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  • La sfida di predicare nel territorio più antico della terra
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
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  • Prodotto il frutto del Regno
  • Nuovi massimi nel territorio più antico
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
w89 15/7 pp. 26-29

La sfida di predicare nel territorio più antico della terra

“IL REGNO dei cieli si è avvicinato”. Per i 370 proclamatori della “buona notizia” nel moderno Stato d’Israele, dichiarare questo messaggio ha un significato particolare. Perché? Perché è qui che il messaggio del Regno fu dichiarato per la prima volta da Gesù Cristo circa 2.000 anni fa. (Matteo 4:17; 24:14) Questo fa di Israele il territorio più antico della terra in cui si predichi la buona notizia.

Ma fin dall’inizio si è trattato di un territorio difficile. Anche se molti mostravano interesse per il messaggio di Gesù, pochi andarono oltre a ciò. (Giovanni 6:2, 66) Oggi la sfida consiste nelle differenze di religione, cultura e tendenze politiche.

Da una parte ci sono i 2.200.000 arabi. Alcuni di loro si definiscono cristiani, altri sono musulmani, praticanti o non, drusi o atei. Diverso è anche il loro orientamento politico, e alcuni d’essi sono a favore dell’istituzione di uno stato palestinese indipendente in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

Dall’altra parte ci sono i 3 milioni e mezzo di israeliani ebrei, anch’essi divisi in molti modi. Alcuni sono immigrati dal Marocco, dallo Yemen, dall’Iraq o dalla Siria. Altri son venuti dall’Europa e dalla Russia, o anche dall’India, dalle Americhe, dall’Etiopia, dal Sudafrica e da altri posti ancora. Vivono in comunità che hanno ciascuna la propria cultura e le proprie tradizioni nonché la propria particolare interpretazione del giudaismo e di come praticarlo.

Esiste ad esempio un rabbino capo per gli ebrei ashkenaziti (europei) e uno per gli ebrei sefarditi (mediorientali). Anche se la maggioranza mostra un vivo interesse per le questioni politiche, ci sono ebrei profondamente religiosi che non riconoscono nemmeno l’esistenza dello Stato d’Israele e si rifiutano di pagare le tasse. Ci sono poi i superstiti dell’Olocausto, molti dei quali sono ancora tormentati dal ricordo di ciò che hanno subìto, e ciascuno di loro ha la sua storia atroce da raccontare. Inoltre, sempre più persone si dichiarano atee, seguendo una grande varietà di filosofie personali. L’unico elemento che tiene unita la popolazione ebraica è la volontà di sopravvivere come popolo e come entità politica.

Affrontiamo la sfida

Dopo un’interruzione durata oltre 1.800 anni, l’opera di predicare il Regno ricominciò qui su piccola scala nel 1913. A quel tempo un giovane interessato alla Bibbia cominciò a seminare il seme del Regno a Ramallah, circa 16 chilometri a nord di Gerusalemme. Di lì la buona notizia si diffuse agli abitanti arabi di Beit-Jala e di Haifa. Poco dopo la seconda guerra mondiale, due sorelle Testimoni di origine ebraica ricominciarono l’opera nella zona di Tel Aviv/Jaffa. Oggi ci sono sei congregazioni e due gruppi di testimoni di Geova che prestano servizio a Haifa, Tel Aviv, Betleem, Ramallah, Lod e nella zona di Beer-Seba.

Come 19 secoli fa, il ministero di casa in casa è ancora il metodo più efficace per trovare chi è interessato alla buona notizia. (Luca 8:1; confronta Atti 5:42). In effetti qui, in paragone con ciò che accade in qualche altro paese, dare testimonianza in questo modo è un’esperienza piacevole. Generalmente la gente è curiosa di sapere qualcosa circa il nostro messaggio, e invita i proclamatori del Regno a entrare per conversare. Questa curiosità spesso permette di distribuire le nostre riviste e altre pubblicazioni bibliche. Molte volte capita che queste pubblicazioni passino da un vicino all’altro, così che alcuni apprendono la verità biblica.

