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CopricapoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Paolo richiama l’attenzione sui capelli naturalmente lunghi delle donne della congregazione a cui stava scrivendo definendoli un costante rammemoratore divino del fatto che la donna è per natura soggetta all’uomo. Essa dovrebbe quindi riconoscere questo fatto quando svolge nella congregazione cristiana compiti che normalmente sarebbero di pertinenza dell’uomo, nel qual caso dovrebbe portare un copricapo oltre ai suoi capelli naturali. In tal modo mostrerà di riconoscere il principio dell’autorità stabilito da Dio e anche di saper distinguere fra le sue normali attività quotidiane e gli speciali compiti che può dover svolgere nella congregazione quando, per esempio, non è presente nessun uomo idoneo o quando insegna a livello individuale in un formale studio biblico in presenza di suo marito o di un componente maschile della congregazione. — 1Co 11:11-15.
Viceversa, spiega l’apostolo, l’uomo non deve portare un copricapo quando sta dinanzi alla congregazione, per esempio quando prega o profetizza. Questo è il suo ruolo naturale sotto la disposizione di Dio. Per l’uomo portare un copricapo in tali circostanze sarebbe un disonore. Sarebbe anche indice di mancanza di rispetto per Gesù Cristo quale suo capo e anche per il Capo supremo, Geova Dio, in quanto l’uomo è “immagine e gloria di Dio”, creato in origine come rappresentante di Dio sulla terra. L’uomo non dovrebbe offuscare questa realtà portando un copricapo. L’uomo fu creato per primo, prima della donna; la donna è “dall’uomo” e fu creata “a causa dell’uomo”. Le qualità di lei sono un’espressione dell’onore e della dignità dell’uomo, proprio come le qualità dell’uomo sono un riflesso dell’onore e della dignità di Dio. Perciò la donna cristiana dovrebbe essere felice di riconoscere la propria posizione subordinata manifestando modestia e sottomissione, e dovrebbe essere disposta a dare un segno visibile di questo portando un velo o qualche altro copricapo. Non dovrebbe cercare di usurpare il posto dell’uomo, bensì dovrebbe volerne sostenere l’autorità. — 1Co 11:4, 7-10.
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CopricapoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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sottomissione della donna. Oltre ad essere un capo di abbigliamento, il copricapo ha un significato spirituale fra i servitori di Dio in relazione all’autorità e alla sottomissione. L’apostolo Paolo espone il principio dell’autorità stabilito da Dio che regola l’operato della congregazione cristiana, dicendo: “Il capo di ogni uomo è il Cristo; a sua volta il capo della donna è l’uomo; a sua volta il capo del Cristo è Dio”. (1Co 11:3) Paolo indica che il copricapo è “un segno di autorità” che la donna deve portare in riconoscimento dell’autorità dell’uomo, sottomettendosi alla legittima autorità teocratica, quando prega o profetizza nella congregazione. (1Co 11:4-6, 10) Così facendo la donna riconosce il suddetto principio dell’autorità. Paolo dice che i capelli lunghi sono stati dati alla donna “in luogo di copricapo”. L’apostolo stava scrivendo ai cristiani di Corinto, che vivevano in mezzo a europei e semiti, presso i quali vigeva questa distinzione naturale fra maschi e femmine in quanto alla lunghezza dei capelli. Alle schiave e alle donne sorprese nell’atto di commettere fornicazione o adulterio veniva rasata la testa. Paolo indicò che i capelli lunghi erano per la donna un segno naturale del suo ruolo femminile sotto l’autorità dell’uomo. La donna, vedendo questo rammemoratore naturale della sua sottomissione, avrebbe di conseguenza dovuto portare sulla testa un copricapo come “segno di autorità” quando pregava o profetizzava nella congregazione, dimostrando così agli altri, inclusi gli angeli, che riconosceva personalmente il principio dell’autorità. (1Co 11:3-16)
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