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Geova è il mio soccorritoreLa Torre di Guardia 1989 | 15 dicembre
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Geova è il mio soccorritore
‘Abbiate coraggio e dite: “Geova è il mio soccorritore, non avrò timore. Che mi può fare l’uomo?”’ — EBREI 13:6.
1, 2. (a) Quale fiducia in Geova espressero tanto il salmista che l’apostolo Paolo? (b) Quali domande sorgono?
GEOVA DIO è un’inesauribile fonte di aiuto. Il salmista lo sapeva per esperienza e poté dire: “Geova è al mio fianco; non temerò. Che mi può fare l’uomo terreno?” (Salmo 118:6) L’apostolo Paolo espresse sentimenti analoghi quando scrisse la sua lettera ispirata da Dio ai cristiani ebrei.
2 Citando evidentemente le parole del salmista dalla Settanta greca, Paolo disse ai compagni di fede ebrei di “aver coraggio e dire: ‘Geova è il mio soccorritore; non avrò timore. Che mi può fare l’uomo?’” (Ebrei 13:6) Perché l’apostolo si espresse in questo modo? E cosa possiamo imparare dal contesto?
Bisogno dell’aiuto di Geova
3. (a) In quali circostanze Geova dimostrò di essere il Soccorritore di Paolo? (b) Perché i cristiani ebrei avevano particolarmente bisogno di avere Geova come loro Soccorritore?
3 Paolo era un testimone altruista che sapeva bene di avere Geova come Soccorritore. Dio venne in soccorso dell’apostolo in molte circostanze difficili. Paolo fu messo in prigione, picchiato e lapidato. Nei suoi viaggi come ministro cristiano subì naufragio e affrontò molti altri pericoli. Conosceva bene fatica, notti insonni, fame, sete, persino nudità. “Oltre a queste cose di fuori”, disse, “vi è ciò che mi assale di giorno in giorno, l’ansietà per tutte le congregazioni”. (2 Corinti 11:24-29) Paolo nutriva tale preoccupazione per i cristiani ebrei. Gerusalemme aveva i giorni contati, e la fede dei fratelli e delle sorelle dell’apostolo che vivevano in Giudea sarebbe stata messa a dura prova. (Daniele 9:24-27; Luca 21:5-24) Perciò essi avrebbero avuto bisogno di avere Geova come loro Soccorritore.
4. Quale fondamentale esortazione si riscontra in tutta la lettera agli Ebrei?
4 Nell’introduzione della sua lettera ai cristiani ebrei Paolo mostrò che essi avrebbero ricevuto l’aiuto divino solo se avessero ascoltato il Figlio di Dio, Gesù Cristo. (Ebrei 1:1, 2) Nel corso della lettera egli sviluppò ulteriormente questo punto. Ad esempio, per corroborare questo consiglio l’apostolo ricordò ai suoi lettori che gli israeliti furono puniti quando disubbidirono nel deserto. Quanto meno sarebbero sfuggiti alla punizione i cristiani ebrei se avessero rigettato ciò che Dio aveva detto loro per mezzo di Gesù e fossero divenuti apostati attenendosi alla Legge mosaica che il sacrificio di Cristo aveva abolito! — Ebrei 12:24-27.
L’amore fraterno all’opera
5. (a) Quali altri consigli provvede la lettera agli Ebrei? (b) Cosa disse Paolo dell’amore?
5 La lettera agli Ebrei consigliava a coloro che sarebbero dovuti essere eredi del Regno celeste come imitare il loro Esempio, Gesù Cristo, come “rendere a Dio sacro servizio con santo timore e rispetto” e come avere Geova quale proprio Soccorritore. (Ebrei 12:1-4, 28, 29) Paolo esortò i compagni di fede a radunarsi regolarmente e a ‘incitarsi all’amore e alle opere eccellenti’. (Ebrei 10:24, 25) E aggiunse: “Il vostro amore fraterno continui”. — Ebrei 13:1.
6. In che senso Gesù diede ai suoi seguaci “un nuovo comandamento” riguardo all’amore?
6 Gesù esigeva tale amore dai suoi seguaci, poiché aveva detto: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giovanni 13:34, 35) Questo era “un nuovo comandamento” in quanto richiedeva più della Legge mosaica, che diceva: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Levitico 19:18) Il “nuovo comandamento” non si limitava a richiedere di amare il proprio prossimo come se stessi. Richiedeva un amore altruistico che giungesse al punto di cedere la vita per un altro. La vita e la morte di Gesù costituivano un esempio di tale tipo di amore. Tertulliano si riferiva a questa caratteristica distintiva quando citò i commenti di persone del mondo riguardo ai cristiani, dicendo: “‘Vedi’, dicono, ‘come si amano fra loro . . . e sono pronti a morire l’un per l’altro’”. — Apologia del cristianesimo, capitolo XXXIX, 7, Rizzoli, 1956, trad. L. Rusca.
