancora dei traumi subiti essendo nata in una famiglia in cui uno dei genitori era un alcolista”.

      Cosa si può fare per aiutare queste persone? ‘Partecipate al loro dolore’, raccomanda la Bibbia. (Romani 12:15, Phillips) Per far questo, bisogna capire quali ferite provoca in genere il vivere con un alcolista.

      “Non ho mai avuto un’infanzia”

      Un bambino ha bisogno di attenzione, di cure e di essere costantemente rassicurato. Nelle famiglie in cui c’è un alcolista spesso queste attenzioni mancano. In alcuni casi c’è un ribaltamento dei ruoli, e ci si aspetta che sia il figlio a prendersi cura del genitore. Albert, ad esempio, cominciò a lavorare per mantenere la famiglia a 14 anni! Una bambina di nome Jan portava tutto il peso dei lavori domestici poiché uno dei suoi genitori era alcolizzato. Inoltre era soprattutto lei ad accudire la sorellina e i fratellini, tutti più piccoli di lei. E tutto questo cominciò quando lei aveva solo sei anni!

      I bambini non sono adulti, e non possono comportarsi come tali. Quando i ruoli dei genitori e dei figli vengono ribaltati, i bambini-adulti di oggi diventano gli adulti inappagati di domani. (Confronta Efesini 6:4). John Bradshaw, un consulente familiare, scrive: “Crescono fino ad avere un corpo da adulti. Hanno l’aspetto di adulti e parlano come adulti, ma dentro di loro c’è un bambino insaziabile che non ha mai avuto le cose di cui aveva bisogno”. Queste persone possono sentirsi come si sentiva una cristiana che ha scritto: “Dentro di me soffro ancora tantissimo per il fatto che, quando ero bambina, i miei più fondamentali bisogni emotivi non sono stati soddisfatti”.

      “Dev’essere colpa mia”

      Robert aveva solo 13 anni quando suo padre morì in un incidente. “Io mi sforzavo di essere bravo”, ricorda Robert con gli occhi bassi. “So che facevo cose che non gli piacevano, ma non ero un bambino cattivo”. Robert ha sofferto di un grave senso di colpa per il fatto che suo padre era un alcolista, e ha portato questo peso per molti anni. Quando disse le parole riportate sopra, Robert aveva 74 anni!

      È piuttosto normale che i figli si addossino la responsabilità se un genitore è un alcolista. Incolpando se stessi hanno l’illusione di poter controllare la situazione. Janice dice: “Pensavo che se fossi stata più brava mio padre non avrebbe bevuto più”.

      La verità è che nessun figlio — e nessun adulto — può provocare, controllare o guarire il problema del bere che qualcun altro ha. Se un vostro genitore è un alcolista, qualunque cosa vi sia stata detta o data a intendere, non è affatto colpa vostra! E forse dovreste valutare attentamente se, ora che siete adulti, vi sentite ancora indebitamente responsabili delle azioni e del comportamento di altri. — Confronta Romani 14:12; Filippesi 2:12.

      “Non posso fidarmi di nessuno”

      La fiducia si costruisce sulla franchezza e sull’onestà. L’ambiente dell’alcolista si basa sulla segretezza e sulla negazione.

      Da piccola Sara sapeva che suo padre era alcolizzato. Tuttavia essa ricorda: “Mi sentivo in colpa anche solo a pensare quella parola, perché nessun altro in famiglia la pronunciava”. Susan ha avuto un’esperienza simile: “Nessuno in famiglia parlava mai di ciò che stava succedendo, della propria infelicità, o di quanto eravamo arrabbiati con [il mio patrigno, che era un alcolista]. Credo che ignoravo deliberatamente il tutto”. Quindi la realtà — il fatto che un genitore è un alcolista — spesso viene negata, tenuta nascosta. “Imparai a non vedere le cose perché ne avevo viste abbastanza”, dice Susan.

      La fiducia è ulteriormente danneggiata dal comportamento imprevedibile dell’alcolista. Ieri era allegro, oggi è infuriato. “Non sapevo mai quando sarebbe scoppiata la tempesta”, dice Martin, figlio ormai cresciuto di un’alcolista. L’alcolista non mantiene le promesse, non per negligenza, ma semplicemente a motivo dell’alcool. La dottoressa Claudia Black spiega: “Il bisogno di bere diventa la cosa principale per l’alcolista. Tutto il resto passa in secondo piano”.

      “Maschero i miei sentimenti”

      Quando non possono esprimere i sentimenti liberamente, i bambini imparano a soffocarli. Vanno a scuola con “il sorriso sulle labbra e un nodo allo stomaco”, dice un libro (Adult Children—The Secrets of Dysfunctional Families), e non osano rivelare i loro pensieri per paura di far conoscere il segreto di famiglia. Esteriormente, tutto va bene; interiormente, i sentimenti repressi cominciano a covare.