Ma questa stessa curiosità spesso si trasforma in una minaccia per il delicato seme di verità piantato nel cuore dei nuovi. (Matteo 13:20, 21) Vicini, amici e specialmente capi religiosi fanno tutto ciò che è in loro potere per scoraggiare quelli che mostrano interesse per il messaggio del Regno, schernendoli, minacciandoli e in alcuni casi maltrattandoli fisicamente. Come risultato alcuni hanno perso il lavoro, mentre altri sono stati completamente rinnegati da amici e familiari. Chi rimane saldo e diventa testimone di Geova deve sopportare un’infuocata opposizione. — Confronta Giovanni 9:22.

L’opposizione assume anche altre forme. Testimoni di origine ebraica sono stati attaccati da turbe. La filiale e la Sala del Regno di Tel Aviv e la Sala del Regno di Haifa hanno subìto attentati incendiari. Ora si sta facendo grande pressione sia sui Testimoni arabi che su quelli ebrei perché prendano posizione nella disputa politica riguardo alla creazione di uno stato palestinese. Rimanendo neutrali in tali questioni, i fratelli spiegano con tatto che nessuno sforzo umano può risolvere i problemi dell’umanità sofferente. Piuttosto, imitando il loro Capo, Gesù Cristo, i Testimoni additano il Regno di Dio come unica soluzione. — Giovanni 17:16; 18:36.

Prodotto il frutto del Regno

Nonostante le sfide che si presentano in questo che è il più antico territorio di predicazione, chi “ode la parola e ne afferra il significato” produce il frutto del Regno. (Matteo 13:23) “Ci sono persone assetate di verità, che amano la giustizia e vanno letteralmente in cerca d’essa”, osservò un ministro a tempo pieno con una grande esperienza alle spalle. “Esse non si fanno influenzare dalle opinioni o dalle pressioni altrui. Quando si offre loro l’opportunità di apprendere la verità, l’afferrano subito”. Questo è dimostrato da molte esperienze.

Allevata in un convento in Grecia, Benvenida era molto colpita da ciò che la Bibbia dice riguardo alla “forma di adorazione che è pura e incontaminata”, cioè “aver cura degli orfani e delle vedove nella loro tribolazione, e mantenersi senza macchia dal mondo”. (Giacomo 1:27) La sua vita di ragazzina ebrea non fu che “un susseguirsi di catastrofi”, per usare le sue parole. Sopportò le difficoltà dell’occupazione nazista e una guerra civile, in cui perse il marito. Ma non perse mai la speranza di trovare persone oneste e sincere.

Dopo essere immigrata in Israele nel 1949, Benvenida fece l’ostetrica finché andò in pensione nel 1974. “In tutto quel tempo”, disse, “continuai a chiedermi: ‘Dove sono quelle persone buone e oneste di cui parla la Bibbia? Dov’è la giustizia in questo mondo?’” Abbracciò il giudaismo, frequentando la sinagoga e osservando il sabato e le feste. Ma i pettegolezzi e le beghe tra i membri della sua congregazione fecero crescere in lei il desiderio di trovare “la forma di adorazione che è pura e incontaminata”.

Poi, nel 1985, Benvenida andò come ogni anno in una stazione termale greca, e una Testimone che era lì in cura iniziò a parlare con lei. Ne nacque una lunga conversazione. Quella sera stessa Benvenida assistette alla sua prima adunanza alla locale Sala del Regno, rimanendo profondamente colpita dal calore e dalla sincerità dei fratelli e delle sorelle.

Tornata in Israele, Benvenida continuò a studiare, e circa un anno e mezzo dopo fu battezzata in simbolo della sua dedicazione a Geova, l’Iddio di verità. “Dopo tutto questo tempo”, disse, “all’età di settant’anni, ho finalmente trovato le persone modeste e umili di cui parla la Bibbia, che mi trattano come una persona. Ora ogni giorno che vivo è un giorno gioioso e significativo!”