7. Come fu evidente l’amore fraterno dopo la Pentecoste del 33 E.V.?
7 L’amore fraterno fu evidente tra i discepoli di Gesù dopo la Pentecoste del 33 E.V. Affinché molti credenti appena battezzati che venivano da luoghi lontani potessero prolungare il loro soggiorno a Gerusalemme e apprendere di più riguardo al provvedimento di Dio per la salvezza mediante Cristo, “tutti quelli che divennero credenti erano insieme, avendo ogni cosa in comune, e vendevano i loro possedimenti e proprietà e ne distribuivano il ricavato a tutti, secondo che ognuno ne aveva bisogno”. — Atti 2:43-47; 4:32-37.
8. Quale prova c’è che l’amore fraterno esiste fra gli odierni testimoni di Geova?
8 Lo stesso amore fraterno esiste fra i testimoni di Geova del nostro tempo. Ad esempio, dopo la seconda guerra mondiale, tale amore spinse il popolo di Dio a impegnarsi in un programma di aiuti di due anni e mezzo. Testimoni del Canada, degli Stati Uniti, della Svezia, della Svizzera e di altri paesi donarono vestiario e denaro per l’acquisto di viveri per i compagni di fede che abitavano nei paesi devastati dalla guerra: Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cina, Danimarca, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Ungheria. Questo è solo un esempio, poiché i servitori di Dio in tempi più recenti hanno mostrato tale amore per i cristiani che sono stati vittime di terremoti in Perú e in Messico, di cicloni in Giamaica e di analoghe calamità altrove. In questo e in molti altri modi, il popolo di Geova fa sì che ‘il proprio amore fraterno continui’.
Siate ospitali
9. (a) Quale qualità cristiana viene menzionata in Ebrei 13:2? (b) In che modo alcuni “ospitarono angeli” senza saperlo?
9 Paolo menzionò poi un’altra qualità manifestata da chi segue Cristo, ‘rende a Dio sacro servizio con santo timore e rispetto’ e ha Geova come proprio Soccorritore. Egli esortò: “Non dimenticate l’ospitalità, poiché per mezzo d’essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli”. (Ebrei 13:2) Chi ‘ospitò angeli senza saperlo’? Ebbene, il patriarca Abraamo diede ospitalità a tre angeli. (Genesi 18:1-22) Due di essi se ne andarono, e suo nipote Lot invitò questi stessi estranei a casa sua a Sodoma. Prima che si potessero coricare, però, la casa di Lot fu circondata da una turba, “dal ragazzo al vecchio”, che pretendeva che Lot consegnasse i suoi ospiti per scopi immorali; Lot, lealmente, si rifiutò di farlo. Anche se in un primo momento non lo sapeva, Lot aveva ospitato angeli, e questi in seguito aiutarono lui e le sue figlie a salvarsi quando ‘Geova fece piovere zolfo e fuoco dai cieli su Sodoma e Gomorra’. — Genesi 19:1-26.
10. Quali benedizioni hanno i cristiani ospitali?
10 I cristiani ospitali hanno molte benedizioni. Odono le esperienze edificanti narrate dai loro ospiti e beneficiano della loro compagnia spiritualmente rafforzante. Gaio fu lodato perché riceveva in modo ospitale compagni di fede, “e per di più estranei”, proprio come oggi molti servitori di Geova ospitano sorveglianti viaggianti. (3 Giovanni 1, 5-8) Essere ospitali è un requisito per essere nominati anziani. (1 Timoteo 3:2; Tito 1:7, 8) È anche degno di nota che Gesù promise le benedizioni del Regno alle persone simili a pecore che si sarebbero dimostrate ospitali facendo del bene ai suoi “fratelli” unti. — Matteo 25:34-40.
Ricordate quelli che sono perseguitati
11. Perché il consiglio riportato in Ebrei 13:3 era opportuno?
11 Chi desidera avere l’aiuto di Geova e ‘rendergli sacro servizio con santo timore e rispetto’ non deve dimenticare i compagni di fede che stanno soffrendo. Paolo capiva le difficoltà che i cristiani maltrattati dovevano subire. In precedenza i discepoli erano stati dispersi dalla persecuzione, e il suo compagno d’opera Timoteo era stato appena scarcerato. (Ebrei 13:23; Atti 11:19-21) Inoltre, missionari cristiani stavano viaggiando per formare nuove congregazioni o per edificare spiritualmente quelle già esistenti. Dato che molti di tali fratelli e sorelle non erano ebrei ma gentili, può darsi che alcuni cristiani ebrei non si interessassero abbastanza di loro. Era dunque opportuno l’avvertimento: “Rammentate quelli che sono in legami di prigionia come se foste legati con loro, e quelli che sono maltrattati, giacché voi pure siete ancora in un corpo”. — Ebrei 13:3.