      Quando si è adulti, tentare di reprimere i sentimenti nascondendoli dietro una facciata di sorrisi in genere non funziona. Se non si possono esprimere a parole, i sentimenti possono manifestarsi con disturbi psicosomatici come ulcere, mal di testa cronici, e così via. “I miei sentimenti mi stavano letteralmente consumando”, dice Shirley. “Avevo tutti i malanni di questo mondo”. Il dott. Timmen Cermak spiega: “Il modo in cui i figli, una volta adulti, reagiscono allo stress è quello di ignorarlo, ma non si può prendere in giro Madre Natura. . . . Il fisico sottoposto per anni a grande stress e tensione comincia a cedere”.

      Dopo essere sopravvissuti

      I figli adulti di alcolisti sono forti; il fatto stesso che sono sopravvissuti al trauma subìto nell’infanzia ne è una prova. Ma sopravvivere non basta. Bisogna apprendere nuovi concetti nel campo dei rapporti familiari. Può essere necessario combattere sensi di colpa, ira e scarso amor proprio. I figli adulti di alcolisti devono fare appello a tutte le loro forze per rivestire quella che la Bibbia definisce “la nuova personalità”. — Efesini 4:23, 24; Colossesi 3:9, 10.

      Non è una cosa facile. LeRoy, figlio adulto di un alcolista, si è sforzato per 20 anni di applicare i princìpi della Bibbia nella sua famiglia. “Ogni volta che ricevevo gli amorevoli consigli della Società, mediante il libro Vita familiare e altre pubblicazioni, non riuscivo ad afferrare il concetto.a Come risultato, non applicavo bene le informazioni. . . . In maniera insensibile, cercavo meccanicamente di trovare e applicare regole, come i farisei”. — Vedi Matteo 23:23, 24.

      Con una persona come LeRoy, limitarsi a suggerire di “essere più amorevole”, di “comunicare” o di “disciplinare i figli” forse non basta. Perché? Perché può darsi che tale persona non abbia mai visto applicare questi suggerimenti, perciò come può farli suoi? LeRoy si rivolse a degli specialisti per capire fino a che punto risentiva dell’alcolismo del padre. Questo spianò la strada al suo progresso spirituale. “È stato un periodo molto difficile della mia vita, ma anche un periodo di grande crescita spirituale”, egli dice. “Per la prima volta nella vita sento veramente che sto cominciando a capire cos’è in effetti l’amore di Dio”. — 1 Giovanni 5:3.

      Una cristiana di nome Cheryl ha tratto beneficio dall’aiuto di un’assistente sociale esperta di problemi familiari connessi con l’alcolismo. Si confidò anche con un anziano che mostrò empatia. “È solo da quando mi sono liberata di tutti i miei ‘scheletri nell’armadio’ che mi sento in pace con Geova e con me stessa”, dice. “Ora considero Geova come un Padre (cosa che prima non ero mai riuscita a fare), e non mi sento più così defraudata per non aver ricevuto dal mio padre terreno l’amore e la guida di cui avevo bisogno”.

      Amy, figlia adulta di un alcolista, trovò molto utile darsi da fare per sviluppare “il frutto dello spirito”. (Galati 5:22, 23) Imparò anche a confidare i propri pensieri e sentimenti a un anziano comprensivo. “Egli mi ricordava a chi voglio davvero far piacere”, dice Amy, “cioè a Geova Dio e a Gesù Cristo. Cercare il loro amore e la loro approvazione non è mai autolesionistico”.

      Guarigione completa

      La Bibbia contiene la promessa scritta di Gesù Cristo che quelli che vengono a lui gravati da ansietà troveranno ristoro. (Matteo 11:28-30) In più, Geova è chiamato “l’Iddio di ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione”. (2 Corinti 1:3, 4) Maureena dice: “Ho imparato che Geova è Colui che non mi abbandona mai sotto l’aspetto fisico, psicologico o emotivo”.

      Viviamo in un’epoca che la Bibbia chiama gli ultimi giorni, un’epoca in cui molti — anche all’interno della cerchia familiare — sarebbero stati “senza amore, duri . . . e intrattabili”. (2 Timoteo 3:2, 3, Parola del Signore) Ma Dio promette che presto porterà un pacifico nuovo mondo in cui asciugherà ogni lacrima e cancellerà ogni dolore. (Rivelazione 21:4, 5) Una cristiana che è cresciuta in una famiglia in cui c’era un alcolista dice: “Speriamo di riuscire ad entrare tutti insieme in quel nuovo mondo, dove riceveremo la guarigione completa che solo Geova può dare”.

      UN’ESPERIENZA

      “Sono la figlia adulta di un alcolista. Mio padre divenne schiavo dell’alcool quando avevo otto anni. Quando beveva diventava violento. Ricordo che l’intera famiglia viveva nel terrore. In un periodo in cui avrei dovuto avere un’infanzia felice, imparai a reprimere i miei sentimenti, le mie necessità, i miei desideri e le mie speranze. Mamma e papà erano troppo presi dal problema di papà, e così non avevano mai tempo per me. Non ero degna del loro tempo. Cominciai a sentirmi inutile. A otto anni dovetti assumermi responsabilità familiari che mi costrinsero a crescere all’istante. La mia vita fu come congelata.

