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Valori morali degni di rispettoI Testimoni di Geova e l’istruzione
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Il saluto alla bandiera
Oggi in genere i Testimoni di Geova non sono oggetto di una simile persecuzione. Tuttavia a volte sorgono malintesi a motivo della decisione presa in coscienza da giovani Testimoni di non partecipare a cerimonie patriottiche, come il saluto alla bandiera.
“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Matteo 22:21, CEI)
I Testimoni di Geova insegnano ai loro figli a non dissuadere altri dal salutare la bandiera; questa è una decisione personale. Comunque la posizione dei Testimoni è chiara: non salutano la bandiera di nessuna nazione. Questo non vuole certo essere un segno di mancanza di rispetto. In effetti rispettano la bandiera della nazione in cui vivono, qualunque essa sia, e mostrano questo rispetto ubbidendo alle leggi del paese. Non svolgono mai attività antigovernative, di alcun genere. Infatti i Testimoni credono che gli attuali governi umani rientrino nell’“ordine stabilito da Dio”, nel senso che egli permette che esistano. Perciò si considerano obbligati per comando divino a pagare le tasse e a rispettare queste “autorità superiori” (Romani 13:1-7). Ciò è in armonia con le famose parole di Cristo: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Matteo 22:21, CEI).
“Ma allora”, potrebbe chiedere qualcuno, “perché i Testimoni di Geova non onorano la bandiera salutandola?” Perché considerano il saluto alla bandiera un atto di culto, e l’adorazione appartiene a Dio; in coscienza non possono rendere adorazione a niente e a nessuno tranne che a Dio (Matteo 4:10; Atti 5:29). Perciò i Testimoni apprezzano che gli insegnanti rispettino questa convinzione e permettano ai loro figli di attenersi alle proprie credenze.
I Testimoni di Geova non sono i soli a credere che il saluto alla bandiera ha relazione con l’adorazione, come indicano i seguenti commenti:
“Le prime bandiere avevano carattere quasi esclusivamente religioso. [...] Sembra sia stato sempre ricercato l’appoggio della religione per conferire santità alle bandiere nazionali”. (Il corsivo è nostro; Encyclopædia Britannica.)
“La bandiera, come la croce, è sacra. [...] Le norme e le regole relative al modo in cui gli uomini devono considerare gli emblemi nazionali usano parole vigorose, espressive, come: ‘Servizio alla bandiera’, [...] ‘Omaggio alla bandiera’, ‘Devozione alla bandiera’”. (Il corsivo è nostro; The Encyclopedia Americana.)
“I cristiani si rifiutavano di [...] sacrificare al genio dell’imperatore [romano], cosa che oggi equivarrebbe all’incirca al rifiuto di salutare la bandiera o di ripetere il giuramento di fedeltà” (Daniel P. Mannix, Those About to Die, 1958, p. 135).
Tre giovani ebrei rifiutarono di inchinarsi davanti a una statua eretta da Nabucodonosor, re di Babilonia
Ribadiamo che, rifiutandosi di salutare la bandiera, i Testimoni di Geova non intendono mancare di rispetto né ai governi né ai governanti. Il punto è che si rifiutano di inchinarsi o di fare il saluto a un’immagine che rappresenta lo Stato, cosa che equivarrebbe a un atto di culto. La loro posizione è simile a quella dei tre giovani ebrei che nei tempi biblici rifiutarono di inchinarsi davanti alla statua eretta nella pianura di Dura da Nabucodonosor, re di Babilonia (Daniele, capitolo 3). Quindi, mentre gli altri fanno il saluto o giurano fedeltà, i figli dei Testimoni di Geova seguono la loro coscienza educata secondo la Bibbia. Perciò rimanendo in silenzio si astengono rispettosamente dal partecipare. Per ragioni simili i figli dei Testimoni non partecipano quando viene cantato o suonato l’inno nazionale.
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