12. Come potremmo applicare il consiglio di rammentare i compagni di fede che sono maltrattati?
12 Gli ebrei avevano ‘espresso simpatia per quelli in prigione’ ma non dovevano dimenticare tali fedeli compagni di fede, fossero essi ebrei o gentili. (Ebrei 10:34) E che dire di noi? Come possiamo dimostrare di rammentare i cristiani maltrattati? A volte può essere appropriato che rivolgiamo appelli ad autorità governative per lettera nel tentativo di aiutare compagni di fede che sono in prigione per motivi religiosi in paesi in cui l’opera di predicazione del Regno è al bando. Dovremmo ricordarli specialmente nelle nostre preghiere, anche menzionandone alcuni per nome, se possibile. La loro persecuzione ci tocca profondamente, e Geova ode le nostre sincere richieste a loro favore. (Salmo 65:2; Efesini 6:17-20) Anche se non siamo nella stessa cella di prigione, è come se fossimo legati con loro e potessimo offrire aiuto e incoraggiamento. I cristiani generati dallo spirito si sentono molto vicini agli unti che subiscono maltrattamenti. (Confronta 1 Corinti 12:19-26). Essi si interessano analogamente dei loro compagni dalla speranza terrena che sono perseguitati, i quali pure sono maltrattati in molti modi dai persecutori. Questo interessamento è appropriato, visto che tutti noi siamo ancora in un corpo umano e siamo soggetti a subire sofferenze e persecuzione quali adoratori di Geova. — 1 Pietro 5:6-11.
Il matrimonio dev’essere onorevole
13. In sostanza, cosa disse Paolo in Ebrei 13:4?
13 Se seguiamo l’esempio di Cristo e ‘rendiamo sacro servizio a Geova con santo timore e rispetto’, questo si dovrebbe riflettere in molti modi nell’interesse che mostriamo per gli altri. Dopo aver detto: “Voi pure siete ancora in un corpo”, Paolo menzionò una relazione che ha un aspetto corporale, fisico, il quale permetteva di mostrare il dovuto riguardo per altri. (Ebrei 13:3) Ai cristiani ebrei diede questa esortazione: “Il matrimonio sia onorevole fra tutti, e il letto matrimoniale sia senza contaminazione, poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri”. (Ebrei 13:4) Com’era appropriato questo consiglio, visto che l’immoralità sessuale dilagava nell’impero romano! Anche i cristiani odierni hanno bisogno di prestare ascolto a queste parole, viste le basse norme morali del mondo e visto che ogni anno sono migliaia quelli che vengono disassociati dalla congregazione per immoralità sessuale.
14. Perché direste che il matrimonio è onorevole?
14 Tra quelli che non stimavano molto il matrimonio c’erano gli esseni del tempo di Paolo. Di solito essi erano celibi, come alcuni ecclesiastici odierni che a torto considerano il celibato più santo del matrimonio. Mediante ciò che disse ai cristiani ebrei, comunque, Paolo indicò chiaramente che il matrimonio è onorevole. Che esso fosse tenuto in grande considerazione fu evidente quando Naomi augurò alle sue nuore vedove, Rut e Orpa: “Geova vi faccia un dono, e davvero trovate ciascuna un luogo di riposo nella casa di suo marito”. (Rut 1:9) Altrove, Paolo stesso indicò che ‘in successivi periodi di tempo alcuni si sarebbero allontanati dalla fede, proibendo di sposarsi’. — 1 Timoteo 4:1-5.
15. Chi ricadeva tra i fornicatori e gli adulteri menzionati in Ebrei 13:4, e come li avrebbe giudicati Dio?
15 Gli ebrei che erano stati sotto la Legge ma erano stati introdotti nel nuovo patto conoscevano il comandamento: “Non devi commettere adulterio”. (Esodo 20:14) Tuttavia, vivevano in un mondo immorale e avevano bisogno dell’avvertimento: “Il letto matrimoniale sia senza contaminazione, poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri”. Tra i fornicatori ci sono persone non sposate che hanno rapporti sessuali. Gli adulteri sono più specificamente persone sposate che convivono con qualcuno che non è il loro coniuge, contaminando il proprio letto matrimoniale. Dato che chi pratica fornicazione e adulterio in maniera impenitente merita il giudizio avverso di Dio, costoro non saranno ammessi nella celeste Nuova Gerusalemme né riceveranno la vita eterna sulla terra sotto il dominio del Regno. (Rivelazione 21:1, 2, 8; 1 Corinti 6:9, 10) L’avvertimento di non contaminare il letto matrimoniale dovrebbe anche spingere i cristiani sposati a evitare pratiche sessuali impure con il proprio coniuge, anche se non c’è nulla di impuro nelle appropriate intimità fisiche all’interno del matrimonio. — Vedi La Torre di Guardia, 1º settembre 1983, pagine 27-31.
Accontentarsi delle cose presenti
16, 17. Cosa fu detto in Ebrei 13:5, e perché gli ebrei avevano bisogno di questo consiglio?
16 Se seguiremo il nostro Esempio e ‘renderemo sacro servizio con santo timore e rispetto’, fiduciosi che Geova è il nostro Soccorritore, saremo contenti. Impegnarsi a fondo in progetti materialistici può essere una grande tentazione. Ma i cristiani non devono cedere ad essa. Agli ebrei fu detto: “La vostra maniera di vivere sia libera dall’amore del denaro, accontentandovi delle cose presenti. Poiché egli ha detto: ‘Non ti lascerò affatto né in alcun modo ti abbandonerò’”. (Ebrei 13:5) Perché gli ebrei avevano bisogno di questo consiglio?
17 Forse si preoccupavano troppo del denaro perché ricordavano la “grande carestia” che c’era stata all’epoca dell’imperatore Claudio (41-54 E.V.). Quella carestia fu così grave che i cristiani di altre zone mandarono soccorsi ai fratelli della Giudea. (Atti 11:28, 29) Lo storico ebreo Giuseppe Flavio riferisce che la carestia durò tre anni o più, causando grande povertà in Giudea e a Gerusalemme. — Antichità giudaiche, XX, 2, 5; 5, 2.
18. Cosa possiamo imparare dal consiglio di Ebrei 13:5?
18 Possiamo imparare qualcosa da questo? Sì, poiché per quanto poveri possiamo essere, non dovremmo amare il denaro né preoccuparci troppo di esso. Anziché essere ansiosi per la nostra sicurezza economica, forse al punto di divenire avidi, dovremmo ‘accontentarci delle cose presenti’. Gesù disse: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la . . . giustizia [di Dio], e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Matteo 6:25-34) Egli mostrò anche che dovremmo preoccuparci di essere ‘ricchi verso Dio’ poiché ‘la nostra vita non dipende dalle cose che possediamo’. (Luca 12:13-21) Se l’amore del denaro sta minacciando la nostra spiritualità, dunque, accettiamo il consiglio di Paolo agli ebrei e ricordiamo anche che la “santa devozione con autosufficienza” è “un mezzo di grande guadagno”. — 1 Timoteo 6:6-8.
Confidate in Geova
19. Cosa assicurò Dio a Giosuè, e in che modo questo dovrebbe influire su di noi?
19 Come seguaci di Gesù che si sforzano di ‘rendere sacro servizio con santo timore e rispetto’, dobbiamo riporre fiducia non nel denaro ma nel nostro Padre celeste, il cui aiuto è essenziale. Di fronte a qualsiasi problema dovremmo ricordare la sua assicurazione: “Non ti lascerò affatto né in alcun modo ti abbandonerò”. (Ebrei 13:5) Qui Paolo si rifaceva alle parole che Dio rivolse a Giosuè: “Non ti abbandonerò né ti lascerò interamente”. (Giosuè 1:5; confronta Deuteronomio 31:6, 8). Geova non abbandonò mai Giosuè, e non abbandonerà neanche noi se confideremo in Lui.
20. (a) Qual è la scrittura dell’anno per il 1990? (b) Cosa dovremmo continuare a fare senza timore?
20 Nei prossimi mesi i testimoni di Geova sottolineeranno il fatto che Dio è un soccorritore che non viene mai meno, poiché la loro scrittura dell’anno per il 1990 è: ‘Abbiate coraggio e dite: “Geova è il mio soccorritore”’. Queste parole sono tratte da Ebrei 13:6, dove Paolo citò il salmista e disse agli ebrei: “Così possiamo aver coraggio e dire: ‘Geova è il mio soccorritore; non avrò timore. Che mi può fare l’uomo?’” (Salmo 118:6) Anche se siamo perseguitati non abbiamo timore, poiché gli esseri umani possono fare solo ciò che Dio permette. (Salmo 27:1) Anche se dovessimo morire per rimanere integri, abbiamo la speranza della risurrezione. (Atti 24:15) Perciò continuiamo a seguire il nostro Esempio ‘rendendo sacro servizio con santo timore e rispetto’, fiduciosi che Geova è il nostro Soccorritore.