      “Il comportamento di mio padre era così vergognoso che ne soffriva anche la mia reputazione. Per rimediare cercavo di essere perfetta. Continuavo sempre a dare, cercando di guadagnarmi l’amore degli altri, non sentendomi mai degna di un amore incondizionato. La mia vita divenne una recita, e i miei sentimenti erano repressi. Anni dopo, mio marito e i miei figli mi dissero che ero come un robot, che ero fredda e meccanica. Per 30 anni avevo fatto la serva per loro, avevo sacrificato i miei bisogni emotivi per i loro, avevo dato loro come avevo sempre dato ai miei genitori. E quello era il loro ringraziamento? Fu il colpo di grazia!

      “Adirata, confusa e disperata, decisi di scoprire cosa c’era che non andava in me. Allorché parlai con altri che erano cresciuti in famiglie in cui c’era un alcolista, molti sentimenti repressi cominciarono ad affiorare, cose che non avevo mai ricordato prima e che erano state all’origine dei miei frequenti episodi di depressione. Era come se mi togliessi un peso, come una catarsi. Che sollievo sapere che non ero sola, che altri avevano passato le stesse cose e capivano il trauma di essere cresciuti in una famiglia in cui c’era un alcolista!

      “Mi rivolsi a un gruppo chiamato Figli adulti di alcolisti, e cominciai ad applicare alcune loro terapie. Certi manuali mi aiutarono a cambiare punti di vista sbagliati. Tenni un diario per far venire a galla altri sentimenti che erano rimasti sepolti per anni. Ascoltai cassette registrate che spiegavano come aiutarsi da sé. Guardai alla TV un seminario tenuto da un uomo che era lui stesso figlio di un alcolista. Il libro Feeling Good (Sentirsi bene), della Facoltà di Medicina dell’Università della Pennsylvania, mi aiutò ad accrescere il mio amor proprio e a modificare modi di pensare distorti.

      “Alcuni di questi nuovi modi di pensare divennero strumenti terapeutici, princìpi utili per affrontare la vita e le relazioni con gli altri. Fra quelli che imparai e misi in pratica ci sono: Ciò che conta non è cosa ci è successo, ma come noi vediamo o consideriamo quello che è successo. Non si devono soffocare i sentimenti; bisogna invece analizzarli e poi esprimerli in maniera costruttiva oppure lasciarli andare. Un’altra frase che mi ha aiutata è: ‘Comportati in maniera tale da assumere il giusto modo di pensare’. Insistendo su un certo comportamento si possono formare nuovi schemi mentali.

      “L’aiuto più importante di tutti viene dalla Parola di Dio, la Bibbia. Grazie ad essa e alle congregazioni dei testimoni di Geova, nonché agli anziani e ad altri Testimoni maturi, sono completamente guarita sotto l’aspetto spirituale, e ho imparato ad avere il giusto amore per me stessa. Ho anche imparato che sono una persona unica, e che in tutto l’universo non c’è nessun altro come me. Ciò che più conta, so che Geova mi ama e che Gesù morì anche per me.

      “Ora, dopo un anno e mezzo, direi che sono migliorata del 70 per cento. La guarigione completa verrà solo quando il nuovo mondo di giustizia di Geova avrà sostituito l’attuale mondo malvagio e il suo dio, Satana il Diavolo”.

      CONCLUSIONE

      La Bibbia dice: “Il consiglio nel cuore dell’uomo è come acque profonde, ma l’uomo di discernimento è quello che l’attingerà”. (Proverbi 20:5) Chi offre aiuto a una persona depressa deve avere discernimento per riuscire ad attingere dalle acque profonde del suo cuore ciò che la turba. Una ‘moltitudine di consiglieri’ è molto preziosa se questi hanno discernimento. (Proverbi 11:14) Anche il seguente proverbio indica l’utilità di ricercare i consigli di altri: “Mediante il ferro, il ferro stesso si affila. Così un uomo affila la faccia di un altro”. (Proverbi 27:17) Quando chi è turbato da qualche problema comunica, ci può essere “uno scambio d’incoraggiamento”. (Romani 1:12) Infine, per ubbidire al comando biblico di ‘parlare in maniera consolante alle anime depresse’, chi consola deve capire le cause e le conseguenze della depressione che affligge chi deve essere consolato. — 1 Tessalonicesi 5:14.

      [Nota in calce]

      a Come rendere felice la vita familiare, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

      [Testo in evidenza a pagina 8]

      Molti figli di alcolisti manifestano gli stessi sintomi da stress postraumatico che provano i reduci di guerra!

      [Testo in evidenza a pagina 10]

      L’ambiente dell’alcolista si basa sulla segretezza e sulla negazione

      [Testo in evidenza a pagina 10]

      Vanno a scuola con “il sorriso sulle labbra e un nodo allo stomaco”

      [Testo in evidenza a pagina 11]

      “Ora considero Geova come un Padre (cosa che prima non ero mai riuscita a fare)”

      [Testo in evidenza a pagina 12]

      L’aiuto più importante di tutti viene dalla Parola di Dio, la Bibbia

      [Immagine a pagina 9]

      “I miei sentimenti mi stavano letteralmente consumando”

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi