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  • g90 22/9 pp. 6-8
  • Gli indistruttibili usa e getta

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  • Gli indistruttibili usa e getta
  • Svegliatevi! 1990
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Il problema del riciclaggio
  • Rimarremo sepolti sotto una montagna di rifiuti?
    Svegliatevi! 1990
  • La società dell’usa e getta
    Svegliatevi! 2002
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    Svegliatevi! 2002
  • Risolto il problema dei rifiuti con il compostaggio
    Svegliatevi! 1995
Altro
Svegliatevi! 1990
g90 22/9 pp. 6-8

Gli indistruttibili usa e getta

NON accorgersi dell’emergenza rifiuti e di ciò che contribuisce a crearla vuol dire ignorare i modi di fare di questa società “usa e getta”. Per esempio, in cucina preferite le salviette di carta a quelle di stoffa? A tavola usate tovaglioli di carta o di stoffa? Se il vostro bambino porta ancora il pannolino, usate quelli da buttar via anziché quelli di stoffa? Avete riscontrato che rasoi e macchine fotografiche da gettare dopo l’uso sono troppo comodi per non comprarli? Oggigiorno sono pochi i giovani che hanno usato qualche volta una penna stilografica; da tempo essa è stata sostituita dalle biro, alcune da gettar via dopo l’uso e altre ricaricabili con cartucce usa e getta. Le aziende ordinano biro a migliaia. E milioni di esse vengono regalate per scopi pubblicitari.

Tè, caffè, bibite e frullati da asporto nonché gli hamburger dei fast-food non vengono più messi in bicchieri e vassoi di carta. I contenitori di polistirolo li hanno resi antiquati. Ci sono coltelli, forchette e cucchiai di plastica, da gettare tutti nell’immondizia dopo averli usati una volta. Il numero e la varietà dei prodotti usa e getta sono senza limite. “Siamo diventati una società usa e getta”, ha detto il direttore della Ripartizione per i rifiuti solidi dello stato di New York. “Dovremo cambiare le nostre abitudini”.

Che dire delle bottiglie di plastica invece che di vetro; delle scarpe di plastica invece che di cuoio e gomma; degli impermeabili di plastica anziché di fibre naturali idrorepellenti? Alcuni lettori si chiederanno come potesse funzionare il mondo prima dell’era della plastica. Notate inoltre le file e file di prodotti in contenitori più grandi del necessario che richiamano la vostra attenzione dagli scaffali dei supermercati e ovunque si vendano merci confezionate. E con l’era dei computer — e le migliaia di milioni di fogli di carta che escono dalle stampanti — quello che era già un grande mucchio di carta è diventato una montagna.

Quanti disagi siamo disposti a sopportare per vedere risolto almeno in parte il sempre più grave problema dei rifiuti? In una giornata media solo gli americani buttano nel bidone dell’immondizia la cifra stimata di 4.300.000 penne e di 5.400.000 rasoi usa e getta; tuttavia, anche se forse il prezzo che paghiamo per queste comodità è enorme, è improbabile che questa società faccia un passo indietro di mezzo secolo per tornare al tempo in cui plastica e oggetti a perdere che ci sono stati offerti dalla tecnologia non esistevano.

Lo stesso può dirsi dei pannolini usa e getta. “Oltre 16 miliardi di pannolini, contenenti si calcola 2.800.000 tonnellate di escrementi e urina, vengono gettati ogni anno nelle discariche della nazione, discariche che continuano a diminuire”, riferiva il New York Times. Si può capire la portata del problema quando si pensa che vengono gettati via oltre 4.275.000 tonnellate di pannolini. Un esperto di Washington in materia di rifiuti solidi ha detto che questo “è proprio un caso in cui usiamo un prodotto a perdere che costa più di un prodotto riutilizzabile, che è più pericoloso per l’ambiente e che consuma risorse non rinnovabili”. Ma i genitori sono disposti ad accollarsi il lavoro di lavare i pannolini dei loro figli o a pagare una lavanderia? Molti non riescono neppure ad immaginare un mondo senza pannolini usa e getta.

Per gli ambientalisti i pannolini usa e getta sono diventati il simbolo dell’intero problema dei rifiuti. “Quel che è peggio”, scrive U.S.News & World Report, “ogni pannolino di plastica prodotto dal 1961, quando vennero messi sul mercato, esiste ancora; impiegano circa 500 anni per decomporsi”.