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Offrite sacrifici di cui Geova si compiaceLa Torre di Guardia 1989 | 15 dicembre
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Offrite sacrifici di cui Geova si compiace
“Per mezzo di [Gesù Cristo] offriamo sempre a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione del suo nome”. — EBREI 13:15.
1. Quale esortazione rivolse Geova agli israeliti che peccavano?
GEOVA è il Soccorritore di quelli che gli offrono sacrifici accettevoli. Pertanto, un tempo il suo favore era sugli israeliti che offrivano sacrifici animali. Ma cosa accadde quando essi peccarono ripetutamente? Tramite il profeta Osea fu rivolta loro l’esortazione: “Torna, o Israele, a Geova tuo Dio, poiché hai inciampato nel tuo errore. Prendete con voi parole e tornate a Geova. Ditegli, voi tutti: ‘Voglia tu perdonare l’errore; e accetta ciò che è buono, e certamente offriremo in cambio i giovani tori delle nostre labbra’”. — Osea 14:1, 2.
2. Cos’erano ‘i giovani tori delle labbra’, e quale riferimento fece l’apostolo Paolo alla profezia di Osea?
2 In questo modo gli antichi servitori di Dio furono incoraggiati a offrire a Geova Dio ‘i giovani tori delle loro labbra’. Di che si trattava? Ebbene, di sinceri sacrifici di lode! Riferendosi a questa profezia, l’apostolo Paolo esortò i cristiani ebrei a ‘offrire sempre a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione del suo nome’. (Ebrei 13:15) Cosa può aiutare i testimoni di Geova a offrire tali sacrifici oggi?
“Imitate la loro fede”
3. In sostanza, cosa disse l’apostolo Paolo in Ebrei 13:7, e quale domanda sorge?
3 Mettendo in pratica i consigli che Paolo diede agli ebrei saremo in grado di offrire sacrifici graditi al nostro grande Soccorritore, Geova Dio. Ad esempio, l’apostolo scrisse: “Ricordate quelli che prendono la direttiva fra voi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio, e mentre contemplate come va a finire la loro condotta imitate la loro fede”. (Ebrei 13:7) A chi si riferiva Paolo quando disse: “Ricordate quelli che prendono la direttiva fra voi”, o “che sono i vostri governatori”? — Traduzione del Nuovo Mondo con riferimenti, nota in calce.
4. (a) Stando al testo greco, cosa fanno quelli che “prendono la direttiva”? (b) Chi ‘prende la direttiva’ tra i testimoni di Geova?
4 Paolo parlava di quelli che ‘prendevano la direttiva’, o governavano. (Versetti 7, 17, 24) La parola italiana “governare” deriva, attraverso il latino, dal greco kybernào, che significa “governare una nave (per mezzo del timone), dirigere, governare”. Gli anziani cristiani governano usando le loro “capacità di dirigere” (greco, kybernèseis) per provvedere direttiva e guida nelle congregazioni locali. (1 Corinti 12:28) Ma gli apostoli e altri anziani a Gerusalemme prestavano servizio come un corpo per fornire guida e consigli a tutte le congregazioni. (Atti 15:1, 2, 27-29) Oggi, pertanto, un corpo direttivo di anziani provvede sorveglianza spirituale ai testimoni di Geova in tutto il mondo.
5. Perché e come dovremmo pregare per gli anziani di congregazione e per i membri del Corpo Direttivo?
5 Gli anziani locali e i membri del Corpo Direttivo prendono la direttiva fra noi; dovremmo quindi rispettarli e pregare che Dio conceda loro la sapienza necessaria per governare la congregazione. (Confronta Efesini 1:15-17). Com’è appropriato che ricordiamo tutti quelli che ‘ci hanno annunciato la parola di Dio’! Timoteo fu istruito non solo dalla madre e dalla nonna, ma in seguito anche da Paolo e da altri. (2 Timoteo 1:5, 6; 3:14) Perciò egli poté contemplare come andò a finire la condotta di quelli che prendevano la direttiva e imitare la loro fede.