Moshe era un altro che cercava la verità e non aspettava che di ‘udire la voce del pastore eccellente’. (Confronta Giovanni 10:14-16). Anche se gli erano sempre piaciute le Scritture, fu da una copia del “Nuovo Testamento” che suo fratello stava per buttar via che Moshe apprese di Gesù Cristo, e questo lo colpì molto. Qualche tempo dopo Moshe si unì a una compagna di lavoro nello studiare la Bibbia con un Testimone e assistette a un discorso pubblico pronunciato da un oratore in visita. “Questo è ciò che ho sempre voluto udire!”, esclamò dopo quella prima adunanza.

Dopo un iniziale rallentamento, il progresso di Moshe fu rapido. Entro sei mesi fu battezzato. Ma questo progresso gli attirò l’opposizione dei suoi familiari, specialmente di sua moglie. Questa culminò quando Moshe, che era il figlio maggiore, si rifiutò di partecipare alle preghiere cerimoniali ai funerali di suo padre. In più, amici e parenti consigliarono a sua moglie di ‘correre subito ai ripari’, prima che egli cedesse tutto alla congregazione. “Dissipai i suoi timori offrendomi di intestare l’appartamento a nome suo”, spiegò Moshe. E con l’aiuto di un buon programma, egli è riuscito a mantenere un buon equilibrio fra le responsabilità di famiglia e quelle di congregazione.

Ma non sempre i parenti si oppongono alla verità. Nehai spiegò ciò che aveva imparato dalla Bibbia a suo marito Hanna, che allora era molto attivo in politica. Ben presto entrambi compresero che il Regno di Dio è la sola speranza per l’oppressa umanità. Così divennero dedicati servitori di Geova e cominciarono a dare testimonianza tra le famiglie arabe a Haifa e nei villaggi circostanti. Concentrarono i loro sforzi in particolare sulla loro vasta parentela: qualcosa come 252 persone.

È stata una sfida? Sì, perché per andare a fare visite in questi villaggi arabi si doveva guidare un’ora e mezza all’andata e altrettanto al ritorno, e oltre a ciò ci voleva molta pazienza e perseveranza. “Talvolta diverse persone ti dicono che non vogliono sentire più nulla. In tal caso bisogna smettere di parlare. Più tardi, forse si può tornare di nuovo, con tatto, sull’argomento. È come essere buttati fuori dalla porta e rientrare dalla finestra”, osservò Hanna. Tutto questo ha portato frutto. Finora, 24 dei suoi 36 parenti stretti hanno mostrato serio interesse per le Scritture, e 13 di loro stanno studiando la Bibbia con Hanna o con altri Testimoni. Fino ad oggi, cinque dei suoi parenti stretti, come pure i suoi figli, hanno dedicato la propria vita a Geova, e altri tre stanno facendo progresso verso tale meta.

Nuovi massimi nel territorio più antico

Qui in Israele ci sono sempre più esperienze rincoranti come queste, e le prospettive di crescita sono molto incoraggianti. Nel 1988 il numero dei proclamatori del Regno ha raggiunto un massimo di 370. La media degli studi biblici tenuti ogni mese in casa di interessati è balzata da 89 nel 1979 a 301 nel 1988, un aumento del 240 per cento!

Tutto ciò rallegra molto i testimoni di Geova di questo antico paese. Il nostro sguardo è rivolto a benedizioni ancora più grandi da parte del nostro Dio, Geova, mentre ci impegniamo nell’opera di fare discepoli nel territorio più antico del mondo.

[Immagini alle pagine 26 e 27]

Sopra: Gerusalemme, la tomba del Giardino

A fianco: Scene di vita quotidiana in Israele

In basso: La filiale di Tel Aviv

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