Esperti in materia di ambiente e funzionari governativi, però, dicono che dovremo cambiare le nostre abitudini altrimenti saremo sepolti vivi dai nostri stessi rifiuti. I moderni prodotti usa e getta possono essere una benedizione per i consumatori, ma sono una maledizione per le discariche del pianeta. La plastica è apparentemente indistruttibile. Contrariamente a quello che pensano molti, i circa 160 milioni di chili di carta gettati via ogni giorno dagli americani, oltre a un imprecisato numero di tonnellate in tutto il mondo, non si decompongono e non scompaiono nelle discariche neppure dopo essere rimasti per anni sotto tonnellate di rifiuti. Giornali tirati fuori dalle discariche, dov’erano rimasti sepolti sotto uno strato di terra per oltre 35 anni, erano leggibili come il giorno in cui erano stati pubblicati.

Il problema del riciclaggio

È stato scritto che esistono solo quattro modi per smaltire i rifiuti: “Seppellirli, bruciarli, riciclarli o prima di tutto non produrne così tanti”. I rifiuti seppelliti nelle discariche sotto strati di terra non solo sono una vista che offende gli occhi di chi abita nelle vicinanze, ma possono anche diventare un pericolo per la salute. Man mano che i rifiuti nelle discariche si decompongono, si libera metano, un gas incolore, inodoro e infiammabile. Se non è tenuto sotto controllo, il metano può spostarsi nel sottosuolo allontanandosi dalla discarica e far morire la vegetazione, infiltrarsi nei vicini edifici ed esplodere in caso prenda fuoco. In alcuni casi ci sono stati dei morti. Le falde acquifere, o bacini idrici sotterranei, vengono minacciate allorché pericolose sostanze chimiche si infiltrano nel terreno contaminando l’approvvigionamento idrico.

Per quel che riguarda il riciclaggio della carta da giornale il problema sta, in particolare, nell’enorme eccedenza. “Le giacenze di carta straccia hanno raggiunto un livello senza precedenti”, ha detto un portavoce dell’American Paper Institute. “Cartiere e commercianti di carta hanno nei loro magazzini oltre un milione di tonnellate di giornali, il che rappresenta un terzo della produzione annua. Si arriverà al punto in cui i magazzini saranno pieni fino al limite”. A causa di questa eccedenza di carta, molte città americane che un anno fa vendevano la carta a 40 dollari la tonnellata ora spendono 25 dollari la tonnellata per farla portare via, perché sia bruciata o gettata nelle discariche.

Che dire della plastica? “L’industria della plastica si è data da fare a favore del riciclaggio, soprattutto per paura che i suoi onnipresenti prodotti siano altrimenti vietati”, diceva U.S.News & World Report. Le bottiglie di plastica, per esempio, possono essere trasformate in fibre per fare tappeti di poliestere, imbottitura per giacche a vento e numerosissime altre cose. L’industria, tuttavia, fa bene a preoccuparsi per il suo mercato. In alcuni luoghi sono già state approvate leggi che vietano l’uso e la vendita di tutti i prodotti di polistirolo e PVC (polivinilcloruro) nei negozi di generi alimentari e nei ristoranti. Il divieto include sacchetti di plastica per alimenti, vassoi per la carne e bicchieri di polistirolo nonché contenitori di polistirolo per hamburger usati nei fast-food.

Si calcola che oltre il 75 per cento dei rifiuti solidi urbani degli Stati Uniti sia riciclabile. Tuttavia, a causa dell’indifferenza del pubblico e delle carenze tecnologiche, questa percentuale non è stata ancora raggiunta. “Il riciclaggio sta entrando in un periodo molto difficile”, ha detto un esperto in materia. “Moltissimi governi stanno avendo difficoltà a superare la crisi”.

Alcune autorità dicono che la soluzione stia nel bruciare i rifiuti in giganteschi inceneritori comunali. Ma anche qui ci sono dei problemi. Gli ambientalisti avvertono che bruciando la plastica e altre immondizie si liberano nell’aria sostanze tossiche, tra cui diossina. “Un inceneritore è praticamente come una fabbrica di diossina”, ha detto un noto ambientalista. “Gli inceneritori producono anche tonnellate di ceneri spesso contaminate da piombo e cadmio”, riferiva la rivista Newsweek. I cittadini che abitano nelle vicinanze di luoghi scelti per costruirvi inceneritori protestano accesamente. Nessuno li vuole vicino a casa. Sono considerati una pericolosa minaccia per la salute e l’ambiente. L’emergenza rifiuti continua ad aggravarsi. C’è qualcuno che sappia come risolvere il problema?

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