6. La fede di chi dovremmo imitare, ma chi seguiamo?
6 Persone come Abele, Noè, Abraamo, Sara, Raab e Mosè esercitarono fede. (Ebrei 11:1-40) Possiamo imitare la loro fede senza esitazione poiché essi morirono leali a Dio. Ma possiamo anche ‘imitare la fede’ di uomini leali che oggi prendono la direttiva fra noi. Naturalmente, non seguiamo esseri umani imperfetti, poiché manteniamo lo sguardo fisso su Cristo. Il traduttore biblico Edgar J. Goodspeed disse: “Gli eroi del passato non sono i modelli del credente, poiché in Cristo egli ha un esempio migliore . . . Il corridore cristiano deve fissare lo sguardo su Gesù”. Sì, ‘Cristo soffrì per noi, lasciandoci un modello, affinché seguiamo attentamente le sue orme’. — 1 Pietro 2:21; Ebrei 12:1-3.
7. In che modo Ebrei 13:8 dovrebbe influire sul nostro atteggiamento nei confronti del soffrire per Gesù Cristo?
7 Richiamando l’attenzione sul Figlio di Dio, Paolo aggiunse: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi, e per sempre”. (Ebrei 13:8) Testimoni fedeli come Stefano e Giacomo avevano mostrato incrollabile lealtà, seguendo l’esempio di fermezza di Gesù. (Atti 7:1-60; 12:1, 2) Visto che essi furono disposti a morire quali seguaci di Cristo, la loro fede è degna di essere da noi imitata. Le persone di fede non si tirano indietro di fronte all’eventualità di subire il martirio quali discepoli di Gesù: è stato così nel passato, è così al presente e sarà così anche in futuro.
Evitate i falsi insegnamenti
8. Come parafrasereste le parole di Paolo in Ebrei 13:9?
8 L’immutabilità della personalità di Gesù e dei suoi insegnamenti ci dovrebbe far aderire strettamente a ciò che hanno insegnato lui e i suoi apostoli. Agli ebrei fu detto: “Non siate portati via da vari e strani insegnamenti; poiché è eccellente che al cuore sia data fermezza mediante l’immeritata benignità, non mediante cibi, dai quali quelli che se ne occupano non hanno tratto beneficio”. — Ebrei 13:9.
9. Quali cose superiori indicò Paolo nella lettera ai cristiani ebrei?
9 Gli ebrei davano importanza a cose come il modo spettacolare in cui fu data la Legge al monte Sinai e la durevole regalità di Davide. Ma Paolo mostrò ai cristiani ebrei che per quanto solenne fosse stata l’occasione in cui fu istituito il patto della Legge, Geova aveva reso testimonianza con maggior vigore all’inaugurazione del nuovo patto per mezzo di segni, portenti, opere potenti e distribuzioni di spirito santo. (Atti 2:1-4; Ebrei 2:2-4) Il Regno celeste di Cristo non può essere scosso, a differenza della regalità terrena dei governanti davidici che fu scossa nel 607 a.E.V. (Ebrei 1:8, 9; 12:28) Inoltre, Geova raduna gli unti dinanzi a qualcosa di molto più maestoso della manifestazione miracolosa che ebbe luogo presso il monte Sinai, poiché essi si accostano al celeste monte Sion. — Ebrei 12:18-27.
10. Stando a Ebrei 13:9, mediante che cosa si dà fermezza al cuore?
10 Pertanto gli ebrei non dovevano essere “portati via da vari e strani insegnamenti” giudaizzanti. (Galati 5:1-6) Non è mediante tali insegnamenti ma “mediante l’immeritata benignità” di Dio che ‘al cuore si può dare fermezza’ così da rimanere saldi nella verità. Evidentemente alcuni discutevano riguardo a cibi e sacrifici, poiché Paolo disse che il cuore non era reso fermo “mediante cibi, dai quali quelli che se ne occupano non hanno tratto beneficio”. I benefìci spirituali derivano dalla santa devozione e dall’apprezzare il riscatto, non dal preoccuparsi indebitamente riguardo al mangiare determinati cibi e all’osservare giorni particolari. (Romani 14:5-9) Inoltre, il sacrificio di Cristo rendeva inutili i sacrifici levitici. — Ebrei 9:9-14; 10:5-10.
Sacrifici di cui Dio si compiace
11. (a) Qual è la sostanza delle parole di Paolo in Ebrei 13:10, 11? (b) Quale altare simbolico hanno i cristiani?
11 I sacerdoti levitici mangiavano carne presa dagli animali sacrificati, ma Paolo scrisse: “Abbiamo un altare da cui non hanno autorità di mangiare quelli che fanno sacro servizio nella tenda [nel tabernacolo]. Poiché i corpi di quegli animali, il cui sangue è portato nel luogo santo dal sommo sacerdote per il peccato, sono bruciati fuori del campo” nel Giorno di Espiazione. (Ebrei 13:10, 11; Levitico 16:27; 1 Corinti 9:13) I cristiani hanno un altare simbolico che rappresenta l’appressarsi a Dio sulla base del sacrificio di riscatto di Gesù, il quale fa espiazione per il peccato e fa ottenere il perdono da Geova e la salvezza in vista della vita eterna.
