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CopricapoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Oltre ad essere un capo di abbigliamento, il copricapo ha un significato spirituale fra i servitori di Dio in relazione all’autorità e alla sottomissione. L’apostolo Paolo espone il principio dell’autorità stabilito da Dio che regola l’operato della congregazione cristiana, dicendo: “Il capo di ogni uomo è il Cristo; a sua volta il capo della donna è l’uomo; a sua volta il capo del Cristo è Dio”. (1Co 11:3) Paolo indica che il copricapo è “un segno di autorità” che la donna deve portare in riconoscimento dell’autorità dell’uomo, sottomettendosi alla legittima autorità teocratica, quando prega o profetizza nella congregazione. (1Co 11:4-6, 10) Così facendo la donna riconosce il suddetto principio dell’autorità. Paolo dice che i capelli lunghi sono stati dati alla donna “in luogo di copricapo”. L’apostolo stava scrivendo ai cristiani di Corinto, che vivevano in mezzo a europei e semiti, presso i quali vigeva questa distinzione naturale fra maschi e femmine in quanto alla lunghezza dei capelli. Alle schiave e alle donne sorprese nell’atto di commettere fornicazione o adulterio veniva rasata la testa. Paolo indicò che i capelli lunghi erano per la donna un segno naturale del suo ruolo femminile sotto l’autorità dell’uomo. La donna, vedendo questo rammemoratore naturale della sua sottomissione, avrebbe di conseguenza dovuto portare sulla testa un copricapo come “segno di autorità” quando pregava o profetizzava nella congregazione, dimostrando così agli altri, inclusi gli angeli, che riconosceva personalmente il principio dell’autorità. (1Co 11:3-16) Senza dubbio questo era quanto facevano nei tempi antichi le profetesse, come Debora (Gdc 4:4) e Anna (Lu 2:36-38), quando profetizzavano. — Vedi CAPELLI, PELI.
Paolo richiama l’attenzione sui capelli naturalmente lunghi delle donne della congregazione a cui stava scrivendo definendoli un costante rammemoratore divino del fatto che la donna è per natura soggetta all’uomo. Essa dovrebbe quindi riconoscere questo fatto quando svolge nella congregazione cristiana compiti che normalmente sarebbero di pertinenza dell’uomo, nel qual caso dovrebbe portare un copricapo oltre ai suoi capelli naturali. In tal modo mostrerà di riconoscere il principio dell’autorità stabilito da Dio e anche di saper distinguere fra le sue normali attività quotidiane e gli speciali compiti che può dover svolgere nella congregazione quando, per esempio, non è presente nessun uomo idoneo o quando insegna a livello individuale in un formale studio biblico in presenza di suo marito o di un componente maschile della congregazione. — 1Co 11:11-15.
Viceversa, spiega l’apostolo, l’uomo non deve portare un copricapo quando sta dinanzi alla congregazione, per esempio quando prega o profetizza. Questo è il suo ruolo naturale sotto la disposizione di Dio. Per l’uomo portare un copricapo in tali circostanze sarebbe un disonore. Sarebbe anche indice di mancanza di rispetto per Gesù Cristo quale suo capo e anche per il Capo supremo, Geova Dio, in quanto l’uomo è “immagine e gloria di Dio”, creato in origine come rappresentante di Dio sulla terra. L’uomo non dovrebbe offuscare questa realtà portando un copricapo. L’uomo fu creato per primo, prima della donna; la donna è “dall’uomo” e fu creata “a causa dell’uomo”. Le qualità di lei sono un’espressione dell’onore e della dignità dell’uomo, proprio come le qualità dell’uomo sono un riflesso dell’onore e della dignità di Dio. Perciò la donna cristiana dovrebbe essere felice di riconoscere la propria posizione subordinata manifestando modestia e sottomissione, e dovrebbe essere disposta a dare un segno visibile di questo portando un velo o qualche altro copricapo. Non dovrebbe cercare di usurpare il posto dell’uomo, bensì dovrebbe volerne sostenere l’autorità. — 1Co 11:4, 7-10.
Come valida ragione per cui la congregazione di Dio dovrebbe seguire questa procedura, l’apostolo fa riferimento agli angeli di Dio, che sono “mandati per servire a favore di quelli che erediteranno la salvezza”. (Eb 1:13, 14) Queste potenti creature spirituali si interessano e si preoccupano che i cristiani mantengano il loro posto entro la disposizione di Dio affinché l’ordine teocratico e la pura adorazione siano rispettati dinanzi a Lui. — 1Co 11:10.
Si comprende meglio la necessità di questi consigli dati alla congregazione dell’antica Corinto se si tiene conto che era usanza generale che le donne andassero sempre velate in pubblico. Solo quelle di dubbia moralità andavano a capo scoperto. E nei templi le sacerdotesse pagane seguivano evidentemente l’usanza di togliersi il velo e lasciare sciolti i capelli quando asserivano di parlare sotto ispirazione divina. Seguire tale usanza nella congregazione cristiana sarebbe stato un disonore e un dileggio per la disposizione di Geova Dio riguardante l’autorità e la sottomissione. Paolo conclude l’argomento dicendo che se qualcuno disputava per qualche altra usanza diversa da quella da lui esposta, la congregazione avrebbe ugualmente dovuto seguire i consigli dell’apostolo relativi all’indossare un copricapo. Queste istruzioni sono pertanto valevoli in ogni tempo e luogo nella congregazione cristiana. — 1Co 11:16;
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CopricapoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Il copricapo e la sottomissione della donna. Oltre ad essere un capo di abbigliamento, il copricapo ha un significato spirituale fra i servitori di Dio in relazione all’autorità e alla sottomissione. L’apostolo Paolo espone il principio dell’autorità stabilito da Dio che regola l’operato della congregazione cristiana, dicendo: “Il capo di ogni uomo è il Cristo; a sua volta il capo della donna è l’uomo; a sua volta il capo del Cristo è Dio”. (1Co 11:3) Paolo indica che il copricapo è “un segno di autorità” che la donna deve portare in riconoscimento dell’autorità dell’uomo, sottomettendosi alla legittima autorità teocratica, quando prega o profetizza nella congregazione. (1Co 11:4-6, 10) Così facendo la donna riconosce il suddetto principio dell’autorità. Paolo dice che i capelli lunghi sono stati dati alla donna “in luogo di copricapo”. L’apostolo stava scrivendo ai cristiani di Corinto, che vivevano in mezzo a europei e semiti, presso i quali vigeva questa distinzione naturale fra maschi e femmine in quanto alla lunghezza dei capelli. Alle schiave e alle donne sorprese nell’atto di commettere fornicazione o adulterio veniva rasata la testa. Paolo indicò che i capelli lunghi erano per la donna un segno naturale del suo ruolo femminile sotto l’autorità dell’uomo. La donna, vedendo questo rammemoratore naturale della sua sottomissione, avrebbe di conseguenza dovuto portare sulla testa un copricapo come “segno di autorità” quando pregava o profetizzava nella congregazione, dimostrando così agli altri, inclusi gli angeli, che riconosceva personalmente il principio dell’autorità. (1Co 11:3-16) Senza dubbio questo era quanto facevano nei tempi antichi le profetesse, come Debora (Gdc 4:4) e Anna (Lu 2:36-38), quando profetizzavano. — Vedi CAPELLI, PELI.
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