12. In Ebrei 13:12-14, cosa furono esortati a fare i cristiani unti?
12 Paolo non insiste sull’analogia con il Giorno di Espiazione, tuttavia aggiunge: “Quindi anche Gesù, per santificare il popolo col proprio sangue, soffrì fuori della porta” di Gerusalemme. Lì Cristo morì provvedendo il sacrificio propiziatorio completamente efficace. (Ebrei 13:12; Giovanni 19:17; 1 Giovanni 2:1, 2) L’apostolo Paolo rivolse agli altri cristiani unti questa esortazione: “Usciamo, dunque, verso di lui [Cristo] fuori del campo, portando il biasimo che egli portò, poiché non abbiamo qui una città che rimanga, ma cerchiamo ardentemente quella avvenire”. (Ebrei 13:13, 14; Levitico 16:10) Anche se siamo biasimati come lo fu Gesù, perseveriamo quali testimoni di Geova. ‘Ripudiamo l’empietà e i desideri mondani e viviamo con sanità di mente e giustizia e santa devozione in questo presente sistema di cose’ mentre attendiamo il nuovo mondo. (Tito 2:11-14; 2 Pietro 3:13; 1 Giovanni 2:15-17) E gli unti tra noi cercano ardentemente la “città”, il Regno celeste. — Ebrei 12:22.
13. A cosa non si limitano i sacrifici di cui Dio si compiace?
13 Paolo menzionò poi sacrifici di cui Dio si compiace, e scrisse: “Per mezzo di lui [Gesù] offriamo sempre a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione del suo nome. Inoltre, non dimenticate di fare il bene e di condividere con altri, poiché Dio si compiace di tali sacrifici”. (Ebrei 13:15, 16) I sacrifici cristiani non consistono semplicemente di opere umanitarie. Queste sono cose che la gente fa normalmente. Se ne ebbe un esempio quando persone di molte nazioni vennero in aiuto delle vittime del terremoto che colpì l’Armenia sovietica verso la fine del 1988.
14. Su quale opera pone l’accento l’offrire a Dio un sacrificio accettevole?
14 Il sacro servizio che rendiamo a Geova “con santo timore e rispetto” si basa sul tipo di amore altruistico che mostrò Gesù. (Ebrei 12:28; Giovanni 13:34; 15:13) Questo servizio pone l’accento sulla nostra opera di predicazione, poiché per mezzo di Cristo come Sommo Sacerdote ‘offriamo a Dio un sacrificio di lode, il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione del suo nome’. (Osea 14:2; Romani 10:10-15; Ebrei 7:26) Naturalmente, ‘non dimentichiamo di fare il bene e di condividere con altri’, compresi anche individui che non fanno parte di “quelli che hanno relazione con noi nella fede”. (Galati 6:10) Specialmente quando altri cristiani sono vittime di qualche calamità, sono nel bisogno o hanno problemi, offriamo amorevole aiuto materiale e spirituale. Perché? Perché ci amiamo. Inoltre, vogliamo che siano in grado di mantenere salda la pubblica dichiarazione della loro speranza senza vacillare, “poiché Dio si compiace di tali sacrifici”. — Ebrei 10:23-25; Giacomo 1:27.
Siate sottomessi
15. (a) Come formulereste in parole vostre il consiglio riportato in Ebrei 13:17? (b) Perché dovremmo mostrare rispetto per quelli che prendono la direttiva?
15 Per offrire sacrifici accettevoli dobbiamo cooperare pienamente con l’organizzazione di Dio. Senza insistere sull’argomento dell’autorità, Paolo scrisse: “Siate ubbidienti a quelli che prendono la direttiva fra voi e siate sottomessi, poiché essi vigilano sulle vostre anime come coloro che renderanno conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando, poiché questo sarebbe dannoso per voi”. (Ebrei 13:17) Dovremmo rispettare gli anziani nominati che prendono la direttiva in congregazione, così che essi non debbano sospirare angustiati per la nostra mancanza di cooperazione. Se non ci sottomettessimo saremmo un peso per i sorveglianti e ne risulterebbe un danno spirituale per noi. Lo spirito di collaborazione rende più facile agli anziani provvedere aiuto e contribuisce all’unità e al progresso dell’opera di predicazione del Regno. — Salmo 133:1-3.
16. Perché è appropriato essere sottomessi a quelli che prendono la direttiva fra noi?
16 Com’è appropriato che siamo sottomessi a quelli che prendono la direttiva! Essi insegnano alle nostre adunanze e ci aiutano nel ministero. In qualità di pastori si interessano del nostro benessere. (1 Pietro 5:2, 3) Ci aiutano a mantenere una buona relazione con Dio e con la congregazione. (Atti 20:28-30) Sottomettendoci a questa guida saggia e amorevole dimostriamo rispetto per il supremo Sorvegliante, Geova Dio, e per il suo Sorvegliante delegato, Gesù Cristo. — 1 Pietro 2:25; Rivelazione 1:1; 2:1–3:22.
Pregate
17. Che tipo di preghiere chiese Paolo, e perché poté giustamente fare una tale richiesta?
17 Dato che Paolo e i suoi compagni erano separati dagli ebrei, forse a motivo della persecuzione, egli disse: “Continuate a pregare per noi, poiché confidiamo di avere un’onesta coscienza, desiderando comportarci onestamente in ogni cosa. Ma vi esorto ancor più a far questo, affinché io vi sia restituito al più presto”. (Ebrei 13:18, 19) Se Paolo fosse stato una persona tortuosa con la coscienza incallita, con quale diritto avrebbe potuto chiedere agli ebrei di pregare che potesse riunirsi a loro? (Proverbi 3:32; 1 Timoteo 4:1, 2) Ovviamente egli era un ministro onesto, e si opponeva ai giudaizzanti in tutta coscienza. (Atti 20:17-27) Paolo era anche fiducioso che avrebbe potuto ricongiungersi agli ebrei più presto se essi pregavano a tal fine.
18. Se ci aspettiamo che gli altri preghino per noi, quali domande potremmo farci?
18 Che Paolo chiedesse agli ebrei di pregare per lui dimostra che è appropriato che i cristiani preghino gli uni per gli altri, anche menzionandosi per nome. (Confronta Efesini 6:17-20). Ma se ci aspettiamo che gli altri preghino per noi, non dovremmo essere come l’apostolo e accertarci di ‘avere un’onesta coscienza, comportandoci onestamente in ogni cosa’? Siete onesti in tutto ciò che fate? Avete la stessa fiducia nella preghiera che aveva Paolo? — 1 Giovanni 5:14, 15.
Conclusione ed esortazione finale
19. (a) Cosa chiese in preghiera Paolo per gli ebrei? (b) Perché il nuovo patto è un patto eterno?
19 Dopo aver chiesto agli ebrei di pregare per lui, Paolo espresse una sua preghiera: “Ora l’Iddio della pace, che trasse dai morti il grande pastore delle pecore col sangue di un patto eterno, il nostro Signore Gesù, vi prepari con ogni cosa buona per fare la sua volontà, compiendo in noi mediante Gesù Cristo ciò che è gradito dinanzi a lui, al quale sia la gloria per i secoli dei secoli. Amen”. (Ebrei 13:20, 21) Proponendosi di portare la pace sulla terra, “l’Iddio della pace” risuscitò Cristo alla vita immortale in cielo, dove Gesù presentò il merito del suo sangue sparso che convalidò il nuovo patto. (Isaia 9:6, 7; Luca 22:20) Si tratta di un patto eterno perché quelli che sono sulla terra ricevono benefìci permanenti dai servizi resi dai 144.000 figli spirituali di Dio che regnano con Gesù in cielo e sono nel nuovo patto. (Rivelazione 14:1-4; 20:4-6) È mediante Cristo che Dio, al quale ascriviamo gloria, ‘ci prepara con ogni cosa buona che ci serve per fare la sua volontà ed essere graditi dinanzi a lui’.
20. Come riassumereste e spieghereste l’esortazione conclusiva di Paolo ai cristiani ebrei?
20 Non sapendo in che modo gli ebrei avrebbero accettato la sua lettera, Paolo disse: “Ora vi esorto, fratelli, a sopportare questa parola di incoraggiamento [ad ascoltare il Figlio di Dio, e non i giudaizzanti], poiché, in realtà, ho composto per voi una lettera di poche parole [considerando il suo ponderoso contenuto]. Notate che il nostro fratello Timoteo è stato liberato [di prigione], col quale, se viene abbastanza presto, vi vedrò”. Scrivendo probabilmente da Roma, l’apostolo sperava di andare a trovare gli ebrei di Gerusalemme insieme a Timoteo. Poi Paolo disse: “Date i miei saluti a tutti quelli che prendono la direttiva [come anziani laboriosi] fra voi e a tutti i santi [quelli con la speranza celeste]. Quelli che sono in Italia vi mandano i loro saluti. L’immeritata benignità [di Dio] sia con tutti voi”. — Ebrei 13:22-25.
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